Prologo

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"L'inverno sempiterno"

Erano ormai passati anni, tanti anni da quell'ultima follia ideata dal Sacerdote per porre fine alle speranze dell'intera Aesir di prosperare, ed ora che il continente aveva riconosciuto di fatto il loro salvatore, anzi, salvatori, il popolo intero poteva sorridere dinanzi alla nuova vita che lì sarebbe passata affianco, senza, forse, mai più abbandonarli.
Persino Morten ora era felice. Felice di avere una ragazza splendida per la quale era innamorato, e persino con due figli che per lui erano la gioia mai avuta nei suoi millenni di vita. Non chiedeva altro se non grazie, a chiunque avesse permesso di lasciarlo lì, in pace.
Ormai la Nazione delle Ombre, Nixet, era divenuta un luogo libero e soprattutto, tornato ad essere ciò che fu tanti anni or sono: una terra di volenterosi che non sognerebbero altro se non farsi riconoscere, e stavolta, anche per risollevare la reputazione maciullata della loro patria. Quell'ombra non faceva più paura agli occhi delle altre sette Nazioni, complici del fatto che, se Nixet ora era un luogo molto solidale e disposto a cambiare registro – popolo e sovrano compresi –, era anche grazie all'aiuto di chi non ha mai smesso di credere nel miracolo di vincerla quella folle guerra.
Proprio lì inizierà questa storia, dove, come sempre, si paleseranno dinanzi agli occhi di chi non conosce, qualcosa di nuovo e talmente incredibile da lasciare a bocca aperta pure gli Erdester: gli spiriti dei continenti di cui Aesir stessa faceva parte. Tutto era come sarebbe dovuto essere in principio, e ormai non v'era neppure la necessità di credere che un qualcosa di grosso potesse spezzare il pacifico incantesimo, perché di certo ciò non sarebbe avvenuto.
Ovunque si respirava un'aria di serenità, da Thaul fino alla sopracitata Nixet, con ogni abitante aesiriano che progrediva nella propria vita con un occhio al futuro, perché Aesir meritava comunque di preservare una buona generazione d'oro da far prosperare in seguito. Tra questi, vi erano Fenrir e Katrine, col primo rimasto ad Ymaras per stare vicino a quella che attualmente sarebbe la moglie, divenendo di fatto il re della Nazione dei Geyser in coabitazione con, appunto, la Giustizia, e con al loro fianco il loro bambino, che ormai tanto bambino non era, ossia Ragnar. Quel ragazzo dagli occhi di ghiaccio si mostrava imperturbabile dinanzi alle malefatte sporadiche altrui, talvolta mostrando l'aggressività del padre unita allo spirito giustiziero della madre. Insomma, per il male non c'era scampo quando Ragnar era in zona.
Giungendo nella grande e risollevata Nazione del Giudizio, Fjurdanggur, con l'ascesa al potere di Þórey ed un consiglio composto da Fortounīs, Tsunariis, Thør e Katair, anche la Nazione della leggendaria Vàrzel riusciva a vivere serenamente. Per commemorare la nobile Dea, la sorella della vecchia sovrana fece costruire persino una grande statua di Vàrzel davanti alla Rosa dei Mari: sua dimora sin dal principio, proprio per ricordare le splendide gesta di Vàrzel Fontaine sulla sua terra che tanto amava e proteggeva, anche da quel luogo lucente.
Infine, tornando proprio all'inizio del primo viaggio, a Thaul, Anton ebbe finalmente ricevuto ciò che da tempo sognava di ambire: divenire il re della sua amata Nazione, con Aleksandr che decise di abdicare dopo l'ultima battaglia e con Astrid che avrebbe preferito essere la regina degli Scarlatti a Nixet, proprio per non abbandonare chi ormai considerava come sudditi acquisiti. Sicuramente la scelta di lei era molto fantasiosa e discutibile per il figlio – giacché avrebbe preferito averla al suo fianco –, ma in fondo, avendo Ellen con sé, ed un intero popolo a sostenerlo moralmente, aveva la possibilità di lasciarle scegliere il suo futuro senza problemi. Si potrebbe concludere ciò, indicando proprio come Aesir adesso viveva nella tranquillità più totale, dove prima sembrava solo e soltanto un mero miraggio. Ma sarebbe stato proprio questo senso di tranquillità che li avrebbe portati ad un passo dal cielo, o meglio, il cielo sarebbe disceso da loro...
Un giorno, praticamente a ridosso di uno dei Festival che ormai si tenevano a Yrggen, Anton ricevette uno dei suoi sudditi della Skjarn alla basilica, con una lettera in mano. «Oh, dimmi Lukasz, cosa ti serve?» domandò il giovane re, seduto in modo imperioso sul trono. D'altro canto il ragazzo non si scompose dinanzi alla grandezza del suo sovrano, replicando con garbo e tenendo la testa china:«Mio sovrano, ha ricevuto una lettera da parte del re Viktor, da Hrasnev» a risentire quel nome del Dio del Tuono, faceva venire dei brividi di pura nostalgia. Gli mancava sentire i suoi compagni d'avventura dopotutto, e notare come uno come Viktor si era ricordato di lui, ciò gli poteva solo fare che piacere. Facendo quindi cenno a Lukasz di passargli la lettera, quasi un fremito gli prese le mani non appena mise esse su quella busta nera, con un sigillo in cera viola, colore molto predominante per il re del complesso di Hrassen.
Allora Anton la aprì e, notando al suo interno proprio la lettera di egli, ne lesse il contenuto con dovuta attenzione ed interesse:«"Ehilà Anton, sono Viktor! Lo so, sono passati davvero tanti anni da quando hai preso il posto del grande Aleksandr, e sono felicissimo per questo, ma attualmente avrei un'offerta per te, amico mio: in questi giorni sono in partenza verso Voklarinya per lavoro, la città portuale più a nord del continente di Shirya, essendo nella Nazione di Molniskij. Se ti farebbe piacere, vorrei tanto rivivere quei momenti, andandoci assieme. Ah e, ovviamente puoi avvertire Katrine e gli altri, se vogliono aggiungersi. Nel dubbio, se stai leggendo questa lettera, sappi che mi troverai al solito posto, vicino alla mia splendida Folgore.
Spero di rivederti presto,
Firmato: Viktor Von der Haris"» quello che gli mandò faceva sorridere Anton come un beota, rendendosi conto della proposta unica e sicuramente irrinunciabile per lui: cioè, sarebbe sbarcato su un altro continente! Questa notizia lo fece praticamente saltare di gioia quando, all'improvviso, la nobile Valchiria Ellen apparve nella basilica con un viso rilassato dopo gli allenamenti e, notando l'esagitazione del proprio amato chiese, curiosa:«Cos'è questa gioia incontenibile, amore?» Anton volle quindi affiancare la ragazza, facendole vedere la lettera di Viktor intanto che disse:«Viktor vuole vederci a Hrasnev per portarci nel continente di Shirya. Ho sempre desiderato poter viaggiare anche fuori da Aesir, e ciò sicuramente non può che farmi piacere e rendermi davvero estasiato! E ti prego, spero che anche tu possa venire con me, cucciola» la ragazza, intanto che leggeva il contenuto della lettera, annuì al re thaulino, replicando con un leggero sorriso:«E va bene dai, avvertirò Mamma per questo. Ovviamente dillo anche ai tuoi che almeno ti aiutano nei compiti da sovrano» anche lui ammiccò di rimando, a far intendere che non vi stavano problemi.
Allora i due rimasero lì nella basilica, proprio per attendere l'arrivo di Aleksandr nel mentre che Ellen avvertiva per via telepatica la Madre proprio per dirle che sarebbe partita. Ovviamente da quello che si dissero, Freja sembrava totalmente d'accordo a vedere la figlia andare in un altro continente assieme ad Anton, e quindi dovette solo aspettare il resoconto del compagno, che non tardò ovviamente ad arrivare.
Infatti, il ragazzo si fece seguire dopo una mezz'oretta anche dal padre, con l'attuale re thaulino che mostrava un sorriso raggiante, segno che quasi sicuramente sarebbe stato un sì anche per lui. Egli quindi, disse:«Beh, a quanto pare dobbiamo solo chiedere a Katrine e Fenrir se vogliono venire, magari assieme al loro figlio Ragnar» il padre di lui aggiunse, in conferma di quanto detto dal figlio:«Non vi stanno problemi a farvi partire per Shirya. Io penserò a gestire il regno, con mia moglie che se la vedrà tra qui e Nixet» la Valchiria annuì, dicendo quindi:«La ringrazio sentitamente per ciò, davvero» l'effettivo consigliere di Anton ridacchiò prima di specificare con fare divertito:«Ancora non ce la fai a darmi del tu, eh Ellen? Sono il tuo suocero dopotutto: dovremmo avere un minimo di reciprocità diretta in più» la ragazza poté solo fare spallucce, volendosi giustificare per la millesima, dicendo:«Sono fatta così, semplicemente».
A quel punto, i due ragazzi si guardarono intensamente negli occhi per qualche istante, per captare nell'altro cosa effettivamente v'era da fare prima di andare ad Ymaras ed avvertire la Regina dei Ghiacci oltre che il ragazzo-lupo, ormai divenuto padre. Infatti, a questo pensiero, i due letteralmente corsero verso casa per preparare le proprie valigie essendo che, sicuramente, sarebbero dovuti stare lì per parecchio, volendo anche visitare qualche posto nuovo nel continente di Shirya. C'era trepidazione e voglia di scoprire qualcosa di più, là fuori, con i due che quasi non fecero in tempo ad aprire l'armadio che già ebbero finito con una velocità impressionante. Avevano davvero tanta voglia di viaggiare, soprattutto dopo aver sentito uno dei compagni più fidati, anni e anni dopo. Ora però la questione era raggiungere Ymaras ed avvertire Fenrir e Katrine, in quella che era Nýtt Vjardur, chiamata adesso come tale per via delle aggiunte compiute nell'hinterland, oltre che per aver messo su una foresta di ghiaccio, letteralmente, giusto per far immaginare Fenrir e suo figlio Ragnar di essere a Thaul, in quei fitti e nebbiosi boschi, i quali furono la casa del primo dei due per tanto tempo, prima di partire al fianco del principe, adesso re, Anton.
Proprio questo stava già davanti alla porta di casa, aspettando la Valchiria che prontamente scese a sua volta all'ingresso, con il ragazzo che la guardò con un sorriso, dicendo:«Allora, andiamo?» ella annuì, ansiosa finalmente di poter andare anche a trovare i loro vecchi compagni d'avventura.
A quel punto, Anton aprì la porta, liberando quel vento gelido che sicuramente la nobile Aesir starebbe riversando su di loro come saluto. Quell'Erdester... sicuramente ella avrebbe voluto partire con loro, se davvero me avesse avuto la possibilità.
Ma comunque, anche salutati con dovuta riverenza da tutti i fjarnesi, i due si fecero venir a prendere direttamente dall'auto che ormai avevano per viaggiare tra le due Nazioni confinanti, e soprattutto, anche con meno sbatti dovuti da un'eventuale scarpinata di sette ore sui monti dello Hveðnar: sicuramente era meglio procedere su ruote piuttosto che andar là e trovarsi stanchi morti a metà strada.
Il loro autista procedeva abbastanza spedito, fortunatamente su una strada lineare e passante in mezzo ai monti, anche grazie all'accordo tra Thaul ed Ymaras di fare questi lavori ed ottimizzare al massimo gli spostamenti.
Proprio per questo, la loro corsa sembrava anche più rapida del previsto, coi due che poterono vedere come, passando attraverso una lunga galleria, si trovarono proprio nella parte nevosa al confine tra le due Nazioni. «Ricordo bene quando io e Fenrir ci facemmo tutta la strada passando dall'alto, la prima volta. A ripensarci sento ancora male alle gambe e soprattutto per il freddo che vi stava» rimembrava Anton, intanto che Ellen si stringeva comodamente ad egli, ridacchiando:«Non vorrei essere al tuo posto per quando ciò avvenne, amore. Sarà anche salutare, ma dopo un po' anche io non reggerei» anche il ragazzo sorrise, divertito da quella risposta datagli. Nel mentre, i suoi occhi viaggiavano nei ricordi di quel giorno in cui lui, assieme a Fenrir, partì proprio da Thaul per intraprendere quella che sarebbe stata l'avventura non solo loro, ma di tutta Aesir. Sospirava, sapendo che quelli erano momenti del quale avrebbe fatto tesoro senza ombra di dubbio.
Finalmente, dopo il lungo tragitto tra le due Nazioni, e subito dopo aver passato il confine per raggiungere la Nazione dei Geyser, i due raggiunsero quindi il Bjartur, il palazzo di giustizia della capitale ymaregna, imponente come non mai.
Scendendo dall'auto quindi, i due tirarono via le loro valigie dal bagagliaio, e prima che potessero anche solo fare due passi in croce per raggiungere esso, Anton praticamente dovette lasciare la presa sulla valigia perché si trovò stretto in un abbraccio davvero forte e pieno di affetto. «Anton, amico mio!» era la voce di Fenrir, che da quando era divenuto re di Ymaras, si mostrava davvero in modo differente rispetto a come lo ricordava, per via del suo abito regale  che indossava; Anton rise nel vedere il suo buon amico stringerlo forte come fosse un peluche, e quindi ricambiò l'abbraccio intanto che disse a sua volta:«Ehi, Fenrir! Però! Sei cambiato un casino dall'ultima volta. Come stai, amico mio?» i due presero a chiacchierare allegramente, intanto che, notando oltre, anche Ellen e Katrine – allieva e maestra praticamente, per quanto riguardava l'essere capitane delle Valchirie – si rincontrarono e, nel mentre che i quattro ebbero modo di rivedersi dopo parecchio dalle loro avventure, un rombo inconfondibile passò proprio sopra le loro teste, salvo poi adagiarsi nella parte del lago ancora non del tutto ghiacciato essendo praticamente fine estate lì. «Oh, a quanto pare Viktor non vedeva così tanto l'ora di vederci che ha preferito raggiungerci lui!» ridacchiò Katrine, intanto che, subito dopo, il capitano della Folgore nonché sovrano del Hrassen, Viktor appunto, scese dal suo veliero per raggiungere i suoi vecchi compagni. «Ehilà ragazzi! Ho pensato di farvi una sorpresa, ma alla fine siete stati voi a farla a me, ahahah!» il teatrale re quindi si avvicinò a loro, con Fenrir che praticamente fece il suo solito compito di abbracciatore seriale, con Viktor che se la rise nel vederlo praticamente attaccato a mo' di cozza, addosso:«Non serve questa dimostrazione di affetto, Fen! Ci siamo beccati la settimana scorsa per le lezioni, ti ricordo» egli annuì, scostandosi intanto che si grattò nervosamente la nuca, pensando che forse aveva un poco esagerato con l'affettuosità, subito notata dalla moglie, la quale sogghignava con una mano davanti alla bocca.
Intanto, Anton ed Ellen ebbero modo di trovarsi davanti il Dio del Tuono, col primo che chinò il capo nei confronti del Presidente degli Adamantei:«Ti vedo solare come sempre, presidente Viktor» il re hrasseiano annuì, prima di replicare a quanto detto:«Assolutamente! Dopotutto è per voi tutti che sono qui. Non vedevo l'ora di portarvi là, a Shirya, soprattutto perché mi sembrava giusto far fare un giro ai miei vecchi compagni d'avventura preferiti – con rispetto degli altri, ovviamente, non pensate a male, eheh!» anche la Valchiria sorrise a ciò, mostrando un risolino mentre effettivamente andava ad indicare che forse non erano proprio tutti al completo:«Beh, sicuramente anche ad Aurelijus, Frida e gli altri avrebbe fatto piacere raggiungerci. Ma sai com'é, hanno da fare un po' tutti» Viktor fece un gesto come a dire "non è un problema" intanto che, guardandosi indietro, notò qualcuno al portone del Bjartur, un po' in disparte perché non notato da loro per il momento. «Katrine, direi che tuo figlio ti stia cercando» indicò appunto lui, riferendosi al figlio suo e di Fenrir, ossia Ragnar. I due praticamente in simultanea andarono da questo, con il padre che mise la mano sulla spalla del suo pargolo, chiedendo quindi:«Allora, sei pronto con le tue cose, mio bel lupacchiotto?» il ragazzo dagli occhi azzurri e capelli argentei annuì rapidamente, dicendo a sua volta con un tono d'eccitazione dovuto al viaggio che avrebbe compiuto a sua volta con tutti loro:«Assolutamente, padre, è già tutto nella valigia. Te piuttosto, ti sei dimenticato una cosa, come al solito» disse, riferendosi all'enorme osso che aveva poi in mano, che solitamente usava il figlio in quanto riprendente l'essere lupo del padre. Fenrir ridacchiò e, scompigliandogli i capelli con una mano con fare affettuoso, replicò dicendo:«Oh, perdonami figliolo, ero un attimo sovrappensiero. Lo metto dentro, un secondo solo. Tu intanto vai dagli altri che tra poco si parte» annuendo quindi, Ragnar seguì la madre per raggiungere il resto del gruppo, mentre l'umano-lupo andò di fatto a prendere le valigie di lui e degli altri due, per poi raggiungere gli altri a sua volta.
Erano appena saliti a bordo del veliero, con questi che scesero nella stiva per lasciare appunto le loro cose quando, con l'occhio lesto del figlio di Fenrir, chiese al capitano:«Ma, Viktor, come mai vi sta una valigia in più?» questo rise come al suo solito, prima di dire, stavolta allargando le braccia, riferendosi a tutto il gruppo:«Ragazzi, io direi che vi debba una piccola spiegazione prima di partire alla volta del continente di Shirya. Prego, seguitemi» senza farsi troppe domande, quindi, i cinque stettero al passo del dio e, non appena saliti di sopra, arrivati al ponte quindi, egli alzò lo sguardo verso l'albero maestro dove, appunto, vi stava qualcuno che non sembrava far parte dell'equipaggio:«Ohià Morten, scendi o devo prenderti in braccio?» non appena sentirono il nome del vecchio sovrano di Nixet, appunto, Morten, questi sbarrarono gli occhi, increduli, intanto che egli scese da loro, dicendo quindi con un che di molto più tranquillo rispetto a quelle volte in cui lo dovettero affrontare:«Direi che non vi sareste aspettati la mia presenza con voi, nevvero?» Fenrir lo guardava confuso in primis, anche perché non era mai riuscito a farselo piacere neppure dopo aver abdicato al titolo di re della Nazione delle Ombre, salvo poi divenire re e consigliere di Archana assieme a sua moglie. «Già, fa strano rivederti dopo quello che successe tempo fa. Ma comunque, spero vada tutto bene almeno» si sincerò quindi Anton, cercando di non rimembrare gli strascichi avuti, intanto che Viktor, come sempre, si prese la scena per evitare conversazioni un tantino fuori luogo:«Err... Beh, direi che come risposta alle vostre millemila domande che sicuramente avrete, potrei semplicemente dire che gli ho proposto io di aggiungersi alla congrega. Sapete, anche se ha fatto quello che ha fatto, adesso a me sembra che sia anche maturato caratterialmente. Giusto, Morten?» l'ex Sacerdote fece spallucce, prima di replicare al suo attuale collega:«Beh se lo pensi tu che io sia così maturato, ti ringrazio. Diciamo che, per essere precisi, era anche per staccare un po' la spina, visto che i miei compiti di sovrano, ad Archana, sono essenzialmente quelli che Astrid faceva quando governava gli Scarlatti assieme a me» proprio Ellen, in quanto diretta testimone del suo operato in quanto capitana delle Valchirie in carica, oltre che sovrana di Thaul assieme al marito Anton, disse agli altri con un accenno di tranquillità nelle sue espressioni:«Assolutamente, è come dice lui. Devo dire che mi trovo bene con Morten come sovrano... cioè, almeno non ci manda al macello come faceva con gli Scarlatti» sempre così, ella si rivolse nuovamente a Morten, chiedendo quindi per pura curiosità:«Ma approposito di Nixet, mio signore: per caso sa come sta procedendo Aidénn lì?» questo sorrise leggermente, inclinando il capo intanto che replicò alla ragazza:«Sono stato di recente là e, devo dire che se la cava egregiamente. O meglio, sicuramente meglio di me ai tempi, mh-mh. Però sì, è un ottimo re per Nixet, non lo nego affatto».
Intanto che questi proseguivano con il loro ritrovo, Viktor si avvicinò al suo equipaggio e, nello spiegare loro sul da farsi e la destinazione che avrebbero dovuto raggiungere, aggiunse anche una cosa al timoniere:«Per stavolta, vorrei che Fenrir comandi la Folgore, se non ti dispiace. Posso dire che sia una sorta di prova generale per potergli poi dare l'attestato» con posa militare, egli fece risuonare la voce:«Sissignore!» annuendo una sola volta, il sovrano si voltò proprio verso gli altri, aspettando qualche secondo prima di fare cenno a Fenrir di raggiungerlo. «Lo so, teoricamente dovresti essere in vacanza e quindi non dovrei farti fare questo oggi ma, se a te fa piacere, vorrei farti comandare il veliero, così da dar per "valida" questa prova. È anche per questo che stiamo andando a Shirya, visto che io presi l'attestato proprio là, a Rodzhny. C'è da dire che Vasilissa sarà una testa dura da tirar giù per via del suo essere stoica e imperturbabile persino alla perfezione» sentendo che quindi lui aveva la possibilità di passare l'esame direttamente per ottenere l'attestato di circolazione navale, Fenrir annuì con serietà assoluta, dicendo quindi con uno sguardo freddo come il ghiaccio:«Sarà fatto, Viktor» a quel punto, egli raggiunse il timone dell'immensa Folgore, con il dio che lo guardava sorridendo prima di esclamare attraverso la sua voce teatrale ed impossibile da non riconoscere:«Bene, levate gli ormeggi, miei uomini. Siamo in partenza!» e proprio così, nel mentre che il tutto procedeva spedito e liscio come l'olio, anzi, come quello scafo scuro nelle gelide acque ymaregne, finalmente il viaggio verso Shirya, e le Porte del Nebo, era appena iniziato. Anton e gli altri guardavano con ammirazione il paesaggio della Nazione dei Geyser divenire sempre più lontano e microscopico rispetto alla loro posizione, con il continente di Aesir che mano a mano scompariva dalla loro portata visiva. La divina bufera che ne avvolgerebbe l'immenso continente shiriense si sarebbe dissipata al loro passaggio, in uno scenario semplicemente fuori dalla concezione umana del pensiero...

Chronicles of a Sin: Divine BlizzardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora