"Una lama per decapitarli"
L'Arsdom, imponente come sempre, si stanziava davanti ai loro occhi come teatro della battaglia contro Naaran, ed anche come se fosse una silente creatura, pronta a giudicare ciò che potrebbe avvenire all'interno della dimora dell'imperatrice: nel suo cuore. Proprio lì, sulla strada in parte innevata che portava direttamente il gruppo al cospetto del loro nemico principale, vi era un silenzio quasi terrificante, assordante per utilizzare un ossimoro, e soltanto placato dai loro passi sulla neve, ormai avente raggiunto anche la decina di centimetri di altezza; era quasi come se persino l'atmosfera attorno a Molniskij, forse per tutta Shirya, stesse in totale confusione.
«Non sarà l'ultima battaglia alla quale parteciperò, ne sono certo... ma voglio che sappiate che, in nome del continente per il quale sono lo spirito, morirei per esso. E prego che anche voi facciate lo stesso» disse quindi l'Erdester Shirya, brandendo la sua ascia da guerra con fermezza, già puntando lo sguardo là, verso il punto più alto dell'Arsdom. Stranamente Morten fu il primo a rispondere alla divinità, chinando un poco il capo:«Se c'è un momento che tutt'ora mantengo come caro, riguardante cinquecento anni fa, è come coloro che mi hanno affrontato fossero stati resilienti dinanzi a tutto ciò che li avrebbe potuti abbattere. Ho capito cosa significa dare l'anima per la propria terra» era sicuramente una risposta molto inaspettata da parte dell'ex Sacerdote, ricordando come, appunto, fu il responsabile della Notte d'Adamantio, ad Aesir, se non si stava a contare quel manipolatore di Otis. Persino Viktor lo guardò con un sopracciglio inarcato, domandando quasi con un fine provocatorio, anche se, tutto sommato amichevole:«E da quando sei diventato così, Morten? Freja ti ha fatto il lavaggio del cervello da quando stai con Lei, o...?» l'uomo sbuffò, alzando gli occhi al cielo prima di sentire quanto Shirya avesse da dire:«Per me che non ho avuto modo di vivere quello che avete vissuto voi, sicuramente, sembra alle mie orecchie un ottimo cambiamento, il tuo. Passare dall'essere la nemesi della mia sorellina al voler aiutare il suo fratello maggiore ti fa decisamente onore...» ebbe un momento per prendere fiato, mentre questo chinò il capo un istante, « ... quello stesso onore che l'"Oscuro" non avrà mai» era chiaro che egli avesse tanti screzi con questo sedicente "Oscuro" che, sin dall'inizio della loro avventura veniva nominato a più riprese, senza ancora capire effettivamente che identità avesse. Sapevano il suo nome, ossia "Decadia", ma non era comunque chiaro il suo modus operandi e perché fosse così detestato persino da un Erdester così magnanimo come Shirya.
Quindi, senza che nessuno volesse fare delle domande di contorno - solo per farle in un momento più opportuno -, essi fecero altri passi verso l'enorme castello-pagoda, con le porte che sembrarono aprirsi da sole, unicamente alla vicinanza dell'uomo, posto davanti a tutti quanti mentre i suoi messaggeri stavano nelle retrovie, a difendere anche gli altri. Ora sì, vi erano quelle maledette rampe di scale da fare prima di giungere nel cuore pulsante della Nazione dove, sicuramente, Naaran e Vasilissa starebbero già avendo la loro disfida o chissà che cosa. Ma proprio nel momento in cui iniziarono a salire, notarono come ai piani superiori vi fossero una sfilza non quantificabile di quegli emissari, armati fino ai denti e pronti a trucidare gli ospiti indesiderati. «A quanto pare quello là voleva farci una sorpresa. Oh che carino, ma non doveva...» borbottò sarcastico il principe, già sguainando la sua spada e pronto alla lotta, con il suo compagno Ragnar già a disposizione, ringhiante in modo silente.
Erano già quasi arrivati alla prima ondata quando, all'improvviso, Shirya si fermò in mezzo alle scale, voltandosi direttamente verso il resto del gruppo e chi era dalla sua, più indietro:«So che voi aesiriani non avete ancora avuto modo di sfoggiare il vostro nuovo essere, non è così? Beh, direi che sia il caso di farlo. Andate avanti, noi vi pareremo le spalle» erano rimasti, questi, un po' sorpresi da questa repentina decisione fatta da egli: era letteralmente la prima volta in cui Anton e compagnia si sarebbero ritrovati in battaglia, sfruttando il dono che Lucifugo, assieme a Stolas e Valefor, fecero per loro, e di certo sarebbe stato un buon modo per mettere alla prova quanto fatto là, nelle viscere di Sovalijeny. «Direi che si può fare» disse Morten quindi, con gli aesiriani che si fecero avanti mentre il ragazzo passava in mezzo a loro, poggiando una mano sulla spalla di tutti quelli che avrebbero combattuto. Questi avvertirono come una sensazione di calore quasi bruciante accrescere in loro, come se una stella stesse accendendosi nel loro corpo, ardendo all'inverosimile, anche ben oltre l'umana concezione. Ma ciò, non sembrava far male ad essi, anzi... godevano di quell'energia infernale che risaliva dalle membra, padroneggiando sulle anime di tutti quanti come se fosse uno spirito superiore al loro stesso. E proprio in quel momento, con un ruggito rilasciato all'unisono dalle loro bocche, un bagliore di stampo ultraterreno prese chi era affetto da quell'indicibile potere. Non vi era nessuno degli altri che non avrebbe voluto spalancare gli occhi perché, davvero, era uno spettacolo più che inaspettato; l'aura che emanavano era torrida, satura di un potere sconfinato che aumentava secondo dopo secondo. Proprio nel momento successivo alla dissolvenza di quel potente bagliore rossastro, e soprattutto, con l'arrivo più che tempestivo degli emissari dell'aftermath, non si poteva notare altro se non la rapidità, e la spietatezza con la quale i sei procedevano contro questi. Fenrir in primis sembrava un vero ossesso, con quel collare letteralmente fatto di fulmini col quale prendeva al collo quelle ombre, prima di rilasciare la sua energia attraverso esso, polverizzando gli emissari come se fossero solidi effettivi. O anche Morten, sempre con quel suo fare inquietante e serioso, passando letteralmente in mezzo alla sfilza di ombre quasi fregandosene dei loro attacchi, in quanto aveva letteralmente dei tentacoli di fuoco a fare il lavoro al posto suo, trapassando il loro essere incorporeo, inducendo agli altri a indietreggiare, notando proprio come - anche stando in vantaggio numerico - stavano venendo massacrati. Ma prima ancora che questi potessero anche solo raggiungere i piani più alti dell'Arsdom per avvertire Naaran, fu il turno di Viktor, il quale non sembrava così tanto preso dalla "possessione" - probabilmente perché già schizofrenico di suo -, ma comunque attaccando a più riprese, senza che la minima fatica venisse percepita. Non usava la sua solita arma, ma dei piccoli pugnali che teneva tra le dita come se fossero delle carte, scagliandoli contro chiunque si parasse attorno al Dio del Tuono con una precisione incredibile, mentre le sue armi tornavano poi in mano propria, a mo' di boomerang, facendo risuonare la sua risata isterica in tutto il castello-pagoda, ancora più forte di quella che normalmente avrebbe, lui. Forse, i più eleganti nei movimenti, anche se controllati da quella forza dirompente che li pervadeva, erano proprio Ellen e Katrine, le quali - anche, probabilmente, abituate a poteri molto più legati alla luce piuttosto che al peccato che gli Inferi avevano conferito nelle due - sembravano agire più con il loro stesso spirito, piuttosto che farsi alimentare da chiunque avessero in corpo. Anzi, forse la regina dei ghiacci era quella più affetta tra le due, da quel potere, in quanto proprio anche il suo modo di fare pareva essere più imponente, oltre ai modi, anche se più che noti, decisamente cruenti con la quale martoriava gli emissari, tra i quali quello di mozzare gli arti con i quali brandivano le loro alabarde, seguito da un fascio di luce fiammeggiante che li faceva dissolvere uno ad uno, come investiti da una tormenta di fuoco... ghiacciato. Ellen, invece, era molto più rilassata, giacché proprio sentiva entrambi i poteri in sé, coesistere piuttosto bene, volteggiando qua e là con le proprie ali, e producendo ancora altre uccisioni con la letalità con la quale la Valchiria bersagliava tutti loro, assieme ad un Anton che, forse anche sospinto dalla forza interiore che aveva nella sua anima, non sembrava neanche più lui, passando dall'essere un tipo molto tranquillo all'essere un pazzo omicida, nello spazio di un battere di ciglia. Ed in tutto questo ambaradan, erano già praticamente in cima, senza neanche essersene resi conto.
«Sei sicuro di non aver esagerato coi demoni che hai assegnato loro, Lucifugo?» domandò Shirya al principe, ridacchiando nel vedere come i sei aesiriani sembravano decisamente starsi divertendo con tutti quegli emissari, ormai totalmente sterminati. L'altro lo guardò con un sorriso raggiante, scrollando le spalle prima di dire:«Nah, direi che sono perfetti. Poi vabbè, Viktor ad esempio non sembra cambiare molto rispetto al solito: ma sarà che gli ho dato un altro folle come Mefisto, così da pareggiare la follia sua con quella di quell'altro» senza che questo potesse anche solo esprimere il suo pensiero in merito a ciò, Lucifugo era già andato avanti, lasciando Shirya indietro. E sospirava, perché sapeva che, forse, non era proprio un demone molto tranquillo, quello donato al Dio del Tuono.
Alla fine, anche dopo essersi assicurati che tutti gli emissari fossero stati spazzati via dalla potenza fuori controllo dei sei, finalmente poterono aprire le porte che, dall'altra parte, avrebbero liberato il passaggio ove, sicuramente, vi era chi stavano cercando. E così era perché, proprio all'altezza del maestoso trono dove, a differenza di quanto visto la prima volta in cui raggiunsero la cima dell'Arsdom, vi era soltanto Naaran, lì, a contemplare quello che era un enorme libro aperto. Di Vasilissa non vi era traccia, stranamente.
E così Lucifugo, anche avendo notato questa stranezza nello scenario, fu il primo a balzare in avanti, già con la sua spada; ma prima ancora che il principe potesse dire qualsiasi cosa, l'imperatore di Gaarekhsha fu più lesto, dicendo quasi con un tono menefreghista:«Vasilissa non è qui. È in camera sua, è solo... caduta in un leggero sonno. Tranquilli, non le ho fatto altro male» Lucifugo digrignava i denti, quasi ringhiando nei confronti dell uomo, il quale neppure lo guardava. Avvicinandosi a quell'enorme tomo, egli borbottava cose, tra sé e sé:«Non sarà la sua Maschera, ma di certo questo potrebbe essere decisamente interessante» ma prima ancora che potesse anche solo leggere il contenuto trascritto lì, in un lampo, Shirya si frappose fra il libro e Naaran, brandendo l'ascia, e guardandolo con sdegno e palese delusione:«Io non ho dato vita ad un essere ossessionato dal proprio tornaconto, Naaran. Si vede nei tuoi occhi che stai facendo tutto questo per "quell'altro"» e non importava quanto si sarebbe avvicinato l'Erdester a lui, perché l'Aftermath neppure pensava ad indietreggiare. Lo stava decisamente sfidando, noncurante della potenza che Shirya rilasciava. «Ma tu non capisci, Shirya... se "lui" vuole questo, è perché ha un piano per rendere migliori non solo noi, ma anche voi Erdester! Pensaci: non sarebbe grandioso avere tutto per sé, dimenticando quanto ciò che ci circonda sia andato in malora?» egli scosse il capo, dando colpetti con l'indice sull'impugnatura della sua arma. Non sembrava affatto un tipo il quale sbraitava contro gli altri, ma il suo silenzio, di per sé, valeva mille delle sue parole di disappunto. «Sei te a non capire, Naaran. Decadia é nato per abbindolare chiunque sia al suo fianco, e usarli come marionette per potenziarsi. Proprio adesso, ripeto, vedo nei tuoi occhi quanto tu non ti stia rendendo conto del caos che potresti rilasciare attraverso... questo» gli puntò il dito contro, quasi a sfiorare la maschera che Naaran teneva al volto. Per un attimo, si notava come una sorta di strana, piccola, pioggia di fiammelle, raffiguranti come dei numeri a una cifra, sparpagliati a fontana dal suo volto. Lo guardava, inclinando pure il capo per accentuare la sua confusione perché, a quanto pare, non vedeva nulla di ciò che gli altri risucivano a catturare, con questi che osservavano la scena in modo decisamente alienante, fuori da questo mondo. Infatti, anche cercando di capire il perché di quelle facce stralunate, perplesse sotto ogni punto di vista, domandò:«Cosa sono tutte quelle facce confuse?» proprio a queste parole, Shirya gli fu letteralmente faccia a faccia, a pochi centimetri, prima di afferrare il volto di Naaran per la maschera, con una relativa forza, tuonando per la prima volta:«Tu non puoi vedere quello che sei, Naaran, solo perché sei ignaro di cosa è stato impiantato a tua insaputa! Svegliati, perché tutto quello che stai vivendo non è nient'altro che un codice, un programma da lui voluto!» Naaran cercava di muovere la testa affinché potesse liberarsi dalla presa salda dell'Erdester, con la sua vista che stava mano a mano divenendo sempre più confusa, come se vedesse più visioni di quella stessa scena, sovrapposte un po' come capitavano. Gli stava stringendo il polso come in una morsa, ringhiando contro l'Erdester, con una tonalità decisamente non sua, esclamando direttamente, a muso duro:«Lasciami... andare!!» ma Shirya sembrava quasi non averlo sentito, e addirittura, agli occhi suoi e degli altri, rimasti sicuramente sbalorditi quanto spaventati da quella immagine di un Naaran che in realtà, non aveva mai afferrato il polso dell'uomo, ma solo un'accozzaglia di quelle stesse fiammelle viste in precedenza, come se Naaran... non fosse realmente lì, come se non esistesse, nella realtà dei fatti. L'imperatore gaareko lo guardava quasi sapendo che ciò, agli occhi propri, era quello che sarebbe dovuto avvenire in realtà, ma non per gli altri; questo, fino a che qualcosa non risuonò nella sua testa, simile ad un bip statico. E proprio a quel punto, non appena esso si dissolse dai padiglioni auricolari, Naaran neanche provò a dimenarsi più perché, come all'improvviso, si era sentito svuotato di qualcosa che gli dava quell'impeto addirittura di fare muso a muso con Shirya in persona. L'ultima cosa che vide, però, fu lo stesso Erdester sorreggerlo da dietro la schiena, con un braccio e, pochi istanti prima di chiudere gli occhi, con la maschera che teneva addosso che gli veniva tolta, con una facilità senza senso. Neppure ebbe avuto modo di dire nulla perché, come ciò accadde, Naaran si ritrovò in una sorta di sonno, dal quale non era chiaro se si sarebbe svegliato, prima o poi...
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Chronicles of a Sin: Divine Blizzard
Fantasy"Dopo le avventure nella nebbiosa terra di Aesir, e subito dopo la liberazione di questa dal dominio egemonico del Sacerdote, tutto sembra procedere per il verso giusto per la ricostruzione dei luoghi ridotti in macerie. Persino l'enorme Nazione del...