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Perla se ne stava nascosta tra i giunchi, soffiando bolle, e osservava.

Trovava gli umani interessanti e non li riteneva un pericolo, Pie Town erano una piccola città di vecchi pescatori.

Ma la regola del mare era che le sirene non dovevano essere viste dagli uomini.

L'enorme banner con scritto START campeggiava nella Piazza del Mare, proprio sopra la testa della sirena di bronzo della fontana. Patty Drizzle aveva impiegato ore a legarlo bene.

Perla osservava da giorni i cittadini allenarsi, preda di una strana euforia per quell'inaspettata novità. 

Patty Drizzle, tuta fucsia e fascia di spugna, usciva ad allenarsi di buon'ora con il suo cane Toto. Aveva una panchina preferita, all'ombra di un grande albero dal tronco nodoso. Dopo pochi passi incerti vi si sedeva a mangiare, preparava speciali torte di mele e bourbon.

Alan Thompson la raggiungeva sempre poco dopo.

Lui zoppicava a volte ma si sforzava di apparire in forma, quando raggiungeva Patty.

Perla ne era divertita.

Certo, lei non aveva le gambe, ma era certa che con dell'impegno poteva battere la maggioranza di quei maratoneti improvvisati. Anche con una coda da sirena. 

Un giorno notò un ragazzo biondo, correva con passione.

Patty si sbracciò a salutarlo, si chiamava Michael. Era un giovane dandy arrivato da poco a Pie Town. Aveva aperto un Museo di Arte Concettuale, tutto vetrine e strane sculture. Perfino Perla capiva che non era una grande idea, in una città di vecchi pescatori. 

Michael sembrò l'unico a prendere sul serio la maratona organizzata da padre Nicholas. Quando si fermava a bere alla fontanella del parco, le vecchiette restavano incantate a guardarlo. Amava spalmarsi di abbondante crema solare prima di uscire, sotto il sole brillava come un nucleo radioattivo. 

Da dentro il suo Museo, Michael osservava in segreto il suo affascinante dirimpettaio, il barista di uno Starbucks.

Erano uno di fronte all'altro, nella piccola Piazza del Mare. Tom Bower era un altro genio del marketing, aveva aperto una caffetteria alla moda in una città senza giovani.

I due si studiavano in silenzio da una vetrina all'altra, l'uno servendo caffè, l'altro raddrizzando quadri e spolverando sculture. I clienti scarseggiavano.

Perla aveva intuito il loro interesse reciproco già da un po'. Amava osservarli al tramonto, quando l'acqua scura era densa di foschia le permetteva di avvicinarsi di più alla riva.

L'ultimo sguardo malinconico era l'uno per l'altro, prima di tornare alle proprie case. Eppure nessuno dei due faceva un passo avanti.

L'Oceano era un posto infinito per cercare un'anima gemella, ma non quella piccola città.

Così una sera, dopo l'ennesima occasione sfumata, Perla decise di intervenire. Arrampicarsi sulla terraferma non fu proprio facile. Si issò sulla banchina del porto grazie a delle corde di attracco abbandonate. Sul fondale marino aveva trovato un vecchio skateboard, il ricordo di quando a Pie Town qualcuno era stato giovane.

Si distese pancia sotto sullo skateboard e scivolò lungo la Piazza, verso lo Starbucks. L'insegna del locale era alquanto azzeccata, con quella grande sirena verde.

Al tramonto la città era vuota.

Il destino non aveva bisogno di grandi spinte, solo di un piccolo aiuto. Perla entrò nello Starbucks da una piccola finestra socchiusa, Tom era un tipo distratto.

Restò affascinata da tutti gli strani nomi di quei caffé, le sarebbe piaciuto assaggiare almeno uno di quei cappuccini.

Trovò un pennarello nero accanto alla cassa. Prese un menù dal bancone e ci disegnò un cuore con scritto "Michael". Poi, così come era entrata, sgattaiolò di nuovo fuori passando dalla finestra. Con lo skateboard scivolò fino al Museo e infilò il menù sotto la porta.

Soddisfatta, si rituffò in acqua. Il cuore le batteva forte ma nessuno l'aveva vista. Doveva solo aspettare l'indomani. 

All'alba Tom aprì il locale e notò subito qualcosa di strano. Il pavimento era umido e nell'aria c'era uno strano odore. Non perse tempo e afferrò il telefono in preda all'ansia.

«Sì, credo che le fogne siano intasate. Nel mio locale ci sono delle perdite d'acqua e un forte odore di pesce» disse tappandosi il naso. Chiuse il bagno a chiave, sperando che nel frattempo nulla si allagasse. Perla rise tra sé e sé. Certe volte gli umani erano un pochino sciocchi.

Alcune squame della sua coda erano rimaste incastrate nel legno della finestra sul retro. Rilucevano come gemme, ai primi raggi del sole, gettando arcobaleni tutt'attorno.

Ma Tom, distratto com'era, ovviamente non se ne accorse.

Maratona a Pie TownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora