Capitolo 45

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L'odore asettico solleticò le mie narici mentre iniziavo a percepire anche un bip regolare che piano piano diventava sempre più forte, come se mi stessi avvicinando sempre di più al suono. Ci impiegai diversi minuti prima di riuscire a sollevare le palpebre. Inizialmente la vista era sfocata e solo dopo qualche secondo si sistemò. C'era qualcosa alla testa che pulsava e mi faceva male l'addome. Quando realizzai di trovarmi in una camera d'ospedale sentii il cuore battere più veloce. Abbassai lo sguardo e mi tranquillizzai all'istante quando vidi e riconobbi Seth. Aveva avvicinato la poltrona su cui era seduto e si era piegato verso il letto. Aveva il volto appoggiato al materasso, vicino alle mie gambe, e una mano sulla mia coscia mentre l'altra sotto alla sua guancia.

Ero viva.

Non avevo ricordi nulla dopo aver chiuso gli occhi tra le sue braccia. Avevo pensato seriamente che non avrei più rivisto quei riccioli neri, il suo bellissimo volto da angelo caduto e ricordando quegli attimi, il petto si strinse in una stretta atroce che quasi non respirai. Sollevai tremante la mano sinistra, priva dell'ago cannula ma con una benda a fasciare il palmo, e gli sfiorai i capelli. Dormiva ma sembrava arrabbiato. Aveva un cipiglio leggero tra le sopracciglia e la mascella era serrata. Non avevo idea di che ore fossero ma indossava dei vestiti diversi, privi di sangue. Le tende della stanza erano tirate e se non fosse stata per la luce sopra al mio letto, la stanza sarebbe stata immersa nel buio.

Tirai su col naso senza rendermene conto. Stavo piangendo. Ero viva ma avevo rischiato davvero di morire. Seth mi aveva salvata. Se fosse arrivato un secondo dopo...

Arricciai le dita nei ricci e ci giocai un po'. Sentivo qualcosa alla testa, era avvolta da qualcosa così come avvertivo una fascia attorno al mio addome. Passarono pochi secondi che incrociai un paio di gemme nere, scioccate. Sollevò piano la testa e mi fissò, sembrò respirare a fatica. Mi studiò a fondo fino a fermarsi nei miei occhi. Afferrò lentamente la mano che avevo allontanato dalla testa e la strinse tra le sue, erano calde.

«Ancora un po' e avrei pensato che volessi il bacio che risveglia sempre le principesse.» Disse rauco.

Sorrisi tra le lacrime.

«Posso abbracciarti?» Chiese quasi intimorito che potessi respingerlo.

Annuii non riuscendo a trattenere una smorfia per il pianto. Si sedetti al bordo al mio fianco e mi afferrò il volto, premendo le labbra sulla mia fronte. Chiusi gli occhi mentre inspiravo a fondo il suo profumo. Indugiò a lungo con le labbra prima di staccarsi e stringere le braccia con delicatezza dietro la mia schiena in alto, un altro era dietro al mio collo.

«Mi dispiace, Principessa.» Sussurrò quasi con voce spezzata. «Mi dispiace così tanto.»

Mi aggrappai alle sue braccia e scoppiai a piangere. Lui premette nuovamente le labbra tra i miei capelli, non immaginavo che aspetto e che odore avessi ma a lui non sembrava importare.

«Te lo prometto: non ti succederà più nulla. Credimi, davvero.» Continuò rauco, accarezzandomi i capelli. «Ora stai bene. Sei stata così brava.»

Strinsi gli occhi con forza e calde lacrime bagnarono anche il colletto del camice mentre sentivo il suo petto vibrare ogni volta che parlava per consolarmi.

«Non devi più avere paura, okay? Nessuno ti farà più del male.» Disse e mi baciò ancora la testa. «Nessuno.»

Mi lasciò sfogare per dei buoni cinque minuti dopo di che si allontanò per recuperare dei fazzoletti che usai per asciugarmi le lacrime e il soffiare naso. Rimase seduto al mio fianco e mi sistemò una ciocca dietro l'orecchio. Aveva gli occhi lucidi e continuava a stringere i denti.

Perplessa mi toccai la testa, sentii un grosso cerotto sulla tempia a destra. Lui afferrò la mia mano e me l'abbassò, forse per impedirmi di fare qualche danno.

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