Capitolo 11

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Gabriel

«È andata con lui!» Urlai, spalancando la porta ed entrando con furia nella casetta sul lago.

Mi spogliai, buttai la felpa sul divano e camminai per tutta la cucina ignorando e sopportando la ferita sulla gamba. Ero agitato, impaziente; assorto nei miei pensieri che mi stavano consumando. Avevo bisogno di una soluzione, un piano, qualsiasi cosa che potesse subito salvare Leanna.

«Di cosa stai parlando, Gabriel? Chi è andata con chi?» Nathan perplesso si alzò dal divano e incrociò le braccia guardandomi dalla testa ai piedi. «Cosa hai fatto alla gamba?» Si allarmò vedendo la mia mano appoggiata sul jeans rotto e ricoperto di sangue.

«Cos'è successo?» Taira si avvicinò fermandomi dal mio continuo movimento agitato. Mi prese dalle spalle e mi spinse a sedere sullo sgabello, mi guardò attentamente la gamba notando che non aveva per niente un bell'aspetto. «Nat, prendi l'alcol e l'accendino», ordinò, «anche una benda». Taira sapeva di aver davanti una ferita fatta dalla spada di uno schiavo e quello non era per niente qualcosa di positivo. Nathan dopo pochi istanti arrivò con quanto richiesto e lo mise sul tavolo. Taira mi strappò con forza il jeans mostrando così tutta la ferita e, vedendo quanto fosse profonda, si bloccò per un attimo sospirando.

«È andata con lui...» sussurrai guardando nel vuoto come se mi trovassi su un altro pianeta.
«Ci spiegherai tutto, ma adesso dobbiamo pensare a questa brutta ferita», Taira mi fissò alzando un sopracciglio, non capendo ovviamente di cosa stessi parlando, e prese l'alcol, «ti farà male, Gab».
Non mi diede il tempo di metabolizzare le sue parole che in un lampo mi sparse l'alcol sulla ferita.
«Aaah! Cazzo!» Urlai tornando finalmente alla realtà e mi aggrappai forte al tavolo. Gemetti dal dolore, ringhiando e stringendo i denti. Guardai Taira e vidi che prese l'accendino, lei ricambiò il mio sguardo e in quel momento tutti e due sapevamo cosa sarebbe successo, così feci un respiro profondo e mi tenni pronto. Deglutii e respirai in modo affannoso.

«Adesso!» Ordinai.

Chiusi gli occhi e strinsi ancora di più il tavolo, così tanto che le nocche mi diventarono completamente bianche. Taira si avvicinò alla ferita e di colpo accese l'accendino: mi ricoprii interamente dalle fiamme. Ringhiai per l'atroce dolore e tirai indietro la testa cercando di resistere il più possibile. Aspettammo che il fuoco fece il suo corso e si spegnesse da solo così da cicatrizzare la ferita, dopo qualche minuto di agonia finalmente la fiamma sparì. Taira prese la benda e me la girò attorno a tutta la gamba. Ero grondante di sudore, con il respiro fuori controllo e totalmente senza forze.

«Leanna...» sussurrai con il fiato corto per il dolore che ancora sentivo pervadermi.
«Leanna, cosa?» Taira mi guardò con aria del tutto confusa.
«È tornata»
«Leanna è tornata?!» Nathan venne verso di me, «vuoi farci capire qualcosa sì o no!» Si infuriò e mi spinse dal petto. Sembrava che tutti dovessero risolvere un mio rebus e quello li stava mandando su tutte le furie, ma non avevo la forza di raccontare tutto. Era come se mi avessero tolto la capacità di parlare.

«Arphy, mi ha degnato di considerazione rivelandomi che Leanna era in spiaggia, così sono andato subito da lei», parlai lentamente e con fatica, non so se per colpa ancora del dolore che avevo sopportato pochi secondi prima, o se per non essere in grado di realizzare cosa fosse successo su quella spiaggia. Ricordai quel momento ed era come se lo stessi rivivendo di nuovo e rimasi in silenzio dentro a quell'immagine. «Era davanti a me, proprio a pochi metri!» Mi alzai di scatto in piedi preso dalla collera, ma di colpo dovetti sostenermi al tavolo per il dolore alla gamba.

«Non volevo che rimanesse qui in Louisiana, sarebbe stata in pericolo e non potevo pensare minimamente una cosa del genere. Le ho chiesto di andarsene e l'ho fatto in tutti i modi, più volte, ma lei non ne voleva proprio sapere e abbiamo litigato. Ero così arrabbiato che in quel momento volevo solo vederla sparire, volevo che andasse via e non mi importava neanche dove, doveva solo andarsene. Non ha accettato... lei è cambiata. Subito dopo qualche istante che si è allontanata da me, ho visto gli schiavi atterrare dietro di lei». Alzai la voce per tutto il tempo, come se quel mio atteggiamento potesse in qualche modo sfogare la rabbia che sentivo dentro.

Dentro l'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora