"Un'altra sinfonia"
Dopo essersi rifocillati, con annesse ingiurie del portafoglio dovute ai prezzi che vi stavano a quel chiosco, il gruppo quindi si ritrovò un attimo all'entrata dell'aeroporto di Raijiō, pensando ora alla tabella di marcia da seguire. C'era molto da vedere, sicuramente, e magari proprio questo avrebbe potuto ampliare le conoscenze che, attraverso le altre Nazioni shiriensi, venivano meno. Si parlava poco di Shinigoi a causa del suo essere restrittivo, e quelle poche informazioni erano rese disponibili soltanto in maniera vaga, quasi censurata per qualche strana ragione. «Ora, dopo la ladrata della quantità di soldi, qualche idea su dove andare?» domandò Viktor, intanto che si dovette tappare il naso a causa del fumo della sigaretta che Luciftias teneva tra le dita, stesso per il padre e suo nipote. Lilith invece, guardando i tre, sospirò di pura rassegnazione, dicendo intanto:«Francamente l'unica cosa che vorrei fare attualmente, è visitare Raijiō e magari pensare poi a come procedere. È una città decisamente grande, e di sicuro potrebbe anche riservare sorprese» dopodiché, prendendo dalle mani la stecca che il Diavolo aveva, ella si fece un tiro, aggiungendo al marito:«Ma potevi lasciarne una anche per me, amore?» l'altro roteò gli occhi, porgendole il pacchetto direttamente, intanto che Naaran si alzò, guardando attorno a sé. «Però, sì, direi che Lilith abbia pienamente ragione. Magari con questa visita a Raijiō, potremmo anche trovare qualcosa di utile» e così, Otis, sempre in forma di Wang Lu si mise letteralmente in moto, alzandosi dal posto dove stava, aggiungendosi quindi al discorso:«Anzitutto, vorrei farvi conoscere una persona a me molto cara, col quale ho avuto il piacere di far amicizia durante la mia permanenza, qui a Shinigoi. Se non sbaglio, sta nel quartiere Kuronamasu, abbastanza vicino all'aeroporto» beh, avere qualcuno del posto che, magari, avrebbe potuto far loro da cicerone, di sicuro si sarebbe rivelato un vantaggio non di poco conto. D'altronde, si trovavano in una Nazione davvero isolata rispetto alle altre, e quindi sarebbe stato meglio comprendere di più in merito. «Vai, andata» confermò quindi Lucifugo, intanto che era andato a buttare il mozzicone altrove, e con gli altri che avrebbero quindi seguito quello che ora era nella forma da portatore di morte, adesso procedettero tra le ampie vie della città.
Davvero, non sembrava possibile che un posto come questo fosse di una Nazione reclusa nel mistero e nella tirannia, proprio da com'era ben tenuta e da tutto ciò che offriva. Vi erano negozi a non finire, ed anche chi ci viveva sembrava totalmente abituata e cosciente dello stato ove avrebbero continuato a prosperare per chissà quanto tempo. «Uuh, che bello quel kimono!» disse Vasilissa al sovrano gaareko al suo fianco, guardando una vetrina che le era passata sott'occhio, notando proprio quell'abito tipico di quelle zone, di un colore che, sicuramente, le sarebbe calzato a pennello. Naaran ridacchiò e, intanto che le teneva con cortesia il braccio attorno al proprio, disse ad ella:«Se vuoi, te lo posso prendere. Ci mettiamo cinque minuti, il tempo che te lo provi, d'accordo?» il sorriso dell'imperatrice molniana era davvero raggiante di gioia, e così, con gli altri che risero nel vedere una dal temperamento così freddo come Vasilissa, comportarsi come una ragazzina davanti alle vetrine, alla fine lasciarono passare, così che ella potesse farsi comprare quel kimono che aveva tanto adocchiato, da Naaran.
Intanto, con Arslan che era rimasto lì con gli altri, disse loro:«Se devo essere sincero, mi sarei aspettato questo essere premuroso da parte di mio fratello già ancora prima. Da quello che so, lui era innamorato di Vasilissa anche sin da quando dichiarò guerra a Molniskij» un po' sorpresi, ma neanche più di tanto, sembravano esserlo. Cioè, aveva dichiarato guerra ad una Nazione governata dalla sua cotta, ed ora si mostrava davvero cambiato rispetto a quello che era fino a prima dello scontro nell'Arsdom. Nel mentre che il gruppo conversava col principe gaareko, ecco che Naaran e Vasilissa uscirono dal negozio, con la sovrana molniana che, davvero, non sembrava quasi più lei. Quel kimono bianco e dai nastri azzurri le stava divinamente, e davvero le piaceva tantissimo già da come ella lo sfoggiava orgogliosamente, facendo una giravolta su sé stessa. «Allora? Come sto?» essi le fecero un sincero applauso, trovandola sicuramente splendida in quell'abito. E così, Naaran le cinse un braccio attorno alla nuca, dicendole:«Stai una favola, tesoro mio. E poi beh, è difficile trovare qualcosa che non stia bene sulla tua persona, se non impossibile» la donna al suo fianco era davvero tanto felice di sentire le sue parole, proprio sentendo il suo cuore riscaldarsi all'udire queste. «Aw, adulatore» commentò ella, ridacchiando gioiosamente intanto che poterono riprendere la loro marcia verso il Kuronamasu. Seriamente, i due non erano possibili da separare, non ora che potevano stare assieme, dimenticando le armi che si erano puntati contro fino al giorno prima.
Giunti dove indicato da Otis, quindi, poterono notare come tale quartiere sembrava uno molto residenziale, ma comunque ben rifornito d'ogni cosa. Perciò, quando egli ebbe un momento per tornare nella sua forma effettiva, disse al gruppo:«Datemi un secondo, ragazzi. Gli citofono e scende» e così fece. Qualche secondo dopo aver premuto il tasto, una voce giovane, maschile ovviamente, rispose alla chiamata, dicendo:«Chi é?» l'altro quindi emise una lieve risatina prima di rispondere attraverso l'interfono, facendosi riconoscere dallo schermo-telecamera che vi era sopra installato:«Sono Otis! Che fai, scendi? Ho un po' di amici da farti conoscere» non sembrò ricevere risposta in un primo momento ma, letteralmente venti secondi dopo, un ragazzo circa della medesima età del figlio di Decadia uscì dal palazzo, correndo. Era un ometto dai capelli scuri, idem per gli occhi, con un torii tatuato sul braccio, con in mezzo una scritta in shinniano che diceva 'Qui è sorta la luce'. I due si abbracciarono strettamente, ridendo animatamente come se fossero due amici che non si erano visti per un sacco di tempo, mentre Otis quindi, domandò all'altro:«Hehe, Ayeshi, ti sono mancato eh?» l'altro annuì con una contentezza incontenibile, replicando:«Assolutamente, Otis! Cioè, sei sempre stato là a Kamigami o a Baxiya, pensando che non ci saremmo visti per davvero tanto, troppo tempo» dopodiché, guardando gli altri, si staccò dall'abbraccio, salutando questi in un modo più formale, sicuramente avendo riconosciuto alcuni volti noti. «Ma comunque, saluti a voi. Io sono Ayeshi, e sì, io e Otis siamo ottimi amici, come potete vedere» essi sorrisero nel vedere come il Decadia, almeno, sembrasse capace di mostrare pura gioia, pur essendo un programma, con Ragnar che, incuriosito da questa loro interazione, disse:«Oh, lo notiamo. Cioè, non mi sarei aspettato che Otis fosse così affettuoso con qualcuno» il diretto interessato rise, grattandosi la nuca intanto che questo, appunto, rispose al mezzo lupo, dicendo:«Eh oh, posso avere anche io degli amici? E poi, Ayeshi è uno dei pochi col quale riesco a confidarmi pienamente senza sentirmi giudicato» perciò, dopo aver fatto le dovute presentazioni, con il ragazzo che si mostrava contento ed anche sorpreso a vedere cotanto potere tutto assieme, egli infine disse loro:«Per me è un onore potervi presentare e far visitare per bene Raijiō. Ormai la conosco letteralmente come tutti gli sparatutto al quale ho giocato, haha!» e così, con questo che fece loro cenno di seguirlo, poterono quindi farsi guidare da Ayeshi lungo le zone che, secondo lui, erano propriamente le più importanti, mostrandosi davvero disponibile, quasi esagitato di poter avere anche altri al suo fianco per il quale fare da cicerone qua e là per la città.
«Però, c'è da dire che Ayeshi sembra un ragazzo simpaticissimo e di una cortesia incredibile» commentò Lucifugo al proprio compagno, con questo che annuì, mostrando un sorriso ogni qualvolta guardava questo nuovo arrivato, sempre gaudioso e dal sorriso facile, «Concordo con te, tesoro. È davvero gentilissimo ed anche un piccolo pozzo di conoscenza» questo era dovuto al fatto che egli sapesse spiegar loro letteralmente ogni luogo simbolo di Raijiō, tra cui storia, aneddoti e quant'altro. Tra il grande torii chiamato Arogadahara, il quale era posizionato con l'entrata rivolta verso nord, esattamente a puntare la capitale Kamigami per questioni che univano la divinità e lo Shogun, come a dire 'ogni portale ti dirige al sovrano', od anche i vari templi dedicati al potente Erdester Shirya, tutti quanti costruiti secoli addietro, durante il periodo che si faceva chiamare "dei fiori di ghiaccio", in quanto uno dei simboli donati da Shirya stesso alla Nazione, per mostrare loro la sua divina presenza. Insomma, era davvero un'enciclopedia infinita di conoscenza del posto.
Intanto che essi si facevano guidare da Ayeshi lungo la città, ora percorrendo il fiume che tagliava a metà la periferia dalla zona più centrale, questo domandò loro:«Ma se posso permettermi di farvi questa domanda, come mai vi trovate qui a Shinigoi?» il ragazzo al suo fianco, quindi, rispose per gli altri, dicendo:«Beh, diciamo che sono qui per una questione riguardante mio padre. E per fare ciò, sono dovuti partire da Gaarekhsha e... sì, quello che hai sentito al telegiornale è vero: sono stato sconfitto da loro. Però, diciamo che non mi sento affatto in ostaggio; mi sento bene con loro» l'altro annuiva, comprendendo la ragione della loro presenza lì, e così, senza stare ad entrare troppo nel dettaglio, disse a sua volta:«Ah beh, capisco. Diciamo che il nostro Shogun, anche per via di Decadia, ha sempre mostrato molto risentimento ad aprire le frontiere con le altre Nazioni. Non so perché, ma probabilmente lo fa per preservarci, e per evitare qualsivoglia tipo di, ecco... conflitto con suo figlio, Wan Shi, o meglio, Wan Shingen» già sapevano il nome completo del sovrano baxiriano, essendo che fu lui stesso a rivelarlo, ma considerare questa una scusa per la quale 'rinchiudere' i suoi stessi abitanti all'interno di confini, per paura di dover combattere, sembrava decisamente strano. «Se devo dire la mia, essendo che l'ho conosciuto di persona e ho avuto anche il piacere di aver tanti confronti con lo Shogun, è sempre stato un tipo molto conservazionista dei principi shinniani, volendo a tutti i costi evitare il confronto con Wan» disse quindi Naaran, essendo appunto uno dei pochi ad aver avuto a che fare con Tokaiyan, di persona. «Assolutamente. Inoltre è raro che si mostri in pubblico, se non due volte all'anno, per le feste che qui vigono» rispose quindi Ayeshi, intanto che si erano un attimo fermati lungo il ponte chiamato 'di diamante' per via della storia di come venne costruito. Infatti, quei piccoli filamenti trasparenti, ma traslucenti alla luce del sole, erano esattamente piccoli fili fuoriuscenti dal terreno, di puro diamante: semplicemente qualcosa di assurdo, impensabile in qualsiasi altro luogo. «Praticamente mio padre con la sua gente, nel continente di Decadia» commentò Otis, con fare scherzoso, ma comunque sincero. Beh, era nello stile di uno come Decadia, quello di essere un sovrano poco visibile agli occhi dei 'comuni mortali'. Perciò, nel momento in cui essi stavano scendendo dal ponte, all'improvviso, un rumore sordo fece fermare non solo il gruppo, ma anche i passanti attorno a loro. Proprio questi si guardarono, come in preda ad un lieve panico, ma senza mai scappare da dove stavano. «Uh? Che succede?» domandò quindi il principe degli Inferi, con Ayeshi che pure sembrava spaventato da quello che tutti avevano sentito. Otis cercava di rassicurarlo come poteva, dicendo agli altri con serietà:«C'é stato uno sparo in zona Sarukkōmi, mi sa verso la zona del cinema» guardando l'altro ragazzo, il Decadia gli tenne un braccio attorno, con questo che, tremando, si appoggiò sulla spalla dell'amico, cercando sostegno da parte sua. «Okay, serve che ce ne occupiamo noi, mh?» domandò Naaran con un tono abbastanza secco, già pronto ad estrarre la lama se necessario, e lo stesso valse anche per gli altri. Ma notando Otis scuotere il capo, non ebbero neppure il tempo di sguainarle che disse:«Non serve. Ci penseranno Uriaga e Vanniskha, nel caso» e così, con Ayeshi che piano piano stava calmandosi nell'abbraccio confortante del figlio dell'Erdester della Morte, gli altri lo guardarono abbastanza straniti: di chi stava parlando?
«Chi?» fu la domanda più logica che Vasilissa fece al ragazzo, con questo che sospirò, tracciando due simboli nell'aria, con gli indici, «Due oracoli, ossia lo Psi e il Lambda, nonché colleghi di quello che avete ucciso a Gaarekhsha» spiegò rapidamente lui, notando il bastone che sporgeva da dietro la schiena di Naaran, il quale sbuffò, dopotutto avendo fatto quel gesto, unicamente per proteggere sé stesso e la sua Nazione. Procedettero oltre, apposta per raggiungere il cinema in Sarukkōmi e vedere davvero cos'era successo.
Giunti quindi là, l'unico spettacolo visibile fu quello di uno splatter: vi era un cadavere a terra, con tre fori da arma da fuoco che prese esattamente polmoni e cuore con una precisione semplicemente chirurgica. Sembrava quasi fatto apposta, e Ayeshi aveva pienamente riconosciuto chi potesse esser stato ad uccidere così, in mezzo alla folla che ora si era riparata nei negozi, in un parapiglia davvero grottesco:«A quanto pare quei mercenari bastardi sono tornati a rompere allo Shogun e i suoi funzionari» sembrava esser in grado di dare un'identità al morto, guardando da lontano quell'uniforme che indossava, oltre al fucile d'assalto che stava lì, giacente a terra, affianco al corpo dell'uomo. Otis quindi, lasciando andare il braccio del ragazzo, si fece avanti per verificare come sarebbe avvenuta l'uccisione ma, proprio quando fu incombente sul corpo del funzionario dello Shogun, una voce squillò pesante da una traversa alle spalle del cinema:«Ecco l'infame, prendetelo!» e da lì, da sopra i palazzi, dal tetto del cinema, ed anche da attorno a tutte le vie adiacenti a quella principali, vi erano un sacco di uomini armati, tutti con le armi da fuoco puntate contro il figlio di Decadia, il quale sembrò in un primo momento alzare le mani. «Non so di cosa stiate parlando, fecce di Rechlan» rispose lui con tono decisamente fermo, inamovibile rispetto alla minaccia di piombo e chissà che altro nella quale si trovava. Tutti loro sembravano sorpresi dalla calma con la quale egli parlava, ed intanto che il gruppo alle sue spalle stava pronto con le armi in mano nel caso fosse stato necessario, quello che sembrava essere il capo di quei "mercenari", o come erano stati chiamati da Ayeshi, si fece avanti con passo diretto, pesante. «Bene bene... Marr Otis Decadia, figlio del potente Erdester della Morte. Fa strano nominarti col tuo vero nome, e non con quello fittizio che ti sei affibbiato ad hoc, letteralmente impersonando un morto. Ma che importa di quello... tu sarai esattamente come il vero Wang Lu» e alle spalle, ancora, il ragazzo sentì proprio il ferro puntato alla nuca, non potendo in alcun modo voltarsi per vedere e ridere del suo aggressore. «Sì, ti fa strano vedere il principe indiscusso di Decadia, qui... che strano, appunto. Eppure è così» rispose lui, con un sorrisetto che non faceva presagire niente di buono: qualcosa stava bollendo in pentola, e Otis sapeva esattamente come uscire da quella situazione decisamente spinosa. L'altro rise sotto i baffi ispidi, replicando con una schiettezza inaudita, forse noncurante dell'essere col quale aveva a che fare:«Fai tanto il duro, il serio con chi è più grande di te. Ascolta ragazzino, dì a tuo padre di andartene da Shinigoi se ci tieni alla tua pe–» proprio nel momento in cui l'uomo stava per esalare tutta la sua minaccia, improvvisamente, uno sparo gli fece gelare, colare il sangue fuori. Letteralmente. Si guardò in basso, sentendo quella sensazione orribile addosso che, per ciò, non fece altro che terrorizzare chiunque fosse lì: c'erano dei tentacoli enormi, forse in forma più piccola, ricordanti quelli del Kraken, che letteralmente lo infilzarono da parte a parte, e adesso gli stavano stritolando la cassa toracica da dentro la carne. Otis rideva, ma rideva in modo talmente sguaiato che sembrava essere sotto effetto di un attacco schizofrenico repentino, con le pupille del ragazzo che, a questo, si invertirono col colore degli occhi: un rosso che sapeva di male, di puro inferno. «Abbiamo finito di giocare a chi ce l'ha più lungo e chi è più forte dell'altro, mh? Abbiamo finito?» il suo tono anche si mostrava come demoniaco, distorto sotto ogni concetto del termine, risuonando talmente in modo puro e scandito che davvero lo stavano rendendo come un vero demone. Quei tentacoli stavano letteralmente spezzando le costole dalla cassa toracica, una per una, e sotto le urla strazianti dell'uomo, gli altri stavano iniziando a sparare all'impazzata contro Otis, nella speranza che liberasse il capo ma, non appena quei proiettili raggiunsero il corpo, essi vennero come inglobati da... qualcosa. Qualcosa di indefinito, come di generato per l'occasione e, un istante dopo, letteralmente sputando questi stessi proiettili contro tutti gli uomini armati, al doppio della velocità. Era inutile dire che questi vennero fatti fuori come se non ci fosse un domani, in un'agghiacciante scena dell'orrore dove la vittima, ora, era divenuto autore di una carneficina senza senso. Erano in quaranta contro uno, eppure avevano perso. Otis lasciò la presa sull'uomo non appena questo gli perforò di violenza quel cuore, in una fontana di quel liquido scarlatto che sembrava non finire mai, riducendo esso in un corpo morto, zampillante sangue da ogni foro. Non appena i tentacoli da attorno al collo e la schiena del ragazzo si ritirarono, quindi, guardò il gruppo con un sorriso quasi innocente, a cercare di mascherare l'impossibile, tutto ciò che era avvenuto davanti a loro. Questo era il potere dei Decadia, nonché la capacità di questi di fare cose assurde, senza alcun filo di logica.
«A cosa esattamente cazzarola ho assistito?» disse Lucifero, strabuzzando gli occhi dinanzi a quella scena decisamente pesante, per chi magari era debole di stomaco. Era raro che il Diavolo rimanesse impressionato da qualcosa ma, qui, davvero, non aveva altro da dire se non questo. «Oh, non è niente, Lucifero. È solo una cosa da poco, eheh» disse quindi il ragazzo, proprio fregandosene del massacro che aveva appena compiuto, da solo, senza neppure l'ausilio del gruppo che, sicuramente, avrebbe contribuito a proteggerlo. «Non è niente?! Hai letteralmente sterminato un'intera serie di mercenari in tipo due minuti, senza neanche muoverti!» rispose ancora lui, a far intendere davvero quanto fosse rimasto sbalordito dalla potenza con la quale, ora, avevano a che fare. Sapevano che era potente, ma non così. Questo era davvero oltre ogni più rosea aspettativa.
Nel frattempo, quasi come se non fosse successo niente, Otis si avvicinò al suo amico Ayeshi, il quale aveva assistito a quella scena con il cuore in gola, ma non tanto per il fatto che egli era stato con le armi puntate contro, ma proprio per la risposta di questo, alle minacce. «Ehi ehi, non temere, amico mio. Non è successo niente, okay?» provò quindi a rassicurarlo, con l'altro che semplicemente annuì un po' intimorito, ma comunque contento che egli fosse sano e salvo. «S-Se lo dici tu. Comunque... wow, sei... sei fenomenale, Otis»
«Aw, ti ringrazio!» rispose lui, annuendo di buon grado al complimento, con Otis che, quindi, si voltò indietro, guardando tutta la scena sanguinolenta che gli si parò davanti, dicendo poi:«Ma comunque... vogliamo andare avanti? C'è tanto altro da visitare, prima di procedere oltre, no?» e così, davvero come se niente fosse accaduto, il gruppo riprese la loro visita guidata in quel di Raijiō, ma davvero, ognuno di loro guardava Otis come se fosse un fantasma, un mostro senza scrupoli. Se questo era il figlio, allora come diavolo era il padre, in fatto di forza?
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Chronicles of a Sin: Divine Blizzard
Fantasy"Dopo le avventure nella nebbiosa terra di Aesir, e subito dopo la liberazione di questa dal dominio egemonico del Sacerdote, tutto sembra procedere per il verso giusto per la ricostruzione dei luoghi ridotti in macerie. Persino l'enorme Nazione del...