"Occhi ovunque" (Collab w/Abbyators - Thank you for the translations, sweetie <3)
Quella stessa notte, dopo una serata pressoché passata a sgraffignare quanto offerto dal ristorante del Gorna Lazhij, per Fenrir sarebbe stata solo una questione di nervi e voglia - principalmente più quest'ultima -, soprattutto perché si era offerto per fare un qualcosa di decisamente insolito in un momento che sarebbe dovuto essere di vacanza, di relax. Ma ormai, stando con la testa immersa negli appunti che stava trascrivendo, con anche qualche libro esoterico che era miracolosamente riuscito a trovare nella libreria, visto che ve ne stava una lì, non aveva nemmeno il tempo di ripensarci.
«Ma sei sicuro di volerci andare così, direttamente?» domandò la moglie, ormai messasi a letto col figlio che stava in quello accanto; notava come la penna che aveva tra le dita praticamente fluttuava per la rapidità con la quale scriveva, senza fine. Fenrir ovviamente non poteva fermarsi dopo aver accettato una richiesta di questo tipo, e reggendosi la testa con una mano, rispose a Katrine, dicendo:«Purtroppo devo. Mi sembrerebbe ingiusto lasciare Dimitri in quella situazione. Sono anche l'unico in grado di gestire un qualcosa del genere senza finire nel panico più totale» la donna guardava anche il figlio, il quale ormai si era profondamente addormentato da qualche minuto, decisamente stanco dopo la traversata da Aesir a Shirya, per poi dire al marito, abbassando la voce:«Nel caso, vuoi che ti faccio preparare un thermos di caffè, amore? Non credo che tu possa reggere senza, altrimenti» neppure si voltava quando le rispose, sempre tranquillamente, proprio per evitare di perdere il filo di ciò che stava scrivendo:«No no, per ora non ne ho bisogno, tesoro. Grazie comunque» sospirando un poco, allora si rimise comodamente sotto le coperte, anche se un poco rimastaci male perché avrebbe voluto che stesse con lei almeno per cinque minuti. Certo, anche Fenrir si sentiva dispiaciuto di non poterle dare le attenzioni che avrebbe meritato, ma in quel momento era in una situazione dove poteva solo stare concentrato su ciò che faceva, senza distrazioni alcune.
Passarono quindi i minuti, ed ormai la notte stava raggiungendo il suo cuore, con l'unica piccola luce da scrivania che illuminava di poco la stanza. L'umano-lupo aveva ormai consumato anche la terza penna e più di trenta fogli, fronte-retro, per scrivere quanto più credeva che fosse necessario. E dire che di informazioni utili ne aveva a bizzeffe, tra quanto ricordava dal discorso fatto da Dimitri, e quello che ne traeva dai vari libri d'esoterismo trovati.
Alla fine si era anche preso un momento per accendere la macchina del caffè, apposta per farsene uno visto che la stanchezza lo stava prendendo e, sicuramente, lasciare il lavoro a metà sapendo a cosa sarebbe andato in contro la sera dopo, non gli avrebbe giocato affatto nel caso sarebbe rimasto impreparato proprio su qualcosa per il quale si era dimenticato di scrivere. Aveva come la sensazione che qualcosa di davvero orribile sarebbe avvenuto, là, a casa dei Goezhna. Eppure, anche con questo pensiero martellante nella testa, non demordeva né mostrava i segni di quella tensione che si scaricava dentro di sé come un fulmine.
«Non so se sia il caso di portare gli appunti con me» pensò quindi Fenrir, intanto che si faceva la sua pausa caffè, standosene fuori dalla stanza per non disturbare nessuno, «... cioè, non vorrei che Mikhail possa anche solo immaginare che io possa scoprire qualcosa che nessuno dovrebbe sapere»; intanto guardava attorno a sé, in quel corridoio così elegante pure nella sua nobile modestia, con quei bellissimi quadri appesi, ritraenti la città di Podenzhny in ogni tipo di stagione e condizione atmosferica, talvolta anche in qualche momento specifico della giornata, anche se prettamente di sera: proprio quasi a ricordare che lui, la sera, l'avrebbe vissuta quasi ai livelli di un incubo ad occhi aperti. E non importava quanto belli fossero quei quadri, perché lui quasi li vedeva come fossero degli occhi che lo scrutavano giudicanti, ma che in realtà erano le tante luci rappresentate su tela delle varie case e palazzi, ed anche del porto stesso.
«Meglio se rientro, che penso mi manchi poco e poi posso cercare di andare a dormire, o almeno... spero» si convinse quindi lui, entrando nuovamente nella camera con un attimo di energia in più. Proprio nell'entrare in stanza, ebbe come un lieve fremito dietro la schiena, come se stesse venendo osservato ma, voltandosi rapidamente, non vide niente. Si guardava attorno ancora, proprio per capire se stesse divenendo paranoico a causa di ciò che avrebbe dovuto fare ma, ancora una volta, niente di niente. Sospirando, chiuse di nuovo la porta, convintosi che stesse solo facendosi suggestionare dalla situazione, e quindi riprendendo con la sua ricerca divenuta praticamente tanto estenuante quanto ricca.
Certo però, il fatto che ciò era accaduto proprio mentre stava conducendo delle ricerche accurate su un qualcosa di sovrannaturale, non era di certo adatto perché, ogni cinque minuti - per usare un eufemismo - Fenrir era tutto un continuare a voltarsi indietro anche pur sapendo di avere sua moglie e suo figlio che dormivano, e che forse, era il caso di sbrigarsi a finire.
Effettivamente non gli era rimasto molto da scrivere, se non proprio dare un qualche ritocco per quanto riguardava delle parti già inserite, e che ricontrollava apposta per non avere problemi nel caso avesse sbagliato. Solo dopo poté chiudere il taccuino ed i libri, prendendo un profondo respiro mentre osservava nella penombra della stanza, prima di avvicinarsi alla finestra; quel giorno neppure nevicava, e ciò dava la possibilità di vedere per bene cosa vi stava fuori con una meravigliosa vista dall'alto. Le luci della città sembravano quasi come fossero delle stelle terrene, brillanti in ogni dove prima di spegnersi nel buio di ciò che stava attorno a Podenzhny, tra la taiga e le montagne che si ergevano imperiose su tutta la città molniana. Era uno scenario suggestivo, assolutamente. «Chissà come sarà questo Mikhail, normalmente» pensò quindi Fenrir, reggendosi il mento con una mano, poggiato al pianale mentre osservava ciò che vi era là fuori.
Passò così i successivi cinque minuti, proprio immaginandosi come sarebbe stata la serata successiva, e come, soprattutto, l'avrebbe vissuta: era un po' combattuto nelle relative ipotesi, vi era da darne credito. Da un lato era contento perché avrebbe avuto la possibilità di fare anche amicizia anche attraverso una sua passione; ma dall'altro vi era un qualcosa di ben più oscuro e terrificante che lo attanagliava mentalmente, cercando di scacciare proprio questo pensiero dalla testa, prima di voltarsi indietro, notando come la moglie se la dormiva beatamente, così come il figlio. Ora, l'unica cosa da fare per lui era provare a dormire e pensarci su la mattina dopo, così da avere almeno qualche ora di sonno da risparmiare per più tardi.
Allora, mettendosi comodamente sul letto, egli si rannicchiò praticamente alle spalle di Katrine, nascondendo il viso sotto il braccio di lei mentre cercava di prender sonno così. Solitamente non avrebbe dormito mai così vicino a qualcuno - neppure a sua moglie che, comunque, gli lasciava i suoi spazi -, ma stavolta sembrava averne bisogno.
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Chronicles of a Sin: Divine Blizzard
Fantasy"Dopo le avventure nella nebbiosa terra di Aesir, e subito dopo la liberazione di questa dal dominio egemonico del Sacerdote, tutto sembra procedere per il verso giusto per la ricostruzione dei luoghi ridotti in macerie. Persino l'enorme Nazione del...