Capitolo 44

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TW: Sangue, violenza

Δ

Le lacrime non la smettevano di rigare il mio volto. Eravamo nella sua macchina, diretti non avevo idea dove, con i polsi legati da un laccio di plastica e la paura che non mi faceva respirare. Aveva preso una strada provinciale e non riconoscevo niente di quella zona. C'erano solo tanti alberi. Dopo avermi chiuso in macchina, avevo urlato e lui per farmi smettere aveva storto le braccia dietro la schiena, puntandomi la pistola contro. Ora anche il pianto era silenzioso, gli dava fastidio sentirmi singhiozzare, aveva detto dopo dieci minuti di disperazione. Avevo provato a liberarmi da quei lacci ma era impossibile, non avevo abbastanza forza. Il silenzio era fitto. Lui guidava, di tanto in tanto controllava lo specchietto, ma non sembrava agitato o nervoso. È un assassino, mi dissi, non può avere paura.

«P-perchè non mi hai ancora uccisa?» Chiesi, la voce rauca per il pianto e le urla.

Mi avrebbe ucciso. Sarei morta.

«Non si uccide qualcuno in mezzo alla strada.» Rispose con nonchalance.

Infatti mi stava portando nel nulla. La carreggiata era doppia, l'asfalto liscio e intorno c'erano solo alberi. Guardai il cielo, non mancava molto al tramonto. Presto sarebbe diventato tutto buio.

«Perchè non ti puoi fidare?» I miei occhi si riempirono ancora di lacrime. «Non ho detto e non dirò nulla, ti p-prego--»

«Stai zitta!»

Mi spinsi contro la portiera e mi portai le ginocchia al petto, piangendo silenziosamente.

«Io non mi fido di nessuno. Puoi rivoltarti da un momento all'altro e io non ci vado in prigione, cazzo!» Urlò nervoso e sbattè la mano sul volante.

Mi morsi il labbro tremante e strinsi gli occhi singhiozzando mentre lui continuava ad urlare.

«Se non fosse perché fai la puttana con Seth, a quest'ora ti avrebbe messo sottoterra lui stesso.»

Probabilmente aveva ragione. Ma allo stesso tempo pensai al Seth che avevo conosciuto io e non sembrava capace di fare una cosa del genere. Mi aveva anche aiutata quando non mi conosceva nemmeno.

«Forse h-hai ragione.» Tirai su col naso. «Ma Seth non ti perdonerà così facilmente se m-mi uccidi.»

Rise e mi guardò di striscio. «Sei patetica, Cristo. Io sto facendo quello che lui sa che dovrebbe fare ma non ha il coraggio perchè lo hai rammollito. Mi ringrazierà.»

Forse ero patetica, sì, ma c'era una parte di me che era convinta che Seth non l'avrebbe ringraziato affatto. E forse era l'unica parte su cui mi dovevo aggrappare al momento. Se Zara e Phoebe si erano insospettite di quell'incontro, forse avevano anche contattato Seth e a quel punto lui avrebbe potuto capire. Forse stavo solo sognando troppo per non pensare alla morte.

C'era già stata una volta in cui mi ero quasi trovata faccia a faccia con quella signora, ma era stata una mia decisione e non l'avevo mai compiuta. Ora era tutto diverso. Era un'altra persona a decidere le sorti della mia vita e lui mi voleva morta. Non avrebbe esitato.

Lo guardai ma non dissi nulla. Lo odiavo, forte tanto quanto lui odiava me. Avrebbe fatto differenza se gli avessi detto perchè ero andata dalla polizia? Non credevo, lui mi avrebbe ucciso lo stesso solo perchè lo sapevo. Sapevo la verità. E Jace? Avrebbero ucciso anche lui?

Sentii gli occhi colmarsi ancora di lacrime e guardai la strada. Non avevo idea di dove mi stesse portando ma non avevo intenzione di scoprirlo. Dovevo trovare un modo per uscire da lì. Con i polsi legati dietro non avevo molte chance di attaccare ma poi ricordai di avere le gambe libere. Pensai ad una cosa in extremis, forse ci avrebbe uccisi entrambi ma io sarei morta a prescindere quindi tanto valeva provare.

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