Capitolo 10

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Leanna

Davanti a me c'erano cinque schiavi.

Ero in Louisiana da sole poche ore e avevo già davanti i miei nemici. Ingoiai ripetutamente cercando di ritrovare la salivazione. Gabriel volò, si mise davanti a me proteggendomi con il suo corpo e tenendomi nascosta. Cercai di guardare e anche se fu difficile, per colpa dell'altezza di Gabriel e dell'agitazione che mi pervase, riuscii a mettere a fuoco. Ero spiazzata e non mi aspettavo di essere trovata in così poco tempo.

Cercai di osservare gli schiavi ad uno ad uno, e notai che quattro di loro non li avevo mai visti, mentre il quinto, il più importante, era proprio lui: Derrien. Era in centro, mentre gli altri schiavi erano due alla sua destra e due alla sua sinistra. Mi soffermai attentamente su ognuno di loro.

Il primo a sinistra era alto e con un corpo robusto, gli occhi gialli e rotondi, le labbra minute e una cicatrice profonda che partiva dal mento fino ad arrivare sotto il naso. Il secondo aveva un fisico muscoloso e un'altezza impressionante che a parer mio sorpassava i due metri. Aveva gli occhi lunghi grigi come un cielo in tempesta, e con un tatuaggio di tre linee verticali che ricoprivano parte dell'occhio sinistro; le labbra carnose erano pallide, gli zigomi erano duri e scavati che delineavano ancora di più la sua crudeltà, e i capelli erano rosso fuoco sciolti fino alle spalle e leggermente ondulati. Sospirai spaventata dall'aspetto inquietante di quelle bestie e cercando di farmi coraggio continuai a osservare gli altri due.

Il terzo era sicuramente il più normale, anzi addirittura il più bello. Il suo fisico era definito e non troppo muscoloso, con una carnagione dorata confronto gli altri che erano fin troppo pallidi, i suoi occhi erano verde intenso e molto profondi, le labbra carnose e rosee, gli zigomi marcati, e i capelli neri corti fino alle orecchie tutti spettinati. Era decisamente diverso, di una bellezza dannata ed era come se non c'entrasse niente con tutti loro. Guardandolo attentamente riuscii a notare una somiglianza accecante a Gabriel, e quello mi lasciò senza fiato: erano identici.

Spostai lo sguardo verso l'ultimo schiavo, notando che era il più basso e minuto, ma a differenza degli altri il suo viso era quello che spaventava di più. I suoi occhi erano enormi neri come la pece, così oscuri che se li guardavi troppo sprofondavi in una violenta agonia. La bocca era piccola e completamente bianca quasi non ci fosse, confondendosi con la carnagione dello stesso colore, e gli zigomi erano ricoperti da profonde cicatrici che finivano sotto gli occhi. I capelli erano rasati, e ai lati della testa c'erano tatuati serpenti neri intrecciati con delle fiamme rosse. Sorrise crudelmente appena vide i miei occhi su di lui e quello mi terrorizzò talmente tanto da mancarmi il respiro, trovandomi completamente in apnea. Spostai lo sguardo in centro verso il più importante e non ebbi bisogno di osservarlo, ricordavo precisamente ogni sfumatura del suo essere.

«Sei tornata, piccolo angelo. Non immagini quanto ti abbia cercata», Derrien ricambiò il mio sguardo e sorrise maliziosamente, evitando del tutto Gabriel.

Ingoiai più volte agitata e non per avere davanti il male in persona, bensì perché eravamo cinque contro due: decisamente in svantaggio. Sapevo quanto fosse forte Gabriel, ma anche quanto fosse potente Derrien e tra i due non seppi dire chi l'avrebbe avuta vinta.

«Non posso dire che è un piacere rivederti». La voce di Gabriel ruppe il silenzio che si era creato.
«Ah, ci sei anche tu Gabriel? Non ci eravamo accorti della tua presenza», Derrien si voltò verso lo schiavo alla sua destra, «vero?»

Mi voltai a guardare lo schiavo a cui gli pose la domanda, rimanendo abbagliata nuovamente da quella strana somiglianza. Lo schiavo rimase fermo per un po' e poi annuì semplicemente con la testa. Si voltò a guardare intensamente Gabriel e nei suoi occhi vidi dolore e rabbia. Lo fissai perplessa.

Dentro l'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora