Capitolo 9

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"Ombre di ghiaccio"

Successivamente all'attacco di quell'ombra, ora l'unica possibilità di scoprire di più su ciò, era addentrarsi ancora più in profondità in quel degli Inferi, giungendo sempre più ai piani più "alti", o bassi, appunto per ricavarne almeno un ragno dal buco riguardante tale avvenimento. «Mi dispiace non aver avuto modo di far creare l'entrata per Shirya verso la vera porta degli Inferi, perché mio nonno, come potreste ben immaginare, ha sempre delle idee ben precise per il suo regno, e di certo non sarà un membro della famiglia reale a scalfire la sua convinzione, giammai incrollabile» raccontava il principe Lucifugo, intanto che discendevano sempre più in profondità, circondati ovunque da fuoco e fiamme, passando su per una parete di roccia, la quale era l'unica strada percorribile dalla zona nord del regno infernale, in quanto l'unica che poi dava modo di accedere al continente di Shirya, se necessario. Adesso Ragnar era anche totalmente sotto il controllo della sua parte da demone, procedendo quindi più avanti rispetto al gruppo un attimo più novizio di quelle zone, come se riconoscesse perfettamente ogni parte del reame, da cima a fondo, senza mai sbagliare un colpo o ad avere un lapsus. «E così, da quassù possiamo scorgere buona parte dell'Inferno. Giusto, principe Lucifugo?» domandò la Valchiria Ellen, la quale, ovviamente, non aveva proprio tutta questa voglia di scendere fino a quel punto; certo era che, forse, lei aveva tutte le ragioni del mondo per non voler stare così tanto negli Inferi, in quanto ella aveva dato la vita per sconfiggere il male, non per farne parte, anche se a scopo benefico. Il ragazzo davanti a tutto il gruppo, con Valefor al suo seguito, rispose alla ragazza con la dovuta tranquillità:«Assolutamente. E, beh, so benissimo che tu non vorresti neppure essere qui, Ellen. Il problema è che ormai per ripensarci è un tantino tardi. All'inizio potrò convenire con te che, forse, non è il posto più adatto ove risiedete ma, credimi, amerai l'Inferno. Anche noi demoni dobbiamo farci l'abitudine per un periodo di tempo» voltandosi verso il suo sottoposto, domandò a questo:«Nevvero, Vale?» questo annuì, mantenendo il suo sguardo palesemente fermo come il marmo:«Concordo. Più che altro abituarsi a questo posto è sempre la cosa più difficile: talvolta è più facile perire a causa di noi stessi che per i nostri compiti. Ma non diverrà più un problema, ora che farete esperienza assieme a tutti noi» Ragnar invece, a differenza di tutti coloro che provenivano da Aesir, sembrava proprio quello più dedicato a voler stare lì, ammirando il regno in tutta la sua interezza, dicendo a Valefor con tutta la gioia che poteva contenere in sé:«Francamente, se non fosse che io una casa già ce l'ho, rimarrei qui a vita anche per il mio essere originario. L'energia che gli Inferi rilasciano, è semplicemente un toccasana» per un attimo si poté notare anche come sulla testa del ragazzo-lupo, le corna da demone gli spuntarono nuovamente da sotto i suoi capelli color ghiaccio, scintillando di quel fuoco che li circondava come fossero delle e vere proprie mura di fiamme. Lucifugo ridacchiava nel sentire tale risposta data dal suo coetaneo, ammirando comunque la sua dedizione al regno per il quale il Portatore delle Tempeste era principe, replicando divertito:«Eheh, sicuramente mi farebbe piacere vederti più spesso anche quaggiù. Dopotutto, si vede che ti piace stare qui: lo vedo proprio nei tuoi occhi e nella tua sicurezza dei passi».
Nel mentre, da più giù, o meglio in fondo alla parete, qualcuno sembrò averli notati discendere, andando verso le mura dell'immenso regno, probabilmente a parlare con chi era di guardia. «Era Agares quello?» chiese Valefor, aguzzando la vista per quanto possibile, mentre il principe al suo fianco rispose, annuendo:«Come sempre, dopotutto. È sempre qui a controllare le entrate e le uscite da e per Shirya» Viktor, dalle retrovie, quindi domandò al ragazzo, rispettosamente:«Certo che siete una popolazione davvero ben coordinata. E dire che non si parla altro se non di una razza brutale sotto ogni punto di vista, anche noncurante del prossimo talvolta» voltandosi verso il Dio del Tuono, e quindi camminando all'indietro, Lucifugo allargò le braccia con fare molto più regale del solito, rispondendo ad egli:«Purtroppo, l'Inferno è un regno molto bistrattato da tutto e tutti, soltanto per via della nostra dedizione ad ogni tipo di peccato o alla tentazione al peccato stesso. Per carità, esistono demoni più buoni e saggi, tipo Baphomet o anche lo stesso Stolas, come avete potuto ben notare... senza mancare di rispetto a te, Vale» notando l'occhiataccia rivolta al principe, egli appunto aveva preferito salvarsi in corner in quel modo, riprendendo con, «... stavo dicendo-... Ah sì! E, come ci si potrebbe aspettare da noi, vi sono la maggior parte di quest'altri demoni che si mostrano in maniera maledettamente più aggressiva e spietata, mostrando un lato di quel peccato che loro hanno posseduto con sé per tempi talvolta rivolti ai miliardi d'anni. Mio padre, ad esempio, è il terzo dei tre membri della cosiddetta "Trinità Oscura" - o come vogliono farsi chiamare, tanto per fare uno sgarbo all'Altissimo - nonché quello che agisce in maniera più diretta per quanto riguarda gli assalti da compiere, assieme alle sue innumerevoli legioni. Credetemi, è un portento, e molte cose le ho tratte proprio da lui: oltre che un padre, è anche un maestro per me» Valefor inclinò il capo, come a dire che ben sapeva del suo pensiero riguardante ciò, aggiungendo un appunto al principe:«Sicuramente il re Luciftias ha anche avuto, però, un'istruzione sensazionale dal nostro grande sovrano, oltre a quando fu un Serafino assieme ad egli. È inutile dire che provo rispetto e simpatia per vostro padre, principe Lucifugo, soprattutto per come, comunque, ci abbia tenuti a galla anche nei momenti in cui neppure il nostro signore sapeva come agire, e lo stesso varrebbe per nostra madre» avendo ben udito il nome del padre del principe, Morten era sicuro di una cosa in particolare, per la quale preferì domandare, tanto per ricevere una conferma:«Se posso chiedere, il re Luciftias avrebbe anche come nome, quello di Nasargiel, giusto?» i due annuirono, col ragazzo che spiegò questa cosa, tranquillamente:«Esattamente, o meglio, quello fu il suo nome di quando era un Angelo. Ora che ha perso il suo essere paradisiaco... ugh-, ha preferito mantenere il nome col quale si è fatto riconoscere di più, ossia Luciftias, o lo Splendente, se proprio dobbiamo usare uno dei suoi tanti titoli. Che poi, se non sbaglio, non lo avevi già incontrato, Morten?» l'uomo ricordava della possessione dove Aaron, uno dei suoi vecchi Scarlatti, finì letteralmente per morire bruciato vivo dall'interno, durante la battaglia contro Viktor e gli altri nell'arcipelago di Hraslen, ad Aesir. «Sì, sì, assolutamente. Volevo soltanto una conferma a riguardo, giacché egli si era sempre presentato col nome di Nasargiel» il principe rise, sapendo perfettamente la motivazione di tale decisione presa da suo padre, con questo che, quindi, raccontò esattamente ciò:«Vedi, noi demoni siamo entità che si nutrono un po' di qualsiasi cosa, tra cui anche la nostra stessa identità. Mio padre, probabilmente, non voleva rivelare il suo nome effettivo, in quanto lo avrebbe indebolito sensibilmente, come avviene per quasi tutti noi, fatta eccezione per sua infernale maestà e sua moglie» comprendendo quindi la motivazione, Morten preferì semplicemente lasciar correre, finalmente arrivando anche in fondo alla parete, dove poterono notare un paio di demoni, ovviamente armati, a protezione della porta nord per accedere all'Inferno. Magari non era maestosa come la principale, a sud del regno, ma comunque, anche per il luogo in sé, faceva la sua bella figura, soprattutto con quei rivoli di lava attorno alle mura, abbellite di tutte le ricchezze che un sovrano come il Diavolo aveva bisogno per la sua dimora. Come da protocollo, i due demoni si misero sì davanti alla porta, ma con Lucifugo prima, e Valefor poi, era chiaro che potevano fidarsi eccome:«Principe Lucifugo Morningstar. Avrei bisogno di parlare con il duca Agares, se è possibile farsi ricevere» uno dei due demoni, quindi, con voce rauca da sotto l'elmo, disse al principe, chinando il capo in segno di riverenza:«Sua altezza, il duca Agares è molto probabilmente nel suo palazzo. Stava qui fino a circa cinque minuti fa, proprio per avvertirvi che vi avrebbe aspettati là» annuendo quindi, Lucifugo guardò anche gli altri, prima di rivolgersi nuovamente a quello:«Molto bene. Ah e, loro sono con me. Chiedo il massimo rispetto per loro, durante la loro permanenza nel regno. Sono stato chiaro?» il suo tono minaccioso, sicuramente, avrebbe mostrato più che qualche brivido dietro la schiena anche di entità impavide e sprezzanti del pericolo come i demoni, ma comunque, mostrandosi impassibili, entrambi si fecero da parte, aprendo le porte in mnemonica simultaneità per il passaggio di Lucifugo e tutto il resto il gruppo. Quindi, con l'espressione seriosa ed imperturbabile del ragazzo, si fece seguire, finalmente, all'interno del gigantesco regno degli Inferi. Era sconfinato, apparentemente, e dava l'impressione semplicemente di proseguire per chissà quanto. «Casa infernale casa» disse Lucifugo, sospirando come se non fosse tornato laggiù per davvero tanto tempo, apprezzando l'atmosfera dell'altro mondo per com'era. Gli altri del gruppo proveniente dal mondo normale erano decisamente stupiti dall'immensità del posto, mentre i soliti tre, proprio, avrebbero potuto sentire quel piacevole brivido dovuto al calore torrido che l'Inferno dava loro, oltre che per la frenesia di stampo peccaminoso che si poteva riassumere nella relativa onnipresenza demoniaca in ogni dove, ovunque l'occhio poteva scorgere.
Dopo quel momento di rapida ambientazione per i nuovi, Valefor e Lucifugo fecero cenno a questi di raggiungerli al palazzo, il quale non aveva neppure bisogno di esser raggiunto a piedi, in quanto si ritrovarono materializzati sulla soglia di questo. Era una dimora sicuramente molto importante, strutturalmente parlando, con quelle enormi vetrate raffiguranti un qualche sigillo sotto la nomenclatura dei demoni goetici, in oro, che andavano a rimarcare proprio chi vi abitava effettivamente. Nel fossato di lava che passava attorno al palazzo di Agares, inoltre, sembravano esserci quelli che parevano coccodrilli, ma decisamente differenti rispetto a quelli comuni... erano molto più ossei del normale, ed anche più scuri. Ragnar si mostrava di certo impavido anche a tutto ciò che si mostrava lì, lasciando il controllo alla sua parte demoniaca, la quale, inoltre, si manifestò alle spalle del ragazzo-lupo, sotto forma di ombra decisamente identica a Ragnar stesso, ma con gli occhi rossi e con delle grandi ali ben aperte dietro la schiena. «Prego, non fate i timidi. Agares non morde, a differenza di quello che ci si potrebbe aspettare da uno come lui» disse proprio il demone, accennando un sorrisetto intanto che questi, forse trovandosi costretti ad assecondare tale creatura, si lasciarono trasportare dalle sue parole, entrando quindi nel palazzo del duca, seguiti quindi a ruota dal principe e dal collega Valefor.
Si potevano sentire rumori di morsi qua e là, forse provenienti da fuori come anche da dentro, in quanto erano talmente tanti e decisi che era quasi impossibile capire da dove provenisse cosa. Fu qualche istante dopo che una figura scese dalle scale del palazzo, portandosi quella che pareva essere la mascella scheletrica di uno di quei coccodrilli: era esattamente la stessa figura notata sulla strada per raggiungere gli Inferi, da Valefor. Questo quindi, coi suoi occhi rosso fuoco che brillarono fieri, disse loro, chinando il capo in direzione del principe Lucifugo:«Mio principe, Valefor... benvenuti nelle fauci della bestia, direi. Io sono Agares, secondo dei settantadue demoni goetici, ed uno tra i più vicini, paradossalmente, alla famiglia Morningstar» il ragazzo quindi, anche per prendere la parola, a nome di tutto il gruppo, disse al suo sottoposto:«Agares caro, menomale che ci hai aspettati. Che si dice quaggiù, dopo che sono mancato per tipo...» l'altro rispose per lui, direttamente, «... tre giorni? Oh, guardi, sua altezza: va tutto come dovrebbe andare, francamente parlando. Ho saputo che avete avuto uno sfortunato incontro con una di quelle ombre, nevvero?» Lucifugo annuì, con Ragnar che domandò ad Agares, riprendendo il controllo di sé:«Se posso permettermi... voi sapete per caso cosa sono e cosa vogliono? Tralasciando il fatto che hanno attaccato il principe Lucifugo come se fosse uno qualunque» egli sospirò da sotto la maschera, guardando altrove, ed incamminandosi con passo funereo nell'atrio del palazzo, disse:«Mi crederesti se ti dicessi che anche noi stiamo cercando di capire di più in merito? Sono mesi che stiamo avendo a che fare con questi, e non abbiamo una cazzo di idea su come farli sparire totalmente» Valefor quindi, intanto che notava il suo collega portare una mano dentro quella che sembrava essere un acquario ma riempito di lava, rispose per egli:«Purtroppo è così, Ragnar. Qui all'Inferno non si fa altro che parlare di questi qua che, puntualmente, cercano di minare l'accrescere di nuove reclute e futuri demoni, talvolta mandando delle vere e proprie lettere minatorie al nostro amato re» Agares quindi riprese il discorso, incrociando le braccia mentre dava sempre un'occhiata all'acquario lavico:«Siamo stanchi di questi. Ed io ne ho le palle piene di dover fare il lavoro sporco di Stolas, soltanto perché è un bonaccione che non fa altro che badare a quel ragazzino schizzato» che fosse un demone particolarmente avvezzo alla poca classe nella parlantina era più che palese, soprattutto prendendosi la briga di insultare persino un suo collega. Proprio Fenrir - che fu il primo a conoscere di persona Stolas tra quelli giunti da lontano -, volle dire la propria anche per difenderlo, dicendo cautamente, più che altro per evitare di trovarsi un potente duca come quello alla giugulare, pur essendo anch'egli un abile predatore:«Non è che si prende cura di Mikhail. Stolas semplicemente lo sprona col sogno di quel ragazzo, aiutandolo anche con le ricerche. Certo, il fatto che sia un tantino fuori di testa non lo nego affatto, però... arrivare ad insultarlo, forse, è un po' eccessivo, non crede?» dall'espressione stizzita di Agares, sicuramente Fenrir non sembrava aver detto la cosa migliore a quello che palesemente era uno amante delle risse e del sangue. «Come dici tu... sarà che l'ho sempre detestato, a lui come a Vassago, proprio perché sembrano tutto fuorché demoni, ma "angeli" sotto mentite spoglie. Ma comunque» dopo essersi riavvicinato al gruppo, riprese il discorso per il quale erano giunti in riunione da egli, «... di certo non sarò io ad avere delle informazioni utili ai fini del nostro obiettivo comune, ma chi potrebbe anche dirci di più a riguardo, se possibile, è proprio uno tra il padre del qui presente principe Lucifugo, o... un po' più difficilmente, direttamente ai piani alti» proprio quello appena nominato da Agares, infatti, allargò le braccia quasi come se non fosse intenzionato a disturbare i sovrani di tutto quell'ambaradan:«Ehh, se sono costretto a chiedere a mio padre di prendersi dieci minuti per noi, allora okay. Sai bene, però, che odio disturbarlo nei suoi compiti» l'altro neanche rispose, ma semplicemente sbuffò, lasciando intendere che gli interessava il giusto della sua opinione, pur essendo al di sotto di gerarchia rispetto al Portatore delle Tempeste. Quest'ultimo quindi, si rivolse a Valefor e gli altri:«Sarà lunga da qui, in quanto dovremo raggiungere la capitale di Pandemonium, e solo poi raggiungere la Luciferian, nonché la dimora effettiva della famiglia reale degli Inferi» prima che questi potessero dire qualcosa, però, notarono che Ragnar non stava lì con loro, come se si fosse dissolto dalla sua posizione. «Ma che? Tesoro, hai per caso visto nostro figlio?» domandò Katrine al marito, con questo che scosse il capo, voltandosi verso l'uscita. O meglio, questo lo fecero tutti quanti, sentendo un ruggito portentoso proveniente da fuori il palazzo di Agares. «Direi che abbiamo una motivazione...» disse Valefor sottovoce, mentre tutti quanti uscirono, notando proprio Ragnar che puntava un piccolo gruppetto di quelle ombre incontrate anche sulla strada per accedere all'Inferno. «Cosa volete qui, ectoplasmi provenienti dall'oblio?!» tuonò il ragazzo-lupo, stringendo la sua sciabola con rabbia, mentre i suoi occhi erano letteralmente divenuti di quel rosso fuoco tipico da demone. Quelle figure non sembravano abili a parlare, in quanto emettevano letteralmente dei suoni sconnessi, quasi alieni, ma semplicemente attaccando Ragnar come fossero automi veri e propri. Pur essendo da solo, egli riusciva a gestirli egregiamente, mostrando proprio la sua capacità nel combattimento che aveva, frutto dei tanti allenamenti compiuti col padre, nei suoi "soli" cinquecento anni di vita. Si muoveva da vero predatore, e con quell'istinto demoniaco che amplificava la sua aggressività all'estremo, si rendeva semplicemente imprendibile. Non sembrava star combattendo da solo, ma come se fossero in due nello stesso corpo... anzi, circa era così, visivamente. Sembrava esserci proprio quella versione ombrosa di Ragnar che seguiva i suoi movimenti, lasciando solo gli strascichi dell'arma sul terreno assieme a quelli del suo compagno di battaglia. E già tre di quelle otto ombre, in un battito di ciglia, erano state fatte dissolvere come la prima laggiù, come se quelle fossero dei puzzle scomposti nell'aria.
Vi era un momento in cui Ragnar aveva bisogno di prender fiato, mettendosi sulla difensiva per attirare a sé gli altri cinque di questi, salvo poi battere un colpo a terra con la sciabola, liberando un fendente ghiacciato che avvolse quelle stesse ombre a mo' di anelli di Saturno, ingabbiando le loro presenze ed anche le loro energie, con delle lame di ghiaccio che roteavano attorno ad essi. «Pregate per il perdono, fecce... perché stasera vi siete fatti un nemico che vi renderà solo polvere, AHAHAHA!» a quella risata decisamente distorta e raccapricciante per le orecchie, i due cerchi di lame si restrinsero attorno alle ombre, prima di scoppiare assieme a questi, dissolvendosi uno alla volta come fossero foglie smosse al vento, incapaci di reagire. Ragnar sembrava guardare la sua stessa "ombra" con fare d'intesa, prima che questo si dissolse per rientrare letteralmente nel corpo del ragazzo-lupo, il quale riprese totalmente il controllo di sé con una facilità disarmante. «Sapevo che quei cosi ci avrebbero seguiti fin qua dentro. Sembra che puntino a mettere i bastoni tra le ruote a noi ed all'Inferno» disse lui, roteando la sciabola in una mano prima di riporla nel fodero, attaccato alla cintura. Agares, Valefor e Lucifugo lo guardarono con ammirazione, contenti di aver trovato un valido alleato, capace di annichilire i loro nemici come se niente fosse; lo stesso, ovviamente, valeva anche per gli altri, con Fenrir e Katrine che non potevano far altro che esprimere la loro gioia per il loro figlio, complimentandosi direttamente:«Ottimo lavoro, mio bel lupacchiotto. Direi che per questo scopo, sarai tu il protagonista della nostra traversata. È giusto che tu lo sia, assieme a chiunque tu possegga» ammise il padre di lui, tenendo una mano sulla spalla di Ragnar, il quale sorrise ad egli, contento di sentirsi così riverito anche dalla sua famiglia, oltre che da tutti quanti loro. «Sarò felice di proteggervi, assieme a lui» portandosi una mano sul petto, gli occhi del ragazzo si tinsero di rosso per un solo istante, salvo poi tornare ad essere di quello splendido azzurro ghiaccio che normalmente avrebbe.
Dopodiché, Lucifugo disse, avvicinandosi proprio a Ragnar con la dovuta contentezza per il suo operato:«É vero che, in fondo, dagli errori possono nascere dei veri e propri miracoli, a quanto pare. Ma comunque, ora sì, abbiamo la prova definitiva che siamo sotto attacco, dopo questo. Mi sono convinto: vi porterò oggi stesso dalla mia famiglia, così da capire di più sul da farsi» infine, Agares richiamò l'attenzione del principe, dicendo a sua volta:«Se non le dispiace, e così anche per Valefor che sicuramente avrà bisogno di riposarsi, vorrei venire io con lei, principe Lucifugo» questo schioccò la lingua, annuendo rapidamente mentre osservava l'altro demone goetico, il quale fece spallucce, come a dire che non vi stava alcun problema nel fare un cambio in corso d'opera. «E va bene dai, si può fare» confermò Lucifugo, intanto che procedette oltre, con l'intento di farsi seguire, ancora una volta, per raggiungere sempre di più le zone più importanti e regali dell'Inferno: l'incontro con la Trinità Oscura avrebbe sicuramente fatto luce su tale situazione, e con uno come Ragnar che, letteralmente, avrebbe preso l'incarico di annientare tutto ciò che di maligno si sarebbe avvicinato, di certo la traversata sarebbe stata più che sicura e, soprattutto, protetta...

Chronicles of a Sin: Divine BlizzardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora