XV. Gli incubi (erano solo segreti non detti) - Parte 4

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          Ad accompagnare i passi affrettati di Ricciardi lungo i vicoli che si snodano a ridosso di Via Chiaia, non vi è solo la netta urgenza di mettere la parola fine a quel caso che si è avviluppato attorno a lui come un vischio che sugge la linfa vitale da un albero, ma anche una lucida, cristallina logicità di pensiero che credeva di aver perduto in un vicolo buio della Sanità.

Il primo impulso era stato quello di dirigersi a casa propria, verso l'accesso sotterraneo che aveva dato inizio a tutto. Gli era però subito risultata manifesta la sconsideratezza di un'azione simile: non solo era troppo vicino al luogo in cui Annina era stata uccisa, privando quindi lui e la Squadra Mobile di un qualsivoglia effetto sorpresa, ma presentava una serie di criticità logistiche, tra cui l'essere in piena vista e in un luogo di passaggio.

Non ultima, la difficoltà d'accesso. Se persino lui, che era di statura media e affatto corpulento, e Bruno, smilzo e snodato come un'anguilla, avevano trovato difficoltà nel calarsi dal pozzo, per Maione e la sua stazza considerevole si sarebbe rivelato un inutile e potenzialmente rischioso dispendio d'energie. E, gli suggerisce una stilla insistente di cautela, la prestanza fisica di Maione preferisce averla accanto a sé, considerando la natura dell'uomo che stanno cercando.

L'illuminazione era arrivata dalla piccola ma arguta Maddalena, che era intervenuta nel loro serrato discutere di strategie con una fermezza da adulta che, si era rimproverato, non dovrebbe stupirlo da parte di chi è stato obbligato a comportarsi come tale sin quasi da infante.

Aveva loro rivelato, non senza una certa fierezza, che vi era un accesso alle vie sotterranee nei pressi di Via Chiaia, di fatto non troppo lontano da dove Annina era stata ritrovata. Cristiano aveva a suo volta confermato la sua esistenza, pur ammettendo, con scorno dinanzi al sorrisino saputo di Maddalena, di non esservisi mai addentrato.

Ricciardi, non avendo la benché minima intenzione di coinvolgere degli scugnizzi in un'indagine ufficiale, tanto più con l'occhio sensibile dell'OVRA addosso, si era fatto spiegare per filo e per segno come raggiungere tale ingresso e aveva fatto indicare il punto preciso ai due ragazzini, sulla mappa urbanistica che si era portato appresso. Dopodiché, li aveva indirizzati sulle loro rispettive strade: Cristiano dal contadino per cui faticava a Porta Nolana e Maddalena dal resto dei "figli della Madonna", in attesa che Don Pierino o chi per lui venisse ad assisterli e dare loro riparo.

La ragazzina non era sembrata affatto lieta di quella notizia, ma aveva acconsentito senza fiatare; al contrario di Cristiano, col quale c'era voluta una mezza strigliata di Maione per farlo correr via, al sicuro e lontano, sperava, da qualunque Munaciello vendicativo si annidasse sottoterra.

La dritta di Maddalena fa guadagnare loro tempo prezioso: nel giro di un'ora, dopo una breve tappa in Questura e l'interruzione degli inconcludenti interrogatori ai tre derubati, loro due e la Squadra Mobile al completo si dirigono verso il luogo indicato, una traversetta seminascosta in una parallela altrettanto poco battuta di Via Chiaia.

Ricciardi conosce bene quella zona, nascosta dietro ai porticati di Piazza del Plebiscito, di cui è frequentatore assiduo insieme a Bruno nelle loro passeggiate postprandiali della domenica. È stato proprio lui, durante i suoi primi mesi in città, a fargli conoscere i mille vichi e viuzze e passaggi che nemmeno vivendo per due vite a Napoli sarebbe possibile scoprire per intero.

Difatti, in quello che imboccano non v'ha mai messo piede, né da solo, né con lui. È così angusto che, dal balconcino di un palazzo, ci si potrebbe stringere la mano col dirimpettaio, e il cielo è quasi del tutto oscurato dai panni stesi. Ampie lenzuola si agitano nel vento umidiccio, spettrali nella penombra artificiale che permea quella strettoia, col sole che non ha ancora fatto capolino oltre i tetti altissimi. Ricciardi ha l'impressione di essere già sottoterra, compresso da pareti troppo vicine.

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