"Fuga dall'inferno"
La mattina passata da Fenrir fu semplicemente costellata di pensieri paranoici dovuti a quanto visto nell'incubo. Anche gli altri che lo ascoltavano durante la colazione non riuscivano a stargli dietro, proprio per la confusione mentale che aveva.
«Cioé, tu ricordi solo quello che è successo da quando ti eri messo sul letto alla fine?» domandò Morten, inarcando un sopracciglio; se davvero neppure l'ex Sacerdote sapeva cavarne un ragno dal buco, allora era una questione più che da tener conto. Certo era che pure il racconto stesso si districava di blocchi, talvolta di totali vuoti mentali che non ne permettevano l'effettiva comprensione. «Purtroppo sì. Che poi, è successo tutto così, all'improvviso. Non avrei potuto neppure cercare di agire» rispose quindi Fenrir, cercando ovviamente di spiegare che ciò era tutto quello che ricordava.
Intanto, Viktor era lì che ascoltava in disparte, pensieroso sul da farsi. Osservava quei monti come se cercasse delle ipotesi da essi, prima di voltarsi verso il tavolo dove stavano riuniti tutti quanti, dicendo con sicurezza:«Fen, se vuoi ci andiamo io e te là. Io ho avuto modo di conoscere Mikhail direttamente, e sicuramente potrebbe anche rivolgersi a noi con più tranquillità. Se dovessimo riuscire a farlo parlare, è un altro conto in quanto non ci riesce neppure Dimitri» nel ricambiare quello sguardo con quello del Dio del Tuono, Fenrir aveva inteso che lui avrebbe rotto i patti di far andare solo il re ymaregno anche per accertarsi di quanto sognato da questo. «Se ne sei così sicuro, allora possiamo anche provarci»; Katrine li guardava entrambi quasi con l'occhio critico, a far intendere che il loro piano, forse, non era proprio un granché, e così lo fece notare direttamente:«Secondo me sarebbe soltanto un gesto troppo paranoico nei confronti del ragazzo, in primis, ed anche tuo, amore» l'umano-lupo non sapeva proprio come rispondere a quanto detto dalla moglie, lasciando intendere che avesse anche ragione in questa circostanza. Non poteva negare però, che un po' di paura dopo quello che aveva visto durante la notte ce l'aveva. «Io non vorrei però che possa succedere qualcosa a Fenrir, cara. Lo abbiamo visto tutti che era palesemente stravolto oltre che terrorizzato» replicò Viktor, poggiando le mani sul tavolo con fare come di piena superiorità e presa di posizione nei confronti della regina di Ymaras. Pur mantenendo il suo essere molto teatrale, aveva quella punta di serietà che lo rendeva assolutamente rispettabile oltre che temibile sotto ogni aspetto. «E allora quale sarebbe la tua idea definitiva, Viktor? Anche io non vorrei che possa succedere qualcosa a mio marito, per carità divina» domandò la donna, intanto che avvolse un braccio attorno a Fenrir, quasi per proteggerlo da un pericolo che ovviamente non vi stava. La divinità del Hrassen ci pensava su, talvolta portandosi due dita al mento mentre rifletteva a come spiegare al meglio le sue intenzioni. Ma proprio quando pensava di aver trovato il modo per farlo, Morten alzò la mano per poi dire, proponendo una cosa:«E se invece di mandare i due là, ci andassimo tutti a piedi? Abbiamo tutto il giorno, e magari potremmo trovare qualcosa di interessante ai fini delle nostre ricerche. Si sa che le foreste nel bel mezzo del nulla possono portare con sé ogni tipo di assurdità, anche quello che pensate voi» a pensarci bene, effettivamente, non sembrava tanto una cattiva idea, quella del re argheno. Se fossero andati tutti insieme a casa di Dimitri, magari lasciando che qualcuno di loro potesse rimanere indietro apposta per la notte, avrebbero anche trovato, molto probabilmente, qualcosa in più prima di raggiungere il luogo indicato.
«Per me andrebbe anche bene» si aggiunse anche Anton, «Soprattutto, sapendo cosa avreste a che vedere, tanto vale non lasciarvi andare avanti da soli, e capire meglio quanto accade anche attorno». Non passò molto da quando venne fatta quella proposta che, non appena conclusero la colazione, già si ritrovarono fuori dal Gorna Lazhij, cercando anche di non farsi notare per il momento da nessun membro dello staff. Puntavano proprio verso est, direttamente sarebbero dovuti andare per raggiungere l'abitazione dei Goezhna. «Viktor, nel caso servisse chiedere informazioni per arrivare là a piedi, hai modo per farlo direttamente nella loro lingua?» domandò Morten, il quale era affianco al dio hrasseiano; questo annuì con un sorrisetto:«Assolutamente! Avendo avuto modo di vivere qui per un po' di tempo, proprio per ricevere l'attestato di navigazione, mi sono studiato la loro lingua con calma per non trovarmi impreparato nel caso fosse necessario» rinfrancato da questa risposta, quindi, l'ex Sacerdote si rimise dietro egli, lasciando che Viktor prendesse il controllo del gruppo, pertanto procedendo oltre.
Proprio mentre stavano uscendo dal centro di Podenzhny si mise pure a nevicare leggermente, quasi come fosse un messaggio di cosa avrebbero vissuto e dove sarebbero dovuti giungere. «Beh, che dire: di certo è una bella giornata» scherzò Anton intanto che i fiocchi di neve gli cadevano tra i capelli. Nel mentre, i due governanti di Ymaras, con Ragnar ovviamente, erano talmente abituati alla neve che direttamente manco si coprivano per quanto i loro corpi fossero preparati alle temperature calanti anche sotto lo zero. «Ma sì dai, che vuoi che siano due fiocchi!» rispose il principino ad Anton, ridacchiando mentre stava letteralmente tenendo una mano aperta nel niente per prendere qualche fiocco, per quello che poteva fare, salvo poi lasciare che essi si congelassero a tal punto da sembrare dei piccoli cristalli ghiacciati.
Intanto, Viktor era intento a chiedere informazioni ad un passante, proprio per capire meglio se fossero riusciti ad arrivare per tempo da Dimitri; certo, la pronuncia della loro lingua locale non era tanto precisa, ma almeno cercava di farsi capire da quello:«Извините, я хотел бы попросить информацию о том, как добраться до дома Дмитрия Гожны. Есть ли возможность добраться до него пешком? ("Izvinite, ya khotel by poprosit' informatsiyu o tom, kak dobrat'sya do doma Dmitriya Gozhny. Yest' li vozmozhnost' dobrat'sya do nego peshkom?" - Mi scusi, vorrei chiedere informazioni su come raggiungere la casa di Dimitri Goezhna. C'è un modo per raggiungerlo a piedi?) l'altro, più che altro comprendendo il modo in cui cercava di farsi capire usando la lingua locale, sorrise al tentativo, replicando quindi:«Посмотрите, отсюда вам следует идти вперед, пока не заметите указатель с «Поденжным». Отсюда просто доберитесь до тайги и вторгнитесь в нее. Однако я бы посоветовал вам сделать это сейчас, когда это возможно при солнечном свете, я думаю, вы знаете, почему ("Posmotrite, otsyuda vam sleduyet idti vpered, poka ne zametite ukazatel' s «Podenzhnym». Otsyuda prosto doberites' do taygi i vtorgnites' v neye. Odnako ya by posovetoval vam sdelat' eto seychas, kogda eto vozmozhno pri solnechnom svete, ya dumayu, vy znayete, pochemu" - Guarda, da qui dovresti andare avanti finché non noti il cartello con "Podenzhny". Da lì, basta raggiungere la taiga e oltrepassarla. Ti suggerirei però di farlo ora che è possibile con la luce del sole, penso che tu sappia il perché) annuendo quindi, Viktor comprese pienamente il senso di quell'avvenimento, anche perché comunque lo avrebbero ascoltato senza ombra di dubbio. Sembrava facile, a dirsi. «Хорошо, тогда спасибо большое ("Khorosho, togda spasibo bol'shoye" - D'accordo, grazie mille)» concluse il dio, raggiungendo il resto del gruppo e, facendo un cenno ampio con una mano, indicò loro di seguirlo.
«Era anche più facile del previsto» disse Viktor, ridacchiando un attimo mentre procedevano oltre. Nel mentre, la neve continuava a cadere insistente sulle loro teste ed attorno, rendendo il paesaggio sicuramente suggestivo, ma decisamente più difficile da affrontare a causa delle temperature che non proprio tutti erano abituati a sopportare, fatta eccezione per i soliti. Non ci misero comunque tanto per raggiungere il confine cittadino come venne indicato dal passante al re hrasseiano, che già una bella porzione della grande taiga molniana si apriva davanti ai loro sguardi. «Praticamente la foresta di Thaul se fosse fino a Yrggen» scherzò Fenrir, notando bene come essa fosse decisamente grande, ed anche un poco buia a causa del suo essere decisamente fitta e quindi senza che la luce potesse filtrare più di tanto. «Allora, da qui direi di stare assolutamente con gli occhi aperti, perché non è dato sapere cosa possa aspettarci. Nessuno è mai stato qui e, sapendo quanto ribadito più volte, non penso proprio che possiamo considerarci ad affrontare qualcosa di singolare o sconosciuto» riferì quindi Viktor, mantenendo incredibilmente un accenno di serietà rispetto al suo essere; già vi stava Morten con una mano sulla sua nuova arma o meglio, che gli venne donata dall'attuale moglie Freja, la quale era un'ascia da guerra, dicendo con tono molto sicuro di sé, noncurante di quello che si sarebbe mostrato nel caso:«Ho affrontato voi tutti, quindi direi che il resto si possa definire fuffa» il resto del gruppo mostrò i segni della poca convinzione delle sue parole, intanto che, finalmente, misero piede nella taiga, oscurandosi rispetto al resto del mondo stante attorno.
Quel posto così scuro sembrava quasi render l'atmosfera più fredda di quanto non lo fosse già di suo, e con quel silenzio leggermente smorzato che di certo non rendeva il tutto per niente più piacevole. C'era proprio la tensione che qualcosa o qualcuno sarebbe sbucato fuori da ogni dove, ed in qualsiasi momento. Morten però, proprio con quella sua arma tra le mani, dava la sensazione di esser certo sul da farsi, quasi a dimostrazione di come era cambiato nel corso del tempo, addirittura prendendosi sulle spalle il gruppo, proprio per proteggerlo da ogni eventuale insidia. Era molto strategico, sicuramente, e questo lo avevano pure appurato durante le scorribande che lui stesso ebbe condotto nella sua epoca da Sacerdote dell'Oscurità. «Tenete gli occhi aperti. Sento continuamente una sensazione di avverso pericolo da qualche parte» disse proprio lui, facendo cenno con le lame dell'ascia, di stare dietro il re argheno, lasciando che fosse esso stesso a prendere le redini della questione. Era silenzioso come un'ombra, movente in modo furtivo e soprattutto impercettibile anche dai passi, come fosse un ninja o cose del genere. Che fosse preparato a queste evenienze era palese, ma averlo al loro fianco, per Anton e gli altri era di certo un vantaggio non di poco conto.
Proprio mentre il gruppo sembrava star raggiungendo finalmente il cuore dell'enorme taiga molniana, con i "sospiri della natura" che lasciavano una sorta di melodia dissonante da pelle d'oca, in quel composto di silenzio e lieve tran tran del fogliame degli alberi, Ragnar sembrò aver puntato qualcosa così, come all'improvviso, ringhiando paurosamente. «Figliolo, che è successo? Hai visto qualcosa?» domandò il padre di lui, con il ragazzo-lupo che semplicemente avanzò un po' più in là, muovendosi da vero predatore incallito, esattamente come anche Fenrir farebbe senza alcun dubbio:«Mi pareva di aver visto qualcosa» rispose quindi quello, sempre mantenendo la postura china e pronta ad agire in ogni evenienza. Anche Morten stesso lo guardava con un sopracciglio inarcato, a simboleggiare il fatto che pur egli stava cercando di capire cosa potesse aver notato. Prontamente anche Fenrir decise di dare un'occhiata approfondita, seguendo il figlio nella sua forma da lupo e raggiungendo egli, fiutando l'aria con inaudita violenza essendo che, ciò, si sentiva anche agli altri. «Ha ragione, c'è qualcosa qui» confermò esso, allungando una zampa e puntando a terra assieme al figlio, notando proprio qualcosa che catturò l'attenzione di entrambi, prima, e degli altri poi. Un'altra piuma.
«Sembra una persecuzione, questa» pensò Fenrir, riconoscendo bene essa già solo dalla barba molto sottile, «... non è la prima che vediamo, ricordate?» circondando la piuma, Viktor disse, cercando di dedurre effettivamente cosa potesse generare un qualcosa di quel tipo, puramente a caso, sembrava:«Mm... Di sicuro non è un qualcosa da lasciare indietro» prendendola tra le dita, quindi, la esaminò attentamente, cercando anche di farla illuminare tramite la pochissima luce a loro disposizione. Ne controllava praticamente le proprietà. «Come sospettavo, è la stessa piuma che abbiamo trovato all'hotel» confermò il Dio del Tuono, con gli altri che non avevano effettivamente inteso se fosse una piuma dello stesso animale, o proprio la stessa piuma trovata per puro caso al Gorna Lazhij. Ma a giudicare dallo sguardo confuso di questo, si poteva intendere che era più la seconda ipotesi. «Dici che chi lascia cadere questa piuma, voglia soltanto dirci qualcosa o cose così?» domandò anche la Regina dei Ghiacci, Katrine, intanto che tenne una mano sulla spalla del figlio, appena tornato nella sua forma umana; Viktor scrollò le spalle, guardandola prima di rispondere con casualità:«Sarò anche un dio, ma ancora non ho sviluppato capacità da sensitivo, quindi... non ti saprei dire, cara» proprio a concludere quel ritrovo di dubbi, fu ovviamente l'ex Sacerdote, il quale volle a tutti i costi proseguire con la loro traversata, proprio per fare il prima possibile. «Per il momento, è il caso di andare avanti e pensarci in un altro momento a quella» ma proprio nel momento in cui Morten disse ciò, facendo anche cenno di seguirlo con fare impositivo, sentirono sopra di loro quello che sembrava essere... un battito d'ali? Guardandosi attorno, essi cercarono l'origine di esso, senza successo come volevasi dimostrare dai loro sguardi confusi. «Lo avete sentito anche voi, vero?» domandò Ragnar, sempre mantenendo la sua postura molto puntata in avanti, nel caso servisse attaccare in un qualsiasi motivo; tutti sembravano convenire su una singola risposta, però: uscire da quella taiga prima che si facesse buio ed evitare qualsivoglia tipo di scontro, se ce ne fossero stati.
Allora, lasciando perdere anche quella piuma trovata in precedenza, il gruppo procedette tra quei cumuli di foglie e neve, mantenendo un occhio di riguardo per tutto quello che potesse suscitare un'eventuale ed improvvisa minaccia. Sembrava quasi eterna, la loro camminata, proprio per via del fatto di come quella vegetazione fosse totalmente uguale lungo il tragitto, non dando neppure un singolo punto di riferimento per capire se stessero andando nella direzione giusta oppure se stessero muovendosi in tondo allo stesso punto. Fortuna voleva che vi fossero comunque le loro impronte alle loro spalle, nella neve, così da confermare in quali parti della taiga erano già passati e dove no. «Ancora niente... ma siamo sicuri che questa taiga sia normale? Sembra di star andando avanti ed indietro allo stesso tempo» fece notare il re thaulino, Anton, proprio per come nulla sembrasse cambiare durante la loro camminata, se non la lieve ma variabile illuminazione che a malapena filtrava là dentro; là davanti, tra Morten, Viktor ed i Raugen, sembrava che la supposizione fosse pressoché corretta, notando bene cosa avessero alle spalle rispetto a quanto visto minuti prima. «Sembra di sì, Anton. Qua, qualcuno vuole farci uno scherzetto, intrappolandoci in una taiga senza fine» confermò Viktor, sbuffando mentre osservava le loro impronte proseguire anche dove pensavano che non fossero mai giunti. C'era chi pensava le cose più disparate e fantasiose, tra cui quella del "corridoio infinito", e quindi provando ad andare indietro per, singolarmente rispetto al senso logico, andare avanti ma, ovviamente, non sembrava questo il caso, in quanto le impronte stesse procedevano davanti e indietro rispetto a loro, quasi come se tutto fosse un continuo copia e incolla della stessa sezione della foresta. Purché questo possa anche aver senso, a pensarci bene, di certo non ci sarebbe stato qualcosa, o qualcuno, di così bizzarro da fare una cosa del genere, ma magari solo per far perdere loro del tempo prezioso. Questo, ovviamente, solo il fato lo poteva prevedere.
«Per quanto mi piaccia 'sto posto, io non ho voglia di rimanerci un minuto di più» tuonò Fenrir, guardandosi attorno proprio come se stesse vedendo dei fantasmi; si voltava come un ossesso, come già successe nell'incubo ma che lui, ovviamente, non ricordava pienamente. Potevano convenire con lui che, ovviamente, era il caso di sbrigarsi a farsi venire in mente qualcosa per uscire da lì, e presto. Sì, perché pur essendo là dentro da qualche ora, stranamente da fuori si poteva notare come vi fosse sempre meno luce. «Siamo seriamente nel periodo del sole di mezzanotte?» notò quindi il dio hrasseiano, indicando proprio quel cambiamento repentino d'illuminazione. Ma proprio alzando lo sguardo, subito dopo spalancò le palpebre e, con uno scatto decisamente repentino, si mise indietro, esclamando:«Non é il tempo!» a dir ciò, poterono effettivamente udire di nuovo quel singolare battito d'ali che però si faceva decisamente vicino, sopra le loro teste. Una figura animalesca alta ben più degli alberi attorno a loro, si ergeva imperiosa, con quei fanali blu quali erano i suoi occhi che, a prima vista, sembravano due stelle luminose per quanto brillanti si mostravano.
Quello che poi l'animale emise, fu un tanto potente quanto stordente bubolare che dovette per forza di cose, farli tappare le orecchie proprio per i decibel che raggiungeva, probabilmente facendosi sentire in tutto il circondario, se non anche fino a Podenzhny.
In quel marasma, però, Morten fu il primo a togliersi le mani dalle orecchie, brandendo nuovamente la sua ascia da guerra, prima di battere un colpo a terra, liberando tutta l'oscurità che da essa vi era incanalata, e da questa, lasciando che delle singolari lame d'ombra si posizionassero attorno a loro stessi, in una barriera oscura nel caso fosse stato, quello, ostile; quelle stesse lame, inoltre, erano puntate contro l'enorme gufo, ad indicare che tale barriera era anche offensiva oltre che per difendere. «State qui» ordinò lui, volendosi proprio prendere il rischio, uscendo dalla barriera ed affrontare il nemico, da solo; ormai quel suo essere solitario non lo avrebbe rimosso neppure il suo più caro alleato. Certo, comunque stava proteggendo il gruppo, e questo gli faceva di sicuro onore, soprattutto per quella reputazione resasi decisamente piagata dagli avvenimenti di cinquecento anni prima.
Nel mentre che Morten uscì dallo scudo, con l'ascia ben stretta tra le mani, l'enorme gufo fu lesto ad attaccare per primo, gettandosi in picchiata contro l'ex Sacerdote, sprezzante del pericolo che riprendeva quella letale lama, creata in sostituzione dello spadone che possedeva un tempo; lui sapeva come e quando agire, lasciandolo avvicinarsi fino al momento più propizio, scagliandosi con rapidità e ferocia unite assieme, riuscendo ad aprire uno squarcio sulla gola del mastodontico volatile, il quale non emise un proprio grido dolorante, ma una sorta di ruggito che sembrava più quello di una creatura ben più sanguinolenta e letale: era più il grido di un demone. «Heh, cos'è-... non canti più, ora?» Morten si faceva decisamente beffe di quel qualunque cosa fosse al posto del gufo che stava affrontando, mostrando un sorriso che di folle aveva proprio l'intera etimologia. Era ovviamente pronto a sferrare altri colpi, puntando a far secco quell'essere ma, non appena rialzò lo sguardo, proprio per dare il colpo del definitivo KO, la creatura sembrava essersi volatilizzata, senza lasciar alcuna traccia... neppure il sangue che comunque aveva sgorgato dalla profonda ferita. Solo voltandosi verso il resto del gruppo, poté notare che questi controllavano altrove, dove sembravano aver visto, ovviamente, grazie a Fenrir e Ragnar con la loro vista semplicemente inumana. «Avete visto qualcosa, ragazzi?» domandò appunto Morten, avvicinandosi ai due mezzi-lupi mentre riponeva l'ascia nel suo apposito fodero dietro la schiena; il più giovane della famiglia Raugen annuì, rispondendo quindi:«A quanto pare quello era un diversivo per farci distrarre da qualcosa di più grande... guarda» avvicinandosi ad un albero in particolare, fece notare quello che sembrava un effettivo segno inciso nel legno, il quale andava a simboleggiare un pentacolo fatto in fretta e furia. Non serviva un genio per capire che loro, quel simbolo, lo avevano riconosciuto, anche per quel periodo di tempo in cui tutti loro ebbero a che fare con il potente Dio del Chaos, Xenthal, il quale era un diavolo in tutto e per tutto. «Dobbiamo quindi confermare che questo posto è decisamente avvezzo a ciò che concerne gli Inferi, uh?» egli passò anche le dita sulla corteccia, proprio per tracciare con esse il pentacolo, confermando totalmente che nessuno di loro aveva avuto una svista a primo impatto. Fenrir però, sempre guardando quello specifico simbolo, ebbe proprio un ricordo molto limpido di un qualcosa che poi disse, con un tono un attimo sicuro ma spaventato alla sola idea:«Quel simbolo non è solo un pentacolo, ma ricordo che, nell'incubo, era pure il simbolo che vi stava in quel singolare grimorio di Mikhail. E sapendo dove ci troviamo in questo momento, beh... fate due più due» la sua supposizione sembrava portare decisamente ad una risposta univoca ed unanime: era quel ragazzo la risposta stessa.
A quel punto, con un cenno d'intesa tra le parti, decisero di proseguire oltre, proprio per raggiungere finalmente l'abitazione dei Goezhna e dare un'occhiata più diretta, ma soprattutto, sperando di trovare più indizi ai loro dubbi che, attualmente, erano parecchi...
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Chronicles of a Sin: Divine Blizzard
Fantasy"Dopo le avventure nella nebbiosa terra di Aesir, e subito dopo la liberazione di questa dal dominio egemonico del Sacerdote, tutto sembra procedere per il verso giusto per la ricostruzione dei luoghi ridotti in macerie. Persino l'enorme Nazione del...