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Isabel si accorse di quello che era successo un pelo troppo tardi. Ravizza era stato talmente veloce che lei non aveva avuto nemmeno il tempo di reagire.
Gonella dal canto suo non era di nessuna utilità. Sembrava assente e continuava a guardare il pavimento come se per lui non ci fosse altra via d'uscita.
In preda all'angoscia si alzò dal pavimento e uscì all'aperto.
Vide Lapo a terra con Ravizza sopra e si accorse anche del fumo grigiastro intorno a loro.
In quel momento sentì anche l'odore acre del legno bruciato.
Dannazione.
Si voltò intorno.
Ciò che vide non la rassicurò.
Una serie di piccoli focolai stava lentamente circondando il mulino e fra poco il fuoco sarebbe arrivato a creare una barriera impenetrabile.
E adesso?
Come se lui le leggesse a mente «Continua la ricerca» lo sentì urlare mentre cercava disperatamente di scrollarsi quell'uomo di dosso.
Lei esitò un istante, ma alla fine capì che aveva ragione.
Ormai erano a un passo dalla meta e non potevano mollare.
Lapo se la sarebbe cavata.
Con un sospiro rientrò all'interno del mulino, decisa ad andare fino in fondo.
Ma doveva fare alla svelta.
Il tempo ormai era veramente poco.
Si chinò nuovamente sul pavimento riprendendo da dove si era interrotta, ovvero dalle ultime lastre di legno sulla parete che dava verso la scogliera.
Fu proprio in quel punto che, battendo il calcio della pistola, sentì finalmente un suono diverso.
Deve essere qua, pensò dentro di sé Forza!
Il problema era che non aveva strumenti con sé che l'aiutassero a rimuovere quella lastra.
L'attrezzo di ferro che aveva usato alla tomba di Marsala lo aveva lasciato sul pavimento della stalla.
Pensa, pensa.
Poi le venne un'idea.
Non era il massimo, ma almeno era qualcosa. Prese la pistola che aveva sequestrato a Ravizza poco prima e sparò alcuni colpi nel pavimento contando sul fatto che sotto ci fosse il vuoto.
I proiettili fecero un fracasso tremendo, ma bucarono il legno sparendo sotto terra.
Allora là sotto c'era veramente una qualche cavità.
Gonella all'udire quegli spari sobbalzò, alzandosi in piedi come se fosse stato colpito.
Fuggì all'aperto senza neanche sapere cosa stesse facendo.
Fantastico!
E va bene, a lui penserò dopo, si disse Isabel con un sospiro tanto non mi pare un grosso problema.
Rimasta sola, si mosse sulla lastra e cominciò a scalciare nel punto esatto in cui il legno era stato rotto dalla forza dei proiettili.
Dopo diversi tentativi riuscì a romperla quel tanto che bastava per potervi infilare le mani e tentare di sollevarla.
Tirò con forza.
Una, due, tre volte.
Alla fine riuscì a divellere la lastra che si alzò del tutto.
Ansimante si asciugò il sudore dalla fronte.
Poi la tolse gettandola di lato.
Davanti a lei si aprì una voragine nera. Prese allora il telefono e accese la torcia, illuminando quell'antro buio come la pece.
E la vide.
Una piccola scala di pietra che si inoltrava nelle viscere della terra.
Proprio la sotto devo andare?, mormorò sotto voce scuotendo la testa E va bene, forza, diamoci da fare.
Si mise la pistola in tasca e, con la sola luce dello smartphone, si inoltrò sotto la roccia.
***
Lapo doveva togliersi di dosso il peso del corpo di Ravizza.
E alla svelta.
Gli dette perciò una ginocchiata al petto nella speranza di fargli allentare la presa.
Funzionò.
Sentì un gemito e poi il corpo allontanarsi dal suo. Lo spinse via del tutto e si rialzò nello stesso momento però in cui anche il Conte si rimetteva in piedi.
Si affrontarono a viso aperto.
Ravizza, ormai furente, quasi non avesse niente da perdere, si scagliò contro di lui, ma Lapo riuscì a schivare il colpo spostandosi di lato.
Nello stesso tempo alzò il braccio colpendo l'avversario alla schiena con il gomito.
Lo sentì cadere di nuovo a terra.
Fece per avvicinarsi, ma Ravizza si era già girato e teneva una mano all'altezza del viso.
La mosse veloce nella sua direzione scagliandogli una nuvola di polvere diritta negli occhi.
Sentì un bruciore tremendo.
Dovette chiuderli.
Ravizza ne approfittò subito per rialzarsi e gettarsi nuovamente su di lui.
Caddero a terra. Lapo batté la schiena mentre il Conte gli piombò sopra.
Un'altra volta.
Era in preda all'ira, come se non ragionasse più.
Cominciò a tirargli pugni al volto urlando come un pazzo che gli aveva rovinato la vita.
Lapo cercò di parare con le braccia quella furia, mentre sentiva che gli occhi bruciavano come se fossero stati esposti al fuoco.
In quel momento, forse per associazione di idee, gli arrivò alle narici, ancora più forte, l'odore acre del fumo.
E poi percepì chiaramente ondate di caldo che sembravano molto vicine.
Devo trovare una soluzione, ragionò mentre si divincolava per liberarsi da quella morsa altrimenti sarà troppo tardi.
Poi improvvisamente sentì allentarsi la furia di Ravizza.
Ne approfittò allora per scalciare e con una torsione del busto lo scaraventò sullo sterrato accanto a sé.
Nel rialzarsi toccò con la mano la pistola che aveva perso poco prima.
L'afferrò al volo quasi senza pensare e la puntò sul Conte.
Nel momento esatto in cui anche quest'ultimo si era rialzato e si stava gettando per l'ennesima volta su di lui.
Stavolta non ebbe esitazione.
Premette il grilletto e lo colpì in pieno petto. Ravizza strabuzzò gli occhi, arrestandosi all'istante.
Cadde in ginocchio, negli occhi un'espressione di liberazione, quasi avesse fatto tutto ciò solo per essere colpito.
Un leggero sorriso gli increspò le labbra.
Guardò Lapo negli occhi come per ringraziarlo, poi cadde con la faccia a terra esalando l'ultimo respiro.
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Il prezzo dell'inganno
Misteri / ThrillerBologna - 2 maggio 1860 Le ombre del tramonto si allungano sulle antiche strade di Bologna mentre il conte di Cavour varca le porte della città, il destino dell'Italia appeso a un filo sottile. L'incontro imminente con il re Vittorio Emanuele II pro...