-ZaynEro sparito. Non avevo lasciato nessuna traccia al di fuori di me. Non volevo che nessuno sapesse dove fossi o che mi venisse a cercare. È vero, poteva sembrare che fossi scappato dal pericolo, dal rischio, ma il tutto era semplicemente falso.
Me ne ero andato perché mia sorella si era cacciata in una situazione più grande di lei, e anche se non lo ammetteva, sapeva benissimo di non poter riuscire nel suo intento. Sì, era geniale, eccezionale, magari lunatica, aggressiva, strategica, ma quando si trattava di avere mezzo mondo contro, la città contro, e chi lo sa, anche amici contro, le cose si complicano. Si doveva vivere all'oscuro, nell'ombra, isolati. Dovevi stare attento a quando e come uscire di casa, a indossare il cappotto giusto o gli occhiali diversi dalla sera prima. A decidere il nome da darti oggi diverso da quello che dicesti il giorno prima. Dovevi cambiare acconciatura per paura di essere riconosciuto in giro. Un po' come succede coi paparazzi per le stelle del cinema o della musica: solo che qui non si parla di star o di 'divi' ma di pazzi ragazzini con la voglia di combinarsi la vita, con l'amore per il rischio, per la sofferenza, pieni d'orgoglio; e si sa ormai, che se l'orgoglio ha la meglio, siamo tutti fottuti.
Non avevo lasciato niente di me, se non un pezzo di carta rovinato sul mio letto a mia sorella. Già, l'unica persona che più al mondo avevo paura di perdere aveva il diritto di sapere qualcosa in più su di me, almeno che stavo bene e che ero al sicuro, che nessuno mi aveva 'preso in ostaggio' per disprezzo o per 'dispregio mafioso' sperando che credesse nella mia firma, mi sarei mortificato se non l'avesse riconosciuta.
In breve, ero andato via perché volevo essere libero. È vero, amavo la mafia, la criminalità, la maliziosità e tutto quel mondo pieno di rischi, in fondo vi ero cresciuto, ma ero nell'età del divertimento, i 19 anni erano difficili da mantenere in gabbia, senza ruoli sociali. Mi era distante tutto. Tutto e tutti e da solo, non sapevo vivere se non circondato da pazzi e coetanei come me. Tomlinson ed Irwin non bastavano, io volevo la mia comitella, quella che avevo e quella con cui uscivo, bevevo e cazzeggiavo. Con mia sorella non potevo essere sempre me stesso e poi diciamo che era lei 'il mio capo' e sottostare sempre ai suoi ordini non era da me. Per non parlare del fatto che stare sempre con lei mi avrebbe creato problemi di tutti i tipi. Non voglio che qualcuno fraintendi, io la voglio bene comunque ma avevo bisogno dei miei spazi anche io e non di certo con la polizia alle calcagne.
"Zayn, vieni tesoro." Lei era una di quelle con cui avrei desiderato vivere la mia vita, la mia realtà, la mia libertà.
"Arrivo." Smisi di guardare il panorama della possente e maestosa città per poi raggiungerla in cucina alle prese con un dolce. Sorrisi vedendola in difficoltà, tratteggiare con uno strumento i bordi del pandispagna per coprirlo di decori in panna. Quel grembiulino blu e quei capelli biondo cenere legati in una pinza in modo disordinato la rendevano perfetta, bellissima. Amavo quel taglio di capelli che aveva. Quel ciuffo corto che le ricadeva in viso, mostrando un profilo perfetto.
Mi avvicinai più a lei, vedendo quello che fin ora aveva realizzato con la sua tanta creatività. "Ah. Vedo che qui abbiamo una cuoca provetta." Dissi per scherzare. Lei sorrise.
"Ma smettila scemo. Piuttosto, aiutami con le decorazioni, o non mi verranno bene. E Chloe si arrabbierà."
"Ma se sono già perfette così amore! Ti ricordo che sei bravissima con la creatività, proprio come me." Mi ero innamorato di lei principalmente perché avevamo entrambi la passione per i graffiti. COOL era stata la parola che mi colpì più di tutte la prima volta che conoscendoci, mi fece vedere la sua stanza tutta tappezzata di opere realizzate da lei.
"Beh, ma magari unendo le nostre bravure, verrà fuori qualcosa che solo io e tu possiamo creare, non credi?" amavo anche la sua intelligenza. Come ti seduceva con un solo 'ciao' come, con la sua innocenza, ti rapiva completamente.
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Forgive me » n.h
FanfictionIl perdono non era di certo il mio forte. Come si riusciva a perdonare delle persone che avevano letteralmente rovinato la tua vita? Come si poteva far finta che il dolore non fosse il responsabile delle scelte che ti erano state riservate? E com...