Capitolo 8: Ritorni del passato

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Elena

Ho chiamato Dario ma non ho ricavato nessuna informazione. Possibile che nessuno sappia come si chiamava questo stronzo?Forse ha ragione Marco.
Devo smetterla di angosciarmi così.
Non ha voluto allora Lorenzo e una persona così codarda non può cambiare negli anni. Vorrei soltanto dirgli due parole su quanto sia stato codardo, vile , infame e senza palle..Non ce la faccio a non saperlo, anzi vedere Marco che ogni giorno diventa più complice con mio nipote mi fa venire voglia di scoprire la verità. Persino un estraneo come Marco si è affezionato mio nipote, e invece il padre non ha sentito in questi anni l'esigenza di contattare Giada anche per sapere il sesso del bambino.
Mi è salita una rabbia quando l"altro giorno Lorenzo mi ha chiesto se avesse mai fatto arrabbiare suo padre e per questo fosse scappato
"Forse piangevo troppo la notte...forse mamma lo trascurava per me...zia cosa ho fatto di male? Perché mi ha abbandonato?"
L'ho preso tra le braccia e cullato
"Non dire più queste sciocchezze. Lory non lo so..te l'ho già detto..tuo padre ha avuto paura..forse di non poterti mantenere e di non essere all'altezza"
"Ma secondo te ci pensa mai a come posso esssere diventato? "
"Sii e rimpiange di non essere qui e poterti vedere crescere"
Quella conversazione mi ha messo in testa un"idea di cui voglio tenere all'oscuro Marco.
Tornare a Modena e chiedere in giro.
Dopo la morte di Giada non l"ho più fatto perché tutto mi avrebbe riportato ai nostri infiniti attimi trascorsi insieme tra litigi e confidenze tra sorella.
Ma adesso voglio arrivare alla verità.
Lo devo a mio nipote e poi mi ricordo le parole di Giada prima di morire
"Quando lo saprai. Perdonalo"
Se ha detto una tale frase significa che mia sorella aveva messo in conto l'ipotesi che scoprissi tutto e quindi la verità non è così irraggiungibile.

Marco

Qualche giorno dopo

Dopo un anno di silenzio pensavo avessero capito che non sono come mio padre. Non sono un trafficante di droga.
Ho sempre preso le distanze da quel mondo. Mi sono vergognato da morire quando con infiniti giri di parola mia zia l'unica parente rimasta in vita ha fatto capire a me e mia sorella che nostro padre non era morto ma potevamo andarlo a trovare . Era in luogo triste che assomigliava a un carcere perché aveva fatto degli errori.
Quando ho saputo che non lo avrei rivisto per un po' ho provato sollievo.
Non mi avrebbe più maltrattato, umiliato e deriso. Io e mia sorella eravamo finalmente al sicuro. Quando sono cresciuto ho capito che era coinvolto in uno dei più grossi giri di droga. È stato la causa di morte di parecchia gente..

Ed ecco davanti a me ancora una volta questo delinquente.
È sempre stato abile a cammufarsi ma riconoscerei il suo visi ovunque.
Quante volte l"ho sorpreso che concordava con mio padre la prossima spedizione, luogo e modalità per non rischiare. La sua faccia mi facevamo paura allora e nonostante il suo aspetto elegante, impeccabile e professionale restano un pezzo di merda.

"Cosa vuoi?" chiedo in modo molto brusco
"Fare due chiacchiere in pace "
"Te lo ripeto. Non sono mio padre. Sono solo un consulente finanziario"
"E vuoi continuare a farlo in eterno? Avanti...vorrai arricchirti anche tun giorno...non c'è nulla di male."
"Adoro il mio lavoro...mi piace ed è onesto" ribadisco con fermezza e alzando la voce
Voglio che la parola onesta arrivi dritte al suo orecchio
"Non capisco perché sprecare tempo con uno come me..ce ne sono mille fuori che farebbero patti con dei delinquenti come vuoi" continuo
"Tuo padre era un uomo di parola..fidato..e in gamba. Sei un codardo...non hai preso da lui"
"E ne vado fiero"
"Se non ti immischi negli affari è solo per paura..ne hai sempre avuta. Per colpa della tua paura hai permesso che mandassero tua sorella in coma.."
Perdo le staffe e mi alzo di scatto dalla mia postazione
"Mia sorella è al sicuro..non serva a nulla minacciarla..vattene ora..non abbiamo nulla da dirci"

"Quanta furia..si vede che abbiamo colpito un tasto dolente.."
Lui fissa dalla vetrata del mio studio mia Elena che sta lavorando al computer nell'altra stanza

"Ci farei volentieri un giro con la tua collega" dice indicando Elena " Che c'è? È proprietà privata? "
" vattene..nom abbiamo altro da dirci"
"Ok non vuoi collaborare..almeno dicci dove tuo padre.
Ci deve ancoea qualcosa e finché non ce la restituisce tornerò presto a tormentarti. Avanti dove è la roba?"
"Non ne ho idea..io e mio padre conduciamo vite diverse..abbiamo ideali diversi"
"Fossi in te mi farei tornare la memoria.
Non vorrei che alla tua principessina accada qualcosa di male"
Il mio sguardo deve rivelare troppo
Lui sorride in modo malefico prima di drimi
"Vedo che iniziamo a capirci..sarebbe un.peccato..visto il bel visino che ha"

A quel punto scatto e mi scagliò contro di lui.
Lo prendo per il collo della camicia
"Non ci provare..nemmeno"
Anziché intimorirsi lui sorride del mio comportamento.

Sto per ripartire alla carica. Ormai sono una scheggia impazzita ma la sagoma.familiare del mio amico Giulio si piazza tra noi.
Ci separa in un colpo e allontana quel verme dalla mia vista
"Marco me ne occupo io tranquillo"
Quando finalmente riprendo contatto con la realtà vedo davanti a me Elena terrorizzata. Ha il respiro accelerato ed è rossa in viso.
La mia furia l'ha spaventata

"Non mi guardare così. Non lo avrei ucciso di botte"
"Solo perché è intervenuto il tuo amico"
Mentre pronuncia quelle parole trema ma quello che mi spiazza è che cerca di mettere una distanza tra noi.
Ha paura che possa picchiarla
"Marco chi era quell'uomo?"

Elena

Lo imploro di spiegarmi, di non farmi credere che è un pazzo come il mio ex.
I suoi occhi assomigliavano al mare in tempesta. Non l"ho mai visto così.
Se non entrava il suo amico Giulio lo avrebbe ucciso di botte. Per la prima volta ho paura di Marco.
"Non sono un violento..non sono un pazzo..non sono mio padre. ." Il suo tono si ammorbidisce ".smettila di guardami così...lo sai che non ti farei mai del male"
Prova ad avvicinarsi e vedo che tende una mano forse per accarezzarmi il viso. Io lo fisso terrorizzata.
"Non mi fare del male..ti prego" sussurro.
Ho ancora in mente l"immagine del mio ex e di quando mi ha mandato in ospedale.
Ho paura che possa perdere il controllo da un momento all'altro. Noto la rabbia e la tristezza nei suoi occhi.
Il mio gesto lo ha ferito.
"Non sono mio padre maledizione...anche tu non mi credi" urla tra le arrabbiato e l'amareggiato.
Detto questo sbatte la porta violentemente

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