Capitolo 15

240 12 0
                                        

ANASTASYA

19 anni



Quando ti svegli nel cuore della notte di soprassalto, non è mai un buon segno.
Può significare solo due cose: o i tuoi incubi continuano a perseguitarti senza sosta, affondando le unghie nelle tue viscere, oppure i pensieri stanno aumentando a dismisura, talmente ingombranti da farsi largo persino nei tuoi sogni.

Sempre se di sogni si possa parlare, visto che ho poca memoria dei miei.
Ma stanotte niente di tutto questo mi ha fatto sgranare gli occhi all’improvviso. Non sono stati i fantasmi del passato a farmi precipitare nell’oscurità, né il bollore che sento ancora rovente tra le cosce.
A tenermi sveglia è un suono.
Un rumore ovattato, distante. Un rantolio soffocato che vibra nell’aria come un’eco, un lamento intrappolato tra le mura della villa.
Mi si accappona la pelle.

Non dovrei alzarmi. Dovrei voltarmi dall’altra parte, stringermi nelle lenzuola e costringermi a ignorare tutto questo. Non sono affari miei, non mi riguardano. Ma il suono si fa più intenso, più profondo e un fremito mi percorre la schiena. C’è qualcuno che soffre.

Scivolo fuori dal letto, scalza, ancora stordita. I miei passi sono silenziosi mentre avanzo nel corridoio immerso nella penombra. Il cuore tamburella nel petto, una pulsazione insistente che scandisce ogni passo in un ritmo ossessivo mentre mi avvicino alla fonte di quel tormento.
Dovrei tornare indietro, ma la mano si solleva da sola e sfiora un pomello. La mia mente mi urla di fermarmi, ma il corpo non risponde e la porta si apre con un leggero cigolio.

Mi blocco e il respiro si inceppa.
Sascia è disteso sul letto con il torace ampio che si solleva e si abbassa a scatti. Il corpo scosso da tremiti violenti, il volto imperlato di sudore, le sopracciglia aggrottate in una smorfia di dolore.
Sta lottando.

Non contro un nemico fisico, non con le sue solite armi affilate e il controllo spietato che ostenta di giorno. Questo è qualcosa di più oscuro, più profondo.
Sta combattendo contro i suoi demoni.
Il lenzuolo bianco gli scivola sul fianco, lasciando in mostra la pelle tesa sui muscoli contratti, le braccia scolpite segnate da cicatrici e tatuaggi che raccontano storie che non conosco.
Sascia Kovalenko, l’uomo che comanda il mondo con uno sguardo, è completamente indifeso davanti ai suoi incubi.

Le gambe si muovono da sole anche se la mente oppone resistenza, mi implora di voltarmi e andarmene, ma è inutile.
Mi siedo sul bordo del letto e allungo la mano.

Le mie dita sfiorano la sua pelle umida, una carezza leggera, un tocco incerto. Lo osservo contorcersi sotto le mie mani con il respiro affannoso, il digrignare dei denti, la tensione che gli attraversa ogni fibra del corpo.
«Sss…» mormoro piano, la voce quasi un sussurro. La mia mano disegna cerchi invisibili sulla sua pelle bollente. «Calmati… è solo un sogno.»

Le sue sopracciglia si distendono leggermente e il respiro si fa meno irregolare. Mi sente.

Le dita continuano a scivolare lungo le braccia possenti, seguendo le linee delle cicatrici, dei tatuaggi che decorano la sua pelle come frammenti di un passato che vorrei poter decifrare.
Lo studio nel buio ma non riesco a distinguere i disegni, lo osservo come non ho mai osato fare prima.
Cazzo, è bellissimo.
Un predatore dal fascino letale, un’opera d’arte fatta di muscoli e pericolo, un uomo che incarna il peccato in ogni suo gesto, e io sono irrimediabilmente attratta da lui.
La consapevolezza mi colpisce come un pugno allo stomaco.

Devo andarmene, devo alzarmi e tornare nella mia stanza prima che sia troppo tardi.
Mi sollevo piano, ma all’improvviso una mano forte si avvolge attorno al mio polso.
Sascia si aggrappa a me con una presa salda, le dita che stringono con una forza disperata.

«Resta.» La sua voce è spezzata da una supplica.

«Io…»

Non riesco a finire la frase perché mi strattona contro di sé.
Il mio corpo crolla davanti al suo, il petto ampio che mi avvolge in un calore rovente, le sue braccia che mi serrano con una forza quasi dolorosa. Mi sta trattenendo.

«Per favore, ho bisogno di te.»
Il suo viso si rifugia nell’incavo del mio collo con un respiro caldo che mi accarezza la pelle mentre trema da capo a piedi.
Lo sento nel modo in cui il suo corpo si irrigidisce, nel modo in cui il suo respiro si inceppa.

Chi diavolo gli ha fatto tutto questo?

Le sue braccia mi stringono ancora più forte, come se avesse paura che potessi sfuggirgli da un momento all’altro.
Il mio istinto urla di scappare, ma non lo faccio perché mi sento al sicuro, e per la prima volta non voglio andare via.

«Perché?» sussurro.
Lo sento sospirare contro la mia pelle.

«Perché sei mia.»
Il mio cuore si ferma per un attimo, poi riprende a battere con una violenza che mi lascia senza fiato.

Non so cosa rispondere. Non so nemmeno se voglio rispondere quando il suo respiro si fa più regolare e capisco che si sta calmando, con me tra le sue braccia.

E il mio caos cresce.
Le sue dita si intrecciano alle mie, il pollice che accarezza piano la mia carne. Un gesto intimo di possesso e delicatezza fusi insieme.
«Sascia…» provo a dire, ma mi ferma prima ancora che possa terminare di parlare.

Il tocco delle sue labbra sulla mia guancia è così leggero che potrei averlo immaginato, eppure lo sento come un marchio invisibile, entrato sotto la carne per radicarsi nelle mie ossa.

«Lo so» sussurra, la voce graffiata da qualcosa che non riesco a decifrare. «Hai molte domande. Ma non adesso.»
Poi mi stringe, forte, più di quanto abbia mai fatto prima, e per un attimo mi sento così piccola, così fragile tra le sue braccia, che ho paura di scomparire dentro di lui.
«Cosa vuoi da me?»
La mia voce è un sussurro che si perde nella penombra della stanza.

«Te, piccola. Non lo capisci?»
Le sue dita calde scivolano sulla mia pancia accaldata, tracciando linee invisibili lungo il mio addome. Ogni tocco è un brivido che mi incendia dall’interno, mi costringe a restare immobile, prigioniera della sua volontà, della sua ossessione che diventa la mia.

«Tutto questo» continua, con un respiro lungo e profondo, come se stesse cercando di controllarsi, come se il solo stare così vicino a me fosse una tortura.

𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕾𝖆𝖘𝖍𝖆 - 𝖛𝖔𝖑. 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora