Come ormai avrete capito tutti, io e mia madre non abbiamo un bel rapporto. Anzi, sarebbe meglio dire che non ne abbiamo proprio uno: fingiamo di averlo per alimentare la sua recita della famiglia perfetta. Lei è felice, io un po' meno, ma per ora non posso permettermi ancora di tagliarla completamente fuori dalla mia vita e devo accettare certi compromessi.
Oggi è la festa della mamma, ovvero il giorno in cui mi ricordo di non avere una madre. Mi sono svegliata col feed di Insta pieno zeppo di frasi sull'amore materno, post sul rapporto madre-figlia, storie dei miei amici che festeggiavano le loro mamme e altre cose davvero dolci che immagino conosciate bene. Mi è salita una depressione che vi lascio immaginare.
La mia, di madre, ha fatto finta che il regalo e che io e mio fratello le abbiamo preso le sia piaciuto, ha preteso la sua dose di coccole extra perché è "la sua festa" e ho mandato giù tutti i fattori di trigger più viscidi in nome del quieto vivere. Mi sono sforzata di essere carina e dolce almeno oggi, ma non le è bastato e si è messa mezza a piagnucolare prima che me ne andassi perché si è sentita trascurata da me. Sì, ha quasi cinquant'anni e si comporta come una bambina di cinque: sto imparando a venirci a patti.
Quest'anno, però, è successa una cosa nuova: hanno fatto a me gli auguri per la festa della mamma. Ninja mi ha proclamato la sua mamma universitaria. Er Nerd ha fatto una battuta molto poco sarcastica sul fatto che la madre nella mia famiglia sono io. Il mio feed di Tiktok si è riempito di video su figlie maggiori che si fanno gli auguri a vicenda per aver cresciuto i fratelli e aver fatto da "madri" ai propri genitori.
E mi sono ricordata di un concetto che la mia psicologa mi ha detto in qualche seduta: devo metabolizzare il lutto dei miei genitori, perché io mi sono cresciuta da sola e ho cresciuto mio fratello, nonostante non avessi né l'età né la salute mentale per adempiere ad un compito del genere. E mi fa strano pensare che ci sono mie amiche più vicine ai trenta che ai venti che comunque possono contare sull'appoggio delle loro madri per qualsiasi cosa, anche e soprattutto dal punto di vista affettivo.
Mia madre neanche mi considera un essere umano. Ridicolizza l'unica relazione che ho avuto e sminuisce gli effetti catastrofici che questa ha avuto su di me. Mi urla al telefono ogni volta che provo a parlarle degli antidepressivi. L'unica cosa che le importa è che possa continuare a raccontare la storia della figlia perfetta, forte e indipendente, che ha cresciuto affinché fosse il suo orgoglio. Che poi mi servano degli psicofarmaci per non ammazzarmi non è una questione che la riguarda.
E lo scrivo con estrema lucidità: a mia madre non interessa se vivo o muoio, purché lei possa raccontare una storia in cui lei appaia pulita e innocente. Ne ho le prove, ci ritorno spesso nelle sedute di terapia quando devo affrontare il fatto che mia madre non mi ama.
Ma non è solo questo. Per mesi ho provato a illudermi del fatto che mia madre non sappia amare, ma non è così: mia madre non ama me. Non mi ama perché non sono come lei, non sono abbastanza e non lo sarò mai, perché lei vuole per me una vita che io non sceglierò mai. Ma ama mio fratello, che è bello, ha il suo carattere e la sua intelligenza, riesce senza fatica in ogni cosa e non la fa sentire sbagliata quando la contesta. Sì, è un amore tossico, ma è pur sempre amore.
Lo so che fa così perché è più facile odiare me che odiare se stessa. Lo so che il suo ossessionarsi sul mio aspetto fisico, sui miei voti, sulle mie relazioni eccetera è un modo per non dover affrontare la sua realtà. Così come so che, ora che mi sto staccando e ha sempre meno potere su di me, sta riversando il suo odio su se stessa e la cosa potrà solo degenerare. In parte sta già accadendo, ma siamo solo all'inizio. Ovviamente lei da una psicologa non vuole andare, quindi non so per quanto le cose saranno gestibili.
E un po' mi sento in colpa. Un po' mi dispiace per mia madre perché la capisco: lei voleva una figlia femmina, con cui fare cose da femmina, parlare di ragazzi e starle accanto fino a quando non sarebbe diventata nonna. Ma poi ha avuto me, che non sono femmina, non mi piace fare cose da femmina (almeno non con lei), non parlo molto di ragazzi e non ho la minima intenzione di focalizzarmi sulla famiglia: prima la mia salute mentale, poi la mia carriera e infine, in caso, una famiglia che sia mia e da cui lei sia esclusa. Mio fratello, invece, è esattamente il figlio maschio che desiderava.
E a volte penso che non la voleva proprio, una figlia femmina, così da non doversi confrontare con un'altra donna in casa. E okay che tecnicamente non sono una donna, ma in pratica è come se lo fossi perché io sono la madre della mia famiglia: mi occupo io dei regali, sono io che sto appresso a tutti, sono io che risolvo i problemi, sono io che faccio da psicologa, sono io che riempio i buchi lasciati da mia madre.
Ed è una cosa che mi appare sempre più chiara mano a mano che vedo gli effetti della vita a casa mia senza di me, che scopro come funzionano le famiglie degli altri e capisco quanto io sia più matura e adulta dei miei coetanei. Il che da un lato è un bene, così potrò staccarmi dalla mia famiglia più velocemente, ma dall'altro è davvero difficile perché sento di essere diversa e che l'unica persona che forse può capire quello che provo è la mia migliore amica.
Voglio una madre. Una madre vera, che mi aiuti e mi faccia sentire amata e al sicuro. Voglio non dover avere paura di chiamare chi mi ha messa al mondo perché non so se mi devasterà psicologicamente o se mi leccherà il culo per avere qualche favore e sentirsi bene con sé stessa. Ma non l'avrò mai, né tantomeno troverò un surrogato in una partner o in un'amica: devo accettare di essere orfana da quando sono nata. Devo imparare ad essere madre di me stessa.
Il che è fottutamente difficile perché, anche se so perfettamente che cosa fare con i bambini o come prendermi cura degli altri, fatico a capire che cosa mi faccia stare davvero bene perché a nessuno è mai importato che stessi bene: dovevo solo stare buona e non dare fastidio, altrimenti mi avrebbe ammazzato di botte. E devo imparare a pensare che quello che ho subito è reale, è davvero grave ed è a tutti gli effetti abuso di minore. Devo imparare anche a parlarne, altrimenti non sarò mai libera dalla rabbia e dalla depressione.
Ci sto lavorando, ma è davvero dura.
Date un bacio alle vostre madri: anche se non sono perfette, sono sicura che facciano del loro meglio (tranne quella del mium consul, se mi è concesso <3).
Ave atque vale
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The Perks of Being a Young Adult
HumorQuando sei piccolx, non vedi l'ora di diventare un adulto e vivere la tua vita come cavolo ti pare e piace. Poi diventi maggiorenne, finisci il liceo e sbatti la faccia contro la realtà: essere adulti fa schifo, soprattutto se, in fondo, sei ancora...