Capitolo 3

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Leanna

«Leanna, sveglia! Alzati!»

Ares scaraventò letteralmente la porta della mia camera. Urlò così forte che mi alzai di colpo dallo spavento, sentendo il battito irregolare del mio cuore uscire dal petto.

«Cos'è successo?!» Mi agitai e mi sfregai gli occhi. Ero distrutta e non riuscivo a muovere le gambe neanche di un centimetro. Avevo dormito pochissimo per colpa dell'adrenalina e dell'ansia, e quel risveglio non aveva fatto altro che peggiorare le mie emozioni, agitandomi di più.

«Hai dieci minuti per lavarti, vestirti e uscire nel bosco», uscì dalla stanza con troppa energia confronto a un bradipo come me.

Mi alzai, strisciai i piedi e tenni gli occhi chiusi ancora mezza addormentata. Di colpo andai a sbattere contro la porta del bagno e quello oltre al dolore, mi fece innervosire parecchio.

«Che male! Si può sapere che ore sono?!». Urlai in preda alla rabbia e al dolore. Mi tenni la fronte che pulsava per colpa della botta e cercai di darmi una mossa, sapendo di essere già in ritardo. Corsi in bagno e mi feci una doccia veloce. Presi un elastico nero legandomi i capelli bagnati in una coda alta e aprii l'armadio.

Fortunatamente, quando arrivai in quella casa, trovai tutto il necessario per poter vivere: cibo a sufficienza con scadenza a lungo termine, prodotti per potermi lavare, e anche dei vestiti di qualche taglia in più che appartenevano sicuramente a una ragazza all'incirca della mia età. Almeno qualcosa di positivo in tutta quella situazione alquanto antipatica. Presi un paio di leggings neri e una canottiera dello stesso colore, misi le mie Adidas e uscii dalla camera osservando la porta a terra.

Non poteva semplicemente aprirla e richiuderla?

Alzai le sopracciglia contemplando l'immagine davanti ai miei occhi, sospirai e scossi la testa dirigendomi al piano di sotto. Feci tappa in cucina e vidi Moon piene di energie davanti ai fornelli.

«Buongiorno, anche se non ho idea di che ore sono», risi e feci una smorfia ormai rassegnata. Nel momento in cui finii di parlare, mi voltai a guardare l'orologio al muro. «Le quattro e mezza?!» Strillai incredula.
«Buongiorno Leanna, vuoi del caffè?» Mi passò una tazza e si massaggiò l'orecchio facendomi intuire che l'avevo stordita.

Mi ero veramente alzata così presto?!

Non ero il tipo di ragazza che amava dormire fino a tarda mattina, ma non avevo neanche il piacere di svegliarmi insieme al gallo per dare il buongiorno a tutto il mondo. Amareggiata da quella brutta notizia, presi il caffè e iniziai a berlo cercando di non bruciarmi la lingua.

«Leanna!»

La voce di Ares tuonò per la casa martellandomi nella testa. Mandai giù il caffè di colpo, riuscendo a bruciarmi, e uscii subito nel bosco.

«Venticinque minuti di ritardo!» Esclamò con sguardo autoritario. L'osservai e notai un leggero sorrisetto sotto i baffi e quello in qualche modo mi fece capire di avere qualcosa in comune. Ero sicura che fosse un ritardatario di prima categoria.
«Come sei fiscale», roteai gli occhi e lo stuzzicai, «cosa dobbiamo fare alle quattro e mezza? A quest'ora si dorme, le persone normali lo fanno», incrociai le braccia e lo guardai irritata.

Quando qualcosa non mi andava riuscivo a essere una persona che si lamentava parecchio, e con anche un alto livello di recitazione drammatica.

«Hai detto bene: le persone normali. Tu sei tutto purché normale, e un essere straordinario come te deve alzarsi presto e affrontare nei migliori dei modi quello che la giornata le riserverà. Quindi, ora smettila di lamentarti e inizia a correre. Forza, stammi dietro!»
Non ebbi neanche il tempo di collegare le sue parole al cervello che lo vidi sfrecciare nel bosco. Scattai di colpo cercando di stargli dietro velocizzando sempre di più i passi.

Dentro l'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora