Capitolo 13 (parte tre)

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Leanna

Dopo che Derrien lasciò la stanza, seguito dall'altro schiavo che era rimasto per tutto il tempo in silenzio come un soldato, rimasi sola con Raphael completamente in silenzio e nelle medesime posizioni: seduta per terra e lui in piedi con lo sguardo fisso alla porta. Era come se da un momento all'altro potesse scoppiare un'altra bomba. Lo fissai attendendo qualche reazione, ma non ci fu e quel silenzio era peggio di qualsiasi rumore sulla faccia della terra.

Ero esausta, piena di dolori e totalmente sporca di sangue. Non avevo né la forza, né la voglia di alzarmi e l'unica cosa che desideravo era dormire. Chiudere gli occhi e dimenticare tutto.

Avevo fallito, di nuovo.

«Perché?» Raphael ruppe il silenzio continuando a guardare la porta. Dopo qualche secondo, si voltò con un'espressione indecifrabile, mi squadrò dalla testa ai piedi e avanzò verso di me. Si abbassò e mi toccò delicatamente la guancia, gli tolsi bruscamente la mano e lo guardai male. Serrò le mascelle e alzò lo sguardo ancora su di me prendendomi con forza il mento. «Perché l'hai fatto? Perché non mi hai ascoltato quando ho detto di non scherzare con Derrien? Perché?» Ringhiò con rabbia e strinse più forte la presa. Respirò in maniera agitata continuando a fissarmi e percepii il nervoso e la collera che in quel momento vivevano dentro di lui.

Attendeva una mia risposta, ma non avevo nessuna intenzione di dargliela. Doveva capirmi, non mi sarei fatta mettere i piedi in testa da nessuno e non sarei mai diventata la marionetta che eseguiva gli ordini di Derrien. Mi sarei ribellata fino alla fine dei miei giorni ad ogni costo. Mi toccò il labbro e gemetti dal dolore, si fermò sentendomi lamentare e imprecò alzandosi e andando in bagno. Lo sentii trafficare e dopo qualche minuto lo vidi tornare con una busta in tessuto nera. L'aprì tirando fuori un flaconcino con del liquido nero e del cotone.

Rimasi a guardare stupita, osservando attentamente ciò che stesse facendo. Mi prese delicatamente dal collo e con l'altra mano mi medicò il labbro, sentii bruciare e così indietreggiai allontanando la faccia. Si fermò a guardarmi e subito dopo riprese spingendomi con forza il cotone sul labbro. L'osservai senza mai togliere lo sguardo e lo vidi concentrato sulla ferita: era davvero arrabbiato.

«Un giorno e tornerai come nuova». Si era calmato, anche se riuscivo a percepire la sua ira, il suo tocco era delicato e continuai a fissarlo stupita dal suo comportamento.

Cosa stava facendo, mi stava curando?!

Era preoccupato per me e quel momento confermò il suo atteggiamento di prima. Mi aveva protetta da Derrien e da quello che avrebbe potuto farmi, conciandomi peggio di un labbro spaccato e qualche costola rotta. Ma c'era una sola domanda che continuava a frullarmi per la testa: perché lo aveva fatto? Chi era veramente quello schiavo davanti a me? Raphael terminò di medicarmi e si alzò andando in bagno. Rimasi a fissare ogni suo spostamento in silenzio ancora assorta nei miei pensieri.

«Riposati, più tardi torno a portarti qualcosa da mangiare». Tagliò corto e uscì dalla stanza.

Non mi mossi, portai le ginocchia al petto stringendole forte e viaggiai con la mente ripensando a tutto quello che era appena accaduto. Derrien era un mostro, una bestia senza scrupoli, ma Raphael, lui chi era? Uno schiavo dell'inferno non si comporta in quel modo proteggendomi e medicandomi una ferita. Non riuscivo a pensare ad altro se non a Raphael e mi venne un mal di testa atroce, sentendo anche tutto il corpo pieno di dolori.

Dopo quasi mezz'ora in quella posizione, appoggiai la mano a terra facendomi forza e mi alzai sentendo una fitta atroce alle costole e vedendo la stanza girare completamente, tanto da dovermi tenere al muro. Con grande fatica riuscii ad arrivare al letto e mi buttai letteralmente sopra. Cercai di sistemarmi meglio coprendomi anche con le lenzuola, ma il dolore fu così insopportabile che me lo impedii. Così rimasi sdraiata, ferma in quella posizione cercando di chiudere gli occhi e dormire. Ne avevo un dannato bisogno, così da poter guarire più in fretta e non sentire più nessun dolore. Presi il cuscino e lo misi in faccia, chiusi gli occhi e mi lasciai andare a un sonno profondo.

Dentro l'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora