Non ero riuscito a dire nulla.
Non ero riuscito a fare nulla.
Dentro me, sapevo che avrei voluto urlargli contro e dirgli che mai e poi mai avrei stravolto la mia vita per assecondare i suoi sporchi piani.
Forse avrei dovuto farlo sul serio.
Eppure, alla fine, me ne ero semplicemente andato via. Senza dire una parola, avevo dato le spalle ai miei genitori e mi sono diretto verso la porta per scappare via da quella spiacevole rimpatriata di famiglia.
Nonostante le mie gambe si muovessero velocemente, riuscii a sentire in lontananza mio padre dalla sua camera, che concluse il discorso riferendomi che le nozze si sarebbero svolte tra due mesi a partire da quel giorno.
Io non seppi più che fare.
Semplicemente corsi via.
Fino a quando, dopo secondi che mi parvero infiniti mentre cercavo di scappare via dalla voce di mio padre che tentava di raggiungermi ancora ed ancora, riempiendomi la testa con le sue assurde imposizioni, mi ritrovai al sicuro fuori casa.
Non trassi alcun beneficio nel percepire sulla mia pelle l'aria fresca e la luce del giorno: era tutto tornato ad essere grigio, sia fuori che dentro me.
Scacciai via dalla mia guancia qualche stupida lacrima che prese a rigarmi con insistenza il viso. Constatai che non avevo nemmeno voglia di piangere, eppure quelle lacrime venivano fuori. Come se inconsapevolmente fossi a conoscenza del fatto che buttare fuori le lacrime fosse l'unico modo per liberare la mia mente da tutti quei pensieri negativi che offuscavano la mia mente in quel momento.
La mia mente semplicemente non stava funzionando bene dato che non riuscivo a formulare alcun pensiero di senso compiuto, e per quanto mi sforzassi, quel grigiore che aveva sopraffatto la mia testa, non concedeva spazio alla lucidità.
E mentre copiose e silenziose lacrime invadevano il mio bel visino, mi avviai meccanicamente con l'andamento di uno zombie verso l'unico posto sicuro che mi venne in mente nel poco raggio a disposizione: casa di Jin.
Raccolsi tra le dita l'ultima sigaretta di quel pacchetto avevo aperto giusto quella mattina, poco prima di cominciare a studiare con Jungkook.
La accessi e la portai alla bocca.
Jungkook.
Ispirai a lungo.
Nel momento esatto in cui il mio ricordo volò sulla sua splendida figura, un fastidioso mal di testa mi costrinse a fermarmi e a fare pressione con la mano il punto interessato.
Espirai con estrema calma.
Cosa ne sarebbe stato di lui?
Di noi?
Del nostro stupido amore?
Sapevo già che se le intenzioni del vecchio era realmente quelle che mi aveva esposto, io non avrei avuto il coraggio di reagire.
E la cosa mi faceva provare una tale pietà nei miei confronti..
Avrei nuovamente permesso ai miei genitori di rovinare la mia vita. Ma ciò che più di ogni altra cosa mi faceva venir voglia di picchiarmi ad oltranza, era la consapevolezza che ero stato io e soltanto io a ficcarmi in quella fottuta situazione di merda.
Eppure avrei dovuto saperlo che, prima o poi, questo momento sarebbe arrivato. Come avevo potuto permettere ad una terza persona di infilarsi in questo casino?
Ero sempre stato attento a non innamorarmi, a non creare legami, perché sapevo che non sarebbero mai diventati indissolubili.
Eppure..
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༄ؘ 𝗙𝗲𝗮𝗿𝗹𝗲𝘀𝘀 || 𝗧𝗮𝗲𝗸𝗼𝗼𝗸
Fanfiction-..Ma ho imparato a fingere bene, comunque. Ho sempre vissuto una doppia vita: a casa sono sempre stato il figlio perfetto agli occhi dei miei genitori, obbediente ed educato. Nei pub, o in giro per le feste invece mi trasformavo nel Taehyung che pr...