-JennyCamminavamo da ormai più di mezz'ora, lungo lo stesso marciapiede della stessa affollatissima via di Fifth Avenue, sotto un sole, un cielo limpido ed una brezza invernale davvero piacevole per una mattinata non troppo fredda di fine febbraio. Non sapevo perché quei due idioti di Ashton e Mirko mi avessero esattamente trascinata fin qui, ad ammirare vetrine di negozi super costosi senza che glielo avessi minimamente chiesto; sapevo solo, che c'era sotto qualcosa, data l'ultima volta che mi avevano portata qui. Sorrisi, ricordando il mio vecchio outfit in occasione di quella festa in casa nostra, per il mio compleanno.
Fifth Avenue era una strada molto appariscente; una qualsiasi donna per niente superficiale e super patita di moda ed accessori, avrebbe senza problemi potuto svaligiare in poche ore i molteplici negozi o boutique di lusso presenti per questa infinita via, non molto lontana da Broadway, dalla piazza di Times Square e dalle strade di Madison Square Park e Union Square. Percorreva da nord a sud tutta Manhattan e la principale zona si trovava tra la 14th Street fino alla 59th Street.
La 5th Avenue era maggiormente nota per le sue indulgenti boutique di lusso e grandi magazzini, frequentati perennemente da intere famiglie per l'addobbo delle proprie case, rifornimenti di materiali o per fare lunghe passeggiate e dare all'occhio la sua parte, completamente immersa nel lusso dei grattacieli sopra le nostre teste, muniti di bandiere dell'America sventolanti, sperando che mai nessuna venisse giù colpendoti alla testa. Credevo capitasse a tutti gli americani di pensarlo almeno una volta in vita loro, soprattutto da bambini.
Al clima di New York ci si doveva abituare, e non essendo nata nel posto, mi era capitato spesso. L'America era unica sì, ma New York aveva il mio cuore da sempre. La gente aveva molto rispetto per New York più di quanto ne avessero per una qualsiasi altri metropoli o megalopoli. Il che mi fece sorridere, perché per di più era un posto perfetto per i fanatici della mafia.
Erano passati tre giorni dalla mia ultima visita medica in casa, e avevo recuperato a gonfie vele. Stasera si sarebbe tenuta la così tanto amata «festa di bentornata» che i ragazzi avevano organizzato in casa nostra, ma non capivo perché adesso ci trovassimo a spulciare le vetrine dei negozi.
Ritornai con i piedi per terra e mi ricordai di quei due di fronte a me, che camminavano a passo svelto da quando eravamo arrivati, agitandosi nel non trovare mai quel che stessero cercando, scrutando continuamente vetrine su vetrine.
"Si può sapere cosa state cercando? Sembrate due ragazzine in preda a una crisi ormonale di sfrenato shopping" feci noto e loro si voltarono con visi straniati alle mie parole, fermandosi finalmente davanti a me. Io incrociai due braccia al petto, aspettando delle risposte. Ash e Mirko si scambiarono qualche occhiataccia nervosa.
"Non siamo ancora arrivati, ma non ci vorrà molto, sono sicuro di averla vista qui.." disse Mirko, allontanandosi di poco, continuando la noiosa camminata per conto suo. Io sbuffai. Mi stavano dando sui nervi.
"Continua a startene buona ancora per un po' Jen, il tempo che quel babbeo faccia mente locale e saremo arrivati. Credimi, non te ne pentirai" sembrerà strano, ma quelle parole non mi toccarono nemmeno, anzi, mi diedero la conferma che stessero seguendo un piano ben preciso, magari per farmi perdere tempo e cercare di distrarmi. Mi innervosii in men che non si dica. Stavo per aprir bocca quando all'improvviso sentimmo Mirko urlare euforicamente.
"L'ho trovata finalmente ragazzi! Venite qui!" disse sbraitando contro una vetrina. Ash lo raggiunse velocemente io feci con comodo, mantenendo il mio sguardo serio e le braccia al petto. Che volessero consigli di moda da parte mia per le loro baggianate? Mi concentrai su una vetrina molto familiare stavolta e ne rimasi colpita. Un sorrisetto mi scappò dalle labbra e mozzai una risatina.
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Forgive me » n.h
FanfictionIl perdono non era di certo il mio forte. Come si riusciva a perdonare delle persone che avevano letteralmente rovinato la tua vita? Come si poteva far finta che il dolore non fosse il responsabile delle scelte che ti erano state riservate? E com...