"Ritorno alle origini"
Spiegava, e spiegava quasi in eterno, passando quasi una decina di minuti a comprendere davvero quello che era avvenuto là, in quel santuario. Tutti ripetevano che era qualcosa di anomalo, che non sarebbe dovuto esistere lì... eppure c'era stato. Non era chiaro come né per quale motivo il corso degli eventi fosse diventato così confuso, ma ciononostante non era quella la ragione per la quale erano lì. «Un altro monito a darci una mossa, si potrebbe riassumere tutto questo» tagliò corto lo Splendente, sempre con il suo fare diretto, ma comunque metodico, riflessivo. Era vero che vi erano ancora molti giorni prima dell'incontro con l'Erdester, e per questo motivo, dovevano ammettere che forse, tutta questa calma stava un po' dando alla testa.
Ma proprio pensando all'Erdester che avrebbe dovuto affrontare Lucifugo, ecco che proprio il giovane principe degli Inferi disse, rivolgendosi al padre:«Ma ora che ci penso, papà: non è che posso, almeno, avere una chiacchierata con Shirya? Okay, saremmo anche lontanissimi da Molniskij, ma se ci fosse la possibilità di teletrasportarci laggiù, tanto meglio, no?» egli, come gli altri, sembravano titubanti all'idea di assecondare il ragazzo, soprattutto dopo quello che era avvenuto all'Inferno. Di sicuro, Luciftias era il primo a non volere che il figlio si mettesse nei guai, ancora. «Uh... voi che ne dite, ragazzi?» disse quindi il re, guardando gli altri per cercare un riscontro anche di questi. C'era un chiaro scetticismo nei loro volti, soprattutto dovuto al fatto che, come da accordi tra Otis e suo padre, Lucifugo avrebbe comunque dovuto evitare ogni tipo di confronto, e non era neppure chiaro se fosse per quello il motivo per il quale avrebbe voluto incontrare il Fato in persona. «Beh, tutto dipende da quello che vuole fare Lucifugo, assolutamente. Magari è solo per farsi dire di più per come affrontare al meglio mio padre, o per chiedere consiglio all'Erdester, riguardante la sua attuale situazione» provò a dedurre Otis, lasciando solo un momento in cui anche il principe annuì, a convenire con quanto detto dal Decadia. «E va bene, e va bene... ma ti terremo d'occhio, okay? Non voglio che poi si venga a creare quello che noi sappiamo» diede quindi il suo consenso, anche se con una lieve smorfia di sfiducia da parte del figlio. O meglio, sapeva benissimo che, forse, era il caso di stare all'erta per qualsiasi evenienza, soprattutto sapendo, circa, quello che aveva e che stava passando, pur volendo comunque farsi rispettare per quello che era realmente, al di là dai danni che aveva involontariamente causato.
Perciò, quando tutti furono d'accordo con tale decisione, Otis quindi si fece avanti, prendendo il proprio telefono in mano:«Faccio io. State indietro» lo assecondarono, non capendo cosa dovesse farci con il dispositivo, ma subito la risposta fu più che chiara. Dalla fotocamera posteriore, infatti, si formò quello che era un'ologramma di un grande portale che poi, qualche istante dopo, divenne come tangibile al passaggio. «Okay, questo non me lo aspettavo» disse Luciftias tra sé e sé, stupito quanto gli altri a come il varco si era palesato a loro, già con la destinazione indicata per giungere nel Nebaton. Già da lì si poteva percepire le temperature ancora più rigide di Shinigoi, con Ragnar che, facendosi avanti per primo, sembrò quasi ululare gioioso, dicendo intanto che il vento della dimensione passava atrraverso il portale:«Finalmente un po' di atmosfera di casa!» vi era anche il suo compagno che ridacchiava nel vederlo così felice, ed intanto che passarono oltre il varco, ecco che tutti vennero nuovamente avvolti, dopo tanto tempo, dal freddo siderale del Nebaton.
Tale terra sembrava rimasta immutata dove Anton e gli altri giunsero la prima volta, senza alcun tipo di modifiche o novità improvvise. Perciò, già sapendo come giungere dall'Erdester del Fato, Otis fece cenno loro di stare al suo passo, muovendosi tra gli alti cumuli di neve, scagliati a causa dell'eterna bufera formatasi attorno alla dimora di Shirya. «Ma ora che ci penso... Otis, sei sicuro che lui ti accetterà qui?» domandò quindi Lucifugo, effettivamente pensando a come avrebbe reagito lui, ed anche il suo popolo, alla presenza del figlio di Decadia. Egli, come unica cosa, fece spallucce, ad indicare che non sarebbe stato un loro problema. O almeno, così sembrava, a quanto pare. Certo, chiunque aveva avuto la possibilità di notarlo, ma quasi sembravano fregarsene della presenza di Otis tra loro. E così, non ci misero molto per giungere davanti a quella potente tempesta di ghiaccio e neve. Per chi era già passato da quelle parti, sicuramente erano memori di come erano passati oltre, ma stavolta non vi erano i funzionari dell'Erdester a vista, e quindi sarebbe stato un vero problema giungere là dentro. Il figlio di Decadia contemplava la bufera, studiandola da cima a fondo per vedere se vi fosse modo di aggirarla, o comunque sempre controllando se davvero non vi fosse nessuno in grado di farli entrare perché, così, era un po' impossibile.
Passò qualche minuto, e ancora il tutto sembrava rivelarsi in un nulla di fatto, fino a che Lucifugo, un attimo spazientito dall'attesa, domandò ad Otis, impuntandosi davanti a lui:«Ma invece di fare le trottole attorno alla bufera, non è che hai qualche trucchetto in quel telefono, Otis? Sei comunque un Decadia anche tu» l'altro lo squadrò per un istante, cercando di capire che se stesse dicendo ciò per mancanza di pazienza, ma poi, avendo notato di esser passato di lì almeno cinque volte in dieci minuti, sospirò prima di dare un'occhiata al dispositivo. Scrollava quasi come un ossesso sullo schermo, dando un'occhiata quantomeno alle funzionalità che avrebbe potuto usufruire per fare breccia lì dentro. «Mm, questo no- questo neanche- questo neppure-... oh, trovato!» esclamò lui, vittorioso, e digitando qualcosa alla velocità della luce, praticamente con la sua mano che sembrava letteralmente ferma, senza aver mosso manco un muscolo, si formò una sorta di varco bianco davanti a loro, che proprio trapassava la bufera come se fosse burro. Dopodiché, il figlio dell'Erdester mise una mano oltre questo, e sentendo la temperatura totalmente discostante da quella del resto del Nebaton, annuì, facendo cenno al gruppo di saltare dentro. «Ah, a quanto pare spronare gli dei, serve a qualcosa» mormorò il principino, il quale fu il primo a giungere al di là del varco, seguito a ruota da Otis e gli altri. E sì, al loro passaggio, poterono notare come fossero esattamente all'interno del luogo più sicuro e irraggiungibile della dimensione: il santuario di Shirya era proprio davanti a loro. «Bene, direi che possiamo entrare. Luciftias, Lucifugo, state al mio fianco» disse quindi ai due, con i Morningstar che fecero quanto detto, mentre gli altri stettero un paio di passi indietro, potendo finalmente metter piede in casa del Fato.
Era esattamente come, chi era giunto qui la prima volta, la ricordavano: una sorta di grande museo shiriense, pieno di ricchezze storiche e culturali che mai, nel continente, sarebbero state eguagliate, e proprio là, a controllare un paio di quelle teche, vi era quella figura maestosa che era nessun altro se non lui, Shirya. Percepì subito la presenza di qualcuno là dentro, e voltandosi, sembrava star per dire una cosa, che poi ricacciò in gola nel vedere il figlio di Decadia con loro. «Mi sarei aspettato Abigail, qui. Beh, salve a voi, e... Otis, come mai da queste parti?» disse quindi l'Erdester, sempre con il suo atteggiamento composto e rilassato, mostrante saggezza anche solo dall'aura ghiacciata che liberava attorno a sé. Otis lo guardava senza timore, dicendo in risposta:«Salve a te Shirya. Non so se lo sei venuto a sapere, ma dopo la mia sconfitta da parte di Naaran e gli altri, nei cieli di Baxiya, sono stato "costretto" a collaborare con loro, per questo mi trovi qui, a casa tua. No, non è per conto di mio padre» l'altro lo ascoltava, comprendendo le ragioni per le quali lui sarebbe lì. Era un tipo metodico e riflessivo, dopotutto: sapeva benissimo quando mostrare la sua forza e quando la sua conoscenza. «Ah, capisco, capisco... beh, allora sei il benvenuto alla corte del Fato» perciò, schioccando le dita, ecco che davanti a tutti loro, ogni cosa sembrò cambiare in un batter d'occhio. Non sembrava esserci più un museo, ma qualcosa di oltre, qualcosa di molto più regale e dedicato alla divinità quale era lui. Quel santuario sembrava esser altresì cambiato strutturalmente parlando, diventando un grande palazzo che, a giudicare dal fragoroso rumore dovuto alla bufera attorno a loro, sembrava esser grande quanto questa.
Dopodiché, con gli altri che rimasero decisamente stupiti dalla rapidità con la quale Shirya aveva modificato la sua dimora, davanti ai loro occhi, lo videro sedersi sul suo trono, e a gambe accavallate, li osservava con serietà e pura tranquillità d'animo, tenendo in una mano quella chiave che ancora riservava dubbi per la sua relativa utilità. Cioè, sapevano benissimo che riservava sorprese, oltre che un potere inimmaginabile, ma se davvero era una chiave, allora avrebbe dovuto aprire qualcosa, anche, no?
Quindi, dopo essersi presi un momento per ammirare il posto nel quale si trovavano ora, Otis prese la parola per primo, dicendo all'Erdester con rispetto, pur essendo sicuramente anche di un rango circa simile al suo:«Shirya, siamo venuti qui per una questione che seriamente sta opprimendo non solo loro, ma anche me e pure mio padre, Decadia» perciò, prendendo sottobraccio Lucifugo, con questo che lo guardò quasi a dire di evitare di toccarlo, l'altro continuò col suo discorso:«Lui, Lucifugo, nonché figlio dello Splendente e Principe dell'Inferno, in quest'ultimo periodo sta subendo un qualcosa che mai ci si aspetterebbe da un qualcuno come lui, anche dovuto alla sua giovane età. Sembra diventare un'altra persona quando combatte, e non ci vede più quando lo fa. È arrivato, a quanto pare, a ridurre in cenere il Diavolo in persona, per citarne uno» e Shirya guardava il demone con relativa sorpresa, quasi sgomento alleviato dal suo carattere molto rilassato. Sapeva benissimo che ciò pareva più che una questione da risolvere subito, ma proprio prima che possa diventare ancora più grave di come non lo sia già, ora. «Quindi potremmo dire che Lucifugo sia sotto possedimento, non è così?» faceva strano il fatto che lui sapesse perfettamente quale potesse esser stata una delle loro ipotesi, ma da Fato quale era, sicuramente avrebbe avuto la possibilità di prevederlo anche chissà quanto tempo prima. Perciò, allungando una mano al principino, disse lui:«Posso sentire la tua aura, Lucifugo? Mi piacerebbe capire di più quale possa esser la ragione di tutto questo subbuglio causato» annuendo con rispetto, ecco che lui afferrò la mano della divinità, sentendo un freddo pungente lungo il palmo e le dita, ma riuscendo quantomeno ad alleviarlo grazie al suo essere rovente. Lo vide chiudere gli occhi, e il circa tribale a forma di fiocco di neve che aveva al collo si illuminò leggermente di azzurro, e lo stesso si formò davanti alla fronte del principe, il quale lasciava che il suo studio procedesse senza disturbo. «Mm... è molto strano. Sembra quasi un possedimento senza padrone. Non vedo un nome né un'identità per chi possa essere il responsabile. Sì, è vero che sia qualcosa che va oltre il tuo spirito... ma non capisco cosa» disse quindi l'Erdester, sempre controllando qualunque cosa sospetta che egli possa percepire nel Portatore delle Tempeste. «É quello che pure Haresya ha cercato di dire prima, durante il suo esorcismo. Non è stata in grado di comprendere l'identità di chi lo stia possedendo, perché pare comandato quasi a distanza» specificò Otis, con tanto di sì fatto col capo da parte della sorella dello Splendente. «Immaginavo, infatti. Mi sa che serve più che vedere chi lo stia controllando, ora, ma come sia giunto a questo punto, sin dal principio» disse quindi Shirya, lasciando lentamente andare la mano del principino, e poi riaprendo gli occhi, con il tribale che tornò unicamente di un colore nero. Lucifugo guardò il dio quasi come a chiedere davvero il suo aiuto, perché anche lui sapeva di sentirsi in difficoltà, poco al sicuro in queste condizioni. Ma in cuor suo, questa era l'unica via per poter andare avanti.
Quindi, tornando dagli altri, Shirya procedette alle sue spalle, e guardando proprio il padre di questo, domandandogli:«Avete anche provato a controllare attraverso il tempo? Non c'è niente di più perfetto che un viaggio nel passato per controllare come stanno realmente le cose» l'altro scosse il capo, e tenendo intanto un braccio attorno al figlio, ancora abbastanza sconsolato all'idea di non sapere, ancora, chi sia la causa del suo essere instabile, replicò:«Ancora no, ma grazie del consiglio, sua altezza. Da re degli Inferi, nonché padre di questo diavoletto, ho in dovere anche quello di preservare la sua giovane età come vivibile, senza intoppi. Darei tutto per lui, e non penso che ci voglia molto per capirlo» l'altro annuì, contento che uno come Luciftias, noto per il suo status da figlio del Diavolo, fosse così legato al suo primogenito. «Capisco. L'unica cosa che mi viene in mente, è questa appunto. Ahimè però, non sono in grado di viaggiare nel tempo, però... qualcuno potrebbe farlo per voi» e alzando la testa, Shirya sembrava avere un'idea su chi potesse mostrar loro la verità riguardante questa situazione. Il cielo era la risposta, ma chi però, lo rivelò proprio lo Splendente:«Chi mi viene in mente, beh... è chi fa del tempo il suo cuore, e lo spazio il suo corpo: Astreo» al sentire il nome della divinità, sentirono la voce di Stolas che, dal corpo di Mikhail, tubò sorpresa ma contenta come non si sa cosa:«Astreo?! Il mio maestro per quanto concerne l'astronomia?» vi fu qualche risatina coperta dallo schiarirsi la voce dell'Erdester, e con questo che riprese la parola, disse ancora:«Proprio così. Dovrete raggiungere Aere Caeli, e sperare non so nemmeno io chi, che sia là. Altrimenti davvero, l'unica sarebbe viaggiare nello spazio, essendo che lui sta prettamente lì» poi, guardando tutti gli altri, Ragnar pensò al fatto che avrebbero dovuto raggiungere nuovamente Aesir per poter ascendere fino ad Aere Caeli, ma senza l'ausilio di Viktor con la Folgore, letteralmente si accorse che erano abbastanza bloccati e impossibilitati a tornare laggiù. «Err, lord Shirya, il problema è che non possiamo andarci: siamo senza la possibilità anche solo di lasciare Shirya, essendo che il veliero di Viktor è stato abbattuto da, beh...» alle parole del mezzo lupo, Otis si guardò attorno, sentendosi gli sguardi addosso. Sapeva benissimo di esser stato lui la causa di ciò, e praticamente aveva mandato tutti quanti sotto scacco, anche se ora avrebbe preferito pentirsene. L'Erdester sospirò, guardando proprio il Decadia come rassegnato, sapendo che ciò era stato un ordine dato dal padre di egli. «Datemi un secondo» si congedò quindi lui, uscendo dalla sala del trono, e andando altrove, esattamente in una stanza adiacente a quella, piena zeppa di specchi, o meglio, la stanza era fatta di questi, Shirya passò una mano sul vetro di quello opposto rispetto alla porta. In un attimo, il riflesso sembrò cambiare, rivelando il luogo in cui l'altra parte del gruppo si trovava: erano a Baxiya, in quel momento. Perciò, usando la sua voce che si perpetuò praticamente dal cielo stesso, sotto forma di bufera di neve parlante, disse:«Viktor Von der Haris, e Morten den Mørke, l'Erdester Shirya richiede la vostra presenza nel Nebaton. Vi aprirò subito un varco per giungere qui, direttamente» non diede neanche tempo ai due di rispondere che fece come detto, rivelando loro un portale di ghiaccio che passava attraverso la realtà stessa, liberando il passaggio attraverso la dimensione del Fato. Straniti, abbastanza confusi dal perché avesse scelto proprio i due come suoi indiziati, fecero spallucce prima di varcare oltre i due concetti di realtà, apparendo fuori dalla stanza degli specchi. E uscendo dalla stessa, ecco che vide il Dio del Tuono e l'ex Sacerdote guardarlo con riverenza, ma con le menti piene zeppe di domande. «Salve a voi, miei cari. Non ho molto tempo per parlarvi del perché vi ho convocati qui, ma vi prego di seguirmi nella sala del trono, così possiamo parlarne più approfonditamente, anche con gli altri» e facendo unicamente di sì col capo, i due aesiriani lo raggiunsero dove indicato, notando con piacere i volti noti, oltre ad Haresya che, beh, per loro era da scoprire. Lucifugo, nel vederli, fu il primo a sbarrare gli occhi, ed anche i sensi di colpa fecero capolino nella sua testa, cosciente del fatto che non avrebbe compreso quale sarebbe stata la loro reazione. «Ohibò! Chi non muore, si rivede, eh?» disse Viktor per primo, ridacchiando nel vedere tutti loro; Morten, come sempre, era indifferente, ma in fondo era altresì contento.
Intanto, Shirya era tornato dinanzi al gruppo, e facendo sì che tutti lo guardassero e lo ascoltassero, disse loro:«Allora, ho convocato voi due perché, a causa di quanto accaduto in circostanze che poi loro vi racconteranno strada facendo, ho la necessità di chiedervi una cosa molto importante. Infatti, loro hanno la necessità di esser ricevuti dal Signore degli Astri, da Astreo, ad Aere Caeli. L'unica cosa è che non possono lasciare il continente per via del fatto che, ahimè, so cos'è successo al tuo veliero, Viktor. Quindi... avreste qualche idea alternativa per portarli fino ad Aesir?» i due si guardarono, anche perché di per sé non avrebbero chissà che idee ottime. Ma intanto che ci pensavano, Shirya sentì un'altra energia provenire al di fuori della bufera, un'energia a lui stranamente familiare, e sospirando, disse tra sé e sé:«E chi è, ora? Uh, a quanto pare dovrò aumentare la sicurezza per quanto riguarda l'accesso al Nebaton» e uscendo direttamente dal palazzo, egli passò attraverso la barriera di neve, notando qualcosa, o meglio, qualcuno, che fece strabuzzare gli occhi pure al Fato. Lì, per qualche singolare motivo, di certo non noto anche a lui, vi era la figura elegante e divina della sorella minore, l'Erdester della Vita, Aesir, la quale passeggiava attorno alla bufera come pensierosa. Perciò, raggiungendola come apparendo sotto forma di un grande fiocco di neve, al suo fianco, disse ad ella, chinandosi alla sua altezza:«Aesir, sorellina cara. A cosa devo il piacere della tua presenza qui, nel mio continente?» ella, sorridendo con un che di rassicurante, gaudioso nel vedere il fratello, disse in risposta:«Ho percepito che qualcuno aveva bisogno di una mano per raggiungere la mia terra, e ho pensato di venire a dar una mano. Dopotutto, nell'Eilíbylur non ho molto da fare, attualmente» e così, seguendo il Fato all'interno della sua dimora, comunque essendo in grado di attraversare la bufera come se niente fosse, poteva sentire le voci familiari che echeggiavano lì dentro, con una botta di gioia che le avvolse il cuore ed anche lo spirito. E così, giunti nella sala del trono, ecco che gli aesiriani, i suoi discepoli quindi, guardarono la loro dea e protettrice con riverenza immediata, oltre che una piacevole sorpresa dovuta alla sua presenza, inchinandosi ad Aesir. Ella ridacchiò gioiosamente, prima di dir loro:«Eheh! Ehi, tranquilli, non serve che vi inchinate a me» poi, guardando proprio il figlio di Fenrir, quel mezzo lupo che aveva solo sentito nominare dall'alto della sua dimora tra le nuvole del continente di sua competenza, l'Erdester gli porse gentilmente la mano, con Ragnar che, guardandola negli occhi con un che di, semplicemente, estasiato, le diede una stretta, intanto che ella disse:«Immaginavo che prima o poi ci saremmo incontrati, Ragnar. O meglio, io l'avrei anche già fatto, più e più volte, in quanto osservante ovunque nel mio continente. Sono contenta di vedere quanto sei cresciuto in questi cinquecento anni» egli sorrise a quanto detto con premura da parte della dea, ed intanto, Aesir andò al fianco del fratello, dicendo quindi con un attimo di serietà in più, cercando di mostrarsi più da vera divinità piuttosto che da amica per il suo popolo:«Quindi, ho saputo che non avete la possibilità di tornare ad Aesir, a causa di eventi spiacevoli. Beh, io posso permettervi il passaggio tra i continenti, ed anche portarvi ad Aere Caeli, se necessario. Ho già avvertito la Procreatrice di farvi accedere quando sarete laggiù, e soprattutto, Morten... potresti rivedere anche la dea Freja dopo giusto un bel po' di tempo dalla vostra partenza» e con l'uomo che poté prendere un sospiro di puro gaudio dovuto a questa notizia, poterono notare come i vari tatuaggi raffiguranti i venti, lungo il corpo della divinità, si illuminarono di un bianco candido, con alla sua sinistra che si venne a formare una sorta di scia lucente che procedeva fin chissà dove. Pareva infinita, a perdita d'occhio, e ciò rendeva chiaro il fatto che ella stesse collegando Aesir e Shirya, attraverso il Nebaton. Finito questo, quindi, con anche i tribali che tornarono del colore loro, allargò un braccio proprio dove la scia si era formata, dicendo loro:«Ecco a voi, miei cari. Basta che voi procedete da qui, ed in una folata di vento vi ritroverete alle porte di Aere Caeli» Shirya quindi le si fece accanto, e passando una mano tra i capelli della sorella, con questa che alzò la testa per cercare il suo sguardo, l'altro disse:«Come sempre, rimani quella con l'inventiva talmente elevata da far concorrenza pure al nostro capo» poteva giurare di averla vista arrossire per tale complimento, ma comunque mostrandosi davvero felice di poter essere d'aiuto.
E così, gli altri davvero la ringraziarono sentitamente per il suo intervento, facendo solo un passo sulla scia che, all'istante, scomparvero dalla vista dei due Erdester. I due sorrisero alla loro partenza, con Aesir che disse, appoggiandosi al braccio del fratello:«Prego affinché i venti possano proteggere il loro cammino» e l'altro, in risposta, disse a sua volta:«E che le nevi possano essere il loro scudo contro ogni avversità» il loro sguardo poi, si rivolse in simultanea verso l'alto, come se sapessero a chi o cosa si stessero riferendo, lasciando un alone di quel mistero dovuto a quelle parole che, ovviamente, mai avrebbero trovato risposta...
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Chronicles of a Sin: Divine Blizzard
Fantasía"Dopo le avventure nella nebbiosa terra di Aesir, e subito dopo la liberazione di questa dal dominio egemonico del Sacerdote, tutto sembra procedere per il verso giusto per la ricostruzione dei luoghi ridotti in macerie. Persino l'enorme Nazione del...