Capitolo quindici

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Finalmente, con un sospiro di sollievo, Joan si lasciò cadere su una sedia vicino all'entrata, osservando soddisfatto il risultato del suo lavoro. Aveva passato ore a dare ordini a destra e a manca, correndo avanti e indietro per assicurarsi che tutto fosse perfetto, e lo era: delle ragnatele finte pendevano dai candelabri, illuminati da candele tremolanti che proiettavano ombre sinistre sulle pareti di pietra. Aveva persino intagliato delle zucche con espressioni maligne e le aveva incantate così che osservassero gli ospiti beffardamente da ogni angolo, mentre scheletri e fantasmi di carta pesta ondeggiavano al ritmo della musica.

Ebbe un po' di problemi a sedersi a causa delle ali del suo costume da angelo (gentilmente fornitogli da Irwin con la patetica scusa «Perchè sei un angelo!». Joan lo odiava), ma risolto quello potè finalmente rilassarsi e gustarsi gli ottimi pasticcini a forma di ragno che Agatha aveva preparato.

Non sapeva bene il motivo dietro cui Irwin aveva deciso di rovinargli la giornata indicendo un ballo per quella stessa sera, ma era ovvio che avesse a che fare con James e la cotta che aveva per lui. Sbuffò una risata. Era sicuro che, più avanti, quando Irwin avrebbe recuperato la memoria, ci avrebbero riso su tutti insieme: «Ragazzi ma vi ricordate quando Irwin si è innamorato di nuovo di James mentre stavano ancora letteralmente insieme?», ma attualmente era l'unico a riderci su. Insieme a Danny -lui in realtà rideva da quando li aveva incontrati, convinto che la sua vita fosse un sogno constante e, parlando del diavolo, eccolo in avvicinamento, con i tacchi in una mano e un calice in un'altra.

"Per tutti i folletti, amico, questi cosi," esordì, brandendo le scarpe argentate e sedendosi vicino a Joan in modo scomposto, "Sono il male!" Joan rise. Danny non stava per niente male con quel vestitino azzurro da Wendy di Peter Pan. Oliver doveva essere raggiante.

"Perchè li hai comprati se sono così scomodi?"

"Non erano così scomodi quando li ho comprati." Danny si imbronciò. "Sono sicuro che James li abbia stregati perché il costume che ho dato a lui consisteva in un vecchio lenzuolo... ma avevo finito le idee!"

Joan si accigliò. Aveva intravisto James, prima, sulle scale e il suo costume era davvero fico. Non aveva ancora ben capito da cosa fosse vestito, ma non era sicuramente un lenzuolo ciò che aveva di sopra. "Ehm- ho visto James, circa cinque minuti fa, e stava indossando una tunica nera, non un- lenzuolo." Confessò, e Danny assunse un'espressione arrabbiata.

"Lo sapevo che si sarebbe cambiato di costume, quel piccolo-..." dovette fermarsi, però, perché il re fece il suo ingresso nella sala, e tutti smisero di ballare per applaudirlo. Joan aveva già visto il suo costume da Persefone ma Danny naturalmente no, quindi rimase legittimamente scioccato nel vederlo vestito dalla matrigna di James. Poi si accigliò, "Hai detto che James aveva una tunica nera?" Joan annuì e Danny si prese la testa tra le mani. "Quei due idioti- sono vestiti in modo complementare senza nemmeno saperlo!"

Joan era confuso. In che modo i loro costumi erano complementari? Osservò James, fermo davanti il tavolo del buffet con un bicchiere in mano, gli occhi puntati su Irwin e capì. I teschi, la tunica nera, la corona in testa... scosse la testa. "Non so se ridere per quanto sono ridicoli o piangere perché sono adorabili."

"Nel dubbio, io vorrei sbattere la testa al muro per quanto sono patetici."

Joan rise, d'accordo. "E la parte più divertente è che non capiranno di essere vestiti da Ade e Persefone fino a che qualcuno non glielo dirà, e poiché nessuno glielo dirà..." Danny spalancò gli occhi e lottò con i suoi tacchi per poterli indossare nuovamente. "Ehi, che fai?"

"Hai ragione!" Esclamò, tirando sù le calzamaglie, "Se nessuno glielo dirà, non capiranno di essere anime gemelle!"

"Sono abbastanza convinto che entrambi lo pensino già-..." rispose Joan, confuso, ma Danny stava già zoppicando verso James.

I Ricordi Di Alvagar -Il Medaglione Di Alvagar 3-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora