MUCCHIO D'OSSA E SEGRETI

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Quando ero sposata, credevo di essere la moglie perfetta. O, almeno questo era quello che lui voleva che io fossi: la brava mogliettina senza obiettare. Una volta però, lui mi ha stretto la gola in gesto di possesso ed io pensavo fosse un semplice giochetto. E stavo lì, ferma. Ma per la prima volta dopo tanti anni mi sono chiesta: "ma io chi ho sposato veramente?".
Non si sa mai del tutto, perché ognuno di noi ha qualcosa da qualche parte, un tasto, che non vuole ammettere di voler premere. Io, ad esempio quando ero piccola e sono andata in vacanza coi miei, ho scoperto di avere paura dell'acqua del lago, perché dicevano in televisione che alcune persone sono affogate sott'acqua. Avevamo una casetta di legno lì vicino al lago e, mentre un giorno sono entrata in casa per prendere la mia radiolina rosa, ho sentito i miei discutere in cucina.

"Se ha paura dell'acqua non mi va di costringerla a venire con noi in barca", affermava mio padre

"Siamo venuti qui per stare tutti insieme al lago. Non le farà male passare un po' di tempo con la sua famiglia. L'hai viziata troppo!", esclamava mia madre

"Neanche tu sei voluta venire a sciare con noi a Natale, ma nessuno ti ha costretto a venire sulle piste. Ti abbiamo lasciato al rifugio a riposarti."

"Vuoi restare con lei? Restaci, va bene. Tanto dà solo fastidio. Non fa altro che litigare con i fratelli, sbuffa sempre."

"Ha dodici anni"

"Si, ma è dolce e gentile con il papà"

"È assolutamente normale alla sua età, no?"

"Certo. È solo che... Va bene, come vuoi non importa!", termina la conversazione mia madre

Era il giorno dell'eclissi lunare e con mio padre, seduti su di una panchina dinanzi al lago, ammiravamo la luna con un cannocchiale. Avevo un bellissimo rapporto con lui, ci divertivamo insieme. Fino a quando non è successa una cosa strana: mi ha proposto di fare come i vecchi tempi, voleva che mi mettessi in braccio a lui come quando ero più piccola ed io gli risposi di sì. Ero presa dal puntare gli occhi al cielo e osservare la bellezza della luna cambiare colore che, piano a piano era illuminata in più punti dal sole e da mezza luna cambiò in luna piena dal colore aranciato, fino a diventare rosso fuoco. Una bellezza eterea. Ma lui non stava vedendo con me questa eclissi, era impegnato a fare altro. Io ero piccola e non capivo cosa stesse facendo. Ma, quando diventai più matura capì il perché era così tanto ossessionato da me, tanto da farmi stare sola con lui senza la mamma. Mi ricordo ancora perfettamente la nostra conversazione:

"Hai un vestito bellissimo, è quello nuovo?"

"Si, la mamma ha detto che è troppo corto"

"La mamma si sbaglia, ti sta benissimo. Sei una signorina ormai. Tieni, così ti proteggi gli occhi.", mi disse porgendomi il cannocchiale

"Dov'è il tuo?", gli chiesi

"Non lo so sai, forse lo ha preso la mamma. Avvicinati lo dividiamo."

Io, lo vidi che mi fissava e gli chiesi: "che c'è?"

"Stavo pensando ad una cosa: a me e te seduti qui insieme. Quando eri piccola ti sedevi in braccio a me, indicavi le stelle e mi chiedevi quanto era lontana ognuna di loro."

"Che cosa imbarazzante", risposi ridendo

"No, è dolce invece. Abbiamo passato delle belle serate io e te. Ah, che stupidaggine!"

"Che cosa?"

"Stavo per dire... Ti va di fare come ai vecchi tempi? Anzi no, lascia stare è un'idea stupida del tuo vecchio papà. Stavo solo pensando a quanto eravamo felici, tutto qui. Ma, cavolo, lo so che sei una donna adesso, sei troppo grande per sederti in braccio al papà. È che mi manca la mia bambina a volte."

"Non sono troppo grande, sono ancora la tua bambina papà."

"Ecco la mia topina, ti voglio bene."

"Anch'io ti voglio bene papà"

"È uno spettacolo incredibile. Te lo stai perdendo, guarda!", esclamai rimirando la luna

"Tu continua a guardare", rispose mentre mi stava toccando il vestito

"Papà", piansi ma lui non si fermò. Si toccò da solo.

"Tutto bene topina? Mi dispiace tanto. Non ti ho toccato, ma è comunque... Credo che dovremmo dirlo alla mamma, e tu? Non vorrei, solo perché la situazione è un po' tesa tra voi ultimamente. Questo potrebbe peggiorare molto le cose. Non penserà che sia colpa tua, ne sono sicuro, o forse potrebbe, ma noi sappiamo che non è colpa tua".

"Forse non dovremmo dirglielo", continuai a piangere piena di sensi di colpa verso mia madre

"Devo farlo, dobbiamo farlo"

"Perché?"

"Perché non sai tenere un segreto. In fondo se si deve venire a sapere, è meglio per tutti e due che sia subito."

"Ti prego, non lo dirò"

"Ecco vedi, se non lo diciamo alla mamma oggi, non potremo più dirlo a nessuno"

"Non lo dirò mai, te lo prometto papà"

"E non solo alla mamma, a nessuno. È una grande responsabilità per una ragazza. Potresti essere tentata con gli amici, con tuo fratello o tua sorella. Forse è meglio se ci leviamo adesso il pensiero, la mamma non ci ucciderà."

"Ti prego, non dirglielo. Non lo racconterò a nessuno, mai e poi mai.", continuavo a pregarlo

"Lo sai che non sono capace di dirti di no quando vuoi una cosa. Faremo come vuoi tu. Allora questo è il nostro patto: non ne parleremo più, non sarà mai successo. Non è mai successo."

Da quel giorno ho provato paura nei confronti di mio padre e non ci siamo più parlati, neanche un cenno di saluto. Mi aveva manipolata alla grande. Se io lo avessi detto a mia madre, mi avrebbe difesa, nonostante il suo odio verso di me. Ero solo una bambina innocente. Mi ha fatto sentire in colpa quando io ne ero la vittima. Nonostante questo episodio mi abbia traumatuzzata, negli anni l'ho comunque cercato in mio marito. Mio padre mi trattava come un oggetto, proprio come faceva lui. Ho ricercato l'unica dinamica che conoscevo: una bambina ed un uomo. Quel giorno non è mai finito, perché non me ne sono mai allontanata. Il mio ex è più grande di me, fa l'avvocato, la stessa carriera del mio babbo. Avevo come l'impressione di osservare mio padre in lui e questo mi dava conforto, perché è stato sempre e comunque l'unica persona della famiglia che mi ha voluto bene. Anzi, per meglio dire, non ho mai saputo cosa volesse dire la frase "volere bene". Il mio era solo un modo di ricercare un'attenzione che non ho mai avuto. Il senso di colpa mi divorava, tanto che quando io ed il mio ex marito cercavamo di avere la passione e l'ardore dei primi anni passati, ero io quella che si prendeva il demerito. Ero io quella in torto, perché ero io la causa di una mancata vita sessuale nella coppia. La bambina che è in me, è tuttora intrappolata nella mia anima tormentata e si fa viva nei ricordi. La mia memoria, però gioca brutti scherzi: sembra che io abbia le allucinazioni.
Ogni volta che chiudo gli occhi quello che vedo non è né mio padre, né lui. Ma un mostro senza volto ricoperto di sangue che tiene tra le mani un cofanetto contenente un mucchio di ossa al suo interno. Molto spesso, se non è il suo aspetto che mi impedisce di dormire tranquilla, è la domanda: "perché hai mantenuto il segreto?".
La risposta alla domanda è che io ho sempre avuto le manette ai polsi: intrappolarmi al ricordo di mio padre mi fa pensare di aver taciuto a lungo e di aver instaurato un rapporto di fiducia tramite il nostro patto, mentre rivivere quel momento con il mio coniuge era la comodità per mantenere quel cofanetto dei segreti chiuso e sigillato.
Quel mostro non era solo un incubo, era assolutamente reale, perché la persona che avrebbe dovuto proteggermi dai mostri si è rivelato mostro esso stesso e questo mi ha quasi uccisa. 

APPESI AL FILO DELLA FOLLIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora