James, con un gesto fluido, aprì un libro antico e ingiallito, che mostrava un'illustrazione intricata della creatura di cui avrebbero parlato quel giorno. Scrisse il nome della divinità minore alla lavagna e poi si voltò verso i suoi studenti. "Mormò. Chi di voi la conosce?" fece una pausa, ma nessuno alzò la mano, esattamente come aveva previsto. Un sorriso leggero si dipinse sulle sue labbra. "Come immaginavo. Eppure, Mormò ha terrorizzato generazioni di bambini nella Grecia antica. Era un'entità mutaforma, spesso descritta come una figura spettrale con una testa di lupo e corpo di donna, che si diceva rapisse i bambini disobbedienti durante la notte." James fece un passo verso la lavagna e disegnò un contorno stilizzato della creatura, poi si voltò di nuovo verso la classe. "A differenza di altri mostri, Mormò non era una minaccia fisica diretta, ma piuttosto psicologica. Era un'arma usata per tenere i giovani in riga, un simbolo delle paure infantili. Si può dire che Mormò fosse un antesignano della nostra moderna idea di 'uomo nero'. E come difendersi da un tale essere, Daniel?"
Il biondo sbuffò sonoramente. Era chiaro che James fosse ancora arrabbiato con lui: lo interpellava sempre, probabilmente sperando che Danny sbagliasse. Ma non succedeva mai. E infatti, schioccò le dita ed una fiammella comparve sul suo dito indice. "Basta accendere la luce." Spense le sue dita, con grande gioia di Oliver che temeva che un po' di cenere cadesse sui suoi quaderni. "Combatterla con una spada non avrebbe senso. Il mito insegna che la creatura teme la luce del sole, il che ci fa capire quanto fosse legata ai timori irrazionali dell'oscurità."
James alzò gli occhi al cielo, ma non riuscì a trattenere un sorriso. "Ben detto. Ora, chi di voi sa dirmi perché..." ma venne interrotto dalla porta della sua aula che si spalancò con un fragore improvviso. Irwin irruppe nella stanza, il volto pallido e lo sguardo febbrile. Gli studenti si girarono, sgranando gli occhi, mentre James, visibilmente spaventato, lasciò cadere il gessetto che stava usando.
"James!" esclamò Irwin, quasi senza fiato.
James, sorpreso dalla presenza di Irwin e preoccupato per l'interruzione, alzò un sopracciglio e si avvicinò al re. "Ehm... sire! Che succede?!" chiese, con la voce che tradiva una crescente ansia. "Qualcosa di grave?Un'emergenza?"
Irwin annuì freneticamente, gli occhi che brillavano d'urgenza. "Sì... cioè, no... insomma, forse sì, dipende..."
Irwin fece un passo avanti, il volto pallido e teso. "James, posso parlarti un momento? È davvero importante."
Gli studenti cominciarono a bisbigliare tra loro, confusi dalla scena. James, vedendo l'espressione seria di Irwin, annuì immediatamente, rivolgendosi alla classe con un tono deciso. "Scusate, ragazzi, abbiamo finito per oggi. Vi prego di rivedere gli appunti per prepararvi al test di venerdì."
Mentre gli studenti si alzavano e cominciavano a raccogliere le loro cose, James si avvicinò a Irwin con una preoccupazione palpabile. "Che succede? Ancora mal di testa? Vuoi-... vuoi sederti?" Domandò, tutto d'un fiato, accompagnando Irwin verso la sedia della sua cattedra.
Irwin deglutì, cercando di calmare i battiti del cuore. "Niente di tutto questo. Avevo bisogno di chiedersi se..." Si guardò attorno per assicurarsi che tutti gli alunni fossero fuori dalla classe, prese un grosso respiro e poi: "Se... noi stiamo insieme."
James rimase a bocca aperta per un secondo, fissando Irwin come se avesse appena parlato una lingua sconosciuta. Poi sbatté le palpebre, la tensione svanì dal suo viso e un misto di incredulità e sollievo prese il sopravvento. "Aspetta, aspetta un secondo... mi hai fatto venire un colpo per questo?"
Irwin, visibilmente imbarazzato, si strinse nelle spalle. "Eh... sì?"
James scosse la testa, un sorriso tra il divertito e il disperato si fece largo sul suo volto. Allora perché diavolo gli aveva consegnato il suo cuore, l'altro giorno? "Irwin, certo che stiamo insieme, idiota! Ci siamo baciati! Che altro pensavi che fosse?"
STAI LEGGENDO
I Ricordi Di Alvagar -Il Medaglione Di Alvagar 3-
FantasyJames Marblewing, affranto perché il suo fidanzato non ha idea di chi lui sia, si chiude nella sua camera e non parla con nessuno per mesi: non ha nessuna intenzione di ritornare nella vita di Irwin Bèchalot, ancora troppo fragile per sopportare il...