Capitolo 49

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Ero nervosa. Stavo per entrare in casa mia con Seth al mio fianco. L'ultima volta ce n'eravamo andati in modo piuttosto burrascoso e non avevo idea di come mia madre avrebbe potuto reagire alla cosa. Eravamo in perfetto orario, in tempo per cambiarci e andare alla tenuta dei Fletcher. Suonai il campanello e fu mio padre a venire ad aprire, mentre si sistemava il nodo della camicia.

Si bloccò alla vista di Seth e schiuse la bocca sorpreso. «Tesoro, finalmente sei arrivata. E ancora in compagnia, a quanto pare.»

«Spero non sia un problema, papà. L'importante è che sia qui, no?» Replicai, il tono acido era sulla punta della lingua.

«Tesoro, chi è?» Sentii la voce autoritaria di mia madre provenire dall'interno. Poi, sbucò alle sue spalle e sbuffò. «Ti sei decisa ad arrivare, Nyxlie. Sei in ritardo.»

«Il brunch inizia tra un paio d'ore.» Risposi ed entrai appena mio padre si spostò.

Seth non aveva ancora detto nulla. Stava facendo il bravo e lo apprezzavo. Alla fine non aveva portato nessun coltello, apprezzavo anche quello.

«Lo sai che dobbiamo andare prima per accogliere gli ospiti.»

«Noi arriveremo secondo l'orario degli ospiti.» Dissi.

I suoi occhi guizzarono su Seth e si impettì, incrociando le braccia. «Tu sei invitato.»

«Lui è invitato.» Dissi ancor prima che Seth potesse farlo. «Se lui non viene, non lo faccio neanche io.»

Mi guardò sprezzante. «Questo tuo atteggiamento ribelle deve finire. Lui non farà mai parte di questa famiglia.»

«Okay, mamma.» Sospirai e poi afferrai la mano di Seth per superarla. «Ci vedremo lì.»

«Sei stata molto brava.» Sussurrò al mio orecchio mentre salivamo le scale.

«Grazie.» Lo guardai con un lieve sorriso. «E anche tu sei stato bravo a non aggredire mio padre.»

«La giornata è ancora lunga.»

Una volta arrivati in corridoio, lui si bloccò. Mi accigliai e lo guardai perplessa. Era piuttosto rigido.

Fece un cenno col mento. «Quella è la vecchia camera?»

Guardai davanti a me e schiusi le labbra. «Oh. Si, è questa.»

Lasciai andare la sua mano e mi avvicinai alla porta. Ormai non era più una camera da letto. L'aprii e Seth si avvicinò deglutendo.

«È diventata una palestra.» Dissi con un sospiro. «I miei hanno tolto tutto qualche anno fa. Non mi dispiace, se devo essere sincera. Mi fa meno effetto.»

«La voglio bruciare lo stesso.» Disse monocorde.

«Dai, vieni.» Chiusi la porta e gli afferrai la mano per attirare la sua attenzione. «Ci facciamo una doccia?»

Improvvisamente sparì l'ombra d'odio e apparì un ghigno familiare che mi fece infiammare il basso ventre. «Posso far sentire ai tuoi quanto non faccio parte della famiglia?»

Socchiusi gli occhi. «Puoi farlo, si.»

Entrammo nella mia stanza, la stessa che lui conosceva molto bene ormai, e ci nascondemmo nell'ampia doccia walk in. Ogni volta che lo guardavo sentivo il mio buon senso spaccarsi a metà. Sapevo che stavo facendo qualcosa di sbagliato ma appena faceva collidere le nostre bocche e mi stringeva a sé, dimenticavo cosa fosse giusto o cosa fosse sbagliato. Schiusi le labbra e gli permisi di far scivolare la lingua nella mia bocca mentre tiravo le sue ciocche bagnate. Le sue mani percorsero il mio corpo fino ad afferrare il retro delle mie cosce per sollevarmi e schiacciarmi tra lui e la parete fredda. Sentii immediatamente la sua presenza premere contro di me e mi staccai da quel bacio famelico per recuperare ossigeno.

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