SASCIA
29 anni
Aver fatto installare un GPS nel ciondolo a forma di libellula di Lilith è stata una mossa calcolata fin dal principio. Dal momento stesso in cui gliel’ho regalato, la sera del suo diciottesimo compleanno, sapevo che mi sarebbe tornato utile.
Avevo lasciato la scatolina di velluto blu sul comodino accanto a lei, un frammento del suo passato che credevo di restituirle.
Un gesto d’amore, ma anche una catena invisibile.
Perché Lilith era mia, e da quel momento in poi, non avrei mai permesso che mi sfuggisse.
Eppure, c’è riuscita. Si è fatta strada tra le catacombe come un fantasma, eludendo la sicurezza con una precisione che avrei dovuto prevedere, e questo significa solo una cosa: Lilith è intelligente. Molto più di quanto avessi calcolato.
Le poso dolcemente una mano dietro la schiena e apro lo sportello del Cayenne.
È stranamente silenziosa, mi aspettavo urla, insulti, rabbia. Invece ottengo indifferenza, e questo non fa altro che innervosirmi. Perché lei non è mai indifferente con me.
Non solo è scappata, ma si è rifugiata in quel fottuto covo di mafiosi, dove ogni segreto è un cappio al collo, e ogni nome è un conto in sospeso.
Quando l’ho scorta in mezzo alla folla, avvolta in quell’abitino del cazzo e con i tacchi a spillo, un’esca per predatori, non ci ho visto più.
La voglia di strapparle quel vestito di dosso e possederla davanti a tutti, di marchiarla con il mio tocco finché ogni altro uomo nel locale non avesse capito che era mia, mi ha divorato le viscere.
E quando ho visto Salvo Gambino sfiorarla, l’istinto di uccidere ha preso il sopravvento.
Avrei dovuto spezzargli ogni osso del corpo. E l’avrei fatto, se non fosse stato per suo cugino.
Salvatore Colombo non mi avrebbe mai sparato. Lui sa che se lo avesse fatto, avrei ridotto in cenere i suoi locali esattamente come anni fa. Perché non me ne frega un cazzo della loro fottuta mafia, non quando si tratta di Lilith.
La mia futura sposa.
E quando Colombo ha capito che lei mi apparteneva, ha cambiato atteggiamento.
Per quanto io odi lui e la sua famiglia, so che Tore è come me.
Siamo fatti della stessa pasta.
Quel colpo infame che hanno escogitato per incastrare Rick e per colpire me, non proviene da lui.
C’è molto di più dietro quella storia.
Salgo in macchina, con la rabbia che mi graffia lo stomaco e le mani che prudono dal bisogno di toccarla, di stringerla, di farle ricordare chi sono per lei.
Nelle catacombe mi ha implorato, come un anno fa, e adesso mi respinge.
Sì, sono stato uno stronzo. Avrei dovuto dirle la verità subito.
Ma non ce l’ho fatta.
Perché, in un modo perverso e malato, volevo che mi vedesse con occhi diversi.
Volevo essere il suo salvatore, e invece sono diventato il suo carnefice.
«Lilith» esordisco, la mia voce è un coltello che squarcia il silenzio. «Ti ritroverò sempre. Immagino che adesso tu ne abbia avuto la prova.»
Le ruote stridono sull’asfalto e il motore romba come il mio sangue.
Ancora quindici miglia e saremo di nuovo a casa.
Lei abbassa lo sguardo e si morde il labbro inferiore.
Le sue dita tremano contro l’orlo dei pantaloncini. È nervosa, vorrebbe coprirsi.
Vorrebbe proteggersi da me.
Ma non dice nulla. Si volta verso il finestrino e continua a negarmi la sua voce e questo mi fa impazzire.
Fuori, il cielo notturno incombe su di noi. Le stelle sono lame, e l’oscurità è un abisso.
Rallento quando imbocco il viale costeggiato dal bosco e respiro a fondo.
Ed è in quel momento che accade qualcosa che mi spiazza e mi paralizza.
Lilith afferra la maniglia dell'auto e si lancia fuori dalla macchina in un battito di ciglia, correndo verso il nulla.
Il tempo esplode intorno a me. Freno bruscamente, il cuore che martella, il sangue che ruggisce nelle orecchie.
Mi precipito fuori, il terrore che mi artiglia la gola.
E poi la vedo in bilico sull’orlo della scogliera.
Il vento le solleva i capelli. L’oceano ruggisce sotto di lei, impaziente di inghiottirla.
«Che cazzo vuoi fare?!» Il mio urlo squarcia la notte.
Lilith non si gira. Rimane immobile, con gli occhi puntati sulle onde alte.
«Vattene!» strilla. E il mondo si sgretola, il terrore mi mozza il fiato.
«Sono stanca, cazzo! Stanca che tutti mi trattino come una bambola di pezza! Stanca che tu mi abbia fatto credere di essere pazza! Stanca di provare a ricordare! Non ho più la forza, Sascia! Lasciami andare!»
Il dolore mi devasta, ogni parola è un’accetta nel petto.
Un sasso rotola giù dalla scogliera e il respiro mi si spezza.
Un passo falso e la perderò.
«Lilith, per favore. Torna qui. Risolveremo tutto.»
Lei ride con un suono vuoto.
Il panico mi divora. Devo dirle la verità, qualcosa a cui aggrapparsi.
«Hai ragione. Sono stato un codardo, ti ho mentito.»
Lilith gira il viso. Per la prima volta dopo attimi di panico mi guarda davvero.
Le sue labbra tremano. Il suo sguardo si incrina.
«Sono stato un idiota a mentirti, non avrei dovuto farlo ma l’ho fatto» le mie parole escono flebili.
«Perché? Che cosa ti ho fatto?» le sue urla fanno eco nel precipizio.
«Perché sono un codardo, volevo che non mi vedessi come il mostro che ti ha spezzato la notte del tuo diciottesimo compleanno, o come l’uomo che ti ha comprato a un’asta umana, cazzo! Volevo darti quello che meriti.»
«Ma tu mi hai salvato la vita il giorno dell’asta, e sono stata io a implorarti quella notte di spezzarmi.»
«La notte dell’asta avevi quattordici anni e io ti ho desiderata come non avrei dovuto. Non sono stato migliore di quegli uomini che volevano venderti, e se adesso decidi di lasciarmi, non ti ostacolerò. Non prenderò più decisioni al posto tuo e ti lascerò libera. Perché se hai smesso di lottare per me, Lilith, non ha più senso nulla» mi guarda come fossi un estraneo ed è questa la cosa che fa più male. Anche quando indossavo la maschera lei mi ha sempre fatto sentire a casa, mentre ora percepisco solo gelo.
«Sono il nulla se tu non ci sei.» Le lacrime rotolano giù dai suoi occhi mentre un altro singhiozzo le mozza il fiato. «Se vuoi andare, vai. Non posso e non voglio impedirtelo, ma non lasciarmi da solo.»
«Tu non sei solo, hai una famiglia. Sono io quella che non ha nessuno» la sua voce si sgretola e io mi sento morire.
«Sei anche tu la mia famiglia, Lilith. E se io non ti basto più, brucerò il mondo intero pur di riuscire a farti recuperare la memoria e restituirti tua sorella.»
«Lo faresti davvero?»
«Mi strapperei il cuore per te»
E in quell’istante, Lilith crolla.
Le sue ginocchia cedono. E io la afferro con tutta la forza che ho.
Con tutta la disperazione che mi brucia dentro e giuro che non la lascerò mai più.
La tiro a me con forza. Lilith urta il mio petto, il suo respiro spezzato si confonde con il mio.
E poi il mondo si ferma.
Per un istante, tutto si dissolve: il fragore dell’oceano, il vento tagliente, la notte che ci avvolge. Esistiamo solo io e lei.
E il fatto che stava per lasciarmi.
Stava per morire.
E io l’avrei persa per sempre.
La mia mano scatta sul suo collo, le dita si serrano intorno alla sua pelle fredda. Il battito del mio cuore è un tuono, la paura un veleno che mi scorre nelle vene.
La sbatto contro il tronco della quercia alle nostre spalle inchiodandola con lo sguardo.
Un gemito le sfugge dalle labbra. Ma non è paura quella che vedo nei suoi occhi.
È il riflesso di un’anima a pezzi.
«Mi stavi lasciando.» La mia voce è un sussurro di puro veleno.
Lei non distoglie lo sguardo, neanche per un secondo.
«Non volevo più vivere.»
Le sue parole sono una pugnalata dritta al cuore.
La mia presa sul suo collo si allenta, ma non la lascio andare.
Non posso.
La spingo con più forza, inchiodandola lì, costringendola a guardarmi, a sentirmi.
Lilith ha le guance rigate di lacrime, le ciglia bagnate, il respiro ancora spezzato. Ma non si tira indietro.
«Tu non te ne vai.» La mia voce è un ringhio.
Lei non risponde, si limita a fissarmi, come se non avesse più nulla da perdere.
E forse è così.
Forse l’ho spinta troppo oltre.
Forse ho perso il controllo su di lei.
Il pensiero mi lacera. Eppure, allo stesso tempo, mi accende qualcosa di oscuro dentro.
Lei è mia. E lo sarà sempre.
La mia mano scivola dalla sua gola alla mascella. La costringo a sollevare il viso, ad affrontarmi.
«Guardami, Lilith.»
I suoi occhi verdi si aggrappano ai miei e per la prima volta vedo tutto il dolore che ho causato.
La sua mano si posa sul mio avambraccio. Un tocco fragile, esitante.
«Che cosa vuoi, Sascia?» La sua voce è spezzata.
Le mie dita sfiorano la sua guancia, scivolano lungo la linea del suo collo.
Mi chino su di lei, il mio viso a pochi centimetri dal suo.
«Te» dichiaro, senza mezzi termini.
La voglio.
La voglio con un’intensità che mi sta consumando vivo.
Il mio respiro è affannato. La tensione tra di noi è un filo teso, pronto a spezzarsi.
Lilith chiude gli occhi per un istante, le sue labbra tremano.
Con la mano libera le afferro le bretelle della canottiera bianca e strappo il tessuto.
L’aria umida della notte punge sulla mia pelle accaldata dal nervoso e dalla rabbia.
Questa ragazza, stasera, avrà ciò che si merita.
Il palmo della mano libera le strizza un seno e la sensazione di libidine mi travolge come un tornado forza quattro. Ho desiderato così tanto questo momento che quasi non mi sembra vero.
Mi abbasso e con la bocca inizio a succhiarle il capezzolo rosa e duro che mordo con i denti mentre Lilith, ancora inchiodata addosso al tronco, emette un gemito che mi fa contorcere.
«C-che cosa fai?» domanda in preda a spasmi di piacere mentre con veemenza le succhio il seno.
«Ho intenzione di ricordarti perché sei viva» la faccio stendere sul terreno con forza e le sfilo i pantaloncini, poi mi strappo la camicia e con un gesto rapido mi tolgo la cintura.
Lego le sue mani con il cuoio e stringo, mantenendo la cintura tesa sopra la sua testa e mi perdo in lei.
Osservo il suo corpo mezzo nudo che mi manda in estasi e mi fa gonfiare il cazzo.
Le ricorderò perché respira, e che cosa significa avermi nella sua vita.
Lilith ha la pelle più liscia della seta e i suoi capelli arruffati tra le foglie la rendono di una bellezza disarmante che mi dà la forza per tenerla inchiodata sotto di me con brutalità.
Sta per essere di nuovo mia.
Finalmente cazzo.
Le farò rimpiangere di aver pensato di potersi togliere la vita e spezzarmi il cuore.
Me la pagherà per aver pensato di potermi lasciare in questo mondo senza di lei.
Ma non riesco nemmeno a perdonarmi per essere stato, in parte, la causa del suo dolore e del tentato suicidio.
Farò in modo che tutto torni al suo posto, ma trasformerò questo piccolo demone della tempesta nella regina degli inferi.
La mia.
Le insegnerò a combattere, a gestire il dolore e ad amarsi.
Le farò capire che la vittoria avrà un sapore meraviglioso quando si lotta per ottenerla.
E Lilith vincerà questa battaglia con me al suo fianco.
Costi quello che costi.
Distruggeremo l’Associazione e ci riprenderemo il suo passato, ma per il momento ho bisogno di reclamarla nell’oscurità.
Il nostro Sascia ha perso il controllo, e a noi piace esattaemnte così!
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𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕾𝖆𝖘𝖍𝖆 - 𝖛𝖔𝖑. 3
RomanceMolti pensano che io sia il diavolo in persona, per questo in tribunale mi faccio chiamare Michail come il demone di un famoso poema romantico della letteratura russa. Non sanno che mi faccio chiamare così perché, proprio come quel demone, penso di...
