Capitolo 43- "Una rivelazione agghiacciante"

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-Lola

Non riuscivo a fare nulla di buono oggi.

Non riuscivo a realizzare che forse tutto questo grosso lavoro inizialmente partito per gioco mi avesse quasi portata ad una rivelazione che aspettavo da tempo. Da troppo tempo. E che quasi, per lavoro, per stress durato anni ed anni alle prese con le sue ricerche durante tutta la mia adolescenza, avevo accantonato.

Ma adesso era finalmente giunto il momento di un chiarimento che sarebbe potuto essere l'inizio di un qualcosa. Qualcosa che non c'era mai stato e che sarebbe potuto diventare qualunque cosa. Desideravo avere la certezza che fosse lei così da potermi muovere giacché necessitavo conoscerla, se volevo arrivare ad una conclusione.

Mi alzai dal letto dopo aver richiuso la cassetta, ma ecco che sbadatamente ne uscì una fotografia che si poggiò sul pavimento, così la raccolsi velocemente. E guardandola, una volta nelle mani, i ricordi partirono da soli.


Non era stata una giornata calda. Anzi, il vento aveva portato disagi in città e molto freddo.
Le stagioni erano volate ancora una volta. Dalla pura estate eravamo giunti di punto in bianco alle porte dell'autunno e non riuscivo a darmi pace.

Mia madre a poco più di 23 anni aveva lasciato l'Austria, la sua famiglia e le sue origini, dopo aver conosciuto mio padre Jhonny, uomo estremamente possessivo, dipendente dall'alcool e potente mafioso del Canada, con dieci anni in più di lei.

I due si misero insieme, si sposarono ben presto, si trasferirono negli States, e continuarono a condurre una vita in preda alla fuga per colpa degli errori di quell'uomo commessi in passato. Ricercato ormai dall'intero stato, tra fughe spedite e notti d'amore passate in hotel, un giorno mia madre venne a sapere da un medico che aveva consultato per i suoi improvvisi e repentini malesseri, di essere incinta, a soli 24 anni. Decisero di avermi e dopo la mia nascita, gli unici ricordi felici che ricordo insieme ai miei genitori risalgono fino al mio sesto anno di vita.

Nel frattempo la famiglia Farder si era affermata come una delle famiglie mafiose più potenti dell'intera nazione, e i loro traffici illegali si fecero sempre più importanti. Ricordo le continue lamentele da parte di mio padre una sera tornata da casa di un'amichetta:

"Questa bambina rovinerà tutti i nostri piani! Non possiamo tenerla con noi, ci faremo incastrare. Che vita dovremmo darle, eh? Sarà meglio per noi fare la cosa giusta."

Ero solo una bambina di cinque anni, ma ricordo tutto come fosse ieri.

Qualche giorno dopo quella sera, mia madre scoprì di aspettare una seconda gravidanza, ma con la vita che conducevano non potevano permettersi di accudire entrambi i figli, così, nostro padre decise per tutti.

"Asya andrà in convento dalle suore. Quanto alla tua seconda gravidanza, abortirai."

Così, su minaccia da parte di mio padre, una sera mia madre fece quel che dovette, a malincuore, per il mio bene. Quella sera abbandonarono me, la loro figlia maggiore, davanti alle porte di un convento americano per sole ragazze. La cosa brutta è che dopo diciotto anni, mi ricordavo ancora tutto, quasi come fosse successo ieri. Lasciarono solo un cartellino sul mio borsone con scritto "Asya", il mio vero nome di nascita.

In quegli anni, non ebbi mai l'occasione di raccontare tutta la verità sui miei genitori alle suore, perché essendo piccola davo molto peso alle minacce di mio padre, temendo che potesse presentarsi lì e potesse picchiarmi. Così, mi ritrovai vittima di 4 mura che mi crebbero salutarmente durante tutta la mia infanzia.
Mi accorsi con il passare degli anni, di non ricordare nemmeno troppo bene chi fossero i miei genitori, e ciò mi portò sicuramente a rimuovere certi ricordi.

Forgive me » n.hDove le storie prendono vita. Scoprilo ora