Capitolo due

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Irwin lo diceva da anni che le tradizioni risalenti al regno di suo padre andassero soppresse, ma James gli aveva sempre detto che quella dei testimoni che organizzavano il matrimonio fosse l'unica cosa buona che avesse mai fatto suo padre. Ora non era più dello stesso avviso. «Puoi non farlo se- se non te la senti.» gli aveva detto Logan, totalmente imbarazzato. «Tra i miei testimoni ci sono anche Jack, Danny e Oliver, quindi potrebbero organizzare loro e tu- tu faresti solo da testimone.»

James però non poteva fare loro una cosa del genere. Aveva sempre temuto di diventare un peso per i suoi cari, e se avesse fatto la sua faccia da "sono in ansia" per tutto il matrimonio dei suoi due migliori amici, sicuramente glielo avrebbe rovinato. «Voglio rendervi felici.» aveva detto loro, prendendo le loro mani.

Eleanoire aveva scosso la testa. «Tesoro, ci renderesti felici se tu fossi felice.»

James non riusciva a smettere di pensare a quelle parole.

La coppia gli aveva consigliato di prendersi il suo tempo, di pensarci sù, ma James era stato irremovibile. Certo, all'inizio sarebbe stato insopportabile vederlo di nuovo, dopo un anno, ma vederlo ogni giorno l'avrebbe abituato di nuovo all'idea.

La via giusta non era fare finta che Irwin non fosse mai esistito, glielo aveva detto anche il suo analista. James credeva davvero al mito raccontato da Aristofane nel Simposio di Platone, quello secondo cui, per volere degli dei, l'essere umano venne diviso in due metà destinate per sempre a cercarsi per ricostituire l'unità perfetta perduta. Secondo lui, Irwin era la sua metà e, quindi, in un modo o nell'altro, avrebbe trovato il filo che lo avrebbe condotto a casa.

Ci sarebbero comunque stati altri quattro testimoni dal lato di Eleanoire, senza contare lui stesso, e altri quattro testimoni dal lato di Logan, senza contare lui stesso. Avrebbero scambiato qualche parola, certo, ma c'erano altre otto persone con cui conversare, quindi le probabilità che avesse a che fare direttamente con lui erano scarse. Per questo motivo, decise di accettare.
Tanto non è che Irwin avrebbe subito deciso di parlare con lui, visto che non aveva idea di chi fosse.

 Tanto non è che Irwin avrebbe subito deciso di parlare con lui, visto che non aveva idea di chi fosse

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Be', James si sbagliava. E di grosso, anche.

Ma partiamo dal principio: quella mattina aveva deciso di andare a parlare con Joan, che tra tutti era sicuramente quello che lo vedeva più spesso, a causa dei suoi compiti reali. Il druido, non appena ebbe visto James nel bel mezzo della sala del trono, si tramutò in faccia e si guardò indietro, per verificare che Irwin fosse ancora nel corridoio, e solo allora si avvicinò alla strega oscura, accigliato.

"James? Che ci fai qua?"

"Volevo chiacchierare un po'." Gli confessò, prendendo la sua cartella e mettendosela in spalla, senza ascoltare le obiezioni del ragazzo. "E- parlarti una cosa."

Joan aveva sorriso bonariamente, mentre passeggiavano per il giardino del castello. "Irwin sta bene. Ieri abbiamo cancellato il decreto contro le streghe oscure e lui era stupito di aver creato un decreto del genere! Se solo ricordasse!" Disse, ridacchiando.

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