James non era nervoso per un appuntamento programmato con Irwin dall'ultimo che avevano avuto, anni prima, quando si era arrampicato sulla sua finestra e lo aveva salvato dalle grinfie del drago cattivo (suo padre). Ora era Irwin che salvava lui dalle grinfie di un drago altrettanto cattivo (i suoi ricordi).
Aveva passato un'ora ad urlare contro sua madre perché «Non è possibile che lavi sempre ma proprio la camicia che volevo mettere oggi non l'hai lavata!» e, di conseguenza, contro suo padre, perché «Rispetta tua mamma, ingrato!» e adesso era davanti lo specchio della sua camera da letto mentre osservava la camicia che in realtà non avrebbe voluto mettere ma che era l'unica rimasta visto che sua madre non gli aveva ancora lavato l'altra e pensava a cosa avrebbe dovuto dire ad Irwin.
«Senti, ti ricordi di me?» era fuori discussione, esattamente come lo era il «Ti ricordi che ci stavamo per sposare? Sì, e poi tu ti sei dimenticato di me, lol». Scosse la testa. La sua mente era governata da un bambino. No, per cominciare il discorso più duro della sua vita aveva bisogno di qualcosa di serio, di profondo, di-...
"James!" Gridò sua mamma dal piano inferiore. "È arrivato Irwin!"
Imprecò. Si guardò attorno, giusto per verificare di aver preso tutto, e poi si fiondò giù dalle scale ad una velocità tale che i capelli di suo padre praticamente svolazzarono. "Che bello vederti!" Esclamò, appoggiandosi al muro -Irwin trattenne chiaramente le risate nel vederlo quasi perdere l'appoggio.
"Anche per me," gli sorrise, educato, il re, prima di porgergli il braccio. "Andiamo?"
James annuì, rivolse un breve saluto ai suoi genitori e si lasciò guidare da Irwin. La strada che gli stava facendo percorrere, però, non portava alla boutique ma al castello. E infatti, quando poco dopo furono nel retro del palazzo reale, Irwin si schiarì la gola, nervoso.
"Oh! Il vestito lo devi provare a Palazzo?" James chiese, genuinamente curioso.
Irwin scosse la testa. "Non ho veramente bisogno di comprare un abito per il matrimonio." James deglutì. Sapeva che ci fosse un secondo fine, ma non si aspettava che Irwin andasse diritto al punto: "L'altra sera, beh, è stato divertente."
James annuì. "Sì, è vero, è stato molto bel-..."
"Ma ho aspettato per tutto il tempo, James, per tutta la serata che- che tu-..." sospirò, sconsolato, la testa bassa. Fece una pausa, breve, giusto il tempo di riprendere fiato, poi sganciò la bomba: "James... io ti piaccio? Almeno un pochino?" James lo guardò in silenzio, sbattendo le palpebre, e lui specificò: "Puoi- puoi dire no, non mi offenderò. Dopotutto- tu hai superato una recente tragedia e-..."
E- wow. Era una domanda così stupida, così, così idiota che James quasi ebbe l'impulso di ridere. Ovvio che mi piaci, scemo! avrebbe voluto urlare, ma non lo fece. Irwin praticamente gli stava aprendo il cuore in mano e James sapeva solamente osservarlo come un baccalà, spaventato da ciò che sarebbe potuto succedere se solo avesse detto ciò che pensava.
Poi, però, pensò alle parole di Irwin quando avevano parlato delle Moire. Il ragazzo aveva ragione. Doveva smetterla di sbarrarsi da solo la strada e poi dare la colpa alle Moire, ma doveva solo aspettare che le Moire gli procurassero l'occasione giusta. E le tre vecchiette gliel'avevano procurata già un bel po' di volte. Era solamente un testardo coi fiocchi che continuava a rovinarsi la vita da solo.
Per questo motivo decise per una volta di parlare con il cuore e non con il cervello.
"Irwin." Gli prese le mani. Non seppe se lo fece per evitare che Irwin continuasse a tremare o perché aveva bisogno di un appoggio lui stesso, ma fu sicuramente d'aiuto ad entrambi: "Tu mi piaci più di quanto riesca a esprimere con le parole o con i gesti. Tu- tu è come se tu avessi toccato qualcosa dentro di me che sentivo morto da molto, molto tempo. Da quando ho perso il mio fidanzato. Quindi, quando tu mi chiedi se mi piaci, Irwin Bèchalot, io non posso fare altro che ridere perché è una domanda così sciocca che-..."
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I Ricordi Di Alvagar -Il Medaglione Di Alvagar 3-
FantasyJames Marblewing, affranto perché il suo fidanzato non ha idea di chi lui sia, si chiude nella sua camera e non parla con nessuno per mesi: non ha nessuna intenzione di ritornare nella vita di Irwin Bèchalot, ancora troppo fragile per sopportare il...