Buongiorno a tutti miei cari followers, vi siete mai chiesti cosa significa veramente immaginare qualcosa?
Provate a chiudere gli occhi e vedere, creare, ideare, qualcosa col vostro cervello. Immaginate di trovarvi in mezzo ad una prateria sconfinata, con l'erba alta e verde che si muove e si piega dal vento. Provate a sentire il fruscio del vento e il rumore armonioso delle foglie che cadono e volano da uno spazio all'altro. Provate adesso a osservare dei fiori colorati, magari delle margherite e dei tulipani rossi. Poi, pensate di essere lì, sdraiati nell'immensitá di questo verde, che ammirate il cielo azzurro con lo sguardo verso l'alto, con qualche nuvola sparsa di qua e di là. Osservate il sole luminoso che schiarisce le foglie e fa sbocciare tutti i fiori. Un sole che vi tiene caldi, sentite il calore in tutto il corpo e, allo stesso tempo, c'è il vento che vi sconpiglia i capelli.
Ci siete riusciti tutti? Vi spiego il motivo per il quale ve l'ho chiesto. Ci sono persone che non riescono a sfruttare l'immaginazione per evocare a piacimento simulazioni. Diamo per scontato questo atto quotidiano, come anche altri danno per evidente che è impossibile poter creare con la propria mente delle immagini.
Nell'aprile del 2016, lo scrittore Blake Ross scopre una notizia bizzarra: le persone sono in grado di visualizzare, senza vedere realmente, delle rappresentazioni e dei disegni solo pensandoli nella propria testa. Così, scrive a tutti quelli che conosce tramite Facebook, chiedendo loro se fosse possibile creare questo scenario. Blake Ross resta incredulo dinanzi alle risposte che riceve online, pensa che lo prendano in giro. In realtà, lo scrittore soffre di una malattia chiamata "Afantasia", vale a dire che il suo cervello non riesce a creare rappresentazioni a comando. Ci sono anche altre persone come lui, anche di successo, che ne soffrono: come Zelda Williams (la figlia di Robin Williams) o come il co-fondatore della Pixar, Ed Catmull, che si direbbe che di fantasia ne ha da vendere. Pare che tutti gli afantasici si rendano conto della loro diversità in età adolescenziale o più avanti, facendo conversazione con gli altri o leggendo, rendendosi conto che l'occhio della mente non è metaforico.
Ma, come funziona l'afantasia?
Si tratta di fatto di uno spettro continuo. Gli afantasici mancano capacitamente di creare forme e figure in maniera volontaria. Ma non hanno un problema metacognitivo o di intelligenza, ma è legata solo all'incapacitá specifica dell'immaginazione sensoriale. Dispongono anche di una memoria autobiografica meno vivida. Potrebbero contribuire a questo fenomeno anche fattori psicologici e c'è chi suggerisce, come De Vito e Bartolomeo, un'afantasia psicogenica, cioè l'idea secondo la quale la capacità di immaginare a comando sia soppressa e che ci sia una scelta dietro.
Il cervello, compensa per questa incapacità di visualizzazione, potenziando il ricorso di strategie logiche, matematiche e verbali. Infatti, questi soggetti sono spesso particolarmente indirizzati verso occupazioni che hanno a che fare con la matematica, la fisica e la programmazione. Blake Ross descrive i suoi processi mentali come un flusso continuo di parole e di concettualizzazioni: una narrazione costante, portata avanti da una voce atona. La stessa che sentiamo dentro di noi quando leggiamo qualcosa distrattamente. La maggiore difficoltà a richiamare elementi autobiografici del proprio passato viene mitigata dal ripasso e dell'abitudine e dall'utilizzo di frasi ricorrenti, un po' come quando si sta studiando a fondo per un esame e si ha la risposta pronta. Disegnare a memoria è quasi impossibile, perché non si riesce facilmente a richiamare alla mente l'aspetto o il viso di una persona, ma si può tranquillamente richiamare a fatti e caratteristiche di quel volto. Un'afantasico non può vedere il marrone degli occhi nella sua mente, ad esempio, ma può ricordarsi benissimo che quella specifica persona ha gli occhi di quel colore. Egli, non è in grado di sentire suonare dentro di sé la primavera di Vivaldi, ma può riconoscerla al volo da un paio di note. Un'afantasico, purtroppo non può nemmeno sfruttare le tecniche di memoria con facilità, o se riesce a farlo in parte ma non completamente. Gli individui iperfantasici, all'estremo opposto, acuiscono la loro capacità immaginaria attraverso allucinogeni: di fatto, gli iperfantastici hanno la capacità di creare immagini mentali così vivide da non riuscire a distinguere la fantasia dalla realtà. Sperimentano i sogni ad occhi aperti, vivendo a pieno le loro percezioni immaginate.
Questo fenomeno dell'afantasia è riscontrato nel 2-3% della popolazione mondiale. Uno degli strumenti più efficaci per comprendere se si è afantasici o meno è il Vividness of Visual Imagery Questionnaire: un questionario che valuta la vividezza delle rappresentazioni mentali attraverso semplici indicazioni scritte che esortano il soggetto a immaginare oggetti, persone, situazioni, suoni, profumi, movimenti. La persona che ha approfondito questa patologia è stato Zeman nel 2015, sottolineando che è una forma congenita, ovvero presente fin dalla nascita. Nonostante ciò, lo sviluppo di abilità collaterali e la tarda consapevolezza di essere afantasici, non invadono l'adattamento dell'individuo stesso nella vita quotidiana.
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APPESI AL FILO DELLA FOLLIA
Non-FictionIl libro racconta la storia di una psicologa, di cui si disconosce il nome, che aiutando i vari pazienti, anch'essi saranno ignoti, analizzerà i vari casi clinici approfondendo la loro patologia in maniera dettagliata. La parte "scientifica" dei var...