Capitolo diciotto

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L'uscita -che James rifiutava di chiamare appuntamento-, contro ogni aspettativa, stava andando bene. Okay, lui ed Irwin avevano discusso per chi dovesse pagare i pop corn (alla fine aveva vinto lui promettendo al re che la prossima volta avrebbe pagato lui. Ovviamente mentiva) e avevano quasi vomitato a causa dell'orribile gusto dei loro amici in fatto di film, ma avevano avuto modo di avere un'uscita normale, quasi come se fossero di nuovo adolescenti. Però quelli normali, non quelli che erano uno a capo di un regno e l'altro un semidio.

"Davvero! Un film così brutto non lo vedevo da-..." James dovette interrompersi, però, a causa di una strana sensazione di essere osservato. Fece segno di far silenzio ad Irwin e si guardò intorno. Non ci volle molto prima che notasse un cespuglio sul lato della strada che stava oscillando leggermente anche se non c'era vento e, appena più avanti, un cestino dei rifiuti che si spostava di qualche centimetro. E se avesse cercato meglio avrebbe notato anche un albero con le foglie tutte verdi (nonostante l'autunno inoltrato), un gelataio dall'aria straordinariamente familiare, una lampione decisamente troppo basso e un cane che assomigliava un bel po' ad un lupo.

Dopo un attimo di stupore, la verità lo colpì come un fulmine: i loro amici li stavano pedinando. E lo stavano facendo nel modo più ridicolo possibile. Senza rendersene conto, adesso stava ridendo.

Irwin gli lanciò un'occhiata perplessa. "Che c'è di tanto divertente?"

James si fermò, fece un respiro profondo e si voltò verso Irwin con un sorriso malizioso. "Devo ammettere una cosa, Irwin. Hai amici davvero... dedicati. Ma forse dovremmo dire loro che essere un cespuglio non è il modo più discreto per seguirci."

Irwin si girò di scatto, realizzando finalmente cosa stava succedendo. "Oh, per l'amor del cielo..." mormorò, mentre cercava di trattenere le risate.

James scoppiò a ridere, finalmente libero di esprimere quello che aveva notato per tutta la passeggiata. "Devo dire, la parte del cespuglio è stata fantastica. Davvero una recita impeccabile. Ma qualcuno dovrebbe spiegare a questi geni della spionaggio che la furtività non è esattamente la loro forza."

Irwin, scuotendo la testa divertito, si voltò di nuovo verso i loro amici, che ora stavano cercando disperatamente di ritirarsi con una dignità ormai persa. "La prossima volta, magari potrebbero provare con qualcosa di meno... ehm... mobile?"

"Oppure potrebbero semplicemente chiederci come va l'appuntamento!" aggiunse James, assicurandosi di urlare abbastanza forte perché il cespuglio, adesso giallo (Danny ancora non aveva padroneggiato per benino gli incantesimi di travestimento) lo sentisse mentre correva goffamente.

Irwin, però, adesso non stava ridendo più. "Appuntamento?" Chiese, serio, gli occhi verdi che lo guardavano desiderosi. "È- è un appuntamento per te?"

James spalancò gli occhi e si picchiò mentalmente. Perchè. Diavolo. Non. Stava. Mai. Zitto?! Aveva due opzioni -sì o no- ma entrambe potevano potenzialmente finire con uno dei due che scappava: se avesse detto sì, sarebbe scappato Irwin, magari ancora non pronto a sopportare tutto ciò che James si portava sulle spalle; se avesse detto no, poi sarebbe scappato James per la vergogna. Quindi... che fare?

Idiota, non scapperà. La voce di Danny parlò nella sua testa e James si girò per capire da dove provenisse.

Finalmente lo intercettò: adesso era un vecchietto con i capelli straordinariamente biondi seduto su una panchina a dare da mangiare ai piccioni. Smettila di spiare i miei pensieri e il mio appuntamento e torna a studiare o domani ti interrogo!

Prima cosa, mi hai già interrogato e sono andato benissimo. Sul volto del vecchietto comparve uno sguardo di sfida. E, seconda cosa, il tuo principino ancora aspetta che tu gli risponda!

I Ricordi Di Alvagar -Il Medaglione Di Alvagar 3-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora