CAPITOLO 3

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Brocket Hall

Welwyn Garden City

Hertfordshire - Inghilterra

3

«Allora? Lo hai trovato?» domandò con fare autoritario una voce di donna dall'accento fortemente britannico.

«No, nell'appartamento non c'era niente» le rispose il poliziotto ansimando mentre entrava nell'auto parcheggiata in piazza Mazzini.

Chiuse lo sportello e si rilassò sul sedile assaporando il tepore dell'abitacolo. «L'ho rivoltato da capo a piedi, ma non è servito. Quel dannato libro non era da nessuna parte.»

«Avevi detto che lo teneva là dentro.»

«Ero sicuro, ma evidentemente lo ha nascosto da qualche altra parte.»

«Hai idea di dove?»

«No, ma potrebbe esserci un uomo che forse lo sa.»

«Va avanti.»

«Si tratta di un certo Lapo Colonna. Poco fa è venuto a villa Henderson e si è presentato come un amico di Donati. Aveva un appuntamento con lui. Nulla di strano se non che poi me lo sono ritrovato anche nell'appartamento. Non so cosa fosse venuto a fare, ma c'è mancato poco che non mi scoprisse.»

«Tu credi che sappia qualcosa? Che Donati lo abbia coinvolto?»

«E assai probabile. Quell'uomo era un tipo abbastanza solitario. Durante tutto il periodo in cui l'abbiamo tenuto d'occhio non ha parlato con molte persone, a parte quel conte di cui adesso non ricordo il nome, quindi come mai adesso spunta fuori un amico?»

«Cosa sappiano di lui?»

«Solo che è un agente del C.I.I.. Mi ha detto di essere in licenza in Italia per qualche giorno. Non ho avuto tempo di fare altre ricerche. Dopo il rilascio della deposizione, mi sono precipitato all'appartamento di Donati per cercare il libro.»

«E che ne è stato di lui?»

«Per adesso è nell'appartamento. Svenuto. Ho pensato che ci sarebbe stato più utile da vivo che da morto.»

«Tienilo d'occhio e vediamo se questa pista ci porta nella giusta direzione. Voglio che tu mi tenga aggiornata di ogni sviluppo. Domani mattina ho una riunione con i membri della loggia e non vorrei trovarmi nella condizione di non poter fornire loro nuove informazioni.»

«Capisco.»

«Niente intoppi, stavolta, sono stata chiara?»

«Non ce ne saranno.»

«Sai come rintracciarmi.»

Lady Emily Temple riattaccò.

La presenza di quell'uomo l'aveva lasciata per un attimo con un sapore amaro in bocca, ma, forse, ragionando a mente fredda, poteva davvero rappresentare per loro una nuova pista, un'occasione per rimediare all'errore di aver ucciso l'archeologo.

Si è trattato di un incidente. Donati non ha voluto collaborare e nella colluttazione è partito un colpo.

Strinse i pugni.

Eppure era così vicina ....

Si mosse verso la finestra e l'aprì. Una folata d'aria fredda l'investì in pieno volto mentre il vento le scompigliava i lunghi capelli castani.

Respirò a pieni polmoni, sentendosi subito rinvigorita, poi prese dalla tasca un elastico, raccolse i boccoli con una mano e si fece una coda gettando lo sguardo all'orizzonte, verso i giardini che circondavano la tenuta di Brocket Hall.

Quella magnifica casa di campagna non era solo la sua residenza privata, ma anche il quartier generale dell'Ordine del Rito Scozzese, uno dei più antichi riti iniziatici della massoneria di cui lei era il Gran Maestro esattamente come lo era stato il suo antenato Henry John Temple, terzo visconte di Palmerston, Segretario di Stato per gli Affari Esteri, Primo Ministro sotto il regno della Regina Vittoria nonché proprietario della tenuta dopo aver sposato la nobildonna inglese Emily Lamb.

Fece un profondo respiro.

Sulle sue spalle cominciava a sentire il peso di un'enorme responsabilità, ma ne era orgogliosa, così come lo era di appartenere a una famiglia che poteva vantare origini molto antiche che risalivano addirittura alla discendenza del re scozzese Robert Bruce, conte di Elgin, attraverso una serie di matrimoni che avevano sempre tenuto legati i Temple al ramo più potente dell'Ordine di S. Giovanni.

Sentì un brivido correrle lungo la schiena. Chiuse la finestra. Non era il momento di farsi trasportare dai ricordi.

Aveva una missione da compiere: difendere l'onore della sua famiglia.

Mentalmente tornò per un attimo indietro nel tempo, al 1860, a quando Lord Henry Palmerston, allora primo ministro britannico, da sempre astuto calcolatore e arrivista, aveva deciso di sfruttare la posizione ottenuta all'interno del governo britannico, oltre al potere e alle amicizie in qualità di Gran Maestro della loggia Scozzese, per realizzare le sue mire di imperialismo politico ed espansionismo commerciale.

In particolare aveva saputo approfittare della disastrosa condizione economica in cui versava il Regno di Sardegna per ottenere ciò che l'Inghilterra desiderava da tempo: l'esclusione della Francia dal controllo dei territori del sud Italia, il possesso delle miniere di zolfo possedute dal Regno Borbonico, la cancellazione definitiva del potere papale e una massiccia presenza della corona inglese negli affari del Mediterraneo quale punto strategico per i commerci con l'est Europa.

Non si era fermato di fronte a nulla fino a che la sua politica e i suoi modi di agire non avevano sortito il loro effetto portando l'Inghilterra a diventare, in breve tempo, l'ispiratrice nonché la principale autrice segreta delle fomentazioni italiane che sarebbero poi sfociate nei moti insurrezionali del risorgimento e che avrebbero alla fine condotto, attraverso la spedizione di Garibaldi, alla creazione dell'unità d'Italia.

Nei racconti che si tramandavano all'interno della sua famiglia, si era molto spesso parlato di queste istigazioni che si erano diramate in moltissime direzioni, quasi come il delta di un fiume. Ricordava molto bene i resoconti di persone corrotte nelle alte sfere politiche italiane, di testate giornalistiche che avevano ricevuto finanziamenti per trasmettere notizie false e tendenziose, di accordi con le banche, di infiltrazione di uomini nelle forze militari. Un vero e proprio lavoro di erosione dietro le quinte portato avanti nella massima segretezza.

E il culmine di tutta questa rete era stata l'impresa dei Mille, una spedizione passata alla storia come rivoluzione liberatoria per unire il popolo sotto un'unica bandiera, ma che in realtà era stata studiata a tavolino in ogni dettaglio dalle logge massoniche che l'avevano finanziata. Un processo che era iniziato molti anni prima, intorno al 1848, per culminare poi nel 1861. Un lungo lavoro fatto di inganni, di accordi segreti e di fiumi di denaro con l'unico obiettivo di nascondere al popolo italiano la verità.

Era una vicenda complicata, all'interno della quale il ruolo della famiglia Temple era sempre stato determinante sotto molti aspetti, ovviamente, non sarebbero mai dovuti venire a galla.

Almeno non con il suffragio di prove concrete.

Lady Emily scosse la testa, tornando al presente.

Certo le dicerie su quella storia non era mancate negli anni, ma fino a ora si erano solo limitate ad alimentare le fantasie popolari, colpendo la sua famiglia come avrebbe fatto un proiettile a salve.

Lei stessa era riuscita a tenerle sotto controllo con estrema facilità, ma ora la faccenda era ben diversa.

Cosa sarebbe successo se fosse stato pubblicato il diario di Garibaldi? Se fossero state rese di dominio pubblico le sue famose Memorie e gli accordi intrapresi con Lord Palmerston?

Un disastro politico, economico e finanziario. Ci sarebbero state ripercussioni sui mercati azionari e quasi sicuramente sulle banche controllate dalla sua famiglia e dai Rotschild. Era uno scenario terribile a cui non voleva nemmeno pensare.

Aveva bisogno di mettere le mani su quel diario, il prima possibile.

Il prezzo dell'ingannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora