Capitolo 3

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"La notte porta dannazione"

Con un freddo cane come quello che si stava innalzando nella Nazione di Molniskij, sicuramente un buon borsch molniano era perfetto almeno per combattere le temperature glaciali. Ciò che non veniva neppure scalfito era ovviamente lo spirito di Mikhail, serioso e praticamente impossibile da comprendere, anche dopo aver scambiato quattro chiacchiere con Fenrir, il quale almeno cercava di far sorridere un minimo, pur senza successo.
«Ma dicci di più Fenrir: fin'ora come ti sei trovato qui a Molniskij, per quello che hai potuto visitare?» domandò Dimitri, mentre l'altro alzò lo sguardo essendo che stava mangiando:«C'è da dire che, ovviamente, è totalmente diversa rispetto alla maggior parte del continente di Aesir. Nel senso, vi è una conoscenza della tecnologia decisamente superiore alla nostra sotto ogni punto di vista, essendo che noi siamo più quelli che preferiscono preservare la tradizione aesiriana anche ai posteri. Però, in sintesi, posso dire che mi trovo molto bene, qui» i genitori di Mikhail sorrisero quindi, sapendo che vi era un senso di benessere da parte del re di Ymaras per quella permanenza lì. «Guarda, anche mio marito potrebbe dire lo stesso per quanto riguarda Aesir, essendo che, come sicuramente ti avrà detto, c'è già stato per più di qualche occasione. Gli piace ed anche tanto, soprattutto per la quantità di meraviglie che preservate da tempo immemore, pur sapendo della giovane età del continente stesso» disse quindi Olga, praticamente confermando quanto disse l'altro già il giorno prima, mentre spiegava dei suoi viaggi di lavoro. Per un attimo vi era un silenzio quasi imbarazzante tra i quattro, soprattutto nel vedere come il ragazzo al fianco di Fenrir stava sempre a contemplare la finestra davanti a sé, pensieroso, quasi con uno sguardo perso nel vuoto. Era quasi come se si fosse dissociato dalla realtà a sé circostante, incapace di comprendere cosa fosse reale e cosa no. «Ehi, Mikhail» provò quindi l'umano-lupo, cercando almeno di fargli distogliere lo sguardo, «... ho saputo che tu frequenti l'ultimo anno di scuola, giusto?» vi fu un attimo dove sembrava non aver sentito, ma scuotendo quindi il capo, rispose un po' frettolosamente:«Oh! S-Sì, sì, e posso anche dire che sta andando meglio del previsto» sorridendo quindi, l'altro pensò di fargli un'altra domanda, chiedendo:«Beh, ottimo direi. Ma dimmi, c'è qualche progetto all'attivo per il futuro?» proprio in quel caso, vi fu un leggerissimo accenno di un sorriso da parte sua, come se sapesse perfettamente quali fossero i suoi piani dopo aver concluso gli studi:«Beh, francamente, ho sempre sognato divenire un astronomo di prima categoria, almeno per farmi riconoscere dalla famosissima stazione spaziale che avete voi ad Aesir. È affascinante quel mondo, e vorrei tanto scoprir di più su esso» dalla faccia che fece quindi Fenrir, era chiaro che il suo futuro fosse ben prestabilito, anche a differenza del suo essere esageratamente introverso e particolarmente restio alla parola. «Spero davvero che tu possa raggiungere e consolidare quest'obiettivo. Credimi, non farebbe piacere solo a me, anche se, a dirla tutta, puoi considerarmi solo come un estraneo rispetto alla normalità della tua vita, ma i tuoi genitori ne sarebbero altrettanto fieri. Nevvero?» i due annuirono in simultanea, con Olga che mise anche una mano sulla spalla del figlio, guardandolo quasi per capire quale fosse il suo pensiero in quel momento:«Credimi, non ci sarebbe cosa che più mi renderebbe gioiosa di vedere mio figlio far carriera con ciò che gli piace» Mikhail guardava la madre quasi come se fosse commosso, intanto che pure Dimitri disse la sua, confermando quanto detto dalla moglie:«Tua madre ha pienamente ragione, figliolo. Ed anche da parte mia avrai tutto il sostegno del quale avrai bisogno. Poi, da reale quale sei, avresti sicuramente un aiutino anche da, beh, lei» solo dopo, il ragazzo accennò un sorriso un attimo più visibile, replicando quindi:«Grazie mille, davvero. Almeno, su questo non mi prendete per pazzo, vero?» i due ridacchiarono, col padre che semplicemente rispose, dicendo:«Su questo? Ma scherzi? Sarei il primo a permetterti di fare ciò che più ti piace!». Proprio in quella conversazione, Fenrir poteva avvertire che vi stava qualcosa di singolare in quanto detto da Mikhail, soprattutto a conferma di quello che già ammise Dimitri, sulla navetta. Perché dovrebbe considerarsi pazzo? Sembrava un ragazzo come tanti altri, e con un sogno decisamente ben definito nella sua mente. Più lo guardava, e più quelle parole risuonavano nella mente di Fenrir come un campanello d'allarme per il quale tener conto.
Proprio per questo, egli domandò con cortesia, cercando come sempre di mascherare i suoi dubbi con il suo solito sorriso:«Posso andare un attimo in bagno?» Dimitri semplicemente annuì, allargando un braccio per indicare dove fosse esso. A quel punto egli entrò in bagno, guardandosi un attimo allo specchio con una confusione nella testa che proprio lo assillava. «Perchè lui dovrebbe esser pazzo? Sembra un bravo ragazzo pur essendo molto taciturno. E poi... aspetta, quel "loro"» tenendo la testa puntata verso il lavandino, gli venne improvvisamente l'illuminazione che gli serviva per venir a capo di questa situazione. Vi erano tanti fattori che convergevano sullo stesso risultato, soprattutto per quello che sia Mikhail che il padre di lui dissero: pazzia. Ogni tassello stava venendosi a posizionare in quel puzzle caotico, dove tutto sembrava divenire un casino soltanto provando a mettere tutto insieme.
«Ehi Fen, tutto bene?» sentì la voce di Mikhail dall'altra parte della porta del bagno, e prima di rispondere fece per darsi una lavata di faccia:«Sì, sì, tranquillo» subito dopo uscì, col ragazzo che disse:«Ti stavamo aspettando, visto che solitamente noi abbiamo una torta da mangiare. Te ne faccio tagliare una fetta?» Fenrir sorrise a quella generosa offerta, annuendo felicemente intanto che lo raggiunse, rientrando nel salone.
Mikhail sembrava davvero gentile con l'umano-lupo, totalmente celando quelle stranezze che mostrava già da quando ebbe avuto modo di incontrarlo, qualche ora prima.
Certo, l'umano-lupo cercava di non mostrare che ora lo teneva d'occhio, anche ai suoi stessi genitori, i quali però sapevano della sua presenza lì in fatto di ciò che avevano da scoprire. Ma comunque, intanto che questi finirono anche la loro torta, il Goezhna disse, con fare quasi sognante nelle sue parole e guardando di nuovo altrove, quasi come se i suoi occhi fossero attratti da una calamita invisibile:«Chissà se anche loro avranno fame. Anche loro potrebbero necessitare di nutrirsi di qualcosa di così buono» Fenrir nel mentre non mostrava alcun tipo di espressione, mentre ascoltava proprio con vago interesse quello che Mikhail stava dicendo, proprio per la stranezza di ciò. Ancora una volta che tirava fuori la storia del fantomatico "loro",e tutt'ora non chiaro per cosa o chi si potesse riferire.
«Almeno, figliolo, potresti spiegare a Fenrir cosa intendi? Cioè, ormai a me stai facendo venire il latte alle ginocchia per la quantità infinita di volte che riferisci ciò» disse quindi Dimitri, lasciando trasparire proprio quanto fosse stanco di questa situazione che già proseguiva da fin troppo tempo; subito dopo, il ragazzo ridacchiò nervosamente, prima di voltarsi verso il re ymaregno e dire:«Per "loro", intendo i gufi. Sai, qui è pieno di questi affascinanti animali, ricchi di storia anche in ambito esoterico. Pensa, ho avuto anche la possibilità di prenderne uno tra le mani... sono morbidosi» nella sua spiegazione vi era proprio un affetto quasi infantile e confuso, soprattutto per come divagava talvolta, apposta per non dire troppo di questo suo segreto. Ma nell'ascoltare, Fenrir sapeva di aver fatto pienamente centro anche con le sue ricerche, annuendo una volta al padre di Mikhail con fare d'intesa, senza farsi notare dal figlio, intanto che replicò:«E dire che anche io ho avuto modo di studiare questo genere di argomenti, ad Aesir. L'ho sempre trovato un mondo tanto vasto quanto ricco di informazioni davvero introvabili per certe cose che quasi mi scoraggiava per quello che sono riuscito a trarre tramite i miei studi» proprio nell'incrociare lo sguardo col ragazzo, poteva giurare di vedere nei suoi occhi un fare molto più intento a farsi dire di più, o meglio, di conoscere più cose. Era quasi un sorriso maligno il suo, ma che agli occhi degli altri non era altro che un normalissimo segno di fiducia ed amicizia, con Olga e Dimitri che semplicemente evitarono di pensare a qualcosa di più inquietante sotto la faccia da agnellino del figlio. «Se vuoi posso farti prendere qualche appunto in più dai libri che ho di sopra, in camera mia. Qui a Molniskij abbiamo anche la biblioteca esoterica più grande del continente, dove ho anche avuto il piacere di andare più volte, sia per delle ricerche scolastiche che per i fatti miei, essendo che io ogni volta devo cambiare Okred per andarci, a scuola» sicuramente la proposta per Fenrir era anche allettante, pur sapendo con chi aveva a che fare e, soprattutto, il fatto che avesse conoscenze in quell'ambito, a quella relativa giovane età. «Beh, perché no! Se dici di avere molti libri dal quale prendere qualche informazione in più, posso anche farci un pensierino nel mentre» proprio quando tale argomento passò dalla bocca di Fenrir, egli diede di nuovo un'occhiata d'intesa coi genitori del ragazzo, proprio per far intendere che, in fondo, era quello per il quale avrebbe dovuto controllare maggiormente.
«Ma ora che ci penso, Mikhail: visto che abbiamo finito, potremmo anche andare di sopra, così mi mostri qualche libro dei tuoi, che ne dici?» propose quindi il re, con l'altro che annuì quasi felicemente per i suoi standard molto seriosi, replicando:«Volentieri! Possiamo quindi, nel caso?» si rivolgeva così ai due, con la madre che semplicemente rispose con un sorriso, dicendo:«Andate pure, tranquilli. Pensiamo noi qui» dato quindi il via libera, i due procedettero di sopra, in camera di Mikhail; Olga e Dimitri, ovviamente, sapevano che questo, pure, era parte del piano di Fenrir, e quindi potevano soltanto sperare che tutto andasse per il verso giusto, senza problemi che ne potessero minare la sicurezza.
E così sembrava andare, appunto: il ragazzo mano a mano controllava nella libreria che aveva, quali fossero i libri più interessanti del repertorio, e con calma lasciando che Fenrir li sfogliasse tranquillamente, anche prendendo qualche appunto in più in un taccuino nuovo, giacché doveva evitare di mostrare l'evidente ricerca che già aveva fatto per l'occasione. Ormai poteva considerare il tutto come fosse il suo piccolo grimorio.
«Ci sono tante di quelle informazioni che le biblioteche di Aesir si sognerebbero, assolutamente. E dire che pensavo al fatto che avessimo noi i tomi più colti e ricchi» disse questo, ridacchiando intanto che scriveva come una macchinetta; d'altro canto anche Mikhail sembrava divertirsi con il suo amico, proprio per come fosse interessato alle sue stesse passioni, e ciò non poteva far altro che renderlo un minimo felice: quasi non sembrava quel ragazzo introverso ed inquietante del quale i genitori di lui parlavano e ne temevano la forza. «Beh, come detto, tutti i libri che troverai qui, oltre che nella Biblioteca Esoterica, possono essere recenti ed aggiornati, come millenari e con informazioni più dirette. Io li esamino uno per uno, anche decine dello stesso argomento prima di scegliere quale portare a casa per studiarmelo con calma» intanto che lo ascoltava, Fenrir effettivamente sembrava molto interessato alla sua spiegazione riguardante la scelta dei libri; aveva seriamente una buona conoscenza di ciò che aveva davanti, lasciando intendere quanto fosse esperto.
Dopodiché, notando il ragazzo che si mise alla scrivania, al suo fianco, chiese quindi:«Ma una domanda, se posso permettermi: notando molti dei tuoi grimori, anche, ne ho notato uno in particolare, essendo diverso dagli altri. Ha un qualche valore ancora più simbolico per te o semplicemente era per variare?» guardando uno di quei grimori che, prevalentemente erano in "pelle nera", ve n'era uno leggermente diverso dagli altri: era più blu notte, con il tronco di esso avente delle incisioni ben nette su di esso. Era un po' rovinato dal tempo, ma i tratti migliori che aveva la copertina parevano addirittura più visibili con quelle ammaccature. Vi era un grande pentacolo in oro sul centro di essa, uno più piccolo in alto e molti dettagli decorativi, sempre dorati. «Questo intendi?» domandò Mikhail, intanto che lo prese dalla libreria con una relativa delicatezza, ad accentuare anche il suo grande valore; l'umano-lupo annuì, ed il ragazzo semplicemente tornò da lui con quel particolare grimorio sottobraccio. «Sinceramente non ricordo quando lo presi. L'unica cosa che so, è che fu un regalo di mia cugina, sua maestà Vasilissa. Come detto, lei ci tiene anche ai parenti più remoti» disse Mikhail. Fenrir poteva notare come teneva quell'artefatto con la dovuta cura e gelosia, con lui che ovviamente preferì evitare di chiedere se poteva dar un'occhiata per non andare troppo oltre. «Sembra davvero una sovrana dall'animo nobile, lei. Chissà se riuscirò ad incontrarla, assieme agli altri» pensò il re, ammiccando nel mentre.
Mikhail sembrava sorridere nel sentire che Fenrir avrebbe voluto incontrare di persona la potente imperatrice molniana, e quindi replicò anche piuttosto amichevolmente per i suoi standard:«Diciamo che è difficile riuscirci a parlare per chi non proviene da Molniskij o non conosce la nostra lingua. Il problema è che lei non ha mai avuto un'istruzione sulle lingue straniere, perché i suoi genitori preferivano che sua maestà fosse impuntata sulla tradizione della Nazione che presto avrebbe governato» a pensarci, effettivamente, per Fenrir e gli altri sarebbe stato decisamente un grattacapo non da poco, appunto perché loro non avevano praticamente per nulla una conoscenza della lingua locale. «Ah, capisco. Nel caso, ci sarà la possibilità di avere direttamente un traduttore per quando la incontreremo?» chiese quindi l'umano-lupo, giusto per accertarsi se fosse possibile almeno questa chance. Mikhail ci pensò su, anche ripensando a qualche altra occasione analoga a questa:«Beh sì, dovrebbe essercene un paio di traduttori ufficiali dell'imperatrice, quindi vai tranquillo che non dovresti aver problemi a comunicarci».
Anche nel momento in cui i due sembravano quasi fare amicizia, soprattutto sfruttando ciò che a loro piaceva come mezzo principale di conversazione, vi era sempre Fenrir che non riusciva proprio a distogliere lo sguardo da quel singolare grimorio che, ovviamente, suscitava molto interesse. Che lì, vi fosse trascritto qualcosa di parecchio interessante era palese, ma che Mikhail non avrebbe mostrato affatto. Eppure in quello sguardo incredibilmente più rilassato del ragazzo, era presente quella scintilla di misteriosità che lo rendeva decisamente singolare, inquietante di per sé.
Era passato anche un po' di tempo, abbastanza per notare come ormai fuori dalla finestra vi fosse solo la più pura oscurità, smorzata da quella nevicata che si stava abbattendo nel mentre, come era solito da quelle parti. Per Fenrir era il momento perfetto per agire e cercare di capire di più riguardante tutte quelle dicerie su Mikhail e su cosa lo rendeva tanto strano quanto pericoloso pure per la sua stessa famiglia.
«Ehi, Fenrir» disse il ragazzo, «... se vuoi, posso lasciarti dormire sul mio letto per stanotte. Attualmente non ho molto sonno e preferirei concentrarmi su, beh, loro» ancora una volta con quel "loro" molto sospetto. Stavolta però, l'umano-lupo era da solo con lui, e avrebbe potuto chiedere qualcosa in più su ciò. Ma per il momento, egli rispose, annuendo con garbo:«Se ne sei sicuro, va bene, ti ringrazio» ammiccando a sua volta, quindi, Mikhail lo lasciò tranquillamente stendersi sul proprio letto, mentre tornava alla scrivania per scrivere qualcosa; il tutto, ovviamente, non era a portata visiva di Fenrir, essendo che era coperto dalla figura del ragazzo. «Beh, buonanotte allora! E se dovessi sentirli... salutali da parte mia, mhmh» concluse quindi lui, mantenendo quel suo essere estremamente inquietante nel modo di rapportarsi. Ed ancora una volta che usava dei termini attinenti a qualcosa di indefinito, quasi come se fosse scontato ciò che intendesse, ma che ovviamente non era così. Fenrir aveva in mente un buon modo per spiarlo, fingendo di dormire: poteva tenere gli occhi talmente socchiusi da sembrar dormiente, mentre l'altro avrebbe compiuto quello che aveva in mente. Tanto, nessuno lo avrebbe visto o sentito, secondo lui.
«Bene, ora pensiamo a questo» disse il ragazzo, sottovoce, ogni tanto guardandosi indietro per controllare che nessuno lo stesse osservando.
Quel grimorio era aperto e, per quel poco che si riusciva a vedere, non aveva delle pagine normali, rispetto a quello che avrebbe potuto mostrare da chiuso. I bordi delle pagine erano bianchi soltanto per mascherare la reale identità del suo contenuto perché, a dire il vero, le pagine erano nere. Mikhail osservava proprio quell'acchiappasogni che aveva davanti, a rimarcare il fatto che quello fosse davvero importante, prima di dire sottovoce, indicando qualcosa con un piccolo gesso bianco a forma di piuma:«Перья совы окружают меня: несчастье жаждет меня. Возьми меня, Сова-Демон, и поделись со мной своей мудростью (Per'ja sovy okružajut menja: nesčast'e žaždet menja. Voz'mi menja, Sovademon, i podelis' so mnoj svoej mudrost'ju)». Proprio quell'acchiappasogni sembrò muoversi da solo all'enunciare tali parole all'apparenza smezzate a causa della poca voce con la quale le recitava, fino a che esso non cadde sulla scrivania, o meglio, esattamente sul grimorio. Da lì, un freddo glaciale prese tutta la stanza, e con questo, Fenrir dovette coprirsi ancora di più del normale proprio per fingere di star dormendo e sentendo freddo, mentre ovviamente, teneva gli occhi socchiusi apposta per vedere cosa accadeva.
Mikhail stava lì, in piedi davanti alla scrivania, ma rivolto verso il letto con uno sguardo morto, inespressivo, così come gli occhi che, proprio come vennero descritti da Dimitri, erano più scuri del normale. La casualità volle anche che, per poco, il ragazzo sembrava proprio guardare Fenrir stesso, accennando un sorriso che si poteva definire come malato, senza senno. «?otsuig ,eneb edecorp ùiggaL ...otacnam ies im ehc erid oveD» Fenrir era inquietato nel sentire come l'altro sapesse parlare perfettamente alla rovescia, mascherando quali fossero le sue parole a chi non fosse in grado di rigirarle a mente. Non sembrava star parlando con nessuno però, e la cosa andava a combaciare proprio con quanto indicato dal padre di lui... ma no, quella non era pazzia.
Una voce poi, rispose a quanto detto da Mikhail, cupa e quasi gracchiata, per qualche singolare ragione, ignota ai più:«?odnacrec omaits ehc olleuq otavort iaH .et a edecorp emoc ad ednepiD» scosse il capo, mantenendosi impassibile dinanzi al nulla più totale; certo era che quello che stava dicendo assieme a quel qualunque cosa si stesse mostrando da invisibile, si udiva eccome, anche se in maniera confusa. «...evres ic ehc olleuq a otirem ni ùip id icradiculed ebbertop iragaM .esseretni ous li rep ottuttarpos ,esoc etlom erepas arbmeS ?olleuq idev ,euqnumoc aM» disse intanto Mikhail, sempre con quello sguardo spento e perso nel vuoto, indicando proprio il letto dove stava Fenrir. L'umano-lupo sentiva di star avendo il batticuore nell'intendere che il ragazzo avesse detto qualcosa riguardante lui. Quella voce ancora si fece sentire, un attimo più gracchiata del solito:«.ottutopod ,odnemrod rats arbmes noN ?ovitatnet nu aiccaf ehc iouV» inclinando il capo, Mikhail si avvicinò quasi come se fosse controllato a mo' di marionetta, a Fenrir. Cercava in tutti i modi di non farsi sentire né far vedere che avesse seriamente paura di lui o di cosa avesse con sé. Sempre lui, quindi, disse con tono molto più tranquillo, salvo poi venir meno per come impostò il resto della domanda:«Sei sveglio, FENRIR?» quando disse il suo nome, sembrò quasi come se fosse un grido stridulo, o meglio, un gridare roco, degno di un demone. Spalancò le palpebre nel vedere il ragazzo con gli occhi totalmente coperti da una sorta di fumo bluastro, mostrando una fila di denti aguzzi e con tutta la testa vibrante in modo decisamente innaturale. Poté sentire come il bubolare di un gufo nella sua mente, prima di... ritrovarsi nella stanza dell'hotel, con Ragnar e Katrine che circondarono il letto con un'espressione palesemente preoccupata. Si era svegliato di soprassalto da un incubo che, per come era proceduto, sembrava così realistico.
Aveva i brividi, come se stesse gelando dal freddo mentre il figlio praticamente gli saltò addosso per tranquillizzarlo, mentre la moglie disse:«Va tutto bene, tesoro, hai fatto soltanto un incubo» gli si era messo accanto, con l'affetto familiare che attualmente a Fenrir serviva. Quello che aveva visto era talmente impresso nella sua testa che letteralmente non riusciva a vedere nient'altro se non quella scena. Era terrorizzato, senz'ombra di dubbio...

Chronicles of a Sin: Divine BlizzardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora