"C'è una storia dietro ogni persona. C'è una ragione per cui loro sono quel che sono. Loro non sono così solo perché lo vogliono. Qualcosa nel passato li ha resi tali e, alcune volte è impossibile cambiarli".
Questa è una bellissima citazione del grande filosofo e psicanalista Sigmund Freud.
Una frase che rappresenta la storia di ognuno. Ed io penso che sia proprio così: per il filosofo, la nostra psiche è paragonabile ad un iceberg. La coscienza è la parte consapevole della nostra personalità ed è rappresentata dalla punta dell'iceberg, che affiora dalla superficie dell'acqua. Noi, che osserviamo l'altro non lo possiamo mai guardare per intero: è come se ammirassimo la Mezza Luna, l'altra metà non si conosce, perché buia, si può assistere solo alla parte più lucente di essa. Ognuna di queste persone è una storia da raccontare, unica ed irripetibile. Saper osservare è la chiave per sviluppare la fantasia e dare avvio alla narrazione.
Perché dico questo? Perché l'immaginazione è sempre presente, anche se qualcuno non può ricordarla vividamente non vuol dire che non la abbia. Essere un eccelso artista, o un bravo scrittore, o un filosofo, o un attore, è determinato dal frutto della fantasia e dell'immaginazione.
A proposito di attori, adesso vi voglio parlare di Marylin Monroe. Lei ha una storia abbastanza intrigante, tanto che molti registi e produttori hanno messo in scena dei film autobiografici su di lei.
È impensabile che una star del cinema come lei, in realtà si sentisse in un mondo che non le appartenesse, eppure è così. Il suo vero nome è Norma Jeane Mortenson Baker, nacque nel 1926 e venne cresciuta da sua madre Gladys, alla quale le venne diagnosticata la schizofrenia paranoide. Così, Norma dovette trascorrere la sua infanzia tra famiglie adottive, case famiglia e orfanotrofi. Nel grande schermo vengono trasmesse scene di abuso di vario genere dalla madre nei confronti della figlia, come ad esempio la piccola Norma che viene costretta da Gladys a farsi il bagno nella vasca d'acqua bollente, per poi essere soffocata. Oppure quando la madre le dimostra odio: "tu sei il motivo per cui tuo padre mi ha lasciata!". In realtà, essendo una donna instabile mentalmente, creava un'immaginario inesistente di una coppia felicemente innamorata, quando nella concretezza dei fatti lui le ha lasciato dei soldi sul tavolo come fosse una prostituta e poi se n'è andato. All'età di 16 anni Norma abbandonó il liceo per sposarsi con James Dougherty, il primo dei suoi molti matrimoni naufragati. Durante la seconda guerra mondiale James si arruoló per la marina e partì per il fronte, mentre Marylin iniziava a lavorare in un'industria aeronautica. Qui venne notata dal fotografo David Conover che stava facendo delle foto a delle ragazze per tenere su il morale delle truppe. Così, diventó una modella e firmò un contratto con la Twenty Century Fox, trasformandosi in Marylin Monroe. Il nome "Marylin" richiamava una star di Broadway degli anni '20, mentre "Monroe" era il cognome della madre. Questo soprannome le ha dato sempre spavento: quella donna non era lei (a suo dire). È una maschera che dovette portare per tutta la vita. In una scena del film "Blonde", è presente la sua collera verso il suo personaggio: "So che dovrei abituarmi al personaggio di Marylin, ma non ce la faccio". Nonostante il contratto con la Fox, per i primi sei mesi non ottenne nessun ruolo.
Dopo sei anni di attesa e duro lavoro ebbe il suo primo ruolo importante recitando a fianco di Jane Russell, nel film "Gli uomini preferiscono le bionde".
Sembrava disegnata per il ruolo della bionda stupida ed il pubblico finì, quindi, col pensare che anche nella realtà fosse così: un'idiota bellissima ed adorabile. In realtà Marylin era molto intelligente, aveva un'enorme biblioteca e tentò di sfatare il mito della bionda stupida. Nonostante la sua grande fama, iniziò a soffrire di ansia e depressione. Alcuni studiosi hanno ipotizzato soffrisse anche lei di schizofrenia, in quanto questa è una patologia congenita. Di fatto, molte pellicole attuali, rappresentando la vita dell'attrice, dal loro punto di vista (la realtà non si è mai saputa), è famoso il sintomo della dissociazione: ci sono momenti in cui ella non riconosce suo marito, prendendolo per uno sconosciuto, proprio come la madre quando rivede la figlia dopo dieci anni farle visita nella clinica psichiatrica. Oppure, un'altra scena importante è quella in cui simula il tremolio alle mani, stesso sintomo che aveva la madre quando si prendeva di collera. È verificato come sintomo di nervosismo cronico. Il secondo matrimonio è stato con Joe Dimaggio, il grande giocatore e icona del baseball newyorkese. Era il classico uomo possessivo, geloso della sua popolaritá e del suo esporsi a nudo nelle copertine delle riviste. In realtà, si pensa che lui non l'abbia mai amata, ma amava il fatto di poterla avere tutta per sé. Poi, il terzo matrimonio fu con Arthur Miller, il grande drammaturgo di Hollywood. Tutti matrimoni finiti per la mancata possibilità di Marylin di avere un figlio: soffriva, infatti, di endometriosi, una patologia che comporta la crescita del tessuto uterino al di fuori dell'utero. A quei tempi era difficile da curare e questo le causò diversi aborti. Quando i sintomi della malattia si acuirono anche durante le riprese dei film, venne portata immediatamente a diversi controlli. Veniva trattata con l'uso di molti analgesici tranquillanti e ipnotici. Le vennero così prescritti diversi tipi di farmaci, tra cui i famosi barbiturici, con i quali l'attrice si provocò un'overdose che la portò alla morte. Nell'agosto del 1962, alla giovane età di 36 anni, venne ritrovata morta e nuda, chiusa nella sua camera da letto con il telefono in mano. Una vita breve e travagliata ma della quale il mondo non dimentica. Ella ha lasciato un segno indelebile nel cinema mondiale. Gli artisti di ogni corrente si sono sbizzarriti nel raffigurarla. Famosa è la serigrafia di Andy Warhol, ad esempio. Inoltre, l'icona di Hollywood, viene ricordata in un film come una figura che soffre da dipendenza affettiva verso il padre mancato, che non ha mai conosciuto, rivedendo nei propri partner l'identità paterna.
Questo fa comprendere come molte volte la celebrità, la voglia di emergere e apparire per ciò che non si è, l'essere disposti a tutto per un po' di notorietà sono solleciati dalla paura di non essere ricordati. Nonostante dietro le quinte di ogni ripresa ci possa essere oppressione, corruzione, pedofilia, stupro e molto altro, l'aspirazione al potere, al predominio e alla ricchezza rimangono di primaria importanza. Solo quando si accetta la realtà dei fatti, nuda e cruda, e si è convinti di voler bene a sé stessi, che si molla tutto per il proprio benessere.
Marylin Monroe, simbolo della bellezza femminile, ha lasciato il mondo dopo essere stata combattuta tra la volontà di prendere in mano la sua vita e la sua immagine e le difficoltà nel farlo, in mezzo alle critiche e alle spropositate attenzioni mediatiche che la accompagnano per tutta la sua breve, ma indimenticabile, carriera. Oggi la ricordiamo con una delle sue frasi celebri:
"Arrendersi non significa sempre essere deboli: a volte significa essere forti abbastanza da lasciar perdere".
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APPESI AL FILO DELLA FOLLIA
Non-FictionIl libro racconta la storia di una psicologa, di cui si disconosce il nome, che aiutando i vari pazienti, anch'essi saranno ignoti, analizzerà i vari casi clinici approfondendo la loro patologia in maniera dettagliata. La parte "scientifica" dei var...