"Una disgrazia dietro l'altra"
«Perchè ci ha portati qui, sire? Ho delle vaghe sensazioni decisamente poco confortanti» domandò Viktor in riferimento a dove Tian li stava portando, avendo letteralmente attraversato tutto lo Jiangxu, giungendo in un luogo differente a quello. Sembrava una foresta, con la differenza dovuta alla mancanza totale di luce filtrante dalle foglie, come se fosse calata la notte al loro passaggio. Solo i loro passi sul terreno sembravano essere udibili, metaforicamente pensando al fatto che quel luogo stesse trattenendo il respiro per qualsiasi tipo di avvenimento plausibile di lì a poco. Tian sembrò sussurrare qualcosa a Naaran, con questo che ribadì quanto detto dal dio, dicendo:«Questa regione, nonché una sorta di passaggio vero e proprio tra lo Jiangxu e il Chenglao, porta con sé una storia millenaria, conosciuta tra i baxiriani come "il vento halphico". Sappi solo che per "vento", loro, indicano una sorta di forza spiritica fuori dal comune, mentre il termine "halphico" sembra derivare dal nome di un demone emigrato da Molniskij fino a Baxiya durante il periodo di massima, della guerra contro Gaarekhsha, ossia Halphus» all'udire il nome di tale demone, a quanto pare goetico come quelli incontrati a Molniskij, Mikhail si voltò indietro, dicendo con fare decisamente colto:«Da quanto so, è uno tra i demoni più singolari in fatto di aspetto, in quanto si potrebbe confondere con un mezzo angelo in quanto è legato al colombo come animale» sentendo la risposta data dal ragazzo, Naaran si rivolse a Vasilissa con un accenno di sarcasmo nelle parole che disse:«È bello sveglio il ragazzo, mi piace» ella lo adocchiò un istante, ridacchiando nel mentre.
Intanto, il loro tragitto nella foresta del Chenglao sembrava portarli ad un intricato bivio di radici, con due vie che davano sul buio più totale. «Direi che possiamo provare a controllare sulla sinistra. Sembra quella che da più sul confine della foresta» propose Leraikha, passata avanti, con l'esperienza da cacciatrice quale era. «Beh, se non ti dispiace, facci strada, cara» disse quindi il principe Lucifugo, con ella che annuì, facendo cenno a questi di procedere con circostanza. «只有我一個人這樣,還是空氣越來越冷了?(Zhǐyǒu wǒ yīgèrén zhèyàng, háishì kōngqì yuè lái yuè lěngle? -- Sono solo io o l'aria sta diventando sempre più fredda, col passare del tempo?)» disse Tianhe in direzione del padre, stringendosi l'abito un attimo più forte, prima di trovarsi un braccio attorno alle spalle, sempre di Tian, con questo che replicò, con la più totale tranquillità:«這很正常,兒子。這可能是哈爾弗斯的標誌,在森林深處的某個地方 (Zhè hěn zhèngcháng, érzi. Zhè kěnéng shì hā ěr fú sī de biāozhì, zài sēnlín shēn chǔ de mǒu gè dìfāng -- È normale, figliolo. Potrebbe essere il segno di Halphus, da qualche parte nel profondo della foresta)» egli lo guardò un attimo, prima di scrollare le spalle, proseguendo la camminata come se niente fosse. Effettivamente, tutti quanti sembravano stranamente a proprio agio, lì dentro, sapendo chi ci sarebbe potuto essere, magari aspettando proprio il loro arrivo al suo cospetto.
«Quasi quasi, se non fosse che si tratta di un luogo a me sconosciuto, mi farei una corsetta in giro. Non so, è piacevole questa atmosfera. Che ne pensi, amore?» domandò Ragnar al principe, avvicinandosi a lui mentre, adocchiandolo un attimo, gli teneva la mano. Il diretto discendente della famiglia Morningstar sorrise, annuendo alla sua domanda, rispondendo divertito:«Beh, sicuramente da buon lupacchiotto quale sei, lo faresti lo stesso. E poi, sai che hai proprio ragione? È come se niente possa effettivamente farci qualcosa» il ragazzo-lupo lo guardò con un sorrisetto, prima di incrementare il passo, facendosi comunque seguire dagli altri alle spalle.
«Sai tesoro, da quando sono al tuo fianco, devo ammettere che anche in questo tipo di situazioni, è come se... se non fosse niente. Nulla di preoccupante, per intenderci. Sarà la tua aura, non saprei» ammise Ragnar al ragazzo al suo fianco, un po' casualmente. L'altro lo ascoltava con interesse, comprendendo come quello si sentiva con il principe al suo fianco:«Aww, ne sono assai felice, sai? Che poi, ammetto pure io di sentirmi bene al tuo fianco. Almeno, sei della mia stessa età, e posso stare con qualcuno che non sia decisamente più grande di me. Credimi, all'Inferno sono uno tra i più giovani, e mi sentivo palesemente solo» la risatina che fece Lucifugo alla fine era un attimo intrisa di sarcasmo, segno di come quelle parole erano più che vere. Lo aveva già ribadito una volta di come lui non si sentiva incluso nel complesso demoniaco, se non per questioni lavorative, all'interno del complesso goetico, del quale lui era a capo. Il ragazzo-lupo abbozzò un sorriso, sfiorando un'ala del demone con una mano mentre rispose, guardando davanti a sé:«Beh, ora puoi dire di essere anche ben amato, cucciolotto. E sai cosa? Quando avremo modo di stare da soli... ti andrebbe "tu sai cosa"?» non era affatto una domanda criptica per Lucifugo, con questo che alzò il capo verso il suo, con fare sorpreso. Seriamente, gli aveva chiesto quello, lui? «Non saprei, amore. Siamo comunque fidanzati da poco, e non vorrei bruciare le tappe troppo in fretta. Capisci, vero?» rispose quindi lui, lasciando fluire un colorito rosato sulle sue guance chiare. Non era imbarazzato, era semplicemente sorpreso per il momento nel quale egli domandò ciò. Ma notando come Ragnar sghignazzava divertito dalla sua reazione, gli diede una pacca sulla spalla, rassicurandolo, dicendo:«Sto scherzando, scemo! Ti pare che lo chieda così in fretta, sul serio?» Lucifugo fece un lungo sospiro, contento della sua risposta essendo che, davvero, non era che gli andasse molto a genio come cosa. Intanto, però, a giudicare dal tono col quale Fenrir richiamò i due, evidentemente erano andati più avanti del previsto:«Oh, ma dove correte che ci mettete poco a perdervi, voi due!» questi si fermarono di scatto, guardandosi un attimo prima di notare la distanza che vi era tra loro e il resto del gruppo, avendo capito di non essersi minimamente accorti di ciò, ormai giungendo in uno spiazzo molto più aperto, probabilmente l'effettivo cuore della foresta. «Mh? Tian, per caso c'è stato qualcuno qui, di recente?» domandò Naaran, avendo notato qualcosa che catturò effettivamente la sua attenzione; l'altro inarcò un sopracciglio, scuotendo il capo per negare quanto chiesto dall'imperatore. Questo, però, si avvicinò ad una pietra circa al centro dello spiazzo, prendendo qualcosa da dietro essa. Sembrava una maschera, prettamente nera, e con pronunciati occhi rossi oltre che un becco nero, molto simile a quello dei corvi. Inoltre, attorno a questa, notò come vi fossero anche delle strane piume, rosse come quegli occhi. «E questa?» domandò nuovamente lui, mostrando la maschera agli altri, tenendola tra le mani. Già Vasilissa osservò i tratti corvini di tale oggetto, come a cercare di rimembrare dove potesse aver già visto qualcosa del genere. O meglio, una vaga idea ce l'aveva, ma era tutto fuorché per quella effettiva maschera. «Sembra una maschera donata a noi sovrani di Shirya, dall'Erdester stesso. Però... nessuno di noi ha riferimenti ai corvi, essendo che io sono legata ai gufi, tu alle aquile, Wan Shi ai serpenti e Tokaiyan ai tanuki» intanto, anche Lucifugo guardava l'artefatto con fare pesante, mormorando tra sé e sé:«L'unico che conosco, legato ai corvi, è quel folle di Xenthal, ma... lui non ha maschere, bensì suo figlio Pavel. E la sua non è mai così» dopodiché, il figlio di Luciftias alzò lo sguardo, chiedendo a Naaran:«Posso prenderla un attimo, Naaran? Vorrei un attimo esaminarla personalmente» l'uomo non sembrava dire niente, lasciandogliela tra le mani mentre il demone si fece da parte, sedendosi sulla pietra mentre teneva la maschera sulle ginocchia, osservandola totalmente, mentre pensava piuttosto intensamente. «Potrei anche invocare qui lui e fargliela controllare. Ma non so se riuscirà a raggiungerci dal suo regno al Chenglao in tempi ragionevoli» mentre esaminava questo, poteva sicuramente percepire un vago, leggerissimo potere provenire da ciò che teneva con sé, ma non sembrava minimamente familiare a lui. Sospirò, lasciando intendere che, forse, era il caso di chiamare i rinforzi per vedere di svelare l'arcano.
Sembrava come sul punto di usare uno dei suoi rituali d'invocazione, quando improvvisamente, la maschera gli cadde dalle gambe, liberando un suono talmente acuto che fece inginocchiare Lucifugo, con le mani sulle orecchie per attutire il casino che quella cosa emetteva. Stringeva persino le palpebre, come se quello fosse dolore fisico, che sentiva pesantemente addosso a sé oltre che per i suoi timpani. Provava ogni tanto a riaprire gli occhi, e quello che vedeva, sicuramente, non era ciò che si sarebbe mai aspettato. C'era qualcuno, là, nascosto tra gli alberi, che osservava nell'oscurità la sofferenza del principe, e non si vedeva altro se non quei luminosi occhi rosso rubino, scintillanti di chissà che desiderio malevolo. Vi fu un momento dove quel suono si placò, con Lucifugo che si alzò d'istinto da terra, brandendo la spada prima di esclamare, guardandosi attorno essendo che, stranamente, non vi era nessuno lì, ma solo la sua persona:«Ragazzi, dove diavolo siete finiti?!» come volevasi dimostrare, ovviamente, nessuno diede risposta, ma solo il fruscio delle foglie che poteva udire attorno a sé, tra quelle infinite fronde. Ma poi, voltandosi di nuovo verso la maschera, come se la volesse prendere nuovamente, notò come questa stava fluttuando davanti alla sua faccia, con un occhio di quelli che aveva la parvenza di avere una piccola luce bianca, molto sfocata a causa della vista un attimo appannata del ragazzo. Da lì, una voce dal tono potente, anche più potente di quella di un demone, si fece sentire mentre gli occhi visti in precedenza nell'oscurità sembravano dissolversi:«Lucifugo, il carissimo principe degli Inferi, nonché figlio del nobile Luciftias, è un piacere, parlare con te» era logico che il ragazzo non riuscisse a ricondurre quella voce ad un qualcheduno dei suoi demoni, o di chiunque avesse conosciuto nel corso della sua vita all'Inferno, con questo che semplicemente scosse il capo, dicendo con un tono lievemente d'insicurezza:«Ci conosciamo? Non riesco... a comprendere chi tu sia» persino la presa sulla sua arma sembrava venir meno, ad accentuare la sua incertezza riguardante quella strana presenza. Poteva sentire una lieve risata perseguitarlo per qualche istante, prima di sentire la risposta:«Magari tu non mi hai mai conosciuto di persona, in quanto sei troppo giovane per averlo fatto, ma so benissimo che il mio titolo, "l'Oscuro", ti suonerà più che familiare» all'udire quel titolo, gli occhi di Lucifugo si sbarrarono di sorpresa, incredulo per come questo si era manifestato così, come se davvero volesse aver a che fare con lui. «Decadia... cosa vuoi da me? Cioè, capisci che tutto questo è assurdo? Perché mai dovresti voler un confronto faccia a faccia, anzi, "a maschera" con me?» poteva sentire un leggero movimento alla sua sinistra, tra gli arbusti e i cespugli più scuri che poteva scorgere lì vicino, mentre poi, quegli stessi occhi sembrò come sentirseli alle spalle, proprio per come quella sensazione di venir osservato stava iniziando a farsi sentire eccome, facendogli rizzare i peli della nuca. «Beh, già che tu sappia il mio nome è un traguardo. Ma no, non sono qui per fare presenza, né tantomeno per tormentarti. Da "ex demone", volevo vedere come il potente Lucifugo Morningstar se la cavava, da solo» proprio a quelle ultime parole, delle figure d'ombra spuntarono da dietro gli alberi e tutto ciò che poteva parare il campo visivo del demone. Era circondato, da solo contro una trentina di quegli Hafnarikan, non sapendo letteralmente come comportarsi in mezzo a tutto quell'ambaradan. Persino le sue ali si mossero in segno di accesa voglia combattiva, facendo intendere che non avrebbe comunque ceduto un passo a quelli, né a chi li controllava. «Ex demone, eh? Mi fa piacere sentire che un traditore degli Inferi venga a importunare un membro della famiglia reale, così» rispose lui, con un sorrisetto di pura sicurezza e confidenza che gli percorse il viso. E intanto, quelli si avvicinavano in massa, tutti assieme, prima di trovarsi il Portatore delle Tempeste pronto, lì, a fronteggiarli anche da solo: non lo faceva solo per l'onore suo e della famiglia per la quale faceva parte, ma anche per dare una dimostrazione di ciò che davvero sapeva fare. E così, anche un po' mandandoli fuori giri con la tempestività con la quale Lucifugo si mosse, questo riuscì a far breccia tra loro, aprendosi sicuramente uno spazio maggiore per poter studiare un piano d'assalto, il più in fretta possibile.
Li guardava, uno a uno, e sapeva benissimo che questi non gli avrebbero mai dato un secondo di respiro, se non quando sarebbe morto. E così, anche con un po' della sua spavalderia che lo caratterizzava nei combattimenti, questo avanzò senza pietà, liberando attorno a sé una spirale di vento tagliente che ampliò il suo raggio d'azione, oltre ai suoi attacchi fisici, così da spingere indietro tutti gli Hafnarikan, i quali però, per buona parte, riuscirono anche a farsi da parte rispetto alla furia con la quale il principe li assaltava, noncurante del fatto che fosse da solo contro tutti quelli, mentre altri, forse più impacciati o chissà per quale strano motivo, non fecero altro che dissolversi al primo attacco. «Deboli, deboli, SIETE TUTTI INUTILI!» tuonò Lucifugo, con una risata che letteralmente non faceva altro che irritare chiunque avesse mandato al macello quelli, mentre il ragazzo ormai combatteva con un'eleganza ed una capacità sovrannaturali, frutto delle centinaia di anni di combattimento passati a fare quello che sapeva fare meglio: mandare in pezzi qualunque cosa gli si parasse davanti, con quella spada dalla quale non si sarebbe separato neppure nella seconda tomba.
Era arrivato al punto di puntare gli ultimi quando, improvvisamente, i corpi ombrosi degli Hafnarikan emisero una sorta di effetto molto simile ad un glitch grafico, prima di smolecolarsi davanti agli occhi del demone mentre, proprio dove la maschera era rimasta a fluttuare, ora, vi era davvero qualcuno. E no, non erano solo gli occhi, ma qualcosa di più...
Sembrava un ragazzo pressoché giovane, a giudicare dai tratti che aveva, con dei capelli dal colore molto ricordante un sole fiammeggiante, oltre che quegli stessi occhi rosso rubino che vide lì nell'oscurità. Era elegante, ma dai tratti demoniaci che Lucifugo riconobbe all'istante, tra il rosso e il nero. Ciò che non capiva, però, era il fatto che questo teneva con sé una penna, una stilografica per la precisione. Alla fine, la figura sorrise beffardo, facendo sarcasticamente un applauso al principe, dicendo in modo più che divertito:«Lo ammetto, non te la cavi così male come pensavo. Devo averti sottovalutato» il ragazzo non rispose, ma solo accennando un ringhio ridotto ad un flebile quando l'altro gli mise un dito davanti alle labbra, facendo irritare palesemente il principe. «Anche se dovessi, tu, incazzarti, non fregherebbe a me come a nessuno, Lucifugo. Sai meglio di me cosa comporta la rabbia per un demone: debolezza» aggiunse quello che, di per sé, poteva farsi chiamare Decadia. Era la prima volta che si faceva vedere così, e sicuramente era più che una sorpresa, soprattutto per il susseguirsi degli eventi. Lucifugo lo guardava freddamente negli occhi, borbottando:«Io credo che tu ci stia solo perseguitando, Decadia. Prima mandi al macello tutti quegli Hafnarikan, e poi appari solo per fare lo splendido con me? Oh, non credere che io sia un'idiota: so bene che vuoi tentarmi ad attaccarti» scosse anche il capo, tenendosi a debita distanza dall'essere, mentre questo alzò le spalle, con una smorfia di disinteresse più totale. «Vedi questo incontro come vuoi, Lucifugo. Dopotutto, se sono qui, un motivo ci sarà, non credi?» l'altro fece una faccia che stava letteralmente a simboleggiare l'ovvietà della sua domanda. Cioè, sembrava così prevedibile a parole, come se parlasse a suon di cliché. «Ma guarda, pensavo che fossi qui per scambiare quattro chiacchiere, davanti a un fiasco di vino od offrendomi da fumare. Certo che hai i tuoi motivi... che sarebbero?» il principe rispose così, solo per rimarcare quanto non gli andasse a genio di avere Decadia tra i piedi, soprattutto per l'infausta reputazione che si era creato. Ma questo sembrò anche sorridere con fare sincero, girandogli attorno mentre rispose:«Vedi, Lucifugo... io sono più che consapevole che tu abbia un gran potenziale, e sono venuto qui proprio per proporti questo. Naaran è talmente pietoso che non è in grado neppure di ascoltarmi. Per questo voglio chiederti: io, su tua accettazione o meno, posso fare qualsiasi cosa per un tuo scopo, o volere, ma in cambio, tu mi darai una mano per un "piccolo progetto" che ho in mente» Lucifugo, letteralmente, scoppiò a ridere nel sentire questa proposta fatta da Decadia. Non gli sembrava vero che questo pensasse che fosse così facile abbindolarlo. «Ahaha! Cioè, tu mi stai dicendo che puoi soddisfare un mio volere, mentre io dovrei aiutare te con un tuo "piccolo progetto"? Senti, vedi prendere la tangente perché ti sto per mandare a fanculo» sembrò infatti sul punto di girare i tacchi e allontanarsi ma, come volevasi dimostrare, egli si ricordò pochi istanti dopo che era da solo, probabilmente in una sorta di dimensione uguale a quella del mondo reale, dalla quale non sarebbe mai uscito se non tramite Decadia stesso. A quel punto, questo aggiunse, quasi con tono voglioso di farsi ascoltare:«E dai, non ti sto chiedendo di consegnarmi le chiavi dell'Inferno! È solo una cosuccia per la quale, forse, potresti pure essere d'accordo. Cioè, da demone, non vorresti far sì che tutto ciò che ti è caro, diventi perfetto? Nel senso... oltre le loro possibilità attuali? Secondo me, stai perdendo una ghiotta opportunità» e nell'avvicinarsi nuovamente al principe, aggiunse, mettendo una mano sul petto del ragazzo:«Non vuoi fare un favore per un tuo vecchio sottoposto?» quegli occhi che lo scrutavano, urlavano di pura tentazione, con Lucifugo che rimase totalmente impassibile dinanzi alla voce mielosa dell'essere, a tal punto da afferrargli il polso e tirarlo indietro, dicendo:«Lo accetterò solo quando Dio sarà morto. E quindi, penso mai, Decadia. Ahimè, non sono imbecille. E poi, non credo che un "ex demone", o come ti fai chiamare, abbia così tanto potere da puntare a un qualcosa di così senza senso. Cioè, capisci che queste parole sono letteralmente da libro fantasy, cioè irreali?» la faccia che fece questo era stranamente divertente, con uno sguardo diretto chissà dove mentre si liberava dalla morsa del principe, replicando con un sorriso smagliante:«Peccato, almeno ci ho provato. E poi, beh... irreali, fino a un certo punto. O almeno, chi sa, sa» fece quindi per andarsene, mentre la maschera da corvo riprese a fluttuare dove stava prima, mentre Decadia disse un'ultima cosa prima di dissolversi come quegli Hafnarikan, in precedenza, avvolgendosi di un effetto glitch molto più persistente e visibile:«Sappi solo che la tua vita, da qui in poi, diverrà come una hardcore. Attento ad ogni tuo passo, perché potrà diventare l'ultimo... AHAHAHAHA!!» e con quella risata, egli scomparve tra quei pezzi di tile-set sconnessi che erano divenuti il suo corpo, mentre Lucifugo riprese a vedere ciò che c'era davvero, ossia Anton e gli altri che lo ebbero circondato, assicurandosi che stesse bene. Era sdraiato con la testa appoggiata sulla roccia mentre, tra le braccia, sembrava tenere qualcos'altro, al posto della maschera: era un piccolo colombo bianco. «A quanto pare mio fratello è tornato» era una voce distante, quasi sospirata, con gli altri che si voltarono esattamente dove essa si fece sentire...
STAI LEGGENDO
Chronicles of a Sin: Divine Blizzard
Fantasy"Dopo le avventure nella nebbiosa terra di Aesir, e subito dopo la liberazione di questa dal dominio egemonico del Sacerdote, tutto sembra procedere per il verso giusto per la ricostruzione dei luoghi ridotti in macerie. Persino l'enorme Nazione del...