CAPITOLO 12

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Londra

12

Lord William Wallaby afferrò una bottiglia di whiskey dal mobile bar e versò un po' del suo contenuto all'interno di un bicchiere di cristallo, arrivando all'incirca alla metà, poi si fermò, osservando quel liquido ambrato con aria sconsolata.

Non avrebbe dovuto berlo, il medico era stato chiaro: niente alcool, ne andava della sua salute già cagionevole. Ma lui non era mai stato un uomo che amava prendere ordini e non sarebbe cambiato alla soglia degli ottant'anni. E poi c'erano delle occasione nelle quali non ne poteva proprio fare a meno, come quella di adesso, una delle tante che lo avevano accompagnato nell'ultimo periodo.

Troppe a dire il vero.

Al diavolo, mormorò fra sé scolandosi il dolce nettare tutto d'un fiato. Sentì il calore scivolare all'interno del suo corpo e bruciare come una fiamma viva. La sensazione di benessere che ne scaturì fu come una scossa di adrenalina.

Si girò verso il suo vecchio amico e compagno di avventure, Lord Henry Campbell, seduto accanto a lui e un amaro sorriso gli increspò le labbra.

«Dovresti berne un goccio anche tu» disse sprofondando a sua volta nella poltrona e poggiando il bicchiere sul tavolo lì vicino. «E' terapeutico.»

«Ti credo sulla parola, William» gli rispose Campbell, «ma sai benissimo che sono astemio. E anche tu non dovresti abusarne, ricordi?»

Wallaby fece spallucce. «Me ne infischio di quello che dicono i medici» prese di nuovo la bottiglia di whiskey e se ne versò un altro goccio nel bicchiere. «Piuttosto» continuò dopo averlo bevuto, «come pensi che ne uscirà Emily da tutta questa storia?»

«Non ne ho idea, davvero. Però sono convinto di una cosa, che l'uccisione dell'archeologo potrebbe tornarci molto utile. In fin dei conti stavamo aspettando proprio un suo passo falso no?»

«Esattamente. Certo Donati ci avrebbe fatto comodo almeno per un altro po', a essere sinceri, ma cerchiamo di guardare il lato positivo.

Adesso Emily si trova in una situazione critica ed è proprio quello che noi volevamo. Se non trova alla svelta un rimedio, sarà costretta ad affrontare, nel prossimo consiglio, un fuoco incrociato che potrebbe anche bruciarla del tutto.»

«Quindi quale sarà la sua prossima mossa, secondo te?»

«E' alquanto prevedibile. Le risorse non le mancano di certo. Metterà qualcun'altro sulle tracce di quell'agente italiano per cercare di recuperare il libro. Sa benissimo che rappresenta la sua ultima possibilità. Se non ne entra in possesso non sarà in grado di ritrovare il diario di Garibaldi e noi saremo pronti a ricordarglielo.»

«Quindi la lasciamo agire indisturbata?»

«Tranquillo, la conosco bene. Lei non è come suo padre. Non ha polso, non ha determinazione e non ha gli stimoli corretti per portare a termine la missione. E' troppo ansiosa e questo la porterà inevitabilmente a commettere un altro passo falso, molto prima di quello che tu immagini.»

«Sì, ma rimane lo stesso il problema. Se lei fallisce come possiamo noi entrare in possesso di quel diario? Ne abbiamo bisogno e tu sai bene perché.»

«Vero, ma su questo credo di avere un asso nella manica.»

«Di che stai parlando?» chiese Campbell con aria stupita.

«Te ne avrei parlato stasera, ma dato che siamo entrati in argomento non vedo perché non dirtelo adesso.»

«Conosco quell'espressione misteriosa. Cosa mi stai nascondendo?»

Il prezzo dell'ingannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora