Capitolo 12

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"Sulle tracce del potere" (Collab w/Abbyators - as always, thank you <3)

Al loro arrivo a Lemegorov, poterono notare come gli abitanti della capitale, alla presenza del principe Lucifugo e della cacciatrice Leraikha, rivolgevano un saluto decisamente caloroso nei confronti di tutti quanti loro, riverenti nei confronti del nipote del Diavolo e chi aveva attorno. Da come sentivano, inoltre, vi era proprio un bel parlare, in riferimento agli Inferi, in totale contrapposizione all'ovvia diffidenza di qualsiasi altro popolo o cultura: vi era rispetto, e ciò era decisamente apprezzato a giudicare dal sorriso sul volto del ragazzo.
Intanto, Leraikha spiegò agli altri come veniva strutturata la metropoli, essendo decisamente grande e difficilmente attraversabile in relativamente poco tempo per giungere nel cuore pulsante lemegonico:«Come potete vedere, ogni quartiere di Lemegorov si basa molto sul complesso goetico, in base al demone protettore. Sono settantadue quartieri, esattamente come noi, quindi uno per ciascun demone» nel mentre che procedevano tra le vie della capitale, ella proprio indicava tutti i luoghi simbolo dedicati allo specifico demone: tra una piccola biblioteca ricordante quella a Sovalijeny, di proprietà di Stolas, od anche per il rifacimento di un piccolo monte innevato, scavato a mo' di fauci, ricordate la maschera di Agares, e tanto altro, qualsiasi cosa aveva un chiaro riferimento rimandante e quelle entità. Era come se fosse una sorta di piccolo Inferno tra le nevi, ricco di memorabilia attinenti a loro. «Si vede che vi è una sorta di attaccamento al regno degli Inferi. Siete sicuramente gli unici ad apprezzarli a tal punto da dedicare la capitale di una Nazione così gloriosa a loro» commentò Morten, sinceramente ammirando proprio il loro concetto di reciproco rispetto con l'altro mondo, a differenza di tutto ciò che era conosciuto. Leraikha fece un sorrisetto, lasciando ondeggiare una mano davanti al viso, come ad indicare l'intera metropoli:«Se tutto questo vi lascia così tanto a bocca aperta, beh... non avete ancora visto niente. Che poi, anche le altre Nazioni shiriensi hanno riferimenti ad altri complessi, tipo quello salomonico di Baxiya: una Nazione decisamente cara a Molniskij» disse quindi la ragazza, intanto che notava uno di quelli che le si avvicinò, domandando:«Вы случайно не слышали последние новости о Ее Высочестве? Говорят, у нее был конфликт с этими тенями в одиночестве (Vy slučajno ne slyšali poslednie novosti o Ee Vysočestve? Govorjat, u nee byl konflikt s ètimi tenjami v odinočestve. -- Per caso, lei ha saputo delle ultime notizie riguardanti sua altezza? Dicono che abbia avuto un conflitto con quelle ombre, da sola)» pur avendo inteso che esso parlava solo nella loro lingua madre, dall'espressione stralunata della cacciatrice si poteva notare che, forse, era un qualcosa di importante. Per questo, Leraikha rispose, un attimo preoccupata a giudicare dal tono:«И как всегда я ничего об этом не узнаю. Где это произошло? (I kak vsegda ja ničego ob ètom ne uznaju. Gde èto proizošlo? -- E come sempre non vengo mai a sapere nulla di ciò. Dov'è successo?)» l'altro quindi replicò all'istante, allargando le braccia dinanzi alla ragazza:«Очевидно, в "Арсдоме". Мы слышали только выстрелы и ничего больше (Očevidno, v "Arsdome". My slyšali tol'ko vystrely i ničego bol'še -- All'Arsdom, ovviamente. Abbiamo sentito solo gli spari e nulla più)» dal silenzio che la ragazza lasciò trasparire, era chiaro che la situazione, anche senza capire pienamente quello che si stavano dicendo i due. Si poteva notare un accenno di fastidio negli occhi di Leraikha, la quale incrociò le braccia prima di rispondere all'altro, annuendo:«Хорошо, мы сейчас будем там. Спасибо за информацию (Chorošo, my sejčas budem tam. Spasibo za informaciju -- Va bene, saremo là adesso. Grazie per l'informazione)» questo semplicemente fece un saluto con la mano, anche ad indicare di scusarsi per il disturbo, prima di entrare in uno dei negozi lì affianco, con la ragazza che sospirò, anche un attimo contrariata. «Tutto bene? Che ti ha detto?» domandò quindi il giovane principe, per andarsi a sincerare di come stava effettivamente il suo sottoposto; ella lo guardò prima di dire, tranquillizzandosi un minimo:«A quanto pare non sono stata avvertita di un attacco all'Arsdom: la dimora di Vasilissa, quindi. Andiamo là, vi mostro la via» anche decisamente più seriosa del solito, rispetto al suo essere pacato ed amichevolmente, ella procedette tra le vie di Lemegorov con passo di marcia, seguita dagli altri che, ovviamente, cercavano di non darle fastidio, notando come fosse decisamente arrabbiata. Si capiva proprio dal suo passo svelto e diretto che, a quanto pare, ciò l'aveva preso sul personale.
Vedevano quasi l'intera capitale passare alle loro spalle nel mentre che il centro più abitato veniva sostituito da varie bandiere raffiguranti lo stemma della Nazione del Fato, oltre che piccoli santuari, anche se bianchi, molto in stile infernale, in onore al popolo che teneva Molniskij al sicuro. E proprio laggiù, a qualche centinaio di metri da loro, potevano finalmente notare forse la costruzione più maestosa ed impressionante che avessero mai potuto osservare, di per sé. Aveva i pieni tratti di un castello in stile molniano, ma con gli spuntoni ricavati da un qualche cristallo, e dalla forma piuttosto affusolata un po' ovunque, dava l'impressione di essere anche una sorta di ricavo dal progetto di una grande pagoda, molto più baxiriana: a simboleggiare, quindi, gli ottimi rapporti tra le due Nazioni di Shirya anche, forse, per quell'obiettivo comune. Stavolta però, non vi fu alcun tipo di commento, perché lì, davanti all'enorme Arsdom, si potevano palesemente notare altre ombre, le quali però, componevano una formazione più precisa, quasi come quella con la quale stettero per generare un'imboscata al principe Lucifugo. Certo era che, come ci si poteva aspettare da una Nazione potente come quella molniana, che pure chi stava a difesa della dimora dell'imperatrice era praticamente armato fino all'osso, con quei continui spari che, se fossero stati contati uno per uno, col tempo rallentato, sarebbero stati il doppio degli spari ottenibili da un fucile d'assalto, ed anche alla metà del tempo.
Quelle ombre però, a loro volta rispondevano pronte a tutto, con una di queste, forse il capo di quella specie di legione, che attaccava in modo corale assieme alle altre, decisamente mettendo in difficoltà quella parte di esercito. «Voi state qui, penso io a quelli» ordinò quindi Leraikha, la quale prese il suo arco, mentre le frecce nella sua faretra si incendiarono sulla punta come all'istante, pronta ad attaccare. Sicuramente loro avrebbero preferito evitare che si mettesse nei guai per loro, da sola, ma per evitare loro stessi di venir ripresi da ella, con il solo Lucifugo ad andare oltre, in quanto il suo capo, rimasero in disparte, un po' rimanendo beffati dal fatto di non poter essere lì a combattere al loro fianco.
Nel mentre, il principe domandò alla ragazza, guardandola per un solo istante, intanto che estrasse la sua spada:«Solita tattica?» questa ricambiò quindi lo sguardo, annuendo fermamente prima di rispondere:«Solita tattica» ed a quel punto, Lucifugo si alzò in volo come all'istante, innalzando una folata di vento sotto di sé che, per via del calore che emanava, scioglieva un po' della neve lì attorno. Subito dopo, Leraikha scoccò una freccia proprio dove la folata si era formata, librandosi sempre più in alto, fino a conficcare la metà di essa sulla spada del Portatore delle Tempeste, il quale poi liberò la freccia stessa, a tutta potenza, contro la legione ombrosa, rilasciando una luce tanto potente come quella che ebbero notato nella taiga alle porte di Lemegorov. Neppure sembravano accorgersi di essa perché, uno dopo l'altro, quelle ombre stavano dissolvendosi a causa del bagliore, mentre l'esercito molniano rimase a guardare l'intervento del demone e della cacciatrice, risultato decisamente efficace ed appena in tempo per fermare quella loro avanzata. Scendendo quindi dalla loro postazione, sia Lucifugo che Leraikha raggiunsero questi, anche per sincerarsi delle loro condizioni che, fortunatamente, erano ottimali. «State tutti bene?» chiese quindi la ragazza, intanto che ancora teneva il suo arco stretto nella mano sinistra; quello un attimo più differente dagli altri per il vestiario, probabilmente uno dei luogotenenti di quella specifica schiera, rispose ad ella, dicendo:«Noi stiamo bene, non si preoccupi, Leraikha. Il problema è che la battaglia non si sta svolgendo qui, ma uno di loro è entrato all'Arsdom. Non sappiamo cosa stia facendo con sua altezza in quanto non abbiamo avuto modo di dividerci per fermarlo che siamo stati attaccati noi, sicuramente per fargli prendere tempo» avendo compreso, quindi, la gravità della situazione, Lucifugo disse loro, con la tipica furia demoniaca che lo avvolgeva in modo assai imponente:«Lasciatelo a noi. Voi, piuttosto, rimanete in posizione fino a che non riusciremo a sgominare un qualsivoglia tipo di golpe o cose del genere» detto questo, anche per rispetto nei confronti del principe, questi non obiettarono alcuna parola detta da questo, con Leraikha che semplicemente lo raggiunse prima che potesse, effettivamente, entrare da solo nell'Arsdom.
Intanto, il resto del gruppo era ancora rimasto lì dove era stato intimato di stare, dalla ragazza, con Ragnar che, ovviamente, era sempre più contrariato dal fatto di non poter fare niente per aiutare i due. «Aaahh, perché dobbiamo sempre rimanere indietro rispetto a loro? Non posso accettare questo!» anche il suo spirito demoniaco sembrava concorde con le parole del ragazzo-lupo, il quale prese il controllo della sua voce, suonando sinceramente più rauca del normale. Il padre di egli lo adocchiò malamente, già sapendo cosa dire nel caso decidesse di agire di sua iniziativa, intestardendosi nella sua voglia di combattere. Erano in parte lupi, sicuro: ma vi era un limite anche per loro stessi. Solo allo sguardo di Fenrir quindi, il figlio si cercò in qualche modo di calmarsi, chinando il capo un po' con fare contrariato, salvo poi sentire la voce di Morten dire loro:«Paradossalmente, sia Ragnar che Àrsæll hanno ragione, però. Siamo qui da giorni, e stanno avendo prettamente loro e, vabbè, anche Ragnar stesso. Se vogliamo risvegliare questo nostro essere demoniaco, come dicono loro, allora dobbiamo combattere al loro fianco, e chissenefrega degli ordini» di sottofondo, potevano sentire il dissenso del Dio del Tuono, il quale disse con una mano davanti al volto, con la più pura teatralità:«Ed ecco che torna il Morten den Mørke che abbiamo sempre conosciuto» l'altra che rispose, però, fu Ellen, la quale si avvicinò all'ex Sacerdote e Ragnar, esclamando con il suo ormai noto essere molto autoritaria:«Per me hanno ragione entrambi! Se ci hanno donato ciò, perché non dovremmo sfruttare il loro dono per rafforzarci?» il ragazzo-lupo alzò lo sguardo come di scatto, sentendo le parole della Valchiria, con questo che quindi sorrise decisamente in modo malefico, prima di dire, sghignazzando da vero demone:«Vedo che le mie lamentele funzionano ogni tanto, a quanto pare, ahah!» Fenrir sospirò con fare francamente innervosito, prima che Katrine parlasse al posto suo, al figlio:«Amore di mamma, capisco benissimo che tu voglia combattere assieme a loro, ed anche noi vorremmo... però, capisci che quelli sono dei veri demoni? Okay, avrai anche tu una tua forma demoniaca, non lo nego: ma sei comunque piuttosto... giovane, ecco» un po' ferito nell'orgoglio, però, Ragnar non fu domo con la madre, rispondendo ad ella con un po' della sua testardaggine e la sua voglia predatoria:«E quindi? Anche Lucifugo lo è, eppure è ovunque senza che suo padre, o suo nonno, agiscano per evitare che si faccia male. Perché non posso farlo anche io? Sono così incapace per voi?» la regina dei ghiacci scosse il capo, sicuramente sconvolta dalla presa di posizione del figlio, con questa che provò a far valere le sue ragioni da madre protettiva:«Non metto in dubbio che tu abbia un potenziale sicuramente elevato, figliolo! È solo che tu devi guardare te stesso, non lui. Magari sarà della tua stessa età, ma comunque ha una discendenza guerriera decisamente più formata, lo avranno sicuramente allenato anche giorno e notte, a differenza mia e di tuo padre. Noi ci teniamo a te, lo sai benissimo» alla fine però, Fenrir sbuffò alle parole della moglie, dicendo quindi, come ultimatum:«E va bene, andiamo là. Ma guai a te se ti fai del male, Ragnar. Sono stato chiaro?» un po' anche rinfrancato da uno spirito più importante dentro di sé, annuì rapidamente, come con gioia, mentre si alzò da quel manto nevoso, assieme agli altri. Viktor commentò quella scena, intanto che portò a sé la sua maschera, mettendola al volto:«E dire che non ho mai avuto figli... non oso immaginare come dovrei educare un mio possibile discendente, io» il suo tono era, però, leggermente di disagio, sconfortato, ridotto al minimo del volume coi loro passi nella neve, apposta per raggiungere l'Arsdom. Che vi fosse qualcosa che attanagliava nella mente del re hrasseiano era palese.
Intanto, all'interno dell'enorme dimora dell'imperatrice Vasilissa, sia Lucifugo che Leraikha stavano salendo sempre più in alto, verso la sommità dell'Arsdom, il più in fretta possibile. Fortunatamente per loro, avendo le ali, avrebbero sicuramente stancato meno le gambe, potendo concentrarsi per una probabile lotta con chi vi sarebbe stato là, ad importunare la sovrana di Molniskij così spudoratamente. «Spero davvero che non stiano già combattendo. Ammetto che un po' di tensione la sento, se devo essere sincero» pensò Lucifugo, intanto che i piani raggiunti iniziarono ad essere qualche decina, mentre la ragazza al suo fianco replicò al suo commento:«Non sei il solo, Luci. Ma sono certa che, comunque, riusciremo a proteggere sua altezza come se niente fosse, come abbiamo sempre fatto. E poi, io confido nelle tue possibilità: sei comunque figlio di uno dei sovrani dell'Inferno, e nipote del Diavolo. Sicuramente non conoscerai la paura della lotta né quella di fallire» sicuramente Lucifugo non era kakorrafiofobico, né temeva il conflitto, proprio per quello spirito temerario che tanto accomunava i Morningstar, ma comunque egli annuì, scuotendo il capo:«Ci puoi scommettere, Leraikha. Fosse questo il giorno in cui debba perire, che comunque combatterò fino all'ultima goccia di sangue che mi possa rimanere in corpo» ella sorrise a quell'ammissione di potere e di voglia combattiva, riconoscendo proprio quell'ego sicuro in lui, attraverso il padre ed il nonno del ragazzo:«E allora andiamo. Fammi vedere il diavolo che risiede in te» questo quindi emise un ruggito dal vero stampo demoniaco, prima di acquisire sempre più velocità in volo, salendo sempre più in alto all'interno dell'Arsdom, quasi seminando Leraikha, la quale faceva fatica a star dietro al principe.
Finalmente, quindi, i due giunsero in cima al cuore pulsante della Nazione, con Lucifugo che già estrasse nuovamente la sua spada, la quale brillava di una luce sicuramente tratta dalla sua discendenza che aveva in sé, e lo stesso avveniva per l'arco della demonessa. Si guardarono con la più totale intesa, prima di aprire piano piano le porte per giungere nella sala principale del castello-pagoda, varcandone la soglia, quindi. Lì, con una di quelle ombre, in questo caso, inginocchiato a terra, poterono notare la serietà fatta imperatrice. Una donna anche molto simile, per i tratti riferenti al ghiaccio, a Katrine, solo dalla capigliatura più sinuosa ed abbellita da un paio di fermagli di un finto cristallo trasparente, e con quegli occhi azzurro cielo che penetravano nell'anima del suo nemico come solo una dea guerriera sapeva fare, era davanti all'ombra, con una lancia fatta di ghiaccio e chissà cos'altro, puntata al collo di questo, tenendo la sua testa alzata verso la propria, per guardarlo dritto negli occhi essendo che, forse anche per una svista dei due là in fondo alla stanza, non sembrava affatto un'ombra, ma un'entità più umanamente tangibile, solo rivestito da un abito nero che lo faceva sembrare esattamente come quelli. La donna, perciò, non esitò a dire, nella sua lingua madre, anche perché era l'unica che conosceva a riguardo:«У вашего народа хватит смелости прийти сюда и напасть на саму Судьбу. У вас нет ни малейшего уважения к тем, кто много лет назад переписал вам ту же судьбу, отвергая вашу историю и желая положить конец моей. Ты позор (U vašego naroda chvatit smelosti prijti sjuda i napast' na samu Sud'bu. U vas net ni malejšego uvaženija k tem, kto mnogo let nazad perepisal vam tu že sud'bu, otvergaja vašu istoriju i želaja položit' konec moej. Ty pozor -- Il vostro popolo ha molto coraggio a venire qui, ed attaccare il Fato in persona. Non avete neppure un minimo di rispetto nei confronti di chi, quello stesso fato, ve lo trascrisse anni or sono, ripudiando la vostra storia, e volendo porre fine alla mia. Siete una vergogna)» con Lucifugo che, ovviamente, capiva a malapena quello che ella diceva, si sentiva proprio la furia dell'imperatrice, pendere dalle sue labbra, come fossero piccole lame. Chi aveva davanti però, sembrava decisamente schietto nel modo di parlare, a sua volta replicando ad ella, con poco interesse ad ascoltare la sua rabbia:«Насколько вы иногда однообразны, Ваше Высочество. Я не думал, что у него такой маленький словарный запас (Naskol'ko vy inogda odnoobrazny, Vaše Vysočestvo. Ja ne dumal, čto u nego takoj malen'kij slovarnyj zapas -- Com'è ripetitiva talvolta, sua altezza. Non pensavo che avesse un vocabolario così ridotto)» questa ringhiò sotto i denti, coi capelli di ella che per un attimo sembrarono scurirsi ad un ben più demoniaco rosso rubino, salvo poi tornare come sarebbero normalmente, di un candido bianco neve, avendo notato i due che assistevano all'esecuzione. «О, видимо, у нас тоже есть гости из Подземного мира. Луцифуге, Лерайха, подоспели как раз вовремя (O, vidimo, u nas tože est' gosti iz Podzemnogo mira. Lucifuge, Lerajcha, podospeli kak raz vovremja -- Oh, a quanto pare abbiamo visite anche dagli Inferi. Lucifugo, Leraikha, arrivati appena in tempo)» disse quindi Vasilissa, con i due che chinarono il capo in segno di rispetto, intanto che quello rimasto in ginocchio disse, stavolta in una lingua comprensibile anche al principe:«Ci mancavate solo a voi a rompere, eh? Uff, mi stavo divertendo. Poco male però, perché almeno potrò dire effettivamente quale sarà il destino vostro, e di tutti quanti voi» l'imperatrice puntò la lancia sul collo dell'essere, ancora più forte, tuonando nella sua lingua, essendo che, comunque, comprendeva le sue parole:«О чём ты болтаешь, мразь?! (O čëm ty boltaeš', mraz'?! -- Cosa vai blaterando, feccia?!)» egli rise con un tono distorto rispetto alla sua voce normale, prima di replicare, con un sorriso leggermente visibile alla donna da sotto il cappuccio:«Si calmi, sua altezza, mica vorrà sciogliere mezza Molniskij per questo? Ma comunque, quello che intendo è proprio la palese verità: il destino stesso ha compiuto il suo atto, e quando giungerà alla corte del fato, allora sarà quello il momento in cui si parlerà solo di fatti, e non di parole al vento. I fatti sono sicuramente più importanti di futili parole, non crede... Lilith?» a quel nome, ella diede un colpo alla clavicola dell'essere con l'asta della lancia, facendogli sbattere la testa contro il pavimento, violentemente, prima di esclamare con un tono decisamente collerico:«Осмелетесь называть меня так и знайте, что ваша голова будет не единственным, что я отделю от вашего тела! (Osmeletes' nazyvat' menja tak i znajte, čto vaša golova budet ne edinstvennym, čto ja otdelju ot vašego tela! -- Osa chiamarmi in quel modo, e sappi che la testa non sarà l'unica cosa che asporterò dal tuo corpo!)» prima che potesse avvicinarsi a questo, improvvisamente, anche il resto del gruppo che, sfiancato dalla corsa a perdifiato che dovettero fare per salire fino in cima all'Arsdom, con Fenrir e Ragnar che, ovviamente, fecero tutto nella loro forma da lupo per prendere più velocità, giunse nella sala principale, avendo a malapena udito il timbro furioso dell'imperatrice da là fuori. «Ma cosa ci fate qua? Vi avevamo detto di aspettarci!» gridò Lucifugo, sicuramente sentendosi particolarmente poco ascoltato da loro, con Leraikha che, semplicemente, si mise davanti al principe, parlando per lui intanto che questo affiancava Vasilissa:«Me lo sarei aspettato un vostro arrivo. A quanto pare abbiamo un movente per il quale quelle ombre agiscono su tutta Molniskij. È una questione tra fato e destino, potremmo dire» dalla risata semplicemente folle della figura, si poteva anche capire che era proprio quella la ragione per la quale stavano mettendo a soqquadro la Nazione. «Proprio così. Beh, a quanto pare siete anche svegli, oltre che chiacchieroni, hah!» il principe quindi, anche su consenso della donna al suo fianco, non diede nemmeno il tempo di reagire a quello che, a bruciapelo, tracciò un fendente diretto tra capo e collo, con la sua testa che, come una palla da bowling, rotolò sul pavimento, stranamente senza del sangue zampillante da lì, ma solo una coltre di fumo nero che, dal taglio, fluiva a terra come se fosse un liquido. «Ora puoi chiudere la bocca, a vita» concluse Lucifugo, roteando la spada in una mano, prima di riporla nel fodero con fare eccessivamente drammatico. Alla fine, la cacciatrice d'ombre si avvicinò all'imperatrice, la quale rimase in quel modo, imperturbabile e stoica all'inverosimile. Chinando il capo, quindi, Leraikha disse:«Abbiamo cercato di evitare che loro potessero raggiungerci, ma a quanto pare hanno preferito fare di testa loro» ella però portò una mano davanti a sé, replicando con gentilezza alla ragazza:«О, не волнуйся, Лерайха. Они тоже могли бы без проблем последовать за вами. Я знал, что они придут, рано или поздно (O, ne volnujsja, Lerajcha. Oni tože mogli by bez problem posledovat' za vami. Ja znal, čto oni pridut, rano ili pozdno -- Oh, non ti preoccupare, Leraikha. Anche loro avrebbero potuto seguirvi, senza alcun problema. Sapevo del loro arrivo, prima o poi)» dopodiché, anche Lucifugo fu vicino a Vasilissa, anche di più rispetto a Leraikha, con ella che lo guardò, sorridendo lievemente. Il principe quindi, volle dire agli altri, come per rivelare una cosa in particolare:«Solitamente, lei non potrebbe propriamente prendere il controllo di corpi umani, ma essendo, lei, il Fato in persona, ha avuto modo di attingere al potere di sua altezza per fare da tributo. Non potete notarla, ma avete davanti a voi non solo l'imperatrice Vasilissa, ma risiedente in ella, anche... beh, la vera prima donna che sia mai stata creata: Lilith» la donna quindi, anche accennando un lieve inchino nei confronti degli altri, disse sempre nella sua lingua madre:«Как ни странно это говорить, но это правда. С самого начала мы пытались скрыть свою настоящую личность даже от самих демонов, чтобы избежать практически любого типа нападения. То, что, следовательно, я в ней, связано именно с тем, что меня попросила лично сама Василиса (Kak ni stranno èto govorit', no èto pravda. S samogo načala my pytalis' skryt' svoju nastojaščuju ličnost' daže ot samich demonov, čtoby izbežat' praktičeski ljubogo tipa napadenija. To, čto, sledovatel'no, ja v nej, svjazano imenno s tem, čto menja poprosila lično sama Vasilisa -- Fa strano a dirsi, ma è così. Sin dal principio abbiamo tentato di mascherare la nostra identità effettiva, anche ai demoni stessi, così da evitare quasi ogni tipo di attacco. Il fatto che, quindi, io sia in lei, è dovuto proprio al fatto che mi venne chiesto personalmente da Vasilissa stessa)» infine, mentre Leraikha traduceva per loro quanto detto dall'imperatrice posseduta dalla Regina dell'Inferno, proprio questa guardò Lucifugo, dicendo ad egli, stavolta attraverso la figura per lui di certo più familiare, in quanto sarebbe sua nonna:«Di certo però, mi fa sempre piacere vedere come mio nipote sta crescendo, proprio come mio figlio fece alla tua età» il principe annuì, felice di esser ben apprezzato per il lavoro svolto, anche da una figura di tale caratura come Lilith.
Finalmente, guardando tutti quanti loro, uno ad uno, l'imperatrice di Molniskij disse a questi, in conclusione a quanto indicato:«Итак, вы наконец-то поняли серьезность ситуации для Нации, а точнее, для всех нас. В течение многих лет мы вели себя с этими людьми, всегда с пеной у рта, готовыми нас уничтожить. Так могу ли я рассчитывать на тебя? (Itak, vy nakonec-to ponjali ser'eznost' situacii dlja Nacii, a točnee, dlja vsech nas. V tečenie mnogich let my veli sebja s ètimi ljud'mi, vsegda s penoj u rta, gotovymi nas uničtožit'. Tak mogu li ja rassčityvat' na tebja? -- Quindi, avete finalmente capito la gravità della situazione per la Nazione, o meglio, per tutti noi. Sono anni che procediamo con questi sempre con la bava alla bocca, pronti a farci secchi. Posso quindi contare su di voi?)»

Chronicles of a Sin: Divine BlizzardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora