"Su di un deserto di teschi"
Salutare la Nazione di Molniskij dopo tutto questo tempo, sicuramente, era molto oppressante per Anton e compagnia, i quali conoscevano già quale sarebbe stato il prossimo passo da compiere all'interno di Shirya. Baxiya, la Nazione del Destino – nonché gemellata proprio con Molniskij stessa – era la loro seconda destinazione. La cosa che ancora non sapevano, però, era chi li avrebbe seguiti in questa lunga, lunghissima traversata.
«Eccoci, possiamo finalmente partire» la voce di Vasilissa sembrava decisamente più rilassata del solito, rassicurando sì chi ancora aveva qualche preoccupazione riguardante le sue condizioni ma, notando anche Naaran al fianco dell'imperatrice, questi si guardarono confusi, come giusto che fosse. «E lui? Come mai è con te, Vasilissa?» domandò quindi Lucifugo, ancora avendo parecchi trascichi con l'uomo, dovuti da quanto avvenuto fino a qualche ora prima. Egli semplicemente portò le mani avanti, giustificandosi dicendo:«Abbiamo avuto una discussione, e alla fine abbiamo trovato un accordo per concludere quantomeno la nostra diatriba» alzando anche lo sguardo verso gli altri, si notava che avesse pure altro da dire. Sospirò infatti, rendendosi conto di non essere propriamente il benvenuto, e che avrebbe dovuto dare tutto pur di avere la loro fiducia. I loro volti erano le palesi raffigurazioni dello sdegno, ma anche della più pura confusione dovuta dal suo improvviso, repentino, cambio di opinione rispetto a quello che era il suo obiettivo, o quello per chissà chi.
«Va bene, ora, possiamo andare? Non sappiamo quanto potremo impiegarci prima di raggiungere la regione del Jiangxu» commentava quindi Viktor, a far intendere che forse era il caso di prendere a marciare, in quanto la distanza era decisamente ampia. Ammiccando a quanto detto, perciò, furono già fuori dall'Arsdom, procedendo con passo spedito oltre i confini di Lemegorov. Questo, fino a quando Fenrir non ricevette una chiamata, un po' anche all'improvviso. Prendendo esso, notò che si trattava di Dimitri. «Datemi solo un secondo, ragazzi. È Dimitri» annunciò quindi lui, stando un poco indietro rispetto a loro. Solo a quel punto poté rispondere alla chiamata, con il Goezhna che, stranamente, sembrava avere una voce molto più tranquilla. Infatti, dall'altro capo del telefono, egli chiese:«Ehi Fenrir, siete ancora a Lemegorov per caso?» sembrava decisamente molto, troppo tranquillo, sapendo anche che era stato lasciato assieme al figlio e Bael per tutta la durata della loro disfida agli Hafnarikan. «Oh, ciao Dimitri! Sì, siamo ancora a Lemegorov, o meglio, siamo quasi fuori dall'Okred. Tagliando corto, con Mikhail? Come procede?» era chiaro che Fenrir volesse sapere le condizioni là, anche perché sarebbero passati tempestivamente da Podenzhny nel caso fosse successo qualcosa. Ma pochi istanti dopo, sentendo la voce del diretto interessato, vicino al padre, questo rispose:«Sembra stare decisamente meglio. È come se, dopo tutto questo tran tran, si fosse placato anche quell'essere che lo controllava. Bael ha fatto un ottimo lavoro nell'intrattenerlo, anche mentre stavo a lavoro» l'umano-lupo non poté far altro che sorridere, sentendo la buona, buonissima notizia giungere da lui. «Oh déi, menomale! Nel caso, se ce la fate, raggiungeteci verso il confine con Baxiya. Vorrei tanto che venisse anche Mikhail, almeno per dargli un saluto. Anzi, penso che pure Viktor e gli altri vogliano» quasi in simultanea, tutti quanti mostrando il pollice in su, ad indicare che non vi erano problemi alcuni, con Fenrir che ridacchiò a quella scena. «Va bene dai, in un'ora circa saremo là. Nel frattempo, vi lascio proseguire che sennò arrivate nell'anno mai a Baxiya» concluse quindi Dimitri, ridendo a sua volta prima di chiudere la chiamata, lasciando che potessero proseguire la loro marcia senza interruzioni.
E così, fortunatamente sembrava: passando attraverso Sovalijeny, ad esempio, tutti coloro che vivevano là, Stolas e Valefor compresi, applaudirono al loro passaggio, sapendo che erano stati proprio loro ad aver sgominato la minaccia dalla Nazione. Non era importante che Naaran fosse lì, sapendo il rapporto di odio tra le parti perché, notandolo tranquillo affiancato da Vasilissa, potevano sicuramente ritrarre le parole di disapprovazione dalle loro bocche, ma semplicemente mostrandogli un minimo di rispetto, almeno quello.
Procedendo ancora più verso sud, verso le zone un attimo più disabitate di Molniskij, ma anche quelle decisamente meno fredde della Nazione, finalmente, si poteva iniziare a scorgere qualcosa di nuovo rispetto alle alte montagne innevate o ai candidi ed eterni cumuli di ghiaccio. «Sbaglio o ricorda molto il deserto del Varhui, ad Yrggen?» commentava quindi Anton, notando una vastissima distesa di sabbia in lontananza, a fare da totale contrasto rispetto al clima rigido nel quale Molniskij si trovava. Era quasi come se fossero in un nuovo mondo, un attimo più... arido. «Beh, sia la parte a nord di Baxiya che buona parte della mia Nazione sono prettamente desertiche o totalmente disabitate, in quanto impossibili da edificare» rispose Naaran, mostrandosi sapiente in materia, e come dargli torto, dopotutto. Anton si voltò un attimo verso l'uomo prima di replicare, anche un po' per spiegare quello che ricordava dalla loro avventura ad Aesir:«Pensa che uno dei due sovrani di Yrggen, ad Aesir, è stato in grado di far edificare non una, ma ben due città nel deserto del Varhui. Una sovrastante, la quale sarebbe anche la capitale desertica della Nazione della Vita, mentre l'altra è una città sotterranea, ossia Daharnir, posta al di sotto delle Piramidi del Firmamento, costruite anche in onore del suo defunto padre» persino Fenrir, Katrine ed Ellen ebbero una sorta di flash improvviso nel sentire le parole del re thaulino, avendo avuto, metaforicamente parlando, una visione relativa a quella parte specifica della loro traversata. «Oh, e chi si dimentica quel posto? Al solo pensiero sento le gocce di sudore calarmi dalle tempie, eheh» ridacchiava Fenrir, mentre Katrine gli mise una mano sulla spalla, guardandolo con un sorriso beffardo, prima di rispondere scherzosamente:«In realtà, tesoro, stai sudando realmente, non è che te lo stai immaginando» egli la guardò per un istante, prima di scandire, soltanto:«... oh». Ella sghignazzò mentre gli passò un fazzoletto per asciugarsi la fronte, intanto che, finalmente, furono proprio nei pressi del confine tra Molniskij e Baxiya.
Non passò neanche un istante di troppo che, proprio lì, si avvicinò anche la navetta guidata da Dimitri, con Mikhail che letteralmente scese dal mezzo con fare estasiato, quasi come se avesse incontrato un amico di vecchia data dopo chissà quanto tempo. Infatti, il ragazzo diede un forte abbraccio sia a Fenrir che a Viktor, col primo che, sapendo che lui era a conoscenza dell'incubo che egli fece la sera prima dell'incontro mai avvenuto realmente, scrollò le spalle, ricambiando l'abbraccio. «Mhmh, noto che ti siamo mancati, eh piccoletto?» disse Viktor con un tono divertito, mentre Mikhail annuì, contento di rivedere facce a lui note:«Mhmh, diciamo che... mi fa strano essere così, ma se effettivamente mi sento meglio, è tutto merito vostro» gli altri semplicemente sorrisero alla sua ammissione.
Intanto, da tutt'altra parte, Vasilissa si avvicinò a Dimitri, stavolta guardandolo con fare rilassato e molto più contento rispetto all'ultima volta in cui i due si incontrarono: aveva praticamente lasciato da parte il suo essere sovrana, per divenire semplicemente quello che era, ossia un suo parente, precisamente una sua cugina. «Perdonami se ti ho lasciato con l'amaro in bocca col mio essere, Dimitri. Spero tu possa capire quanto la situazione mi opprimeva» confessò quindi lei, con l'uomo che, anche forse spinto dalla riverenza con la quale guardava ella, rispose:«Oh, non si preoccupi, sua altezza. Non posso farle una colpa per via di una cosa così. Anzi, dovrei essere io a scusarmi con lei per non averlo capito subito» Vasilissa accennò un sorriso, ghignando prima di replicare a sua volta:«Oh, ti prego, siamo cugini. Pertanto, dammi del tu, d'accordo? E lo stesso vale anche per il pargoletto» sentendosi nominato a distanza, Mikhail quindi si rivolse ad ella, prima di avvicinarsi. Certo, era un pochino timoroso sul fatto che fu lui stesso, anche se inconsciamente, ad aver attaccato Lemegorov, e soprattutto, la sovrana, ma trovandosi un suo braccio attorno alla schiena, e Vasilissa chinata alla sua altezza, era chiaro che potesse senplicemente rilassarsi. «Sì, parlo proprio di te, Mikhail. Mhmh, sei il mio demonologo preferito, nonché il cugino al quale voglio più bene... senza sminuire tuo padre e gli altri, ovviamente» disse quindi lei, ridacchiando per le sue stesse parole, con Dimitri che la guardò divertito a sua volta, avendo inteso che lo dicesse tanto per scherzare. «Aw, ti voglio bene, cugina! Ah, e... il mio grimorio?» prima ancora che qualcuno potesse dire qualcosa a riguardo, letteralmente se lo ritrovò tra le mani. Mikhail era rimasto sicuramente incredulo da ciò, voltandosi indietro per capire chi o cosa avesse ascoltato la sua domanda, trovando Ragnar che semplicemente gli fece un occhiolino amichevole, indicando la veste di suo padre, essendo che l'aveva tenuto con sé per tutto il tempo. Egli perciò sorrise a sua volta, stringendo possessivamente a sé quel tomo dalla copertina di pelle blu notte e dai dettagli dorati, prima che lo facesse svanire nel nulla.
Infine, Mikhail guardò sia il padre che Vasilissa, dicendo:«Ecco, avrei un'ultima cosa da chiedere, prima di tornare indietro» i due lo guardavano, semplicemente lasciando che il ragazzo parlasse. Egli osservava anche dietro di sé, quasi come se volesse dire qualcosa anche per gli altri, prima di chinare un poco il capo e, timidamente:«Ecco... vorrei venire con voi, se possibile. Lo so, magari non sarò così forte come voi tutti ma... mi piacerebbe vivere un'esperienza al di fuori da Molniskij, al fianco di sua altezza, o meglio, mia cugina» Dimitri inclinò il capo, avendo sì inteso quale fosse il desiderio del figlio, ma comunque non sapendo se loro lo avrebbero accettato. «Figliolo... ne sei sicuro? Cioè, io non ho problemi ad affidarti a Vasilissa e gli altri – saresti comunque in ottime mani –, però... dovresti chiedere proprio a loro» rispose quindi il padre di lui, lasciandolo in forse per un attimo. Non era un no, anzi, Dimitri lo avrebbe lasciato partire più che volentieri, ma voleva una conferma da parte del gruppo. Conferma che non tardò ad arrivare, con Fenrir che prese Mikhail sottobraccio, dicendo:«Per noi non ci sono problemi a farlo viaggiare al nostro fianco. Faremo in modo che possa stare bene e che non senta la nostalgia di casa, Dimitri. È una promessa» il ragazzo lo guardava quasi con degli occhioni grandi quanto quelli di un gufo, spalancati all'inverosimile: era assai contento di questa risposta. Il Goezhna ci pensò su un attimo, guardando il figlio, prima, e Fenrir, poi. Sospirò, non sapendo cosa dire, prima di cedere a qualche discorso genitoriale di troppo, dicendo:«E va bene, mi fido che possiate tenerlo al sicuro. So benissimo che, ora che sta più che bene, posso vivere col cuore in pace, sapendo che mio figlio avrà modo di andare fuori dalla sua routine, senza l'ansia dovuta a quello che aveva in corpo» dopodiché, dando una pacca sulla spalla del figlio, disse, abbassando il capo verso il suo:«Basta che il gufetto qui si comporti bene, intesi?» egli annuì ripetutamente, sorridendo raggiante, prima che Dimitri si rialzasse alla propria altezza, confermando la sua decisione. La donna al fianco del ragazzo, ovviamente, annuiva a sua volta, soprattutto per come il tutto si era risolto in poco tempo, lasciando intendere che ne era contenta. «Beh, cuginetto, che ne dici se ti accingi a raggiungere gli altri?» Mikhail quindi, prima di fare quanto chiesto dall'imperatrice, diede un abbraccio al padre, dicendo:«Ti manderò qualche messaggio quando avremo modo di fermarci, d'accordo?» Dimitri ricambiava l'abbraccio col figlio nel mentre, e semplicemente dandogli una scherzosa pacca sulla schiena, rispose a sua volta:«Ma vai tranquillo! Sei in buone mani, non stare ad assillarti troppo. E poi dai, sei abbastanza grande per cavartela da te, no?» il ragazzo quindi, ridacchiò nervosamente, ammiccando in risposta, prima di lasciar andare Dimitri e raggiungendo il resto del gruppo, il quale accolse Mikhail più che volentieri.
Alla fine, dopo i dovuti saluti con Dimitri, questo ripartì in direzione di Podenzhny, quando gli altri, invece, varcarono quel confine, podendo compiere i primi passi all'interno dell'enorme Nazione del Destino. Sicuramente, passare dal freddo gelido di Molniskij al caldo torrido di quella specifica regione di Baxiya non era proprio consigliato, a causa dello sbalzo termico non indifferente, ma questi neanche lo pativano più di tanto, osservando quanto quel deserto sembrasse sconfinato, destinato ad essere come infinito. La cosa che risaltava all'occhio, però, era la presenza di svariati teschi a terra, prettamente di animali o esseri umani, che rendeva l'atmosfera decisamente più angosciante. «Ma è successo un massacro nel corso del tempo o cosa? Cosa sono tutti questi teschi?» domandò appunto uno degli aesiriani, in questo caso Fenrir. Naaran ridacchiava, tenendo le mani dietro la schiena mentre rispose:«Ohoh, beh, diciamo che questa zona, un tempo, era una delle regioni più floride di Baxiya, fino a quando, e ti parlo di centocinquanta anni fa, la natura ha giocato un bruttissimo scherzo sia nella mia Nazione che qui, autodistruggendosi in cause tutt'ora ignote. Inoltre, a causa delle temperature divenute insopportabili, tanti sono morti, come puoi vedere» egli prese anche uno di quei teschi da terra, osservandolo da cima a fondo, come se ne riconoscesse i lineamenti da esso, prima di aggiungere:«C'è da dire che, comunque, si sono conservati bene per essere continuamente avvolti dall'arsura della regione dello Jiangxu» intanto che l'imperatore pensava a ciò, gli altri sembravano aver notato qualcosa in lontananza, rimasto totalmente in piedi rispetto alla desolazione del posto. «Uh? Naaran, te avevi detto che non ci stava niente o nessuno qui, giusto?» chiese Fenrir, indicando dove stavano effettivamente guardando. Infatti, in mezzo a quella sconfinata distesa di sabbia, pietre e teschi, sembrava esserci una qualche sorta di tempio, rimasto totalmente illeso dal cambiamento climatico, per qualche ragione ignota. «Per nessuno, sì, ma per il niente, me lo immaginavo che ci sarebbe stato qualcosa» arrivando davanti a quella costruzione dispersa nel nulla, quindi, Naaran sembrava osservare con dovuto interesse ogni antro, girando attorno al tempio, come per trovare, magari, qualche riferimento all'epoca alla quale risaliva la sua costruzione perché, di per sé, sembrava essere troppo ben tenuta per essere antica quanto il periodo di desertificazione della regione. «Che strano... è come se la sua ubicazione circostante sia rimasta totalmente invariata rispetto al retto dello Xianfeng» pensava l'imperatore gaareko tra sé e sé, leggendo esattamente su di una lastra di metallo, posta a lato del portone. Gli altri quindi, avvicinandosi ad egli, sembravano cercare di leggere quanto trascritto su di essa, ma impossibilitati immediatamente a farlo in quanto ogni singola incisione era in una lingua a loro sconosciuta, molto differente anche da quella molniana, che già di per sé era totalmente distante da quella che parlavano loro. «Cosa ci sarebbe scritto, Naaran? Almeno tu sembri conoscere la lingua di qui» domandò Morten, rimanendo al fianco di questo mentre aspettava di ascoltare il suo discorso. Questo lo guardò di sbieco, con la coda dell'occhio, prima di replicare, puntando esattamente dall'inizio delle incisioni:«Qui viene scritto che questo tempio, dedicato al Tian, è stato edificato, all'incirca, tremila anni fa, quindi molto prima della desertificazione. La cosa che non mi capacito, è come sia possibile che sia rimasto in uno stato così ben conservato» avendo lui indicato anche un termine decisamente poco conosciuto agli aesiriani, ma noto a Vasilissa, si affrettò a spiegare loro anche i loro eventuali dubbi, senza farglieli esplicitare:«Per Tian, prima che me lo chiediate, si intende un luogo etereo, molto simile alla vostra Aere Caeli, il quale è anche il loco maximo dove un baxiriano possa arrivare, effettivamente. Anche noi gaareki siamo sotto la loro influenza, mentre a Molniskij sono legati più tra Inferi e, appunto, Aere Caeli» almeno qualche concetto a loro ben noto era risuonato nella loro mente, con Anton e gli altri aesiriani che si guardarono, rimembrando proprio il momento post battaglia di Fjurdanggur, essendo che alcuni di loro dovettero, appunto, raggiungere il luogo dove la Procreatrice, anche nota come Eksarhiel, assieme ai suoi Aoiveal, risiedevano. «Ah, quindi abbiamo una sorta di collegamento anche verso Shirya, attraverso Aere Caeli. Giusto, Vasilissa?» domandò perciò Katrine, guardando l'imperatrice. Ella annuì, accennando un sorrisetto mentre rispose, poggiando le mani sulla lastra, nel mentre:«Mhm, proprio così. Vedete, Aesir e Shirya sono da sempre state legate da quel piccolo paradiso, coi nostri Aoiveal protettori, sempre vigili e pronti ad agire quando necessario. Se mai doveste riuscire a visitare anche i continenti di Cennet e Metnal, sicuramente troverete anche altri luoghi dove si predica lo stesso vostro credo» anche Naaran si aggiunse al discorso, guardando tutti quanti loro, quasi con fiducia; un po', dopo aver imparato a conoscere chi aveva attorno a sé, aveva iniziato ad aprirsi, senza timore di venir attaccato:«Certo, ci sono anche luoghi, ad esempio Baxiya e Gaarekhsha che predicano ben altro, però... sì, posso dire che molti sono sotto la vostra luce» proprio nel momento in cui egli concluse il discorso, tutti quanti poterono percepire una singolare brezza passare attorno a loro, molto più fredda rispetto alla calura del deserto. «A quanto pare non siamo da soli, pur sembrando qualcosa di innocuo. Vogliamo provare a controllare dentro al tempio?» propose Vasilissa al gruppo, con Mikhail che stette al fianco della cugina, replicando:«Vorrei stare davanti, però. Non so... ho la sensazione che ci sia qualcuno molto giovane» ella lo adocchiava un attimo, pensando effettivamente al perché volesse stare davanti al gruppo. Ma poi, riflettendoci un mezzo istante, arrivò alla conclusione, dicendo:«Ah, giusto, sei molto sensibile alla presenza di tuoi eventuali coetanei. Va bene dai, se te la senti» quando Mikhail, perciò, procedette ad aprire il portone del tempio, l'aria rovente sembrò fare una sorta di cappa attorno allo stipite, colpendo una barriera d'aria molto più fresca, e stantìa, che fece starnutire i due mezzi lupi, anche a causa della polvere che vi stava. Entrando silenziosamente, Naaran e Vasilissa si guardavano attorno, seguiti dagli altri e con un Mikhail già proceduto da questi, attraverso quel posto. Lui sembrava guardare un punto ben preciso del tempio, esattamente verso l'angolo più distante. «C'era davvero qualcuno, qui. Guardate» disse il ragazzo, indicando esattamente oltre le colonne, dove sedeva un ragazzo dalla strana aura ultraterrena, con una pelle palesemente grigiastra oltre che con degli occhi vitrei, morti spiritualmente e fisicamente. Egli quindi, facendo un cenno evidente di aspettarlo lì, andò avanti con calma, guardando quella sorta di spirito, dicendo con tranquillità:«Ehi, ehm... per caso vivi qui, se posso chiedere?» questo ricambiò lo sguardo, accennando un sorriso vuoto, quasi senza alcun tipo di sentimento, dicendo a sua volta:«說實話,我不會住在這裡。我寧願住在索洛馬真,也不願……獨自站在這裡。自從我上次在這裡見到某人以來已經有一段時間了。你是誰?(Shuō shíhuà, wǒ bù huì zhù zài zhèlǐ. Wǒ nìngyuàn zhù zài suǒ luò mǎ zhēn, yě bù yuàn……dúzì zhàn zài zhèlǐ. Zìcóng wǒ shàng cì zài zhèlǐ jiàn dào mǒu rén yǐlái yǐjīng yǒu yīduàn shíjiānle. Nǐ shì shuí? -- Ad essere onesti, non vorrei vivere qui. Preferirei vivere a Solomazhen, invece... di stare qui, tutto solo. È passato un po' di tempo dall'ultima volta che ho incontrato qualcuno, qui. Chi sei?)» Mikhail non aveva ovviamente capito un'acca di quello che lo spirito volesse riferirgli, essendo quella, la lingua parlata a Baxiya. Però, Naaran si avvicinò al ragazzo, traducendo per lui:«Semplicemente, ha detto che vorrebbe vivere nella capitale baxiriana, a Solomazhen, invece di stare qui, tutto solo. E ti ha chiesto il tuo nome, semplicemente» grato di avere qualcuno in grado di comprendere quella lingua, Mikhail rispose allo spirito, dicendo, quindi:«Oh, capito. Io sono Mikhail Goezhna, uno dei tanti parenti diretti della qui presente imperatrice di Molniskij. E tu invece?» l'altro lo ascoltava, interessato al suo essere. Si era anche "alzato" da terra, fluttuando attorno al ragazzo intanto che rispose, con una mano sul petto:«關於我人類的過去,我唯一記得的就是我叫天河。我可以被認為是神聖事物的保護者:天,在這片土地和另一個世界之間。你看起來是個好人,米哈伊爾 (Guānyú wǒ rénlèi de guòqù, wǒ wéiyī jìdé de jiùshì wǒ jiào tiānhé. Wǒ kěyǐ bèi rènwéi shì shénshèng shìwù de bǎohù zhě: Tiān, zài zhè piàn tǔdì hé lìng yīgè shìjiè zhī jiān. Nǐ kàn qǐlái shìgè hǎorén, mǐ hā yī ěr -- L'unica cosa che ricordo del mio passato umano è che mi chiamo Tianhe. Posso essere considerato il protettore di ciò che è sacro: il Tian, tra questa terra e l'altro mondo. Sembri un bravo ragazzo, Mikhail)» dopodiché, guardando anche l'imperatore affianco al ragazzo, Tianhe chinò il capo, riverente a lui, dicendo quindi:«好久不見了,納蘭。很高興時隔這麼久再次見到你。加雷赫沙進展如何?(Hǎojiǔ bùjiànle, nà lán. Hěn gāoxìng shí gé zhème jiǔ zàicì jiàn dào nǐ. Jiā léi hè shā jìnzhǎn rúhé? -- È passato così tanto tempo, Naaran. Sono così felice di incontrarti dopo così tanto tempo. Come sta andando Gaarekhsha?)» l'uomo sorrise, contento della domanda fatta dallo spirito. Gli faceva sicuramente piacere, sapere che anche all'altro mondo, la sua terra era conosciuta e rispettata:«Gaarekhsha in sé sta bene, Tianhe. Anche mio fratello, Arslan, sta facendo il suo per diventare un piccolo aviatore, oltre che il mio erede al trono» egli sembrava fluttuare altrove, guardando attraverso le scure finestre, lungo quello sconfinato deserto. Sembrava sospirare, forse affranto da quello scenario così ridotto alla solitudine:«要知道,這個地方從來都是那麼的絢麗,而現在,它的美麗已經崩塌了……我喜歡住在這裡,但現在,我想看看這些年來世界發生了怎樣的變化。請帶我一起去好嗎?(Yào zhīdào, zhège dìfāng cónglái dōu shì nàme de xuànlì, ér xiànzài, tā dì měilì yǐjīng bēngtāle……wǒ xǐhuān zhù zài zhèlǐ, dàn xiànzài, wǒ xiǎng kàn kàn zhèxiē niánlái shìjiè fāshēngle zěnyàng de biànhuà. Qǐng dài wǒ yīqǐ qù hǎo ma? -- Sapete, questo posto è sempre stato così florido e ora la sua bellezza è crollata... Amavo vivere qui, ma ora voglio vedere come è cambiato il mondo in tutti questi anni. Mi portereste con voi, per favore?)»
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Chronicles of a Sin: Divine Blizzard
Fantasy"Dopo le avventure nella nebbiosa terra di Aesir, e subito dopo la liberazione di questa dal dominio egemonico del Sacerdote, tutto sembra procedere per il verso giusto per la ricostruzione dei luoghi ridotti in macerie. Persino l'enorme Nazione del...