Capitolo 24

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SASCIA

Oggi

«Sta arrivando.» Elyas parla con il solito tono calmo, ma io lo sento appena perché il mio cuore batte troppo forte.
Il rombo di una Mercedes nera che imbocca il vialetto della villa è un suono sordo nelle mie orecchie, ovattato come se fossi sott’acqua.
La seguo con la coda dell'occhio mentre si ferma davanti all’ingresso di casa e la portiera si apre.
Scende un uomo moro, alto, con i capelli lunghi raccolti in uno chignon arruffato. I suoi movimenti sono misurati, calcolati, e non sembra essere un uomo qualunque. Lo capisci da come guarda il mondo, e da come tutto gli scivola addosso, senza toccarlo.
Una donna dai capelli color miele e occhi glaciali, scende dopo di lui che le porge la mano stringendola con un gesto possessivo.
Uno di quelli che si sviluppano solo quando sei pronto a uccidere chiunque osi anche solo sfiorare la persona che ami.
Lo capisco bene, perché farei lo stesso per Lilith.
Guardo quell’uomo, Aras Di Laurentis, un figlio di puttana che controlla il dark web con la sua squadra di hacker, l’unico che forse può aiutarmi a ritrovare mia moglie prima che sia troppo tardi, prima che le iniettino ancora quella merda nelle vene.
Prima che…
No, non ci voglio pensare, non la perderò, e per averla indietro sono disposto a tutto.
«Finalmente conosco il Diavolo della California.»
Aras mi tende una mano, la sua stretta è forte, mentre ricambio il gesto con la stessa intensità.
I suoi occhi scrutano i miei per poi spostarsi alle mie spalle, rivolgendo uno sguardo truce ai ragazzi dietro di me.
«Puoi dire alla tua famiglia di tenere gli occhi lontano da mia moglie.» Sa che la sua donna attira gli sguardi con quegli occhi di ghiaccio, e proprio come me cerca di mettere le cose in chiaro fin da subito.
«Tranquillo, qui tutti abbiamo già la nostra ossessione.» Indico mia sorella e suo marito. «Ma non posso garantire su quei due. Hanno uno strano vizio del cazzo.»
«Ehi, cognato, piantala.» Elyas stringe Alys con un ghigno. «Ci piace farci guardare, non condividere.»
Sorrido appena e faccio accomodare gli ospiti, ma ogni secondo che passa senza Lilith è un coltello nella carne.
Mi siedo al tavolo insieme al resto della famiglia, e dopo qualche minuto di silenzio, inizio a parlare.
«Sto per chiederti qualcosa di grosso.» Mi rivolgo ad Aras che inclina la testa valuta con interesse, e questo mi fa ben sperare.
«Mia moglie è stata rapita, e mi serve il tuo aiuto, dimmi cosa vuoi in cambio. Qualsiasi cosa, ma dobbiamo muoverci adesso.»
Sena, sua moglie, accanto a lui, si irrigidisce. «Porca di quella puttana.»
Aras le lancia un’occhiata. «Scricciolo, le parolacce.»
Ma lei sbuffa infastidita dal suo rimprovero. «Fanculo, Aras.» Mi strappa un sorriso ma il mio petto è in fiamme perché sto impazzendo, in un altro momento mi avrebbero divertito questi battibecchi. «Ti avviso subito, in questa faccenda ci entro anch’io. Che ti piaccia o no.»
Aras chiude gli occhi, esasperato. «Non ci penso nemmeno.»
«Mi hai addestrata per questo, se mi tagli fuori, divorzio.»
Lui la guarda, e lei lo fissa senza battere ciglio.
Mi ricorda Lilith.
Il suo sorriso, le sue gote rosse, le sue mani su di me. Il suo profumo che mi stordisce e la sua testardaggine.
Se solo quel cazzo di GPS sul suo ciondolo funzionasse come si deve, l’avremmo già trovata.
Forse lo ha perso durante il rapimento, o forse glielo hanno strappato dal collo.
«Per quanto sia divertente il vostro teatrino, ho bisogno di una risposta. Ora.»
Aras torna a concentrarsi su di me e l’aria nella stanza cambia.
«Ci sono delle condizioni.»
«Accetto.»
Lui alza un sopracciglio. «Accetti senza sapere quali sono le conseguenze?»
«Cazzo sì.» Non ho tempo di contrattare, in realtà non ho tempo per niente, tranne che per Lilith.
Lui prende il cellulare, digita qualcosa e me lo porge, davanti a me c’è solo uno schermo bianco.
«Firma.»
Prendo la penna touch e scrivo il mio nome per esteso senza esitare.
Aras mi guarda.
«Hai appena accettato di cedermi loro due.» Indica Elyas e Alys e il mio stomaco si chiude.
«Ma che cazzo!» Mi alzo, pronto a rovesciare il tavolo.
Aras alza una mano. «Calmati, Sascia.» Il suo tono è piatto e sicuro. «Non li porto via, li voglio solo nella mia squadra. Lavoreranno dalla California.»
Alys ed Elyas si guardano, gli occhi che si illuminano, non provano nemmeno a nascondere il loro grado di eccitazione.
Stronzi.
«E voglio anche te.» Mi fissa negli occhi.
«Qualsiasi cosa, ma ora muoviamoci.» Non me ne frega un cazzo di niente, se quest’uomo mi chiederà di scatenare l’inferno lo farò senza battere ciglio, purché mi aiuti a ritrovare la mia donna.
«Tranquillo. Entro domattina tua moglie sarà a casa.» Mi sorride appena e inizia a fare una serie di telefonate in italiano.
Passano venti minuti.
Venti fottuti minuti in cui cammino avanti e indietro, sentendo il cuore in gola mentre fuori, un centinaio di Harley invadono il viale della villa.
Gli uomini di Elyas sono qui.
Non li guardo nemmeno, non riesco a pensare a niente, nemmeno quando Marisol viene portata via e mi guarda come un cane bastonato. «Perdonami, figliolo.»
Non rispondo, non voglio più vederla.
Non voglio più sapere niente di lei.
Ha avuto anni per dirmi la verità e ha scelto di tradirmi, e adesso è toppo tardi per le scuse, troppo tardi per tutto.
Aras rompe il silenzio.
«Ci siamo.»
Elyas annuisce. «Sappiamo dove si trova.»
Il mio respiro si ferma, mi volto verso gli uomini della Clubhouse e i miei ragazzi per impartire il primo ordine.
«Passiamo per le catacombe. Prendiamo l’occorrente e andiamo.»
«Bea, tu resti qui.» Artem è categorico, lei non batte ciglio.
«Riportatemi mia sorella.» una supplica che mi strappa l’anima.
«Lo farò.»
«La ragazza rapita è tua sorella?» Sena è stata in apprensione per tutto il tempo, quasi quanto noi.

Bea annuisce, un singhiozzo le sfugge dalle labbra mentre si asciuga una lacrima.
«Anche tu resti qui con loro» l’ordine di Rick è rivolto a Giulia, che è rimasta in silenzio per tutto il tempo.

Lei lo abbraccia forte, e nonostante l’odio e il rancore che si portano dietro quei due, riesco a vedere l’amore che li unisce.

Spero che Rick possa perdonarla, un giorno.
Nonostante io la odi con tutto me stesso, sono consapevole che Giulia Colombo non è stata altro che una pedina nelle mani della sua famiglia.

Ma i pensieri tornano da lei, da Lilith, il mio cuore, il mio centro del mondo e un nodo mi stringe lo stomaco mentre attraversiamo i tunnel sotterranei.
Il panico mi avviluppa la gola, e il terrore di averla persa mi striscia nelle ossa.
Non può accadere, nessuno può portarmela via.
La mia Lilith è stata rapita, me l’hanno strappata dalle braccia senza considerare le conseguenze, e una furia omicida ormai si impossessa del mio corpo.
Ho i muscoli contratti e le gambe tese, mentre l’aria umida delle catacombe si fende davanti a me, e respiro a pieni polmoni, con un fuoco si accende nel mio cuore.
Sto arrivando, Lilith





Vi avevo detto che sarebbe arrivato un certo Aras Di Laurentis.
Lui lo trovate in Blue Ice, su Amazon cartaceo e KindleUnlimited.

𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕾𝖆𝖘𝖍𝖆 - 𝖛𝖔𝖑. 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora