Non ci credo nemmeno io di star scrivendo questo capitolo, ma giuro che non ho la minima intenzione di fare la pesantona.
Per chi avesse di meglio nella sua vita che seguire le cronache della mia esistenza, sono sotto antidepressivi da quasi sei mesi. Non vado in giro ad urlarlo per strada, ma sono felice che la mia vita ora vada così, soprattutto considerando che i miei psichiatri mi hanno già anticipato che tra qualche mesi inizieremo lo scalo della dose per togliermeli del tutto. Viva la medicina!
Ho appena finito di leggere un bellissimo libro di Patrick McGrath, "Follia", che racconta la storia del declino mentale di una donna frustrata di nome Stella. Forse qualcuno di voi lo conoscerà pure, visto che sul Booktok mi esce praticamente sempre. In ogni caso, romanzo davvero ben scritto, giustamente crudo e crudele in alcune parti, ma con due pecche fondamentali: la protagonista è la tipica donna scritta da un uomo (e su questo pazienza, succede) e c'è un'immagine della psichiatria che dire antidiluviana è un complimento.
Sul serio, ci mancava solo che Freud facesse cucù e dicesse al protagonista che ha un complesso edipico irrisolto e sarebbe stato davvero comico! E non è l'unica rappresentazione del mondo psichiatrico che vedo o leggo e mi fa salire il nervoso per tutti gli stereotipi che alimenta. Quindi, ho colto l'occasione per aggiornarvi un po' sulla mia salute mentale (ho una salute mentale, piango) e per sfogarmi per la mancanza di realismo dilagante su questi temi.
Ovviamente questa è la mia esperienza, che, per certi versi, è anche abbastanza atipica: non voglio svalutare o sminuire il vissuto altrui. Disclaimer finito, passiamo allo smontamento.
Prima cosa, quella davvero seria: gli psicofarmaci non ti intontiscono. Sono farmaci pensati per aggiustare la chimica ormonale e farti stare meglio, non per renderti uno zombie. Sì, a volte succede che gli psicofarmaci abbiano come effetti collaterali sonnolenza, spossatezza e distacco dalla realtà, ma sono sintomi che emergono nel periodo di "sperimentazione", ovvero quando si provano vari farmaci e dosaggi fino a quando non si trova quello più funzionale per il paziente. Il che, per la cronaca, è un fenomeno che accade anche quando si iniziano ad assumere altre tipologie di farmaci.
Però, purtroppo, i media abusano moltissimo di questo scenario e molte persone pensano che chi prende psicofarmaci sia un guscio vuoto. Tra le "molte persone", ovviamente, c'è anche mia madre: non appena ha saputo della terapia, ha dato di matto perché non voleva che diventassi uno zombie. In realtà mia madre non voleva neanche che andassi da uno psichiatra, ma su questo ci tornerò più avanti.
Io, per fortuna, non ho avuto questa fase perché, per motivi medici che non sto qui a spiegare, posso prendere solo un certo tipo di psicofarmaci. Per di più, con me il dosaggio minimo ha avuto tutti gli effetti desiderati possibili e immaginabili. Una botta di culo, ogni tanto, ce l'ho pure io.
Seconda cosa che spesso non ti dicono degli psicofarmaci: non fanno effetto subito, ci vogliono tra le due e le sei settimane, a seconda del fisico del paziente. A me ce ne sono volute due ed è stato molto divertente: i primi giorni non capivo esattamente che cosa mi stesse accadendo, però poi ho fatto due più due e ho realizzato che le gocce stavano finalmente facendo effetto.
Il che si ricollega alla terza: nessuno prende psicofarmaci tanto per e nessun medico li prescrive se non ce n'è strettamente bisogno. Io, sarò sincera, ho fatto di tutto per non prenderli: volevo cavarmela da sola, come ho sempre fatto da quando ho quindici anni. Non volevo andare dallo psichiatra, nonostante la mia psicologa me lo proponesse da mesi, un po' perché ero davvero convinta di non averne bisogno, un po' perché avevo paura di quello che sarebbe successo.
Ora, col senno di poi, mi rendo conto che la mia psicologa aveva ragione: dovevo andarci prima. Ma tipo tanto prima, probabilmente da anni. Mi sono convinta ad andare solo perché mi sono ritrovata a non riuscire più a distinguere i rumori reali da quelli nella mia testa. Poi c'erano anche gli impulsi di morte e autodistruzione che stavano diventando sempre più difficili da respingere, ma son dettagli. Sono ancora viva. Sono ancora intera. Non ho più questa merda da mesi e sono felice.
Questo per dire che, se una persona prende psicofarmaci, non è per giocare: è perché, senza un aiuto farmacologico, la sua vita è letteralmente un inferno. Fino a qualche mese fa convivevo con un vocio costante nella mia testa, con la necessità fisica di controllare ogni minimo aspetto della mia vita (anche a costo di distruggermi) e la sostanziale incapacità di provare qualcosa che non fosse rabbia, tristezza o apatia. Io pensavo che fosse normale, che succedesse più o meno a tutti e che non fosse così grave: mi sono bastati due giorni sotto effetto per comprendere la differenza.
La situazione ad oggi è la seguente: posso dire di essere felice. Prima avevo paura anche solo a pensarlo perché non ci credevo, ma riesco finalmente a sentirmi felice. Le mie manie di controllo e di organizzazione sono notevolmente diminuite, tanto che ho smesso di programmare buona parte della mia esistenza. Gli sbalzi d'umore sono diventati sbalzi d'energia, ma sono perfettamente in grado di gestirli.
Riesco a piangere. Il che, per me, è un traguardo davvero enorme. Riesco ad arrabbiarmi, non reprimere la rabbia ed esprimerla in maniera "sana e funzionale" (nuovo mantra). Mi sento molto più tranquilla. L'unica "voce" nella mia testa è la mia: devo ancora abituarmi a questo nuovo silenzio, ma è davvero rassicurante. Anche i miei livelli di fiducia sono decisamente migliorati, tanto che sto pian piano smettendo di nascondere i miei problemi alle persone che amo. Ho finalmente trovato una strategia per gestire i miei genitori senza impazzire e per convivere con quello che mi hanno fatto. Non posso dire di essere ancora riuscita a fare lo stesso con la mia ex, ma un passetto alla volta.
La mia psicologa sostiene che ho finalmente sviluppato la mia personalità. A me, personalmente, non sembra che sia poi cambiato molto da questo punto di vista, ma non è l'unica persona ad avermelo fatto presente. In più, prendo punti bonus perché ho finalmente accettato l'idea che le persone che mi amano pensano che io sia dolce e carina, anche se ho un lato aggressivo da non sottovalutare.
Questo significa che ora sto bene? Sì e no. Sì, perché sto bene, mi piace la mia vita e sto costruendo pian piano le basi per il mio futuro "sano e funzionale". Sì, perché sono felice. Sì, perché mi sento finalmente il comandante di me stessa e incredibilmente amata.
Però non è un benessere definitivo. Questo perché, tecnicamente, io non sono depressa: io ho un nucleo depressivo, che è innestato nel mio carattere e che emergerà di tanto in tanto in futuro, fino a quando non sarò riuscita a sradicarlo del tutto. Il che, purtroppo, se mai accadrà, richiederà anni e anni di terapia e probabilmente il distacco totale dalla mia famiglia. So che è brutto da dire, ma purtroppo è così: finché avrò mia madre nella mia vita, non sarò mai libera del tutto.
A questo si aggiunge tutta una sintomatologia che, per quanto alleviata dagli psicofarmaci, resiste nonostante la terapia. Al momento ho deciso con la mia psicologa di non affrontare certi problemi (che, finché sono quasi del tutto rimossi, non mi disturbano più di tanto) e di focalizzarmi più che altro sul crearmi un ambiente sicuro e una stabilità mentale. Al prossimo appuntamento dagli psichiatri proverò a discutere della possibilità di fare dei test diagnostici, anche se non è una cosa di cui sento la necessità, più che altro per capire quale potrebbe essere la strategia migliore per stare meglio prima.
Non so se voglio scritto su carta quello che già so (perché non sono scema, so qual è il mio disturbo), ma non sono costretta a fare nulla e ho un'intera equipe con cui confrontarmi nelle mie scelte.
Madonna santa: 'sto capitolo è venuto fuori un flusso di coscienza immenso. Chiedo venia, ma non troppa.
Ave atque vale
PS: Non abbiate paura di chiedere aiuto.
![](https://img.wattpad.com/cover/320748771-288-k866911.jpg)
STAI LEGGENDO
The Perks of Being a Young Adult
HumorQuando sei piccolx, non vedi l'ora di diventare un adulto e vivere la tua vita come cavolo ti pare e piace. Poi diventi maggiorenne, finisci il liceo e sbatti la faccia contro la realtà: essere adulti fa schifo, soprattutto se, in fondo, sei ancora...