Direi che la giornata oggi inizia piuttosto bene: adesso sogno pure i miei degenti. Non riesco a non pensare a quel uomo che sognava di essere sopra un filo sospeso in aria. E se quel filo non fosse fisico ma metaforico? Magari l'immagine non è quella di un funambolo, ma di un'astrazione. Potrebbe essere un filo che indica una situazione da cui non riesce ad uscire, un luogo pericoloso dove è rimasto bloccato e che, se si spezzasse, questo pericolo potrebbe farlo precipitare nel vuoto: un vuoto a perdere. Qualcosa di spaventoso che ci fa sprofondare nell'abisso e dopo aver conosciuto il baratro della mente umana non si è più capaci di risollevarsi verso la ragione, perché esiste solo il marcio. Molto spesso, bisogna pensare al cervello come un sottilissimo filo intrecciato e contorto in sé stesso, complesso e sistematico. le sue funzioni cerebrali sono tanto misteriose quanto importanti e sono basate su miliardi di cellule nervose e la loro comunicazione interna. Tutti i pensieri, le convinzioni, i ricordi, i comportamenti e gli stati d'animo nascono nell'encefalo. L'encefalo è la sede della cognizione e dell'intelligenza, nonché il centro di controllo dell'intero organismo. Coordina le capacità di movimento, tatto, olfatto, gusto, udito e vista. Consente alle persone di formulare parole, parlare e comunicare, capire e manipolare i numeri, comporre e apprezzare la musica, riconoscere e comprendere forme geometriche, programmare e perfino immaginare e fantasticare. Ma, se il sistema nervoso non funziona come dovrebbe, il cervello può essere colpito da molti disturbi, quali: encefalite, tumore, ictus e lesioni. Una volta che le cellule nervose muoiono, non ricrescono più. Tuttavia, a volte altre cellule cerebrali adiacenti possono apprendere le funzioni delle cellule cerebrali morte e sostituirle. Ecco perché i soggetti che hanno avuto un ictus talvolta recuperano la capacità di muoversi o parlare. Possono essere necessari dei mesi per il recupero. Un nervo è un fascio di fibre nervose provenienti da numerose cellule nervose. I nervi sono come un segnale: inviano dei messaggi dal cervello o dal midollo spinale al resto del corpo e viceversa. Quando i nervi collegati a una parte del corpo vengono danneggiati o non funzionano, possono avere problemi come la sindrome del tunnel carpale, la sclerosi multipla, può avvenire la malattia del diabete (per la cattiva circolazione del sangue) o malattie autoimmuni come la sindrome di Guillain-Barré. Rimanendo sul campo psicologico, quello che ci interessa sapere è che qualsiasi danno decostruisce il cervello. Basti pensare alla depressione: avvengono dei cambiamenti di respirazione che riducono i livelli di ossigeno causando un restringimento al cervello. I problemi di ansia, sbalzi d'umore, paura rispecchiano quello che tratteremo oggi. Ricollegandoci alla metafora del vuoto, oggi parliamo di FOMO, acronimo che sta per "Fear of missing out", cioè la paura di essere tagliati fuori. Nella quotidianità, un pensiero che incombe tra i giovani è l'essere continuamente posti al centro dell'attenzione attraverso l'uso dei social media. L'ossessione di navigare perennemente su internet ed essere informati sulle notizie del giorno per poter apparire sempre al top, ha accentuato l'ansia e la paura di venire estromessi da ciò che accade. In particolare, la FOMO è lo stare in contatto con le altre persone attraverso i social. Questo porta a dimenticare la vita reale per essere trasportati nel mondo virtuale: un mondo in cui la socializzazione diventa un modo per acquistare followers su piattaforme digitali (instagram, facebook ecc.) e apparire sempre con nuova gente, con nuovi likes. Colui che, però non riesce ad uscire di casa e si chiude dentro la sua stanzetta a guardare le storie altrui pensando che queste siano sempre felici, solo perché vedono quei pochi secondi dove appaiono come le persone migliori del mondo, inizia ad avere sensi di colpa per essere rimasto a casa piuttosto che essere uscito con gli amici a divertirsi. Ci si sente frustrati, persi e, in alcuni casi depressi. Colui che, anche stando in mezzo alla gente, sta costantemente attaccato allo smartphone per controllare i propri profili social. Ci siamo abituati a mantenere le nostre relazioni online in un nuovo spazio di interazione in cui diventa essenziale l'interazione con i propri contatti o anche solo il poter "far parte della loro vita", attraverso una quotidiana (in alcuni casi spasmodica) necessità di essere costantemente connessi a controllare quello che accade o è accaduto in nostra assenza. Questo nuovo disturbo è caratterizzato dalla paura sociale dell'esclusione, per l'appunto l'essere tagliati fuori. Questo disturbo nasce come una sottile percezione di non "sapere", del non essere informati sui nostri contatti o su quanto "accade" nel mondo virtuale, fino a spingere le persone a preferire "una connessione virtuale" in luogo d'una chiaramente reale. Proprio per questo si parla sicuramente di un disturbo di ansia sociale, ma poi diventa un vero e proprio "fenomeno socio culturale". Dietro alla sindrome di FOMO si cela spesso il bisogno di dover "controllare la vita altrui", come espediente per evadere da proprie insicurezze, solitudini e insoddisfazioni esistenziali. Sugli altri si proietta il proprio ideale di vita. O almeno lo si cerca tra i mille post che si affollano nel feed social. Il desiderio di una vita magari diversa o migliore porta all'idea che gli altri possano avere una esistenza più piena e appagante. Si entra in un circolo vizioso: i sentimenti provati nel vedere "la felicità altrui" diventano percezione della propria infelicità e del personale senso di "estraniazione e disconnessione" alla felicità altrui. Solo apparentemente lo "stato di controllo" tiene compagnia. Il più delle volte si tratta di una illusione dietro cui si cela questo disturbo sociale che crea, alla lunga e nel perdurare del tempo, un senso di solitudine e disadattamento ancora più forti. Spesso, infatti, non si tiene conto del fatto che sui social network spesso "si sceglie cosa raccontare" e che magari la realtà è ben diversa. Altre volte semplicemente "l'essere" e "l'apparire" combaciano, ma come in tutte le cose è "il buon senso" a fare la differenza. Questo disturbo si è acuito soprattutto dopo la pandemia Covid-19: il motto "io resto a casa", ha peggiorato la qualità della vita sociale. Ovviamente, questo slang è stato idealizzato in buona fede, cioè con l'obiettivo di responsabilizzare ognuno a vivere secondo le regole impartite dai DPCM per mantenersi in salute e diminuire l'espansione del virus. Ma, ha portato ad un utilizzo eccessivo di internet, causando delle vere e proprie patologie: quelle degli IAD, vale a dire degli Internet Addiction Disorders (disturbi da abuso di internet), dove la FOMO rientra nelle malattie più gravi. L'ansia sociale è manifestata attraverso la pigrizia del semplice uscire di casa, al parlare con una persona solo se dietro uno schermo. Si chatta online con persone sconosciute e di qualsiasi paese esse siano, l'importante è chattare, senza pensare al rischio che si corre fidandosi di persone estranee. Molto spesso, dietro una chat si nasconde un pedofilo o uno stalker e, ignorando il consiglio altrui, si raccontano a queste persone fatti personali o si mandano foto compromettenti. Inizia come una semplice necessità di apparire e termina in una dipendenza: si sente il bisogno di inventare storie della propria vita per apparire importanti davanti all'altra persona con cui ci si scrive e poi queste invenzioni diventano realtà anche nella propria testa per autoconvinzione. Questa attenzione si tramuta in successo, riflettendo sul caso dei likes si è potuto analizzare che più la foto appare esplicita e più aumentano il numero di visitatori al profilo. Al giorno d'oggi, la foto della Cappella Sistina fa molti meno like rispetto ad una ragazza messa in posa come se fosse in una copertina del playboy. Sono semplici ragazze e non modelle di professione che, acquistando successo sui social, diventano influencer e imprenditrici digitali e, diventando famose, vengono chiamate dalle aziende che chiedono loro di pubblicizzare i loro brand per poter vendere più facilmente. Ma se, statisticamente questi followers diminuissero perché interessanti alla novità del momento, vale a dire che per un determinato periodo l'hype (tendenza, moda del momento) è incrementato in un altro particolare soggetto specifico, la ragazza che in precedenza era in tendenza, sentendosi messa da parte, inizierebbe una fase di depressione dalla quale non ne uscirebbe più. E non solo, ma le foto pubblicate online sono un oggetto sottoposto a rischio: essendo sotto la visione di qualsiasi persona, se quest'ultima è degenerata potrebbe scaricare l'immagine e modificarla a proprio piacimento per ricattare il soggetto della foto.

STAI LEGGENDO
APPESI AL FILO DELLA FOLLIA
No FicciónIl libro racconta la storia di una psicologa, di cui si disconosce il nome, che aiutando i vari pazienti, anch'essi saranno ignoti, analizzerà i vari casi clinici approfondendo la loro patologia in maniera dettagliata. La parte "scientifica" dei var...