Capitolo 52

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"Tra i fiori di ciliegio, e radici di sangue" (Collab w/Abbyators - as always, thank you so much for your help <3)

Si sedette al fianco del demone quindi, con questo che ancora crogiolava sconsolato nel dolore e nell'angoscia di ciò che sarebbe stato il suo futuro. Mentirebbe se dicesse di non temere questo, perché glielo si leggeva in faccia. E dire che lo aveva visto tante volte così, ormai: aveva imparato a conoscere il suo lato vulnerabile, e anche apprezzare questo.
«Quanto temi davvero quell'essere?» pensò Ragnar, riferendolo al compagno. Lo vedeva annuire debolmente, indicando proprio quello che chiunque si aspetterebbe: aveva paura di lui. Ma non tanto di lui in sé, ma di quello che avrebbe obbligato a fargli fare: quello era ciò che temeva più di ogni altra cosa. «Vedi... non è lui che devi temere. Anzi, tu devi temere più te stesso, e lo sai» disse quindi il mezzo lupo, comprendendo ciò che significava davvero il timore del demone. E quando questo alzò la testa, sempre tremante, egli disse in risposta:«Io non voglio però farvi del male. Io sono qui perché devo onorare mio padre, dar merito al suo sacrificio. E lui... lui non vuole altro che distruggere quest'onore. Perché lui non ce l'ha» e guardando proprio dove ancora il corpo di Grechny giaceva, scosse il capo, sconsolato. «Finirò come lui, prima o poi. Ma non perché mi ucciderà lui... ma perché il mio corpo non riuscirà a resistergli più» si paragonava ad un morto, perché aveva già sperimentato visivamente cosa significasse ciò. Morire non era morire letteralmente, ma sentirsi morti. Quello faceva sicuramente più male. «Ma ora hai anche Luciftias con te. Lui sta preservando la tua anima e il tuo corpo» rispose Ragnar, vedendo proprio quello come un modo per capire davvero come si sarebbe risolta la cosa. «E pensi davvero che basti per tenermi al sicuro da quel figlio di puttana?» disse Lucifugo in risposta, quasi guardando il compagno con rabbia, «... non basta e non basterà mai. È inutile, Ragnar: io sono destinato a questo» ciò che disse fu davvero doloroso quanto una freccia conficcata nel petto, per Ragnar. Non voleva sentirlo così rassegnato, abbattuto all'idea di dover perdere il controllo per quell'essere, ma quasi si era convinto di ciò. Difficilmente si sarebbe fermato così, di punto in bianco.
Non sapeva cosa dire, e forse era il caso proprio di non farlo, perché avrebbe ricevuto solo e soltanto il contrario del suo pensiero: sconforto. Perciò, anche per fargli sentire la vicinanza sua, volle avvolgere le braccia attorno al corpo del principino, e tirandolo a sé, lo guardò fisso in quegli occhi azzurri, dicendo proprio a filo col suo volto:«E allora verrò con te. Non importa cosa sarà poi: io non ti lascerò andare, neppure se quello stronzo proverà a portarti via da me. E credimi... io sono un mezzo lupo per questo motivo: non si abbandona il branco, da un giorno all'altro. Si vive, si combatte e si muore assieme, e chi non rispetta questi princìpi, è solo un omega» a questo, proprio, non sapeva come rispondere. Si era sentito coinvolto in questo discorso, notando la serietà del suo compagno, deciso e volente davvero fare un passo avanti, rischiando la vita per lui. Era troppo per lui, e questo lo sapeva... ma la sua serietà era troppo, troppo per dirgli di no. «Tu... vuoi davvero stare al mio fianco? Pure quando quel giorno verrà? Lo sai che non sarei più lo stesso, e potrei persino ignorarti. Sei sicuro di volerlo fare?» domandò lui, ancora titubante all'idea di esporre il suo ragazzo a questo pericolo per il quale solo lui sarebbe dovuto rientrare. Ma annuì, facendo intendere che il suo volere era imprescindibile, oltre che oramai impresso nella mente del mezzo lupo. Ci pensò su, prendendosi tutto il tempo a disposizione per riflettere sul da farsi. Voleva davvero metterlo in pericolo? No... ma se lui voleva questo, solo per amore e devozione per il demone, tanto valeva assecondarlo. «E va bene... ma sappi solo che ti ho avvertito, okay?» si rassegnò lui all'idea, ma comunque contento che lui non avrebbe demorso per questo. Ragnar tese un sorrisetto, prima di premere la fronte con quella del demone e, tenendogli una mano nella propria destra, disse:«Considerami come il tuo lupo da battaglia, oltre che il tuo piccoletto, eheh!» ridacchiò anche Lucifugo per questo, trovando divertente questo concetto in cui Ragnar sarebbe stato al suo fianco, anche per combattere. Sapeva che aveva un buon potenziale, e con Àrsæll nel suo corpo, sicuramente aveva anche qualcosa in più rispetto a tanti altri demoni: letteralmente aveva un pezzo di suo padre, in sé. Perciò, rannicchiandosi a lui, Ragnar poteva notare come il demone tese la coda attorno al bacino di questo, proprio a tirarlo contro di sé. E lo lasciò fare, sapendo che aveva tanto bisogno della sua presenza, oltre che del suo affetto.
Poi però, sempre appoggiato alla spalla di Ragnar, Lucifugo chiese a questo:«Ma secondo te come andrà a Kamigami? Ormai ci siamo, ed è giusto che io ci pensi. Anche se manca poco meno di un mese, sicuramente il mio pensiero punta a quello» chiaramente si stava preoccupando più il compagno che il principino stesso, soprattutto per come quasi non volesse più parlarne. «Non saprei» disse quindi Ragnar, «... ma la cosa che so di per certo, è che tornerai trionfante, non importa come. Ma so che ce la farai, soprattutto con la determinazione che hai mostrato in faccia a Decadia in persona» c'era da dire che fosse molto bravo con le parole, e a rassicurare il suo compagno. E se c'era qualcosa che tanto più amava di Ragnar, oltre che la sua presenza e il suo aspetto candido, era proprio la sua parlantina sicura, capace di placare ogni suo dubbio, ogni sua insicurezza.
E quindi, stando così, a rassicurarsi per quello che sarebbe stato il futuro, Lucifugo poi stampò leggermente le labbra sulla guancia del mezzo lupo, prima di alzarsi e, tirando su anche l'altro, disse:«Dobbiamo andare. Magari possiamo ancora evitare il mio destino di farmi controllare, anticipando i tempi della sfida. Direi che dobbiamo andare là adesso»
«Ehi aspetta un attimo-» non ebbe nemmeno il tempo di farsi ascoltare, che il demone gli strinse il polso prima di uscire praticamente di corsa dall'aliscafo, raggiungendo quindi gli altri che, in tutto questo, erano rimasti al porto, pensando proprio sul da farsi. «Ragazzi, mi sa che dobbiamo-»
«- andare verso Kamigami. Abbiamo pensato la stessa cosa, nipote» lo procedette Iabes, il quale fece anche un occhiolino rivolto al principino, trovatosi sorpreso dalla rapidità con la quale Egli ebbe previsto le sue intenzioni. «Ah giusto, sei Dio, dopotutto» mormorò lui, grattandosi la nuca, prima che questo gli si avvicinasse, dicendo anche:«Ma anche se sono Dio, sono comunque in grado di comprendere le esigenze di chi Mi è attorno. Non trovi?» la saggezza era sicuramente il Suo punto forte, o comunque uno dei tanti, forse infiniti. E ora, guardando là dove sarebbero dovuti sbarcare, avevano tutti un solo pensiero: raggiungere Kamigami e finire questa questione, una volta e per tutte.
Poi, Ragnar effettivamente pensò a chi avrebbe dovuto stare al comando dell'aliscafo e, a pensarci bene, forse lui stesso era quello più adatto a farlo. Ma proprio quando sembrava tutto confermato, improvvisamente, un bagliore si formò alle loro spalle, ma come se fosse una fiammata partita dal niente. Quasi si voltarono nel momento in cui presero le armi, solo per poi ritirarle quando, là in alto, qualcosa di gigantesco oscurò l'intera immagine del cielo. Ed una risata dannatamente inconfondibile partì da lì. «Ma che... Viktor?!» esclamò il principino, avendo riconosciuto ovviamente il tono della voce del Dio del Tuono, ma quello che aveva sopra la testa, beh... era infinitamente abnorme. «Saltate su!» poterono sentir dire da lui, quando letteralmente tutti loro vennero fatti trascinare da una forza gravitazionale senza senso, trovandosi a bordo di quello che, a dirla tutta, era considerabile come la figlia della Folgore. Enorme, semplicemente magnifica sotto ogni aspetto, e a vedere i due grandiosi capitani, Viktor ed Esther, di nuovo con un sorriso raggiante, faceva presagire che il miracolo era totalmente compiuto.
E proprio Ragnar, avvicinandosi alla postazione del timone dove, in questo caso, Esther stava, domandò davvero con fare estasiato, incredulo:«Ma come diavolo avete fatto a costruire 'sto ben di Iabes in così poco tempo?» ella ridacchiò e, dando una lieve, giocosa, gomitata al marito, disse a sua volta:«Diciamo che tra lui, me, Astreo e Vasilissa, oltre a tutti gli altri a sostegno, ci abbiamo messo sì e no una settimana» e con Viktor che si aggiunse, col suo solito fare teatrale, e allargando le braccia per indicare tutto ciò che era stato fatto, disse:«Come dire: benvenuti a bordo della Fenicea, miei cari!» Fenicea... rinascente dalle proprie ceneri, quindi. Effettivamente, nome più azzeccato di quello, non lo potevano sicuramente trovare. Era perfetto, e perfetta era la citazione sulla rinascita di quella che, un tempo, era la Folgore. Di questa, forse, era rimasta l'anima che, beh, era lì, davanti a tutti loro.
«Bene! Quindi, signore e signori, è giunto il momento di salpare da qui. Levate gli ormeggi, perché oggi si solcherà su mari di vittoria ed una stella lontana ci guiderà sulla rotta che intraprenderemo. Glaðr ok reifr, skylii gumna hverr, unz sinn bíðr bana (Lieto e sorridente sia ciascun uomo finché non sia ucciso)» annunciò quindi il re hrasneiano, nel suo tipico modo fantasioso, sopra le righe. Era ciò che più rendeva Viktor una divinità unica nel suo genere, capace di rasserenare gli animi più affranti, con la sua parlantina e la sua capacità di atteggiarsi come se fosse su un palcoscenico. Dopotutto, ogni cosa per lui, era considerabile come palco... e un palco è un mondo d'intrattenimento. Non passò un solo istante da tale annuncio, che la nuova Fenicea guidata da Esther, si elevò da terra istantaneamente, con solo il lieve ronzio dei motori che faceva da sottofondo al viaggio. Molti di loro erano appostati a prua, contemplando il mare aprirsi sotto di loro, a qualche metro di altezza, essendo fluttuanti a mezz'aria. «Wow... e così, tuo padre era al comando della predecessore della Fenicea?» domandò Lucifugo a Ragnar, col mezzo lupo che annuì, osservando all'orizzonte:«É stato anche lui stesso a guidarci da Aesir a Shirya, ormai un anno e mezzo fa. Ora che ci penso... wow, è passato così tanto tempo dalla nostra partenza, che davvero nessuno si è accorto di niente?» il demone ridacchiò in risposta, agitando la coda felicemente, prima di tenere l'ala destra più alta attorno al corpo del compagno:«Proprio così! O meglio, quando dovrò combattere, beh... sarà anche lo stesso giorno del mio compleanno, quindi... spero che porti bene, eheh!»
«Il tuo regalo migliore, sarà la vittoria. E ci spero tanto, figliolo» disse Anachiel, giunta alle spalle dei due, con un lieve sorriso mostrato sul suo volto. E voltatosi a sua volta, Lucifugo ricambiò tale sorriso, dicendo quindi:«Aw, mamma! Lo spero anche io, francamente. Soprattutto perché, beh... lo farei anche per papà. Non combatterò per me e basta, ma per lui e per tutti voi» ora sì, era convinto di riuscirci. E lo mostrava proprio per come si impuntava, immaginandosi quella sfida come se stesse per avvenire di lì a poco, anche se così era, a dirla tutta. «Oh, questo è il Lucifugo che conosco!» disse Ragnar, passato al suo fianco, e guardando il demone con fare raggiante, mentre la Dea delle Tempeste sicuramente era felice del legame che suo figlio e il principe ymaregno avevano. Poi però, rivolgendosi unicamente al principino, disse a lui:«Ah comunque, Kaiyo, avrei bisogno di parlarti di una cosa di... famiglia, ecco» egli inarcò un sopracciglio, confuso per quanto detto. Questione... familiare? «Err- okay? È una buona o una cattiva notizia?» la sentì ridacchiare, a dire che ciò pareva essere una cosa buona. E così, scollandosi dall'abbraccio del suo compagno, Lucifugo seguì la madre altrove, direttamente andando sottocoperta. Non ci volle molto, prima di sentire il figlio strillare:«CHE COSA?!» non era chiaro il perché avesse reagito a quanto detto da lei, ma con Viktor che scese subito per accertarsi che stessero bene, egli chiese, abbastanza preoccupato, come si poteva intravedere dal suo sguardo:«Cheee è successo qui, Luci?» poteva vedere Anachiel sorridere, quindi era solo stata una reazione più che altro rumorosa da parte del figlio. «Diciamo che gli ho solo detto del fatto che, ecco... ha una sorellina che lo aspetta a casa. E sia lodato Iabes che Lilith è semplicemente troppo gentile. Le devo cinquantamila favori, uno appresso all'altro» ma comunque Lucifugo era incredulo, perché tutto poteva aspettarsi tranne che questo. Cioè, quando era avvenuto ciò? E perché neppure suo padre gli aveva detto niente, nel frattempo?

Chronicles of a Sin: Divine BlizzardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora