Capitolo 11 (parte due)

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Gabriel

«Cosa non va in lui?! Cazzo!» Sentii Nathan lamentarsi e rimasi davanti alla porta per sentire ciò che stavano dicendo.
«È preoccupato, e sconvolto... credo che sia esausto. Non è mai stato bravo a esprimere ciò che sente o che pensa, ci ha sempre mostrato le sue emozioni nei suoi modi, a volte fin troppo sbagliati, e anche questa volta lo ha fatto»

«Sono stanco di stare dietro alle sue cazzate! Prima non era così, è da un po' di settimane che è cambiato... Diavolo! Mi fa imbestialire!»

«Gabriel sta completamente perdendo il controllo e non so più come aiutarlo. Ha degli scatti d'ira e cambi d'umore molto particolari e pensavo fosse normale, anche perché è il suo carattere, molto ribelle, ma ultimamente non riesco a spiegarmi una cosa: i suoi occhi... gli occhi dello schiavo, neri come l'oscurità, stanno tornando più spesso, ed è alquanto strano. Invece di diminuire stanno aumentando sempre di più»

«L'ho notato anche io»

«E comunque, tu hai avuto un atteggiamento infantile! Ti sembra questo il modo di affrontare il problema?! Conosci Gabriel, sai come reagisce quando si tratta di Leanna e tu hai messo benzina al fuoco... sei veramente un idiota!»
«Adesso la colpa è mia?! Se lui invece di venirci sempre contro ci ascoltasse, non succederebbe niente di tutto questo!»
«Non poteva prevedere che sarebbe successo...»

Sospirai profondamente e smisi di ascoltare quello che si stavano dicendo allontanandomi di colpo dalla porta, non ero proprio dell'umore giusto per sentire altre parole da Nathan, anche perché se no avrei rischiato di rientrare in quella casa e ucciderlo per davvero. Mi incamminai verso la lunga pedana sul lago e cercai di annientare quella rabbia che viaggiava per tutto il mio corpo. Ripensai alle parole di Taira appena sentite e in qualche modo notai che aveva ragione. Era da qualche settimana che mi sentivo diverso, esattamente come quando vivevo al castello ed ero uno schiavo: stessi sbalzi d'umore, stesso atteggiamento, stessa rabbia, stesso desiderio di uccidere... forse, proprio l'ultima sensazione era quella che più mi preoccupava, perché non era quel desiderio di uccidere uno schiavo come avevo fatto da quattro mesi a questa parte, bensì quel desiderio, quell'adrenalina di vedere la pietà, la sofferenza, la rassegnazione e la paura negli occhi di un umano. Quello che sentivo da parecchio tempo, era proprio quella mancanza.

Qualcosa non andava dentro di me, forse aveva ragione Nathan: ero marcio.

«Gabriel»

Sentii la voce di Taira, non mi voltai a guardarla e vidi che si mise seduta accanto a me. Eravamo tutti e due seduti con le gambe penzolanti e il nostro riflesso sull'acqua cristallina. Il silenzio regnava e chiusi gli occhi assaporando quel momento, cercando di mettere in ordine quei pensieri nella mia testa che tanto mi stavano facendo impazzire.

«Arphy, lo sapeva... sapeva che Leanna nascondeva un mistero, credo che lo abbia sempre saputo», ruppi il silenzio e sputai fuori il pensiero che più mi stava lacerando.

Taira si voltò a guardarmi intensamente come se mi stesse studiando: «Sei così perfetto, Gabriel... come se fossi stato scolpito a mano e con accurata pazienza, ma quella luce malinconica che dominano i tuoi lineamenti ti rendono così astratto. Sembri solo un'ombra... un'ombra di te stesso». Taira sussurrò tutte quelle parole con estrema delicatezza, non rendendosi conto di aver appena manifestato i suoi pensieri ad alta voce.

Mi voltai a guardarla e la fissai intensamente ripensando ad ogni sua parola.

«Cosa hai detto?» Chiesi davvero stupito dalle sue parole, trovandomici alla perfezione. Non c'era spiegazione migliore di quella.
«Io?! Ho detto qualcosa?» Spalancò gli occhi preoccupata e dopo tanto tempo vidi di nuovo quell'espressione imbarazzata che ogni donna indossa e che raramente mostra. Sorrisi; non si era veramente accorta di averle dette ad alta voce, e in quel momento pensai che non fossi l'unico ad essere sommerso da tanti pensieri e preoccupazioni; lei era decisamente preoccupata per me.
«No, non hai detto niente», scossi la testa negando ed evitai il suo sguardo tornando a guardare il lago.

Dentro l'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora