Capitolo venticinque

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L'ultima volta che erano andati al luna park non era finita bene per nessuno dei due.

Eppure, il loro primo appuntamento era cominciato benissimo, con tutta la storia delle ortensie e della fuga di Irwin, la strega oscura si era guadagnato il rispetto assoluto del principe. Poi, James, con il suo solito entusiasmo, aveva proposto di andare al luna park. «Aspetta di vedere la ruota panoramica!» aveva detto con un sorriso, «E di assaggiare lo zucchero filato! E chissà, magari, potrei vincere un premio per te.» Irwin aveva riso mentre lui gli faceva un occhiolino.

Il clima era stato perfetto: il cielo azzurro, senza una nuvola, e una leggera brezza che rendeva il caldo estivo sopportabile. Erano saliti sulla ruota panoramica, e mentre la cabina si sollevava lentamente nel cielo, Irwin aveva stretto la mano di James: «Non mi piacciono le altezze.» E James aveva esultato: gli stava tenendo la mano!

«Sento di poter vomitare.» Confessò Irwin alla fine della corsa, verde in volto.

James, leggermente dispiaciuto, si era guardato intorno in cerca di qualcosa per farsi perdonare. E lo stand del tiro a segno con il fucile sembrava fare al caso loro. «Ti piacciono gli orsetti di peluche?» Irwin si era illuminato e James aveva capito di dover vincere per forza. «Ho un talento naturale per queste cose,» aveva detto con una risata, gonfiando il petto in modo esagerato. Ed era stato così: ci aveva messo meno di un minuto a vincere l'enorme orso bianco che Irwin aveva chiamato Willy («in onore del tuo secondo nome!» James non aveva nemmeno provato a protestare su quanto fosse imbarazzante).

«Voglio vincere qualcosa per te anche io!» Irwin aveva dato i suoi soldi alla gentile signora e aveva preso in mano il fucile.

«Sai come si-...» aveva provato a chiedere James, vedendo come Irwin tenesse il fucile.

«Sta' zitto, mi deconcentri.» e aveva sparato. Il proiettile di gomma piuma era volato con una traiettoria perfetta, dritto verso il bersaglio. Ma, proprio all'ultimo secondo, aveva colpito il bordo di una delle bottiglie con un angolo imprevisto e rimbalzò. Irwin non aveva fatto nemmeno in tempo a capire cosa stava succedendo, che il proiettile aveva già preso una traiettoria impossibile: aveva colpito prima un palo di metallo accanto allo stand, poi era rimbalzato contro il lato di un carrello dei popcorn, e, come un proiettile impazzito, era schizzato nell'aria e aveva centrato James dritto in un occhio.

James aveva emesso un grido acuto, afferrandosi il volto e barcollando all'indietro. «Per Zeus, il mio occhio!» aveva esclamato, piegandosi in due mentre cercava di riprendersi dallo shock.

«Non ci posso credere!» aveva Irwin, lasciando cadere il fucile e correndo verso James. «Ti ho davvero colpito? Oh miei dei, James, mi dispiace un sacco!»

James si era raddrizzato, ancora con una mano sull'occhio, e lo aveva con l'altro occhio aperto, semi-socchiuso per il dolore. «Spero che con la spada te la cavi meglio che con il fucile!» aveva sbuffato, più preoccupato per l'andamento del loro appuntamento che per il suo occhio. «Stai tranquillo, non mi hai fatto niente.» aveva aggiunto alla sua faccia dispiaciuta. Gli aveva teso una mano: «Ora vieni, prendiamo un gelato.»

Tuttavia, una volta raggiunto il chiosco, il cielo, che fino a poco prima era stato perfetto, si era riempito di nuvole scure. Prima che potessero accorgersene, grosse gocce di pioggia avevano cominciato a cadere, trasformandosi rapidamente in un acquazzone.

Irwin e James si erano trovati a correre sotto la pioggia, cercando rifugio sotto un piccolo tendone con altri sventurati frequentatori del parco. Erano fradici, con i capelli appiccicati alla fronte e i vestiti che gocciolavano. James guardò Irwin, entrambi ansimanti e ridacchianti per l'assurdità della situazione. «Beh, almeno non può peggiorare di più,» aveva detto James con un sorriso ironico, indicandosi il suo occhio.

I Ricordi Di Alvagar -Il Medaglione Di Alvagar 3-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora