ANASTASYA
19 anni
«Avevi detto che non mi avresti toccata, prima del matrimonio.»
La mia voce è un soffio, un filo di protesta che si perde nell’aria densa di desiderio.
Sascia mi sovrasta, le spalle larghe che proiettano ombre sulla mia pelle, lo sguardo che brucia più di qualsiasi fiamma.
Il suo corpo è puro peccato: muscoli tesi, cicatrici che raccontano storie che non conosco ancora fino in fondo. Ogni centimetro di lui grida potere e controllo.
Ma in questo momento, lo sento tremare quanto me.
Le sue labbra sfiorano il mio collo, il suo respiro è caldo, irregolare.
«Ho cambiato idea, cazzo.» La sua voce è un ringhio di bisogno trattenuto troppo a lungo.
Sono stesa tra le foglie, il terreno umido sotto di me, eppure l’unica cosa che sento è il peso del suo corpo, il calore della sua pelle contro la mia.
Fino a pochi minuti fa, volevo togliermi la vita, adesso tremo sotto di lui.
Un vortice che mi travolge, che mi soffoca e mi rianima allo stesso tempo.
Sascia mi afferra le cosce, sollevandole sulle sue spalle. Le sue mani tracciano percorsi invisibili sulla mia pelle, come se volesse marchiarmi.
Strappa le mutande con i denti e si fa spazio per prendersi il clitoride tra le labbra e iniziare a succhiarlo.
Mi muovo con i fianchi mentre una scarica di lussuria mi invade la faccia che diventa rossa dall’imbarazzo e mi porta a stringere le gambe tra le sue guance.
Sascia alza il capo per rivolgermi uno sguardo torvo: «non credo tu abbia ben capito cosa sta per accadere, mio piccolo demone della tempesta. Se quella notte ti ho fatta a pezzi, ti assicuro che in questa non avrò pietà di te. Quindi, Lilith, allarga queste belle gambe per me e permettimi di riportarti in vita.»
La sua bocca si avvicina alla mia pelle, ma quando sento il calore delle sue labbra fremere contro la mia fica, qualcosa dentro si spezza.
Scuoto la testa con un cenno impercettibile che basta a fermarlo.
La voglia di averlo dentro lotta con la stessa intensità che ho di allontanarlo, perché i ricordi tornano con le parole di Giulia, la verità che fa male.
“Sai chi è che non viene baciata? Le puttane non vengono baciate.”
Sascia non mi ha mai baciata, nemmeno adesso.
Eppure, è qui, a reclamarmi, a volermi.
Ma è questo che voglio? Essere desiderata senza essere amata?
Il mio cuore batte forte.
«Togliti.» La mia voce è più fragile di quanto vorrei.
I suoi occhi mi scrutano, colmi di emozioni che non so decifrare. Per un attimo, vedo qualcosa incrinarsi dentro di lui, ma io non posso cedere.
Mi libero dalla sua presa, strisciando via, cercando aria, distanza, poi scatto in piedi e corro nuda, attraverso il bosco.
Lontano da lui.
Lontano da tutto quello che rappresenta.
I rami mi graffiano la pelle, il terreno freddo mi brucia sotto i piedi, ma non mi fermo. Non posso fermarmi, anche se so che mi raggiungerà.
Anche se so che, in fondo, lo sto solo sfidando.
Il respiro mi si spezza quando davanti a me si ergono inferiate alte due metri.
Inchiodo, e il suono metallico riecheggia nel bosco. Altre sbarre si sollevano intorno a me, chiudendomi in una gabbia.
Il mio cuore impazzisce, e quando sento il suo respiro alle mie spalle, so di essere fottuta.
Sascia è a torso nudo, i capelli bagnati di sudore, gli occhi che brillano nella notte come fiamme azzurre.
«Ti diverti a scappare da me, piccola?» La sua voce è un sussurro tagliente mentre le mie mani sono ancora legate dalla sua cintura.
«Non mi hai mai baciata, Sascia. E sai cosa significa?» cerco di calmare il tremore che sento dentro.
Lui inclina la testa, un sorriso appena accennato sulle labbra.
«Cosa significa?»
Ora è così vicino che posso sentire il calore della sua pelle, il suo profumo misto al sudore e alla rabbia.
Mi sta facendo impazzire.
«Significa che mi consideri solo una delle tue puttane.» Le parole mi escono prima che possa fermarle.
All’improvviso vedo il fuoco nei suoi occhi trasformarsi in tempesta, la sua mascella scatta, i denti si serrano mentre allunga una mano verso la cintura di cuoio intorno ai miei polsi e la stringe, strattonandomi contro il suo petto.
«Le tue labbra non fanno altro che tormentarmi in tutti questi anni» Il suo respiro si mescola al mio. «Non ho mai desiderato nessun’altra donna, Lilith. Mai. Da quando sei entrata nella mia vita, il mio cazzo non ha visto nessun’altra fica.»
Le sue parole mi colpiscono come un pugno nello stomaco. «Vuoi sapere perché ti chiamo demone della tempesta?» I suoi occhi sono ombre in cui potrei perdermi.
Annuisco, senza fiato e senza scampo.
«Perché quando ti ho vista la prima volta, mi sei esplosa dentro come un cazzo di tornado. Hai distrutto tutto. Ogni mia certezza e ogni mia convinzione.»
La sua mano scivola intorno alla mia gola tenendomi ferma «è un cazzo di bacio che ti serve per capirlo?» grida «rispondimi, Lilith! È un maledetto bacio che vuoi?»
Annuisco.
Un cenno impercettibile, ma basta.
Sascia mi stringe per la vita e mi tira verso di lui.
Il mio petto contro il suo, il suo calore che mi avvolge. Per un attimo rimaniamo immobili, sospesi in un equilibrio instabile.
Ma quando sento il suo respiro sfiorarmi le labbra, qualcosa dentro di me esplode.
Mi bacia.
Un bacio feroce, disperato.
Le mie dita scivolano tra i suoi capelli, tirandolo leggermente avanti per costringerlo a darmi di più.
Sascia si aggrappa a me, le sue mani mi stringono mentre il suo corpo si incolla al mio come se fosse l’ultimo appiglio rimasto.
Il bacio si approfondisce. La sua lingua invade la mia bocca divorandomi e il mio respiro si confonde con il suo.
Dio, quanto l’ho desiderato.
Quanto ho sofferto sapendo che mi sfuggiva, che mi negava ciò che sentivo nelle ossa, nel sangue.
Ricambio il bacio con la stessa intensità e il mio corpo geme dalla smania di avere di più.
Mi sta devastando e riesco a emettere un leggero grido quando mi morde il labbro e riaffonda la lingua dentro di me con ferocia.
E quando ha finito di esplorare persino le mie corde vocali, si stacca con gli occhi carichi di emozioni intense.
Ho le guance in fiamme, arrossate dagli eventi della notte.
«Sascia…» Il suo nome sulle mie labbra è un sussurro spezzato, una supplica nascosta.
Gli sollevo il viso con le mani legate, i pollici che tracciano linee invisibili sulla sua pelle calda. I suoi occhi sono annebbiati, il petto si solleva velocemente, le labbra gonfie del nostro bacio.
«E adesso non hai modo di fuggire» i suoi occhi puntano le sbarre che ci circondano per poi tornare su di me «preparati a una delle tante notti più intense nella tua cazzo di vita, perché non ti lascerò andare mai più.»
Con entrambe le mani prende la cintura agganciata ai miei polsi e la solleva in alto.
Lega l’estremità sulla sbarra sopra alle nostre teste.
Mi sollevo in punta di piedi per allentare la pressione, è troppo.
Il cuore galoppa veloce, l’emozione mi consuma.
Sascia non la smette di fissarmi nemmeno quando si aggrappa con i polpastrelli sulle mie cosce che finiscono sulle sue spalle in un secondo.
Cazzo.
La sua bocca è di nuovo sulla mia fica che ora mi attacca con una velocità impressionante.
Le sue dita si insinuano tra le mie pieghe bagnate, provocandomi una scossa su tutto il corpo mentre mi lascio sfuggire un gemito.
Avevo dimenticato di quanto fosse intenso quest’uomo che con un solo tocco riesce a farmi vibrare l’anima.
«Cazzo, mi è mancato questo sapore» mugola e continua a succhiare.
«Dio Sascia, per favore…» la mia supplica lo blocca.
I suoi muscoli si tendono, i gli occhi blu si velano di nero.
«Non ti azzardare mai più a nominare quel tuo fottuto dio in mia presenza» mi redarguisce, avevo dimenticato l’ammonimento di Rick.
A volte tendo a dimenticare che è stato quel dio a causarmi tutto quel dolore.
«Non accadrà più.»
I suoi occhi tornano a brillare dopo la mia promessa e la sua lingua riprende a tormentarmi.
Mi contorco sulla sua faccia, e quando con le dita tocca il fascio sensibile di nervi, vengo nella sua bocca.
Un’esplosione intensa mi trapassa le ossa fino a rendermi incapace di respirare.
«Cazzo, come sei buona» spalma baci lungo la mia coscia mentre mi slega.
Atterro tra le sue braccia con le gambe molli e ancora intorpidite.
Con Sascia è come andare sulle montagne russe, non sei mai in grado di prevedere le emozioni che riesce a suscitarti ogni qual volta che ci sali sopra.
Mi afferra per la vita tenendomi salda addosso a lui e fa slittare di nuovo la sua lingua nella mia bocca, come se non fosse ancora sazio di me.
È così bello che potrei svenire tra le sue braccia.
«Credo sia giunto il momento in cui tu debba scusarti con me» mormora contro le mie labbra.
Un tremore improvviso accompagna il mio corpo che retrocede di un passo da lui.
«Non lo farò, Sascia. Sei tu che hai mentito a me» premo un palmo sul suo petto e lo allontano.
I suoi occhi si accendono.
«Io mi sono appena scusato, Lilith» si avvicina al mio orecchio «hai provato a toglierti la vita, sei scappata da me e mi hai lasciato» mi dice con tono ruvido.
La sua mano salda intorno alla mia vita mi stringe più forte «scusati, piccola. Dimmi che non lo farai mai più» e forse ha ragione.
Come una codarda sono fuggita da lui senza affrontarlo a testa alta.
Ma i miei occhi diventano vitrei e la mia testa cade in un tunnel buio.
Lo stesso in cui precipito ogni qual volta che i sensi di colpa mi travolgono, e faccio quello che so fare meglio.
Mi stacco da lui, chino la testa e mi inginocchio.
Le mie mani si serrano intorno alle sue cosce dure.
«Cosa diavolo fai?» mi afferra per un gomito e mi rimette in piedi costringendomi a guardarlo dritto negli occhi.
«I-io, volevo scusarmi con te» la mia voce è debole, il mio respiro strozzato.
«Mi sembrava di essere stato già chiaro al riguardo. Non ti costringerò a fare qualcosa che ti fa venire voglia di scappare da me» Sascia sembra ferito, e come se mi avesse letto nel pensiero, cerca di riportarmi in superficie «lo farai quando sarai pronta.»
«Ma tu volevi le mie scuse.»
«Promettimi che non accadrà più» mi cinge le guance con entrambe le mani.
I polpastrelli stringono la carne con forza.
Annuisco con le lacrime che mi pungono gli occhi.
Mi aveva detto di non farlo più, ma io non conosco altro modo per chiedere scusa.
Ma ha ragione lui, devo allontanare tutto quello che mi ricorda la scuola cattolica.
Sascia allenta la presa lasciando le dita scivolare lungo la mandibola.
«Ma visto che ti piace così tanto fuggire, ti legherò di nuovo e ti spaventerò. E quando avrò finito, ti renderai conto che non potrai fare più a meno di me» un ghigno si affaccia sul suo volto.
Si gira e raccoglie delle corde di juta arrotolate in un angolo della gabbia.
«Non mi farai del male con quelle, vero?» nelle mie orecchie c’è un sussurro di paura.
«Oh piccola Lilith, l’unico modo in cui ti farò del male sarà con il mio cazzo» ride, un sorriso che mi spezza in due «e fidati quando ti dico che il terrore sta per arrivare.»
Sascia si avvicina.
Lega le corde intorno al mio corpo e sui polsi, con dei nodi stretti e dolorosi.
Indietreggia di qualche passo e mi fissa come fossi un’opera d’arte, ma non ha ancora finito quando un ruggito proviene alle mie spalle.
Sussulto con uno scatto improvviso.
«Cosa cazzo è stato?» sono in preda al panico.
Sascia sorride «Ti ricordi quando i tuoi genitori adottivi ti hanno portata allo zoo per i tuoi quindici anni?» la sua voce calma è come una carezza, ma non mi rassicura per niente.
Annuisco «Certo, ma come fai…»
Il suo sorriso si allarga.
«Avete passato la giornata in quel posto e tu non sei stata felice nemmeno per un minuto» le sue mani continuano a legarmi la corda intorno al busto minuziosamente, provocandomi dei brividi intensi «piangevi perché non sopportavi la vista di quegli animali rinchiusi in una gabbia» la corda è stretta intorno alle mie braccia e alle gambe «poi un cucciolo di leone si è fatto male a una zampa, e tu hai implorato i tuoi genitori adottivi di salvarlo.»
«Lo avrei portato a casa» confermo le sue parole. Quel giorno è stato tremendo, mi sembrava di rivivere i momenti in cui ci tenevano rinchiusi nella scuola cattolica, nei sotterranei dei peccatori prima di ogni punizione «e invece siamo andati via.»
Sascia mi gira intorno e continua a legarmi come un salame.
«Quella notte sono tornato lì e ho preso il cucciolo» sgrano gli occhi mentre un altro ruggito si intensifica alle nostre spalle.
Cazzo, non può averlo fatto sul serio.
Afferra l'estremità delle corde e le stringe intorno alle sbarre.
Il ruggito si fa più energico e spalanco la bocca quando vedo un leone enorme fiondarsi sulla nostra gabbia.
Oh, porca puttana.
Le sbarre tremano con l’impatto della bestia, ma Sascia gli va incontro con disinvoltura.
Lo accarezza e il felino fa le fusa sulla sua mano.
«Lui è Sergey» dice come se mi stesse presentando il suo cane, ma quello è un cazzo di leone.
Poi si volta, torna verso di me e il suo sguardo diventa inquietante «e credo stia per diventare molto geloso.»
Con un gesto rapido si sfila i boxer.
Mi si mozza il respiro quando i miei occhi fissano il suo cazzo già dritto, che punta verso di me.
Deglutisco a fatica, la sua mano va dritta sulla mia fica quando con un ginocchio mi spalanca le gambe.
«Ti voglio sempre così bagnata per me» un sussurro lento, prima di penetrarmi con due dita in profondità.
Mi lascio andare con un gemito e mi si rigirano gli occhi dal piacere.
La mia testa scatta all’indietro e con la coda dell’occhio vedo il leone in agitato dietro le sbarre. Cerco di muovermi ma la paura ha la meglio.
Un brivido mi scuote le ossa e mi dimeno tra le braccia di Sascia che mi inchioda a lui.
«Quando hai paura il tuo desiderio aumenta» mormora con le labbra premute sulla mia guancia e il suo grosso cazzo mi colpisce la pancia, mentre con le dita continua a torturarmi.
Ho voglia di sentirlo dentro di me. Ovunque.
Cosa mi sta facendo?
Sascia mi lecca il collo e pompa dentro e fuori facendomi contorcere dal piacere.
Il leone ruggisce.
Sussulto di nuovo, e in quel momento di trepidazione, l’orgasmo mi travolge.
Il cuore mi galoppa nel petto a una velocità incontrollata quando sfila le dita e le porta nella mia bocca.
Un invito a leccare i miei umori.
«Anche la tua paura mi appartiene.»
La punta del suo cazzo pungola la mia entrata e la smania di spingermi verso di lui prende il sopravvento.
La bestia alle mie spalle colpisce con forza le sbarre che temo possano rompersi da un momento all’altro.
«Sascia, andiamocene per favore. Potrebbe distruggere questi pilastri in un attimo» mi giro a destra e sinistra con il panico che mi scorre nelle vene.
Cosa cazzo mi sta succedendo?
«Potrebbe, sì» le sue labbra si incurvano in sorriso di sfida «ma prima ti fotto per bene mia Lilith, perché hai bisogno di una punizione esemplare che ti faccia capire a chi appartieni una volta per tutte »
Mi prende le cosce con entrambe le mani e mi fa attorcigliare una gamba intorno alla sua vita.
In un colpo solo si spinge dentro di me con ferocia e mi riempie della sua erezione dura
Sono finita all’inferno e le fiamme mi avvolgono.
Perché è lì che vado ogni volta che le sue mani percorrono il mio corpo venerandolo.
«Tutto questo tempo senza poterti toccare, stavo impazzendo» sibila a denti stretti e torna a baciarmi con veemenza «dimmi che non ti sei fatta toccare da nessun altro.» Una supplica che nasconde una velata minaccia.
Non avrei mai potuto farlo, nessun uomo può competere con lui.
«Mai» ansimo nella sua bocca.
La posizione non mi permette di muovermi quando l’unica cosa che vorrei fare è stringerlo a me.
«Urlalo al mondo, dillo che sei solo mia, Lilith.»
Sascia colpisce con spinte decise un punto che mi fa tremare.
Le sue mani non la smettono di toccarmi, la sua bocca mi succhia la carne provocando succhiotti sulla pelle che ben presto diventeranno lividi.
Il suo cazzo non mi da tregua.
«Sono tua, Sascia» il suo nome scivola dalle mie labbra come fosse stato sempre lì. Sono ancora arrabbiata per avermi fatto credere di essere diventata pazza «ma tu non lasciarmi più» la mia voce sa di sa di tormento.
«Mai, cazzo. Mai» spinge sempre con più impeto e l’orgasmo inizia a salire lungo la mia spina dorsale.
Il dolore delle corde strette intorno ai polsi e alle braccia si intensifica.
Il felino ruggisce.
Sembra stia per spaccare la gabbia e non ho idea di come usciremo da qui, se interi oppure con le nostre teste infilzate tra le sue fauci.
La paura mi gela il sudore mentre l’eccitazione mi annebbia i sensi.
«Sascia, io ho bisogno…» non mi fa finire di parlare che inizia a pizzicarmi il clitoride con le dita e a succhiarmi un capezzolo rigirandoselo tra i denti.
«Vieni sul mio cazzo, piccolo demone, circondami con la tua tempesta e fammi sentire quanto ti appartengo» le sue parole occupano tutto lo spazio nella mia mente e una scarica di adrenalina mi scuote persino le budella.
Sascia cavalca il mio orgasmo ed esplode insieme a me appoggiando la sua fronte nell’incavo del mio collo.
«Mia» borbotta riversando dentro di me il suo seme, schizzo dopo schizzo.
Un’ondata di calore mi fa mancare il respiro.
«Slegami, ho bisogno di toccarti» riesco appena a parlare.
Sascia scioglie i nodi mentre l’ira del leone sembra essersi placata.
Mi affloscio tra le sue braccia che mi tengono immobile e tocco con le dita ogni angolo della sua pelle.
I suoi muscoli, le sue braccia e le sue labbra che mi ha negato per così troppo tempo.
«Ti ho dato il mio sangue una volta, Sascia. Adesso voglio il tuo» non ho mai preteso nulla, ma stavolta voglio tutto.
In questo momento non accetto repliche.
«C’è solo un modo per averlo» risponde con le braccia ancorate intorno alla mia vita «sposami, Lilith. Sposami e avrai il mio sangue.»
«Pensavo che avessi già deciso di farlo» tremo tra le sue braccia.
«Te l'ho promesso, non prenderò decisioni senza di te» afferma con assoluta certezza.
«Non sembrava una domanda la tua…» lo provoco.
La sua reazione istintiva non tarda ad arrivare quando mi stringe il sedere con forza.
«Lilith…» digrigna i denti.
«Lo farò» e lo bacio.
Questa volta non si toglie.
«Sì, cazzo» borbotta contro le mie labbra mentre mi stende in terra e torna a incombere sopra di me «ma adesso obbedisci al tuo padrone come la brava bambina che sei e continua a farti scopare.»
Le sue labbra si schiantano sulle mie in un nuovo bacio che mi consuma, che mi strappa via ogni paura.
Lo voglio ovunque, fino a non esistere più.
Sascia mi possiede e quando si stacca, i suoi occhi bruciano nei miei.
«Adesso non puoi più scappare.»
«E io non lo farò.»
Con Sascia ho finalmente trovato la mia casa.
Siete pronti??
Perché adesso si torna nel presente!!!
STAI LEGGENDO
𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕾𝖆𝖘𝖍𝖆 - 𝖛𝖔𝖑. 3
RomanceMolti pensano che io sia il diavolo in persona, per questo in tribunale mi faccio chiamare Michail come il demone di un famoso poema romantico della letteratura russa. Non sanno che mi faccio chiamare così perché, proprio come quel demone, penso di...
