Capitolo 7

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Le ragazze mi avevano avvisata che il tema della festa fosse all black.

Così, ora, ero davanti alla casa in cui la confraternita femminile, AlphaKappa, alloggiava e stava dando un'enorme festa, insieme a Phoebe e Zara.

Per l'occasione avevo tirato fuori dal mio armadio un vestito scamosciato nero, aderente e corto a maniche lunghe, con un piccolo spacco sulla coscia destra, uno scollo a barchetta che premeva il mio seno all'infuori. Avevo ritrovato delle calze a rete nere e avevo deciso di indossarle insieme a dei mocassini neri accessoriati ad un cinturino dorato. I miei capelli cadevano morbidi oltre le spalle e li avevo resi mossi grazie alla piastra.

La casa in cui la confraternita femminile viveva era simile a quella maschile. Ampia. Su due piani. Un ampia scala all'ingresso che portava al piano superiore. L'unica differenza era che, a quanto spiegato dalle ragazze, nel giardino avevano anche una piscina.

I miei occhi corsero sulle varie foto appese all'ingresso, erano delle confraternite degli anni addietro. Ogni addobbo, come palloncini, bicchieri di carta, piatti e molto altro era dal colore nero. E tutti i presenti avevano seguito alla perfezione quella richiesta.

Quando arrivammo era già passato del tempo dall'inizio della affollata festa e la casa era già affollata, la musica riempiva ogni angolo e le luci dai colori freddi, illuminavano a scatti l'ampio soggiorno.

Zara e Phoebe davanti a me, mi guidavano non avevo capito dove mentre mi guardavo attorno alla ricerca di qualcuno. Quel pomeriggio trascorso con lui era stato alquanto insolito ma piacevole. Sapevo bene che non aveva fatto bene alla mia sanità mentale, soprattutto di notte dato che non potevo controllare il mio istinto e per questo i desideri proibiti prendevano vita dietro le palpebre.

Mi ritrovai all'esterno. La piscina era illuminata e molti erano dentro a giocare ubriachi. In un lato c'era anche un tavolo da beer pong e dei ragazzi si stavano divertendo a lanciare la pallina nei bicchieri, tra quelli scorsi Ryan. I nostri occhi si incrociarono per qualche secondo e ricambiai un sorriso piccolo mentre lui faceva un cenno col bicchiere che aveva in mano, in segno di saluto.

«Cazzo.» Si bloccò Phoebe. «C'è Noah.»

La affiancai e cercai di capire dove stesse guardando. Quando individuai il biondo realizzai anche che stesse parlando con una ragazza.

«Magari sono solo amici.» Dissi, notando la sua espressione intristirsi.

Subito dopo lei rise a qualcosa che doveva avergli detto e gli appoggiò la mano sul petto per poi avanzare col busto e avvicinarsi al suo orecchio. Lui annuì con un sorrisetto e lei gli prese la mano.

«Sicuro.» Borbottò seccata.

Mi dispiaceva per lei, da un lato ero certa avrebbe avuto una chance come tutte le altre se solo si fosse buttata ma dall'altra non era facile farlo, io se fossi stata al suo posto, sarei rimasta a guardare da lontano. Come in questo momento, stavo cercando Seth ma mai mi sarei avvicinata a salutarlo di mia spontanea volontà. Forse mi comportavo da bambina ma non era il mio forte essere intraprendente.

«Ehi.» Zara si mise di fronte alla sua amica e le afferrò le spalle. «Siamo qui per divertirci, non pensare a lui.»

Lei annuì e insieme la trascinammo verso l'area alcolici. Non volevamo esagerare dovendo tornare a casa a piedi perciò ci limitammo a uno shottino giusto per scaldarci. Poi, tornammo all'interno della casa per ballare in quanto in giardino faceva leggermente freddo per come eravamo vestite.

Fu difficile trovare uno spazio per noi in mezzo a tutta quella gente ma alla fine riuscimmo. I nostri corpi erano ammassati l'uno all'altro ma questo non ci impedì dal muoverci come volevamo. Ballammo insieme. Zara era tra me e Phoebe. Agitammo insieme i nostri fianchi, ci abbracciammo e ci scatenammo a ritmo di musica. Agitai la testa e cantammo le canzoni che conoscevamo, scoppiando poi a ridere quando realizzavamo quanto fossimo stonate. A volte Phoebe faceva delle storie per i social e io mi univo a loro, fregandomene se alla fine quel video fosse arrivato anche ai miei genitori, in un qualche modo. Perché loro mi ignoravano ma alla fine sapevano tutto, se volevano. Se non erano a conoscenza di qualcosa significava che avevo fatto un buon lavoro nel tenerlo segreto. Se avessero scoperto quanto mi stessi divertendo, non me ne sarebbe importato. Era bello staccare. Mi piaceva avere delle ore dove lasciavo da perdere le responsabilità e mi divertivo. Era quello che ogni ragazzo avrebbe dovuto fare. L'obiettivo della serata era svuotare la mente ma nonostante il sorriso, le risate, e la spensieratezza che mi sentivo addosso, la mia mente non era affatto libera. No. C'era lui a riempirla.

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