Capitolo dieci

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Non sei più da solo, James. Non sei più da solo, James. Non sei più da solo, James. Quella frase, pronunciata a bassa voce, esattamente come un segreto che avrebbero potuto sentire solo loro due, non faceva altro che tormentare James da giorni.

L'invito del re a condividere il suo dolore, a permettere a qualcun altro di entrare nel suo mondo di sofferenza, era qualcosa di inaspettato e, per certi versi, spaventoso.

Irwin credeva che lui soffrisse perché il suo futuro marito era morto, ma lui stava soffrendo esattamente per la stessa persona che gli aveva chiesto di lasciarlo entrare nel suo cuore. James non avrebbe mai potuto lasciar cadere la sua corazza. Era o quella o la dissociazione. E i suoi genitori avevano già sofferto abbastanza.

La strega bianca però gli aveva consigliato di riflettere. «So che ti sto chiedendo una cosa difficilissima, James, però ti prego di pensarci sul serio: non puoi vivere così per il resto della tua vita, devi reagire.» James lo aveva guardato con l'aria di chi stava per vomitare, ed Irwin aveva aggiunto: «Anche io ho sofferto, sai? Scoprire che la mia famiglia fosse morta in un incidente di cui non ricordo niente non è stata una bella cosa. E non lo è stato nemmeno quando ho scoperto che non era un incidente, la causa della loro morte, ma un mio zio che aveva sempre bramato il potere e si era messo in combutta con una strega oscura.» Gli aveva rivolto un sorriso che sapeva di nostalgia. «Non è stato facile riprendere a regnare, ma un leader deve farlo.»

James, a quello, si era stretto nelle spalle. «Io non sono un re. Posso continuare a soffrire senza che questo nuoccia a qualcuno.»

«Tu sei un leader, James. Sei un leader per tutti.» James si era accigliato, confuso. «Pendono, pendiamo, tutti dalle tue labbra. Quando apri bocca persino Georgia smette di fare l'idiota per ascoltarti!»

«Nah, sono solo molto persuasivo.»

«No, James. Ti adorano tutti, persino Eleanoire... e a lei non piace mai nessuno.» James aveva riso. Era vero. Se solo avesse saputo cosa aveva dovuto passare per cominciare a piacerle. «Ciò che intendo dire è che sei un oh to' di riferimento per molti e se crolli tu...» aveva sospirato. «Crollano tutti. Per questo dovresti parlarne con qualcuno -e no, non dire che ne parli al tuo analista,» lo aveva interrotto Irwin, vedendolo aprire bocca, «Perchè sia io che tu sappiamo che non gli dici tutto. Quindi, se vuoi parlarne, sappi che io ci sono. E se non vorrai farlo ora, ci sarò anche in futuro. Capito, James? Io ti aspetterò.»

James sospirò. Io ti aspetterò. Se lo erano promessi quando erano ancora adolescenti, ma continuavano ancora ad aspettarsi, anche adesso che Irwin non ricordava di averglielo promesso.

"Ehi, Alice nel Paese delle Meraviglie!" James si girò verso Jack, annoiato. Non poteva nemmeno stare da solo per un po', adesso? Era la sua pausa pranzo, credeva di meritarsela dopo tutto quello stress degli ultimi giorni. In un disperato tentativo di ignorarlo gli diede le spalle, ma quello non si arrese e gli lanciò contro qualcosa. James fece illuminare gli occhi di dorato e la mela rimase sospesa a mezz'aria, prima di atterrare sul vassoio di James. "Come sei noioso."

"Simpatico tu." Borbottò la strega oscura, prendendo uno yogurt e mettendolo nel suo vassoio. "Perchè non vai, che so, a rubare le caramelle a dei bambini invece che infastidire me?"

Jack gli fece una smorfia e lo affiancò. "Amico, sul serio, siamo preoccupati per te."

Ed ecco, di nuovo. La frase che James odiava più di tutte. Perchè erano tutti preoccupati per lui? Lui stava bene. "Io sto bene."

"Quindi la tua dissociazione dell'altra sera in pizzeria era normale?" Jack sollevò un sopracciglio e James strinse i denti. Dannazione, quindi sapeva. E se sapeva questo, allora sapeva pure... "O il tuo sfogo con Irwin?" Ecco. "Amico, va bene che sei distrutto eccetera eccetera, ma la prossima volta che hai intenzione di sparargli la cavolata del tuo marito morto, puoi almeno avvertirci?" Prese posto al tavolo e James si sedette vicino a lui. "Sai, mi sarebbe piaciuto evitare di rimanere come un pesce lesso. Menomale che c'era Danny che-..."

I Ricordi Di Alvagar -Il Medaglione Di Alvagar 3-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora