Capitolo ventinove

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Joan era stato raggiante nel sapere che Irwin e James volessero sposarsi ugualmente. Lo era stato un po' meno quando Irwin aveva chiamato tutti i loro amici nelle sue stanze e gli aveva detto: «Io e James vogliamo sposarci domani.» Evidentemente il suo re aveva qualche tipo di perversione nel vedere Joan stressato, perché cercava di rovinargli costantemente la salute mentale.

Fortunatamente questa volta non sarebbe stato solo: gli altri testimoni erano lì con lui a disperarsi per l'organizzazione del matrimonio reale.

La mattina iniziò presto per loro, molto prima dell'alba, con una tazza di caffè tra le mani e un elenco di cose da fare che sembrava più lungo di quanto fosse possibile completare in un giorno solo. Avevano fatto avanti e indietro dal villaggio al castello già sei volte ciascuno, cercando di prenotare un fioraio, un pasticciere, e un musicista con un preavviso ridicolmente breve. («Come sarebbe a dire che non potete preparare una torta nuziale in meno di 24 ore?» «Joan, io ti adoro, ma ti rendi conto che servirebbe un miracolo?» «E allora fai questo miracolo, Agatha»).

"Li ucciderò." Espirò drammaticamente Jack, lasciandosi cadere sul letto di Joan.

"Scommetto che per il nostro matrimonio non eravate così nervosi!" Disse Eleanoire con una risata esausta. Danny avrebbe voluto ricordarle che, in realtà, a fornire loro il nervosismo giornaliero erano i suoi cugini, ma evitò causa del legame che c'era tra suo zio e Georgia.

Joan sbuffò sonoramente nel sentire qualcuno bussare alla porta. Era già abbastanza nervoso perchè quella sera non sarebbe potuto uscire, e quella domestica che gli stava annunciando che qualcuno volesse vederlo non lo stava aiutando per niente. "Se è il nostro stupido re o il suo stupido fidanzato, per favore mandali via. Con un calcio." Rispose senza alzare la testa dai fogli. "Non li voglio vedere fino alla cerimonia."

"Molto gentile, tesoro."

Joan alzò di scatto la testa nel sentire quella voce. "Syria?" Domandò, osservando la giovane donna di straordinaria bellezza. Non perse tempo ad andarle incontro per baciarla, lasciando i suoi amici al quanto scioccati.

"Ehm?" Eleanoire tossì.

Con tutto il trambusto degli ultimi tempi si era dimenticato di dire loro di essersi fidanzato con una driade. Era davvero magnifica, con la sua pelle che ricordava il colore del legno e i suoi capelli lunghi e intrecciati con rami, foglie e fiori, come se fossero una parte viva della foresta stessa. Per non parlare dei suoi profondi occhi verdi, che riflettevano il colore delle foglie. "Giusto." Disse Joan, facendosi da parte per fare vedere Syria. "Lei è Syria, ed è una driade. Ci siamo conosciuti in missione un paio di settimane fa, fa l'informatrice."

Syria sorrise. "Ciao! È così bello incontrarvi tutti!"

Eleanoire sembrò assolutamente entusiasta, forse all'idea di avere finalmente una donna nella comitiva. "Amo il tuo vestito!" Confessò, osservando il suo abito semplice e naturale, fatto di tessuti vegetali, foglie e fiori che la coprivano delicatamente, sottolineando la sua stretta connessione con la foresta. "Mi devi dire dove l'hai comprato!"

"Oh, in realtà l'ho fatto io..." spiegò timidamente. Eleanoire spalancò gli occhi, piacevolmente sorpresa.

"Bene! Prima che cominciate a parlare di cose da ragazze-," le interruppe Joan, cercando di mascherare il fatto che fosse contento che la sua ragazza avesse già fatto amicizia con la sua migliore amica. "Ti devo dire che stasera non posso uscire, Syr. James ed Irwin..."

I Ricordi Di Alvagar -Il Medaglione Di Alvagar 3-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora