FILOSOFIA DI VITA

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La teoria sessuale è il caposaldo della filosofia freudiana. Prima di Freud la sessualità era sostanzialmente identificata con la genitalità, ossia  il congiungimento con un individuo di sesso opposto, ai fini della procreazione. Parallelamente a questa rifondazione, Freud elaborò un'originale dottrina della sessualità infantile. Infatti, demolendo il pregiudizio secondo cui la sessualità apparterrebbe solo all'età adulta e respingendo la mistificante immagine del bambino come sorta di "angioletto asessuato", Freud giunse a definire il piccolo uomo come "un essere perverso e polimorfo", ossia come un individuo capace di perseguire il piacere indipendentemente da scopi riproduttivi  e mediante i più svarianti organi corporei. Freud sostiene che lo sviluppo psicosessuale del soggetto avviene attraverso tre fasi, ognuna delle quali appare caratterizzata da una specifica zona erogena: la fase orale, ha come zona erogena la bocca e risulta connessa all'attività del bambino del poppare; la fase anale, ha come zona erogena l'ano ed è collegata alle funzioni escrementizie, che per il bambino sono oggetto di particolare interesse e piacere; e la fase genitale, ha come zona erogena i genitali e a sua volta è divisa in fase fallica e fase in senso stretto. La fase fallica è così chiamata perché la scoperta del pene costituisce un oggetto di attrazione sia per il bambino che per la bambina, la quale però non avendolo è condotta verso un complesso di inferiorità, mentre il bambino soffre di un complesso di castrazione. La fase in senso stretto, invece è denominata così perché gli organi di eccitamento sessuale sono il pene e il suo equivalente femminile che è la clitoride. Connessa alla sessualità infantile è quella relativa al cosiddetto complesso di Edipo ed è riferito all'Edipo di Sofocle. Nella tragedia, Laio re di Tebe, per sfuggire alla profezia dell'uccisione da parte del padre al figlio, ordina la soppressione del figlioletto Edipo. Il servo trasgredisce all'ordine e lo porta al re di Corinto che lo alleva come un figlio. Edipo cresce ignaro della sua nascita e si reca al santuario di Apollo, il quale gli svela la profezia. Per sottrarsi a questo destino va a Tebe. Durante il tragitto viene a diverbio con un anziano e lo uccide. Giunto alle porte di Tebe, Edipo risolve l'enigma della sfinge e come premio riceve in sposa Giocasta, vedova di Laio, ma una pestilenza devasta la città e l'oracolo di Delfi risponde che Tebe sarà salva solo quando sarà scacciato l'assassino di Laio. Edipo, scoprendo che l'anziano che ha ucciso era il padre, si acceca, mentre Giocasta si uccide. Freud prova che la tragedia di Edipo coinvolge l'immaginazione del bambino che sogna di uccidere il padre e di prenderne il posto accanto alla madre. L'odio è causato dalla paura infantile della castrazione. Il tramonto del complesso di Edipo coincide con l'inizio del periodo di latenza, dai 6 ai 10 anni. Durante la latenza il bambino è particolarmente educabile così che può inserirsi nella società e nell'ambito della cultura. Ma, con la pubertà, l'adolescente presenta i suoi impulsi sessuali con maggiore vigore e sposta la sua figura d'odio da quella del padre a quella dei professori (seconda ondata del complesso di Edipo). Se inizialmente Freud postula una bisessualità psichica di tutti gli esseri umani, ben presto queste teorie vengono contraddette. I bambini si ostinano ad attribuire il pene a entrambi i sessi, solo quando constatano l'evidenza della differenza sessuale, abbandonano la convinzione monosessuale e riconoscono: i maschi i loro timori di castrazione, mentre le femmine si sentono organicamente inferiori. Dunque il bambino è indotto, dal timore di perdere la propria integrità anale, a uscire dall'Edipo, di abbandonare la contesa con il padre, mentre la bambina ad entrarci riconoscendosi biologicamente deprivata. Troverà una possibilità di appagamento nella maternità, perché rivede nel figlio la completezza agognata. A differenza della teoria freudiana, la quale strumentalizza la libidine come una funzione riproduttiva tanto che il parto è considerato l'acme del piacere sessuale, Luce Irigaray con il suo libro Speculum del 1974, contraddice Freud e la tradizione classica (Platone, Nietzsche, Heidegger, Descartes) sostenendo che all'origine della civiltà ci fu un assassinio della donna-madre. Esso costituì l'atto inaugurale della società maschile, fondata sulla negazione del femminile. Ella pone allora al Movimento delle donne il compito di recuperare il legame con la madre e l'amore per sé stesse e per le altre donne. Dando voce al suo silenzio, il libro rappresenta il progresso della questione femminile. Inoltre, ella si distacca dall'ideologia di Lacan, il quale sosteneva che il bambino e la bambina diventavano soggetti veri e propri nel momento in cui si staccavano dalla figura materna per avvicinarsi a quella paterna. Per Lacan, è la figura paterna a dettare ed impartire ai propri figli le regole sociali, infatti spiega che se i bambini restassero con la madre manterrebbero l'iniziale stato di infanzia. Uscire dallo stato di infanzia, significa avere la capacità di reggere la mancanza di qualcosa che amorosamente prima li completava. Secondo l'autrice, la psicoanalisi e la filosofia antica hanno portato una cultura apparentemente valida per tutti ma che in realtà è portatrice di soli valori maschilisti. Il riferimento allo "speculum" (contrapposto allo specchio) è un attacco indiretto a Lacan, che nel suo "Stadio dello specchio" indicava come centrale e decisiva nell'infanzia l'esperienza dello specchio, appunto. In questa fase, il bambino e la bambina si vedono riflessi per la prima volta e cominciano a costruire la loro identità come individui separati dalla madre e dagli altri. Attraverso questa teoria, Lacan spiega come la donna funzioni come lo specchio dell'uomo che, guardando la donna nella sua condizione di inferiorità, vede se stesso nella sua condizione di superiorità. L'uomo vede in conclusione la donna come un buco, una mancanza, un'assenza e tutto è riconducibile all'organo genitale maschile che invece rappresenterebbe il pieno, l'attività, il tutto, mentre l'organo genitale femminile è il vuoto, la passività, il niente. Secondo Irigaray, se invece di usare lo specchio si usasse lo speculum, si vedrà che quello che per l'uomo era il vuoto, il nulla, è invece un luogo con una sua realtà e sessualità ricca, che da parte sua fa apparire modesta quella dell'uomo. 

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